11 research outputs found

    Multi-trait analysis characterizes the genetics of thyroid function and identifies causal associations with clinical implications.

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    To date only a fraction of the genetic footprint of thyroid function has been clarified. We report a genome-wide association study meta-analysis of thyroid function in up to 271,040 individuals of European ancestry, including reference range thyrotropin (TSH), free thyroxine (FT4), free and total triiodothyronine (T3), proxies for metabolism (T3/FT4 ratio) as well as dichotomized high and low TSH levels. We revealed 259 independent significant associations for TSH (61% novel), 85 for FT4 (67% novel), and 62 novel signals for the T3 related traits. The loci explained 14.1%, 6.0%, 9.5% and 1.1% of the total variation in TSH, FT4, total T3 and free T3 concentrations, respectively. Genetic correlations indicate that TSH associated loci reflect the thyroid function determined by free T3, whereas the FT4 associations represent the thyroid hormone metabolism. Polygenic risk score and Mendelian randomization analyses showed the effects of genetically determined variation in thyroid function on various clinical outcomes, including cardiovascular risk factors and diseases, autoimmune diseases, and cancer. In conclusion, our results improve the understanding of thyroid hormone physiology and highlight the pleiotropic effects of thyroid function on various diseases

    Glucose and insulin tolerance throughout the menstrual cycle

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    On the basis of the behaviour during menstrual cycle of the pituitary hormones plasma levels, the Authors have studied during the different periods of the cycle (follicular, ovulatory and luteal) the effects of OGTT and ITT's on the plasma levels of Glucose, insulin, HGH and Cortisol. Significantly lower levels of IRI, HGH and Cortisol were found in follicular phase compared to ovulatory period and luteal phase except for Cortisol in luteal phase. A slightly higher glucose tolerance was found in follicular phase as well as a reduced hypoglicemia under insulin load. Reduced HGH response to ITT was found in follicular phase as well as a reduced Cortisol response compared to the results observed in ovulatory and luteal phase. These data sustain the concept that hormonal variations occurring in an ovulatory cycle are also capable of modifying the woman's body response to various stimuli such as OGTT and ITT

    Uno “spazio” per le coppie in attesa: un approccio allo studio della genitorialità tra Università e territorio

