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Influence of Cleft Lip and Palate on Oral Health-Related Quality of Life in Northern Italy: Exploring Both the Children’s and Caregivers’ Perspectives
The aim of this cross-sectional study was to examine whether parents/caregivers’ perceptions of oral health-related quality of life (OHRQoL) differ from that of their cleft children, exploring the impact of demographic variables and cleft type on their agreement. Fifty-three primary and secondary schoolchildren, with non-syndromic orofacial cleft, and their parents answered the Child Oral Health Impact Profile (COHIP) questionnaire. Concordance between caregivers’ and children’s reports was low to moderate. Parents/caregivers had worse perceptions of OHRQoL compared to that of their children, peer interaction and functional well-being domains being statistically significantly different (p = 0.033 and p = 0.005, respectively). Cleft type, gender and parents’ country of origin seemed to be potential contributing factors of disagreement. Parents overestimated the impact of unilateral (p = 0.047) and bilateral cleft lip and palate (p = 0.021) on OHRQoL, and they rated more poorly than their male children did. Italian parents were more concerned about the functional well-being of their children (p = 0.014), and foreign parents about peer interaction (p = 0.010) and school environment (p = 0.012) dimensions. These findings suggest that parental assessment of OHRQoL cannot replace that of school-aged children, but they are complementary as they cover different, but equally relevant perspectives
Anthropogenic impacts on mosquito populations in North America over the past century.
The recent emergence and spread of vector-borne viruses including Zika, chikungunya and dengue has raised concerns that climate change may cause mosquito vectors of these diseases to expand into more temperate regions. However, the long-term impact of other anthropogenic factors on mosquito abundance and distributions is less studied. Here, we show that anthropogenic chemical use (DDT; dichlorodiphenyltrichloroethane) and increasing urbanization were the strongest drivers of changes in mosquito populations over the last eight decades in areas on both coasts of North America. Mosquito populations have increased as much as tenfold, and mosquito communities have become two- to fourfold richer over the last five decades. These increases are correlated with the decay in residual environmental DDT concentrations and growing human populations, but not with temperature. These results illustrate the far-reaching impacts of multiple anthropogenic disturbances on animal communities and suggest that interactions between land use and chemical use may have unforeseen consequences on ecosystems
LA RESILIENZA TERRITORIALE: RIFERIMENTI TEORICI E APPROCCI DATA DRIVEN PER POLITICHE BASATE SULL’EVIDENZA
Le società contemporanee sono continuamente esposte a una successione rapida e imprevedibile di shock, questo le colloca in una posizione unica nella storia. Eventi estremi in rapida successione, siano essi di natura climatica, sociosanitaria o economica, hanno messo in luce la necessità di sviluppare sistemi che non solo rispondano alle crisi, ma siano anche proattivi nel prevenirle o almeno mitigarne gli impatti. La risposta potrebbe risiedere nel concetto di "resilienza". Tale termine, come espresso da Holling (1973) e successivamente sviluppato in diverse discipline, si riferisce alla capacità di un sistema di assorbire perturbazioni, riorganizzarsi e proseguire con le proprie funzioni. Le società potrebbero essere ri-progettate ponendo una forte enfasi sulla resilienza, per affrontare efficacemente le sfide di un mondo sempre più interconnesso e in rapido cambiamento.
La resilienza, nel contesto sociale e sistemico, va quindi oltre la semplice capacità di ritornare allo stato iniziale dopo un evento. Si tratta di sviluppare la capacità di adattarsi e prosperare in un ambiente in rapida evoluzione, anticipando e preparandosi ai cambiamenti futuri. In tal senso, non riguarda solo la resistenza agli shock, ma anche l'apprendimento da essi. Orientarsi verso la resilienza richiede un cambio di mentalità. Occorre abbandonare l'idea che le società possano tornare allo stato di equilibrio, se mai ne esistesse uno, dopo una crisi. L’obiettivo diventa invece quello di navigare tra le perturbazioni, apprendendo e adattandosi di conseguenza.
