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    Variazioni delle frazioni plasmatiche dell'enzima gamma-glutamiltransferasi in soggetti obesi sottoposti a chirurgia bariatrica

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    In una grande percentuale di pazienti con obesità patologica, la chirurgia bariatrica permette di ottenere una notevole riduzione del rischio di sviluppare patologie associate al sovrappeso e all’obesità. In particolare nell’arco di un anno dall’intervento chirurgico, in parallelo alla perdita di peso, si osserva un notevole miglioramento del metabolismo glucidico con riduzione o addirittura remissione del diabete di tipo II (T2D). In questi pazienti si osserva, inoltre, un miglioramento generale della funzionalità epatica e la conseguente riduzione dei livelli di steatosi. L’attività dell’enzima gamma-glutamiltransferasi (GGT) nel plasma è principalmente di origine epatica, in quanto GGT sierica e GGT epatica presentano le stesse caratteristiche chimico fisiche (stesso peso molecolare, tipo di glicosilazione e contenuto di acido sialico) e medesime caratteristiche cinetiche. Pertanto, già a partire dagli anni ’60, si è pensato che l’attività dell’enzima GGT nel siero potesse rappresentare un indice sensibile, tuttavia aspecifico, di disfunzione epatica. Inoltre l’attività di GGT nel siero è aumentata nei soggetti con T2D rispetto a un gruppo sano di controllo. Da numerosi studi è emersa l’associazione tra l’attività di GGT e l’indice di massa corporea in relazione all’insorgenza del T2D. In particolare il rischio di comparsa della patologia è maggiore all’aumentare dei livelli sierici di GGT, sempre all’interno del normale intervallo fisiologico, e questa associazione diventa più forte all’aumentare dei valori dell’indice di massa corporea. Tramite la cromatografia ad esclusione molecolare sono state distinte e quantificate quattro frazioni di GGT plasmatiche: big-GGT (b-GGT, 2000 kDa), medium-GGT (m-GGT, 1000 kDa), small-GGT (s-GGT, 250 kDa) e free-GGT (f-GGT, 70 kDa). In particolare la frazione b-GGT è stata ritrovata legata alle membrane cellulari di microvescicole, come gli esosomi, poiché la dimensione e la densità degli esosomi corrisponde alla dimensione e densità della b-GGT. Per quanto riguarda la biogenesi delle altre frazioni, m-GGT e s-GGT, si pensa che derivino direttamente da progressive modificazioni della b-GGT, dopo che quest’ultima viene rilasciata nel compartimento extracellulare. In particolare è emerso che la m-GGT e la s-GGT sono formate da micelle di acidi biliari. La frazione f-GGT è invece la porzione solubile, mancante del peptide N-terminale lipofilo, e probabilmente deriva direttamente dalle frazioni m-GGT e s-GGT in seguito a taglio proteolitico. Studi recenti hanno dimostrato che la frazione b-GGT è aumentata in pazienti affetti da steatosi epatica, ora considerata la manifestazione epatica della sindrome metabolica, associata ad insulino-resistenza, T2D, dislipidemia e ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari. La frazione s-GGT invece aumenta prevalentemente nei soggetti con danno epatico, infatti è la frazione che mostra la correlazione maggiore con le transaminasi, in particolare le ALT, quindi la sua attività è superiore negli individui con epatopatie virali o alcoliche. La frazione f-GGT è la maggiormente rappresentata nei soggetti sani, mentre per m-GGT non è ancora stato possibile ipotizzare un significato diagnostico. Gli scopi di questo studio sono determinare le frazioni circolanti dell’enzima GGT in pazienti obesi prima e dopo l’intervento di chirurgia bariatrica e l’analisi delle loro variazioni in relazione al cambiamento di peso e dei parametri descrittivi del metabolismo glucidico. A partire da una sieroteca, e dal rispettivo database, sono stati individuati 29 pazienti obesi e diabetici sottoposti ad intervento di chirurgia