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    Introduzione Clinici e ricercatori si interessano sempre di più dello sviluppo del bambino e della famiglia a partire dalla gravidanza (Fivaz-Depeursinge et al., 1999). I recenti contributi sulla transizione alla genitorialità mettono in luce modificazioni nell’assunzione del ruolo genitoriale e nello sviluppo delle competenze di cura, legate ad un intreccio di fattori socioculturali, familiari e individuali (Cusinato, 1998; Malagoli Togliatti, 2002; Scabini e Cigoli, 2000; Scabini e Iafrate, 2003). Emerge come questa fase del ciclo di vita rappresenti non solo un evento normativo ma anche una “crisi evolutiva specifica”, che porta con sé inevitabili cambiamenti all’interno della coppia (Carli, 2002). Il passaggio dalla famiglia allargata alla famiglia nucleare, la trasformazione dei ruoli nell’organizzazione familiare e nello specifico del ruolo paterno, hanno reso l’evento nascita un momento centrale sia per la donna che per la coppia. La figura paterna, sempre più attenta e coinvolta, ha assunto il compito di sostenere la donna durante la gravidanza, compito un tempo affidato prevalentemente alla componente femminile della famiglia allargata. Il supporto e l’accompagnamento alla maternità, anche in conseguenza dell’istituzionalizzazione e medicalizzazione della nascita, è stato trasferito, inoltre, ai servizi territoriali e in particolare ai Consultori familiari. Essi si sono impegnati nell’attivazione di corsi di preparazione al parto, che nella loro evoluzione sono stati strutturati in modo da rivolgere l’attenzione sia alla ricerca di tecniche sempre più adeguate ad affrontare la dimensione psicofisica del parto che alla presa in carico degli aspetti relazionali e culturali connessi a tale evento, rivolgendosi così non più solo alla donna ma alla coppia (Carli, 2002). Le indagini effettuate a livello nazionale sull’evento nascita mostrano, in generale, come la qualità di assistenza alla gravidanza e al parto sia di buon livello; nello specifico, i corsi di preparazione alla nascita risultano validi nel prevenire l’eccessivo ricorso alla medicalizzazione e nel favorire una riduzione degli esiti negativi per la salute della madre e del bambino (Donati et al., 1999; Donati et al., 2002). Gli studi condotti mettono in luce altresì alcuni elementi di criticità: se da una parte gli aspetti sanitari legati alla gravidanza e al parto sono affrontati adeguatamente, risultano, seppur valorizzati a livello programmatico, ancora marginali quelli psicologici, quelli relazionali e la presa in carico della coppia (Grandolfo, et al., 2002; Giuliani, 1997). Al contempo le ricerche tendono a dimostrare l’importanza del modello triadico, rispetto a quello diadico, nella transizione alla genitorialità (Sohni, 1991; Pierrehumbert e Fivaz-Depeursinge, 1994), da cui deriva il recente interesse per lo studio della costruzione delle relazioni affettive nel contesto familiare madre-padre-bambino, a partire dalla nascita (Fivaz-Depeursinge et al.,1999). Al fine di sviluppare modelli d’osservazione appropriati alla clinica ed alla prevenzione è stato messo a punto il progetto “Transizione alla genitorialità: costruzione delle relazioni affettive nel primo anno di vita in contesti triadici”, che intende studiare i processi dinamici coinvolti nella formazione della triade. Metodo Il progetto consiste in uno studio longitudinale rivolto alle coppie in attesa del primo figlio; prende avvio al settimo mese di gravidanza e prosegue, attraverso varie fasi, fino al primo anno di vita del bambino. Le aree indagate prevalentemente sono: i legami di attaccamento dei genitori e del bambino (George, et al., 1985; Ainsworth et al., 1978), le rappresentazioni materne/paterne in gravidanza (Ammaniti, 1992), la qualità delle relazioni di coppia (Spanier, 1976) e la costruzione dell’alleanza familiare pre e post natale (Fivaz-Depeursinge et al., 1999). Per l’attuazione del progetto è stato stipulato un protocollo d’intesa tra ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Cagliari e la ASL 8 territoriale, che prevede la collaborazione con gli operatori dei tre Consultori