È ormai evidente come gli shock continueranno a presentarsi con una frequenza sempre maggiore. Orientare le società verso la resilienza può offrire un percorso non solo per sopravvivere, ma per prosperare in questo nuovo paradigma. Con la giusta combinazione di strategie e risorse, le società possono trasformare queste sfide in opportunità, dando forma a un futuro più sostenibile e resiliente.
Il progetto di dottorato dal titolo: “Sviluppo di un sistema integrato di valutazione a supporto della resilienza territoriale” si è sviluppato con l’obiettivo di provare a fornire un contributo al tema della resilienza, con particolare riferimento ad alcuni dei gap che sono stati individuati nell’analisi della letteratura.
In questo senso diventano centrali la promozione della diversità e della ridondanza. In natura, gli ecosistemi con una maggiore biodiversità sono spesso più resilienti agli shock. La biodiversità in agricoltura rappresenta il pilastro fondamentale per la resilienza e la sostenibilità dei sistemi agroecologici. Analogamente, le società che promuovono la diversità – sia in termini di pensiero, che di competenze, risorse o infrastrutture – sono meglio attrezzate per gestire e rispondere alle crisi in modi innovativi. Allo stesso modo, le strutture ridondanti nelle connessioni e nelle reti, che siano informative o infrastrutturali, giocano un ruolo cruciale nella promozione della resilienza. Una società connessa, dove informazioni, risorse e competenze possono fluire liberamente, in assenza di “colli di bottiglia”, può rispondere più rapidamente alle crisi. È essenziale che queste reti siano flessibili, permettendo alle società di riorganizzarsi in risposta agli shock.
Il primo lavoro presentato in questa tesi dal titolo “Per un’architettura della resilienza: il trade-off tra efficienza e ridondanza nelle reti. un framework teorico” intende offrire una nuova prospettiva per la definizione delle relazioni che si instaurano tra la ridondanza, considerato uno dei principali motori della resilienza, la vulnerabilità, alla quale ogni sistema è esposto e l’efficienza, ad oggi spesso fine unico dell’organizzazione dei sistemi economici. Saranno identificate delle relazioni tra queste grandezze rispetto al grado di connettività proprio di ogni sistema complesso.
Una delle conclusioni principali il framework proposto nel lavoro è l’identificazione di un trade-off tra ridondanza ed efficienza, così come per certi livelli di crescita della connettività nei sistemi è teorizzato un aumento della ridondanza tale da mitigare la vulnerabilità del sistema.
Tale proposta teorica vuole essere la base per un lavoro più esteso che porti alla realizzazione di un sistema di valutazione integrato a supporto dei policy-maker per l’identificazione e la risoluzione di criticità delle reti attraverso l’individuazione del giusto mix di politiche per lo sviluppo sostenibile delle economie moderne. In definitiva si intende offrire un sistema di valutazione per la comprensione delle performance di un sistema in presenza di differenti rischi.
Il secondo lavoro della tesi dal titolo “Benessere e vulnerabilità dei territori in Italia: un’analisi basata su Openstreetmap” indaga il potenziale dei dati OpenStreetMap (OSM) nella previsione del benessere locale e della resilienza in Italia. L'operatore lineare Least Absolute Shrinkage and Selection Operator (LASSO) viene utilizzato per gestire problemi di multicollinearità e selezionare le funzionalità OSM più influenti. L’approccio basato sui dati fornisce la prova che le informazioni OSM sono altamente correlate con diversi parametri socioeconomici su scala provinciale (livello NUTS-3). Inoltre, sostiene che alcuni punti di interesse specifici – ad esempio i bookmaker – possono essere utilizzati per una rapida individuazione di territori vulnerabili, vale a dire aree che sono colpite da arretratezza economica, insufficiente dotazione istituzionale, scarso capitale umano e che, per queste condizioni avverse, meriterebbero un'attenzione particolare da parte dei decisori politici attenti alla riduzione delle disparità regionali. OpenStreetMap può diventare una fonte informativa estremamente utile per la pianificazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche. In questa prospettiva, gli sviluppi futuri del lavoro saranno mirati ad esplorare la scalabilità dell’approccio, il suo utilizzo a fini di previsione e l’adozione di vari modelli e strumenti come le tecniche di apprendimento automatico per cogliere anche relazioni non lineari tra variabili.