bariatrica. Prima dell’operazione questi soggetti erano stati ricoverati per un periodo di otto giorni presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, durante il quale avevano svolto analisi e test clinici, ripetuti successivamente a 15 giorni e ad un anno dall’intervento. Per ogni paziente sono stati identificati 3 aliquote di plasma corrispondenti alle date pre-intervento (T0), 15 (T15) e 365 (T365) giorni dopo. Questi campioni, anonimizzati, sono stati analizzati tramite cromatografia ad esclusione molecolare seguita da un’iniezione post colonna di un substrato fluorescente specifico per la GGT (gamma-glutamil-7-amido-4-methylcoumarina). La separazione delle molecole avviene sulla base della loro forma e dimensione molecolare. La miscelazione dell’eluato, uscente dalla colonna, e il substrato specifico per la GGT, avviene in una spira di volume 2.6 ml che corrisponde ad un periodo di incubazione di 4 minuti a 37°. Le quattro frazioni di GGT plasmatiche sono state rivelate tramite uno spettrofluorimetro, operante ad una lunghezza d’onda eccitazione di 380 nm e di emissione di 440 nm.. Per quantificare l’attività della GGT totale e delle sue frazioni è stato utilizzato un programma informatico (MATLAB Version 7 MathWorks, Inc) per risolvere la sovrapposizione dei picchi del cromatogramma risultante. Un anno dopo l’intervento chirurgico i pazienti hanno presentato una significativa riduzione dell’indice di massa corporea [mediana (25°-75° percentile); T0: 41.98 (37.62-47.96) kg.m-2; T365: 29.73 (26.99-33.71) kg.m-2; P < 0.0001], passando da una condizione di obesità grave a quella di sovrappeso, in parallelo con il significativo miglioramento dei parametrici epatici (ALT, AST), lipidici (colesterolo totale, colesterolo HDL, trigliceridi) e relativi al metabolismo glucidico (glicemia a digiuno, emoglobina glicata, insulinemia basale, sensibilità al glucosio delle cellule β, clearance dell’insulina, OGIS 120). Per quanto riguarda i dati di GGT, tutti i pazienti presentavano valori di GGT totale moderatamente elevati [22.13 (16.34-35.03) U/L] e significativamente più elevati rispetto a quelli determinati un anno dopo l’intervento [12.97 (10.73-17.25) U/L; P < 0.0001]. Anche i livelli di tutte le frazioni sono risultati significativamente più bassi (P < 0.0001) a un anno dall’intervento chirurgico: la frazione b-GGT si riduce mediamente del 60% [T0: 2.95 (2.10-6.76) U/L; T365: 1.18 (0.86-1.55) U/L; P < 0.0001], mentre le altre frazioni del 27% circa. Nei primi 15 giorni post-intervento si osserva un incremento degli enzimi alanina e aspartato transaminasi così come delle frazioni b-GGT e s-GGT, dovuto al fatto che dopo l’intervento i pazienti devono seguire una dieta ipocalorica (1200 kcal) per 30 giorni. Perciò nell’immediata post-operazione il fegato deve metabolizzare una quantità insolitamente elevata di acidi grassi che ne peggiora momentaneamente la funzionalità e il grado di steatosi. Dopo la suddivisione dei 29 pazienti sottoposti ad intervento di chirurgia bariatrica in tre gruppi in base alla diagnosi di steatosi (senza steatosi S0, steatosi S1, steatoepatite S2), effettuata prima dell’intervento, sono emersi gli aumentati valori sia delle transaminasi, in particolare le ALT, sia dell’attività di GGT, in particolare b-GGT, in coloro che avevano una diagnosi di steatosi e steatoepatite [S1: ALT: 26.00 (17.00-23.00) U/L, b-GGT: 2.70 (1.88-5.81) U/L; S2: ALT: 38.50 (21.50-53.00) U/L, b-GGT: 6.15 (2.90-8.84) U/L] rispetto al gruppo senza steatosi [ALT: 14.50 U/L, b-GGT: 1.87 U/L]. Analizzando i cromatogrammi dei profili di attività delle singole frazioni di GGT di tre pazienti caratterizzati da una diversa diagnosi di steatosi, ottenuti analizzando campioni di siero prelevati prima dell’intervento, dopo 15 giorni e dopo un anno, si osserva che i volumi a cui eluiscono le singole frazioni di GGT rimangono costanti