Familiari di Cagliari. Il progetto prevede la presa in carico delle coppie entro il settimo mese di gravidanza. Due ricercatori/psicologi, in accordo con l’operatore Consultoriale, presentano il progetto con l’ausilio di una videoproiezione di 20 minuti circa, lasciando ai genitori una brochure contenente una sintesi delle varie fasi del progetto nei corsi di preparazione alla nascita. Durante le presentazioni, gli operatori Consultoriali presenti sono, in genere, l’ostetrica e/o la psicologa. I ricercatori raccolgono le adesioni all’incontro successivo e in seguito incontrano le singole coppie che hanno deciso di aderire alla ricerca. Il presente contributo verte su un’analisi dei primi risultati: in particolare prende in esame i dati in itinere relativi alla presentazione del progetto, alla partecipazione delle coppie e all’organizzazione dei corsi di preparazione al parto attivati nei Consultori coinvolti. Risultati I dati analizzati si riferiscono al periodo che va da settembre 2007 (inizio del progetto) a maggio 2008. Il progetto è stato finora presentato in 8 corsi a 74 madri; per 5 madri/74 era presente anche il padre. Soltanto in due corsi è stato possibile presentare il progetto ai padri. 8 coppie hanno accettato; 2 madri hanno partecipato senza il partner; 64 madri hanno rifiutato. Su 74 madri incontrate 59 erano primipare, mentre le restanti 15 erano in attesa del secondo o terzogenito. Per quanto concerne la settimana di gestazione alla presentazione del progetto: nel primo consultorio è compresa fra la 28° e la 35°; nel secondo consultorio fra la 32° e la 36° con un caso in cui è stata presente una gravida alla 26°; nel terzo consultorio fra la 28° e la 38°. Questo ha comportato che i primi incontri con le coppie, finalizzati ad indagare sia le esperienze di attaccamento infantile dei genitori che la costruzione delle rappresentazioni genitoriali, siano avvenuti fra la fine dell'ottavo mese e l'inizio del nono mese di gravidanza e in due casi non è stato possibile effettuare la prima fase del progetto poiché è sopraggiunto il parto. L’avvio della ricerca ha messo in luce variabili incidenti sul reperimento delle coppie, che hanno stimolato riflessioni su più livelli; inoltre la povertà di adesioni riscontrata ha indotto un’analisi su quali fattori stessero giocando un ruolo nel contesto di attuazione del progetto. Il contesto nel quale il progetto è stato presentato appare disomogeneo sotto alcuni punti di vista (tabella 2): il bacino d’utenza è diverso per numerosità nei tre consultori, cui consegue una diversità nella frequenza dei corsi attivati, ma anche nella numerosità dei corsi stessi. Gli incontri di coppia sono esigui rispetto al numero totale degli incontri per corso: il primo consultorio, in base alla disponibilità dei padri, dedica un unico incontro: su 4 corsi è stato effettuato un solo incontro di coppia. Il secondo consultorio attiva un solo incontro di coppia; il terzo ne attiva 3. Gli incontri per corso post nascita sono rispettivamente 2, 6 e 6; fra le figure professionali, vengono coinvolte generalmente l’ostetrica e il pediatra e solo nel terzo consultorio lo psicologo. Conclusioni I dati sopra esposti evidenziano una scarsa presenza dei padri durante la presentazione del progetto e generalmente in tutto il corso di preparazione alla nascita. L'organizzazione dei corsi sembra non agevolare la partecipazione paterna, relegando così il padre ad un ruolo marginale. Rispetto all’attuazione del progetto è, quindi, raro presentare il progetto ad entrambi i partner. Pertanto l’invito ad un progetto pensato per la coppia viene filtrato dal partner femminile, che assiste direttamente alla presentazione e diviene portavoce dell’idea. Nello svolgimento del progetto, per motivi organizzativi, i genitori presenti vengono contattati dagli psicologi/ricercatori fra il secondo e il quinto incontro del corso di preparazione alla nascita con raccolta delle adesioni all’incontro successivo, a distanza di una settimana. Avviene di fatto che l’inizio del percorso nella maggioranza dei casi si verifica fra la metà dell’ottavo e il nono mese. Si ipotizza che la povertà di adesioni