Il terzo lavoro dal titolo “Sopravvivere alla Pandemia: un’indagine sui fattori di resilienza delle imprese manifatturiere italiane” si concentra sugli aspetti che hanno contraddistinto la capacità di resilienza delle imprese manifatturiere italiane di fronte al più recente e grave shock che ha colpito il mondo, la pandemia da COVID-19. L’analisi è condotta utilizzando dati microeconomici sulle imprese manifatturiere italiane e informazioni da fonti ufficiali ISTAT su condizioni esterne alle imprese al fine di esaminare, oltre ai fattori interni, anche il ruolo svolto dalle relazioni esterne e le caratteristiche dell'ambiente locale. In linea con lavori recenti, lo studio rileva che le microimprese, le imprese altamente indebitate e meno produttive hanno avuto una maggiore probabilità di uscire dal mercato nel triennio 2019-2022. I risultati supportano inoltre l’ipotesi secondo cui la presenza di un canale digitale e la solidità finanziaria hanno favorito la sopravvivenza delle imprese. Al di là dei fattori specifici dell’impresa, si sottolinea come la capacità di resilienza di un’impresa sia connessa anche ai suoi legami esterni, come la partecipazione a un gruppo o ad un contatto di rete. Per quanto riguarda i fattori ecosistemici locali, si conferma l’importanza delle esternalità positive associate a un ambiente locale innovativo nel mitigare la probabilità di chiusura durante la crisi da COVID-19, anche se la probabilità di default è più alta per le imprese dei distretti industriali rispetto alle imprese localizzate al di fuori delle aree distrettuali
Maxillo-Facial Morphology in Beckwith-Wiedemann Syndrome: A Preliminary Study on (epi)Genotype-Phenotype Association in Caucasians
Beckwith–Wiedemann syndrome (BWS) is a congenital overgrowth disorder caused by various (epi)genetic alterations affecting the expression of genes on chromosome 11p15. Cardinal features include abdominal wall defects, macroglossia, and cancer predisposition. Several (epi)genotype–phenotype associations were described so far, but specific studies on the evolution over time of maxillo-facial phenotype in the molecular subtypes still are scanty. The aim of this cross-sectional study was to associate maxillo-facial morphology and growth pattern with genoype in 25 Caucasian children with BWS and macroglossia. Twelve patients experienced a loss of metilation at imprinting center 2 (IC2-LoM), five had mosaic paternal uniparental isodisomy of chromosome 11 (UPD(11)pat), and eight were negative. A more marked tongue enlargement was detected in patients with IC2-LoM and negative genotype, while UPD(11)pat children showed mild macroglossia (p = 0.048). A cluster analysis did not demonstrate any specific relationship between (epi)genotype and maxillo-facial phenotype, but separated BWS patients based on their cephalometric characteristics. Children with IC2-LoM or negative genotype displayed hyperdivergence values > 30°, clockwise growth tendency, and skeletal class II into the same cluster. They had a negative prognostic score. These preliminary data suggest the need for developing individualized protocols for early monitoring of the craniofacial growth in such patients
Geostatistical evaluation of integrated marsh management impact on mosquito vectors using before-after-control-impact (BACI) design
<p>Abstract</p> <p>Background</p> <p>In many parts of the world, salt marshes play a key ecological role as the interface between the marine and the terrestrial environments. Salt marshes are also exceedingly important for public health as larval habitat for mosquitoes that are vectors of disease and significant biting pests. Although grid ditching and pesticides have been effective in salt marsh mosquito control, marsh degradation and other environmental considerations compel a different approach. Targeted habitat modification and biological control methods known as Open Marsh Water Management (OMWM) had been proposed as a viable alternative to marsh-wide physical alterations and chemical control. However, traditional larval sampling techniques may not adequately assess the impacts of marsh management on mosquito larvae. To assess the effectiveness of integrated OMWM and marsh restoration techniques for mosquito control, we analyzed the results of a 5-year OMWM/marsh restoration project to determine changes in mosquito larval production using GIS and geostatistical methods.