nel tempo, quindi non ci sono modificazioni nel peso molecolare delle singole frazioni a seguito dell’intervento di chirurgia bariatrica. Ciò che varia notevolmente, anche in base al grado di steatosi, sono l’altezza e l’ampiezza del picco delle singole frazioni, indice di una maggiore o minore attività di GGT. In particolare si può notare che, prima dell’intervento, l’area sottesa al profilo di eluizione di b-GGT sia tanto maggiore quanto maggiore è il grado di steatosi. Dei 29 pazienti che hanno subito l’intervento di chirurgia bariatrica, 11 non hanno avuto remissione del T2D ad un anno dall’operazione, mentre 18 hanno avuto remissione della patologia. Prima dell’intervento i due gruppi di pazienti differiscono soprattutto per i valori emoglobina glicata (P = 0.0016), maggiore nei primi [9.20 (7.50-10.50) %] rispetto ai secondi [6.80 (6.28-7.95) %], per la sensibilità al glucosio delle cellule β (P = 0.0060), minore nei soggetti che non presentano remissione del diabete [11.21 (6.81-17.70) pmol/min*m2*mM] rispetto ai soggetti che hanno remissione del diabete [26.25 (12.87-56.71) pmol/min*m2*mM), ma in particolare per la durata del malattia (P = 0.0005). Per quanto riguarda le singole frazioni di GGT, è emerso che prima dell’operazione non vi sono significative differenze tra i due gruppi, mentre ad un anno dall’intervento è maggiormente significativa la riduzione della b-GGT in coloro che hanno remissione del T2D (P < 0.0001) rispetto a coloro che non vanno in remissione (P = 0.0300), inoltre è significativa la differenza tra i due gruppi (P = 0.0175) ad un anno dall’operazione. Dall’analisi di correlazione lineare è emerso che è la frazione b-GGT a mostrare le associazioni maggiori con i parametri del metabolismo glucidico, in particolare una correlazione positiva con glicemia basale (r = 0.4999), insulinemia basale (r = 0.5609) ed emoglobina glicata (r = 0.5690), mentre negativa con la sensibilità al glucosio delle cellule β (r = -0.3337), clearance dell’insulina (r = -0.2602) e OGIS 120 (r = - 0.5473). Tra le altre frazioni, invece, s-GGT è quella che mostra la migliore associazione con le ALT (r = 0.4102). Da questo studio è stata trovata conferma che l’intervento di chirurgia bariatrica comporta un miglioramento del metabolismo glucidico e, in alcuni casi, remissione del T2D, infatti è stimato che circa il 30% di coloro che effettuano l’operazione cessa il trattamento farmacologico antidiabetico ad un anno dall’operazione. Il parametro che discrimina maggiormente i soggetti che hanno avuto remissione del diabete e i soggetti senza remissione è la durata della patologia. Infatti un alterato metabolismo glucidico, che perdura da un tempo maggiore, comporta una superiore condizione di esaurimento per le cellule β del pancreas, testimoniata dalla loro ridotta sensibilità al glucosio e, di conseguenza, un loro recupero risulterà più difficoltoso. Per la riuscita dell’intervento, è comunque fondamentale l’impegno del paziente stesso a rispettare e condurre una dieta alimentare sana ed equilibrata. Inoltre è stato trovato conferma sia dell’associazione dell’attività di GGT con la condizione di insulino-resistenza, in quanto nel corso dell’anno post operatorio si assiste ad una diminuzione significativa dei livelli di GGT nel siero, sia dell’associazione, in particolare di b-GGT e delle ALT, con il grado di steatosi, poiché all’aumentare dei livelli di steatosi epatica si evidenzia in parallelo un incremento di concentrazione di entrambi i parametri. Infine tra le frazioni di GGT, quella che mostra la maggiore associazione con gli indici del metabolismo glucidico è b-GGT, che quindi potrebbe essere la frazione che meglio descrive la condizione glicemica del paziente e si può ipotizzare che una diminuzione della sua attività potrebbe essere indice del miglioramento del controllo del metabolismo glucidico da parte del paziente