possa essere in parte attribuita al reperimento delle coppie in una fase avanzata della gravidanza, momento in cui le madri sono maggiormente proiettate verso gli aspetti fisiologici del parto piuttosto che su quelli psicologici che gravitano attorno all’evento nascita. Anche nella successione degli operatori dei corsi, le tematiche relative agli aspetti psicologici vengono trattate in un secondo tempo rispetto agli aspetti corporei, mantenendo questa asincronia fra le tematiche affrontate e l’età gestazionale. Emerge un ruolo primario dell’ostetrica che non solo effettua i primi incontri ma anche in numero maggiore rispetto alle altre figure; in particolare, lo psicologo interviene, in 2 consultori su 3, successivamente a tutte le figure dell’area medica (ostetrica, ginecologo, pediatra) e con un numero inferiore di incontri. Il progetto, di conseguenza, rivolto alla coppia e focalizzato su aspetti psicologici, non troverebbe “spazio” in tale contesto, rivolto prevalentemente alla madre e focalizzato primariamente sugli aspetti fisiologici dell'evento nascita. Alla luce dell'organizzazione dei nuovi modelli familiari, che evidenziano l'importanza del coinvolgimento paterno e del ruolo della coppia nella genitorialità (Fletcher, 2005; Tullio et al., 2005), ci si interroga su come le strutture socio-sanitarie del territorio rispondano o meno a tali cambiamenti. Bibliografia Ainsworth M.D.S., Blehar M.C. et al. (1978), Patterns of Attachment, Hillsdale, N.J.: Eribaum. Ammaniti M. (1992), La gravidanza tra fantasia e realtà, Il Pensiero Scientifico Editore. Carli L. (a cura di) (2002), La genitorialità nella prospettiva dell'attaccamento, Franco Angeli, Milano Cusinato M. (1998), Lavorare con le famiglie: programmi, interventi, valutazione, Carocci, Roma. Donati S., Grandolfo M, Spinelli A. (2002), Valutazione dell'assistenza alla gravidanza, al parto ed al puerperio attraverso indagini epidemiologiche. In: L'umanizzazione della nascita: un impegno ed una promessa per la donna, la coppia ed il neonato. Atti; 7-9 giugno 2002; Reggio Emilia. Donati S., Spinelli A., Grandolfo M.E., Baglio G., Andreozzi S., Pediconi M., Salinetti S. (1999), L’assistenza in gravidanza, al parto e durante il puerperio in Italia. Ann. Ist. Super. Sanità, 35, pp. 289-296. Favez N., Frascarolo F., Fivaz-Depeursinge E. (2006), Family Alliance Stability and Change From Pregnancy to Toddlerhood and Marital Correlates, Swiss Journal of Psychology, 65(4): 213-220. Fivaz-Depeursinge E. et al. (1999), Il triangolo primario: le prime interazioni triadiche tra padre, madre e bambino, Raffaello Cortina, Milano. George C., Kaplan N., Main M. (1985), Adult Attachment Interview, Unpublished Manuscript University of California et Berkeley. Giuliani C. (1997), Il ruolo degli operatori dell’evento nascita, in Diventare famiglia, a cura di W. Binda, Franco Angeli, Milano. Grandolfo M., Donati S., Giusti A. (2002), Indagine conoscitiva sul percorso nascita, 2002. Aspetti metodologici e risultati nazionali. ISS. Klitzing K. V., Simoni H., Burgin D. (1999), Child development and early triadic relationships. International Journal of Psycho-Analysis. Vol 80(1) Feb, pp. 71-89. Malagoli Togliatti M. (2002), Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia, Il Mulino, Bologna. Pierrehumbert B., Fivaz-Depeursinge E. (1994), From dyadic to triadic relational prototypes. Vyt A. (Ed); Bloch H. (Ed); Bornstein M. H. (Ed) (1994). Early child development in the French tradition: Contributions from current research. (pp. 269-285). xiii, 368 pp. Hillsdale, NJ, England: Lawrence Erlbaum Associates, Inc. Scabini E., Cigoli V. (2000), Il famigliare: legami, simboli e transizioni, Raffaello Cortina, Milano. Scabini E., Iafrate R. (2003), Psicologia dei legami familiari, Il Mulino, Bologna. Sohni H. (1991), Mother, father, child: Attribution to a theory of dyadic and triadic relationships. Peer Reviewed Journal, Praxis der Kinderpsychologie und Kinderpsychiatrie. Vol 40(6) Jul-Aug, pp. 213-221. Spanier G.B. (1976), Measuring dyadic adjustment: new scales for assessing the qualità of marriage and similar dyads. J. Of Marriage and the Family, 38, pp. 15-28