</p> <p>Methods</p> <p>The following parameters were evaluated using "Before-After-Control-Impact" (BACI) design: frequency and geographic extent of larval production, intensity of larval production, changes in larval habitat, and number of larvicide applications. The analyses were performed using Moran's I, Getis-Ord, and Spatial Scan statistics on aggregated before and after data as well as data collected over time. This allowed comparison of control and treatment areas to identify changes attributable to the OMWM/marsh restoration modifications.</p> <p>Results</p> <p>The frequency of finding mosquito larvae in the treatment areas was reduced by 70% resulting in a loss of spatial larval clusters compared to those found in the control areas. This effect was observed directly following OMWM treatment and remained significant throughout the study period. The greatly reduced frequency of finding larvae in the treatment areas led to a significant decrease (~44%) in the number of times when the larviciding threshold was reached. This reduction, in turn, resulted in a significant decrease (~74%) in the number of larvicide applications in the treatment areas post-project. The remaining larval habitat in the treatment areas had a different geographic distribution and was largely confined to the restored marsh surface (i.e. filled-in mosquito ditches); however only ~21% of the restored marsh surface supported mosquito production.</p> <p>Conclusion</p> <p>The geostatistical analysis showed that OMWM demonstrated considerable potential for effective mosquito control and compatibility with other natural resource management goals such as restoration, wildlife habitat enhancement, and invasive species abatement. GPS and GIS tools are invaluable for large scale project design, data collection, and data analysis, with geostatistical methods serving as an alternative or a supplement to the conventional inference statistics in evaluating the project outcome.</p
Benign and Suspicious Ovarian Masses—MR Imaging Criteria for Characterization: Pictorial Review
Ovarian masses present a special diagnostic challenge when imaging findings cannot be categorized into benign or malignant pathology. Ultrasonography (US), Computed Tomography (CT), and Magnetic Resonance Imaging (MRI) are currently used to evaluate ovarian tumors. US is the first-line imaging investigation for suspected adnexal masses. Color Doppler US helps the diagnosis identifying vascularized components within the mass. CT is commonly performed in preoperative evaluation of a suspected ovarian malignancy, but it exposes patients to radiation. When US findings are nondiagnostic or equivocal, MRI can be a valuable problem solving tool, useful to give also surgical planning information. MRI is well known to provide accurate information about hemorrhage, fat, and collagen. It is able to identify different types of tissue contained in pelvic masses, distinguishing benign from malignant ovarian tumors. The knowledge of clinical syndromes and MRI features of these conditions is crucial in establishing an accurate diagnosis and determining appropriate treatment. The purpose of this paper is to illustrate MRI findings in neoplastic and non-neoplastic ovarian masses, which were assessed into three groups: cystic, solid, and solid/cystic lesions. MRI criteria for the correct diagnosis and characteristics for differentiating benign from malignant conditions are shown in this paper
Fate of methoprene in temperate salt marsh ditches following aerial applications
Aerial applications of liquid methoprene are used in salt marshes to control mosquitoes by preventing adult emergence. Despite concern about toxicity to non-target organisms, little is known about environmental concentrations after applications, nor methoprene\u27s persistence in salt marsh environments. Aqueous and sediment samples were collected from two marshes receiving weekly applications. Aqueous samples were collected as early as 30 minutes after applications and as long as nine days afterwards; sediment samples were taken within hours of application and as long as 19 days post-application. Use of time-of-flight liquid chromatography – mass spectral analysis allowed for ultra low detection limits (0.5 ng/L) in water samples. The data show loss of nearly all methoprene from 1 m deep marsh ditches within 1 day and presence but not accumulation of methoprene in marsh sediments despite repeated applications. Methoprene concentrations observed in salt-marsh mosquito ditches were below those found to be of toxicological significance in other studies
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