    Effects of sacubitril-valsartan on remodelling, fibrosis and mitochondria in a murine model of isoproterenol-induced left ventricular dysfunction

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    Background: Sacubitril/valsartan has been demonstrated to promote left ventricular (LV) reverse remodelling and improve outcomes in patients with heart failure (HF) with reduced ejection fraction (EF). Its molecular and tissue effects have not been fully elucidated yet, due to the paucity of preclinical studies, mostly based on ischaemic models. We aimed to evaluate the effects of sacubitril/valsartan on LV remodelling, myocardial fibrosis and mitochondrial biology in a murine model of non-ischaemic LV dysfunction. Methods: Adult transgenic male mice with cardiac-specific hyperaldosteronism (AS mice) received subcutaneous isoproterenol injections to induce LV systolic dysfunction. After 7&nbsp;days, mice were randomized to a 2-week treatment with saline (ISO-AS n&nbsp;=&nbsp;15), valsartan (ISO&nbsp;+&nbsp;V n&nbsp;=&nbsp;12) or sacubitril/valsartan (ISO&nbsp;+&nbsp;S/V n&nbsp;=&nbsp;12). Echocardiography was performed at baseline, at day 7, and after each of the 2&nbsp;weeks of treatment. After sacrifice at day 21, histological and immunochemical assays were performed. A control group of AS mice was also obtained (Ctrl-AS n&nbsp;=&nbsp;8). Results: Treatment with sacubitril/valsartan, but not with valsartan, induced a significant improvement in LVEF (p&nbsp;=&nbsp;0.009 vs ISO-AS) and fractional shortening (p&nbsp;=&nbsp;0.032 vs ISO-AS) after 2- week treatment. In both ISO&nbsp;+&nbsp;V and ISO&nbsp;+&nbsp;S/V groups, a trend toward reduction of the cardiac collagen 1/3 expression ratio was detected. ISO&nbsp;+&nbsp;V and ISO&nbsp;+&nbsp;S/V groups showed a significant recovery of mitochondrial morphology and inner membrane function meant for oxidative phosphorylation. Conclusion: In a murine model of non-ischaemic HF, sacubitril/valsartan proved to have beneficial effects on LV systolic function, and on cardiac energetics, by improving mitochondrial activity

    Head-to-head comparison of plasma cTnI concentration values measured with three high-sensitivity methods in a large Italian population of healthy volunteers and patients admitted to emergency department with acute coronary syndrome: A multi-center study

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    Abstract Background The study aim is to compare cTnI values measured with three high-sensitivity (hs) methods in apparently healthy volunteers and patients admitted to emergency department (ED) with acute coronary syndrome enrolled in a large multicentre study. Methods Heparinized plasma samples were collected from 1511 apparently healthy subjects from 8 Italian clinical institutions (mean age: 51.5 years, SD: 14.1 years, range: 18–65 years, F/M ratio:0.95). All volunteers denied chronic or acute diseases and had normal values of routine laboratory tests. Moreover, 1322 heparinized plasma sample were also collected by 9 Italian clinical institutions from patients admitted to ED with clinical symptoms typical of acute coronary syndrome. The reference study laboratory assayed all plasma samples with three hs-methods: Architect hs-cTnI, Access hs-cTnI and ADVIA Centaur XPT methods. Principal Component Analysis (PCA) was also used to analyze the between-method differences among hs-cTnI assays. Results On average, a between-method difference of 31.2% CV was found among the results of hs-cTnI immunoassays. ADVIA Centaur XPT method measured higher cTnI values than Architect and Access methods. Moreover, 99th percentile URL values depended not only on age and sex of reference population, but also on the statistical approach used for calculation (robust non-parametric vs bootstrap). Conclusions Due to differences in concentrations and reference values, clinicians should be advised that plasma samples of the same patient should be measured for cTnI assay in the same laboratory. Specific clinical studies are needed to establish the most appropriate statistical approach to calculate the 99th percentile URL values for hs-cTnI methods

    Evaluation of 99th percentile and reference change values of a high-sensitivity cTnI method: A multicenter study

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    Abstract Background The Italian Society of Clinical Biochemistry (SIBioC) and the Italian Section of the European Ligand Assay Society (ELAS) have recently promoted a multicenter study (Italian hs-cTnI Study) with the aim to accurately evaluate analytical performances and reference values of the most popular cTnI methods commercially available in Italy. The aim of this article is to report the results of the Italian hs-cTnI Study concerning the evaluation of the 99th percentile URL and reference change (RCV) values around the 99th URL of the Access cTnI method. Materials and methods Heparinized plasma samples were collected from 1306 healthy adult volunteers by 8 Italian clinical centers. Every center collected from 50 to 150 plasma samples from healthy adult subjects. All volunteers denied the presence of chronic or acute diseases and had normal values of routine laboratory tests (including creatinine, electrolytes, glucose and blood counts). An older cohort of 457 adult subjects (mean age 63.0 years; SD 8.1 years, minimum 47 years, maximum 86 years) underwent also ECG and cardiac imaging analysis in order to exclude the presence of asymptomatic cardiac disease. Results and conclusions The results of the present study confirm that the Access hsTnI method using the DxI platform satisfies the two criteria required by international guidelines for high-sensitivity methods for cTn assay. Furthermore, the results of this study confirm that the calculation of the 99th percentile URL values are greatly affected not only by age and sex of the reference population, but also by the statistical approach used for calculation of cTnI distribution parameters