    Glucose and insulin tolerance throughout the menstrual cycle.

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    On the basis of the behaviour during menstrual cycle of the pituitary hormones plasma levels, the Authors have studied during the different periods of the cycle (follicular, ovulatory and luteal) the effects of OGTT and ITT's on the plasma levels of Glucose, insulin, HGH and Cortisol. Significantly lower levels of IRI, HGH and Cortisol were found in follicular phase compared to ovulatory period and luteal phase except for Cortisol in luteal phase. A slightly higher glucose tolerance was found in follicular phase as well as a reduced hypoglicemia under insulin load. Reduced HGH response to ITT was found in follicular phase as well as a reduced Cortisol response compared to the results observed in ovulatory and luteal phase. These data sustain the concept that hormonal variations occurring in an ovulatory cycle are also capable of modifying the woman's body response to various stimuli such as OGTT and ITT

    Role of human leukocyte antigen-G 14-base pair polymorphism in kidney transplantation outcomes

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    BACKGROUND: Both the membrane-bound and soluble forms of human leukocyte antigen-G (HLA-G) molecules exhibit a multitude of immunomodulatory properties that can potentially obviate or delay graft rejection. The 14-base pair (14-bp) polymorphism in the 3'-untranslated region of the HLA-G gene is thought to have a role in soluble HLA-G (sHLA-G) expression. METHODS: In this study, we retrospectively investigated a large cohort of 418 kidney transplant recipients with the aim of establishing whether the HLA-G 14-bp insertion/deletion polymorphism could serve as an effective genetic risk marker for acute and/or chronic deterioration of transplanted kidney function. RESULTS: A statistically significant higher incidence of chronic kidney dysfunction leading to allograft loss was observed in transplant recipients homozygous for the HLA-G 14-bp deletion polymorphism. This difference increased over time and was confirmed by progressive decline in the glomerular filtration rate. CONCLUSIONS: These results suggest that alongside other factors previously consolidated in clinical practice, recipient HLA-G 14-bp genotype may serve as an adjuvant independent predictor of long-term outcome of kidney transplantation

    Complex genetic signatures in immune cells underlie autoimmunity and inform therapy

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    We report on the influence of ~22 million variants on 731 immune cell traits in a cohort of 3,757 Sardinians. We detected 122 significant (P ' 1.28 × 10−11) independent association signals for 459 cell traits at 70 loci (53 of them novel) identifying several molecules and mechanisms involved in cell regulation. Furthermore, 53 signals at 36 loci overlapped with previously reported disease-associated signals, predominantly for autoimmune disorders, highlighting intermediate phenotypes in pathogenesis. Collectively, our findings illustrate complex genetic regulation of immune cells with highly selective effects on autoimmune disease risk at the cell-subtype level. These results identify drug-targetable pathways informing the design of more specific treatments for autoimmune diseases

    Increased cancer risk in patients undergoing dialysis: A population-based cohort study in North-Eastern Italy

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    Background: In southern Europe, the risk of cancer in patients with end-stage kidney disease receiving dialysis has not been well quantified. The aim of this study was to assess the overall pattern of risk for de novo malignancies (DNMs) among dialysis patients in the Friuli Venezia Giulia region, north-eastern Italy. Methods: A population-based cohort study among 3407 dialysis patients was conducted through a record linkage between local healthcare databases and the cancer registry (1998-2013). Person-years (PYs) were calculated from 30 days after the date of first dialysis to the date of DNM diagnosis, kidney transplant, death, last follow-up or December 31, 2013, whichever came first. The risk of DNM, as compared to the general population, was estimated using standardized incidence ratios (SIRs) and 95% confidence intervals (CIs). Results: During 10,798 PYs, 357 DNMs were diagnosed in 330 dialysis patients. A higher than expected risk of 1.3-fold was found for all DNMs combined (95% CI: 1.15-1.43). The risk was particularly high in younger dialysis patients (SIR = 1.88, 95% CI: 1.42-2.45 for age 40-59 years), and it decreased with age. Moreover, significantly increased DNM risks emerged during the first 3 years since dialysis initiation, especially within the first year (SIR = 8.52, 95% CI: 6.89-10.41). Elevated excess risks were observed for kidney (SIR = 3.18; 95% CI: 2.06-4.69), skin non-melanoma (SIR = 1.81, 95% CI: 1.46-2.22), oral cavity (SIR = 2.42, 95% CI: 1.36-4.00), and Kaposi's sarcoma (SIR = 10.29, 95% CI: 1.25-37.16). Conclusions: The elevated risk for DNM herein documented suggest the need to implement a targeted approach to cancer prevention and control in dialysis patients
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