    Caratteristiche analitiche e importanza clinica della misura di transtiretina e proteina legante il retinolo nell’amiloidosi cardiaca da transtiretina

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    INTRODUZIONE: L’amiloidosi cardiaca da transtiretina (ATTR-CA) è una patologia progressiva e sotto diagnosticata, nella quale la proteina precursore misfolded, la transtiretina (TTR), si deposita nello spazio extracellulare, causando scompenso cardiaco e danno d’organo. Farmaci che stabilizzano la forma tetramerica di TTR, come il tafamidis, sono stati recentemente valutati come strategie terapeutiche per la gestione del paziente con ATTR-CA. Ad oggi, tuttavia, non sono ancora disponibili marcatori specifici per la ATTR-CA, a differenza dell’amiloidosi AL per la quale le catene leggere libere delle immunoglobuline nel plasma svolgono un importante ruolo sia diagnostico che prognostico. SCOPO: L’obiettivo è lo studio e la valutazione di TTR e della proteina legante il retinolo (RBP4) come possibili biomarcatori circolanti in pazienti con ATTR-CA e l’analisi delle caratteristiche analitiche del metodo nefelometrico per la misura di queste due proteine. MATERIALI E RISULTATI: Utilizzando 100 coppie di campioni di siero e plasma litio eparina di soggetti sani e di pazienti con ATTR-CA non sono emerse differenze nella misura di TTR e RBP4 con il metodo nefelometrico su sistema automatizzato Atellica NEPH 630 (Siemens Healthinners) [TTR: p=0,6089; RBP4: p=0,1305]. L’analisi di riproducibilità basata sul protocollo CSLI EP5-A2, condotta utilizzando due pool di plasma litio eparina (Li-ep) e siero (S), ha evidenziato che le prestazioni analitiche del metodo nefelometrico Atellica NEPH 630 sono simili in entrambe le matrici [CV% intra-saggio: TTR Li-ep; 1,92%, S: 2,52%; RBP4 Li-ep: 2,30%, S:1,49%; CV% inter-saggio: TTR Li-ep: 2,40%, S: 2,90%; RBP4: Li-ep: 2,29%, S: 2,14%] ed in linea con quanto dichiarato dal produttore [CV% intra-saggio: TTR: 2,20%, RBP4: 3,20%; CV% inter-saggio: TTR: 2,40%, RBP4: 3,20%; pool siero, concentrazione media, TTR: 30,00 mg/dL, RBP4: 4,70 mg/dL]. La corsa elettroforetica su gel in gradiente di poliacrilammide dei 2 pool di siero e di plasma in litio eparina ha messo in evidenza la presenza di forme ad alto peso molecolare, probabilmente corrispondenti ad oligomeri e/o aggregati di TTR, il tetramero di TTR legato ad 1 o 2 RBP4, trimeri e dimeri di TTR. Non sono presenti in circolo il monomero e il tetramero di TTR e la proteina RBP4 in forma libera. TTR e RBP4 sono stati misurati in 25 pazienti con ATTR-CA in terapia con tafamidis a diversi tempi di prelievo (T0, T14, T30, T90). È emerso che i valori di TTR aumentano in circolo in questi pazienti [T0: 23,50 (18,40-25,35) mg/dL vs T90: 30,00 (27,50- 36,40) mg/dL, p<0,0010], mentre i valori di RBP4 diminuiscono nel tempo [RBP4: T0: 5,13 (4,15-6,02) mg/dL vs T90: 4,26 (3,51-5,68) mg/dL, p<0,05]. Inoltre le concentrazioni di TTR e RBP4 sono correlate tra loro [p=0,0089], ma con l’assunzione del farmaco viene meno la correlazione tra le due proteine [a T90, p=0,1529]. Non esistono differenze significative nella concentrazione di TTR, RBP4 e altri biomarcatori cardiaci, epatici, renali e di attivazione neuro-ormonale tra pazienti con ATTR-CA (prima dell’inizio della terapia) e pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta (HFrEF) senza amiloidosi (n=10), ad eccezione di un aumento della concentrazione in circolo di hs-cTnT [p=0,0268]. CONCLUSIONI: La misura di TTR e RBP4 tramite metodo nefelometrico è caratterizzata da riproducibilità del dato in linea con quanto dichiarato dal produttore e può essere eseguita sia su campioni di siero che di plasma in litio eparina. TTR e RBP4 non possono essere utilizzati come biomarcatori di diagnosi, ma l’incremento di TTR dopo l’assunzione di tafamidis potrebbe essere una misura indiretta di efficacia terapeutica. La valutazione delle forme circolanti di TTR e RBP4 tramite tecnica elettroforetica potrebbe essere utile per una maggiore comprensione dei meccanismi fisiopatologici alla base della cascata amiloidogenica e per la caratterizzazione di TTR e RBP4 come biomarcatori nell’ATTR-CA

    Analisi delle citochine nella pratica clinica.

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    Cytochine’s assays in clinical practice. Cytokines are a family of molecules with a fundamental role in autocrine and paracrine signaling, indeed they are fundamental in local intercommunication between cells, but they can also play an endocrine action between different tissues. Cytokines are generally discussed in the contexts of nonspecific (innate) and specific (adaptive) immune responses and inflammatory responses, but they also coordinate other biological processes. The role of cytokines in human diseases is continuously being studied, their quantification has entered current use for the evaluation of inflammatory, infectious, and autoimmune diseases. The article discusses and compares the most common and most innovative methods for the quantification of cytokines in biological fluid

    γ-Glutamyltransferase Fractions in Obese Subjects with Type 2 Diabetes: Relation to Insulin Sensitivity and Effects of Bariatric Surgery

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    Background/Objectives Gamma-glutamyltranspeptidase (GGT) levels are an independent risk marker for the development of type 2 diabetes (T2DM). We investigated the relationship between the newly identified serum GGT fractions and glucose metabolism in obese subjects before and after bariatric surgery. Subjects/Methods Twenty-nine T2DMsubjects, wait-listed for Roux-en-Y gastric bypass (RYGB; n = 21) or laparoscopic sleeve gastrectomy (LSG; n = 8), received a 5-h mixed meal test before (T0), 15 days (T15), and 1 year after surgery (T365). Insulin sensitivity was assessed by the OGIS index and β-cell function by C-peptide analysis; fractional GGT (b-, s-, m-, and f-GGT) analysis was performed by gel-filtration chromatography. Results At T15, total GGT activity decreased by 40% after LSG (p = 0.007) but remained unchanged after RYGB. At T365, all patients showed a reduction in total GGT, in particular b-GGT (≥ 60%) and m-GGT (≥ 50%). In patients with biopsy-proven steatohepatitis (n = 10), total, b-, s-, and m-GGT fractions at T0 were significantly higher than in patients with low-grade steatosis (p = 0.016, 0.0003, and 0.005, respectively); at T365, there was a significant fall in total GGT as well as in each fraction in both groups. In a multiple regression model, b-GGT was the only fraction related to insulin sensitivity (p = 0.016; β coeff. = − 14.0) independently of BMI, fasting glucose, and triglycerides. Conclusions While GGTactivity is generally associated with impaired glucose metabolism, fractional GGTanalysis showed that the b-GGT fraction specifically and independently tracks with insulin resistance

    Evaluation of analytical performance of a new high-sensitivity immunoassay for cardiac troponin i

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    The study aim was to evaluate and compare the analytical performance of the new chemiluminescent immunoassay for cardiac troponin I (cTnI), called Access hs-TnI using DxI platform, with those of Access AccuTnI+3 method, and high-sensitivity (hs) cTnI method for ARCHITECT platform. The limits of blank (LoB), detection (LoD) and quantitation (LoQ) at 10% and 20% CV were evaluated according to international standardized protocols. For the evaluation of analytical performance and comparison of cTnI results, both heparinized plasma samples, collected from healthy subjects and patients with cardiac diseases, and quality control samples distributed in external quality assessment programs were used. LoB, LoD and LoQ at 20% and 10% CV values of the Access hs-cTnI method were 0.6, 1.3, 2.1 and 5.3 ng/L, respectively. Access hs-cTnI method showed analytical performance significantly better than that of Access AccuTnI+3 method and similar results to those of hs ARCHITECT cTnI method. Moreover, the cTnI concentrations measured with Access hs-cTnI method showed close linear regressions with both Access AccuTnI+3 and ARCHITECT hs-cTnI methods, although there were systematic differences between these methods. There was no difference between cTnI values measured by Access hs-cTnI in heparinized plasma and serum samples, whereas there was a significant difference between cTnI values, respectively measured in EDTA and heparin plasma samples. Access hs-cTnI has analytical sensitivity parameters significantly improved compared to Access AccuTnI+3 method and is similar to those of the high-sensitivity method using ARCHITECT platform
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