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    I Beni Comuni Rurali Montani: una risorsa per il futuro dei territori

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    Nelle aree montane rurali, le proprietà collettive e le altre risorse comuni hanno garantito storicamente l´equilibrio tra attività produttive dell´uomo e tutela ambientale, nello specifico tra agricoltura e allevamento, aree coltivate e incolte, tra popolazione e risorse disponibili (Alvarez, 2015). Questi beni, che includono foreste, pascoli, malghe, sistemi di irrigazione, benché non escludibili e rivali nel consumo, sostengono molti aspetti del vivere in ambito rurale, dall’agricoltura alla cucina, dall’allevamento alla costruzione di abitazioni (Beck & Nesmith, 3002, McKean 2000 in Kurian & Dietz, 2013). Oggi, fattori quali l'intervento statale, l’affermarsi di nuovi modelli di mercato e i cambiamenti nelle tendenze demografiche (crescita demografica e migrazione, spopolamento ed emigrazione) nelle aree montane hanno compromesso questi delicati equilibri. In particolare, nei territori ad alta densità antropica si sviluppano forme di concorrenza per i diversi usi delle risorse naturali comuni (suolo, acqua, foreste, ecc.). Un esempio è la transizione da un´agricoltura di sussistenza a un turismo di massa e alla produzione di energia rinnovabile (Granet-Abisset, 2015). I beni comuni rurali nelle aree montane – come le foreste di proprietà o uso collettivo, i pascoli, le malghe – e le risorse in essi contenute subiscono in modo specifico le conseguenze di queste tendenze, poiché sono risorse comuni in cui l'esclusione dei beneficiari attraverso mezzi fisici e istituzionali è particolarmente onerosa e lo sfruttamento da parte di un utente riduce la disponibilità di risorse per gli altri (Ostrom, 1999). Di conseguenza, questi beni diventano sempre più vulnerabili a fenomeni di congestione (free-riding) e a processi di appropriazione privata legale e illegale (land grabbing) che riducono il loro significato di risorse comuni, il loro potenziale sociale (Debarbieux & Price, 2016) e il loro valore ambientale. Infatti, se la comunità a cui appartengono i beni comuni non è consapevole del valore ambientale, sociale e culturale della risorsa, potrebbe giudicare il costo-opportunità di cedere il bene più vantaggioso rispetto a tenerlo e conservarlo, scontando in questo modo usi e benefici futuri. Per questo motivo, i beni comuni rurali montani sono soggetti ad un dilemma di partecipazione/gestione e utilizzo sempre più rilevante. Il dilemma è ancora più rilevante quando si parla di risorse ambientali e naturali (foreste comuni, acque, paesaggio), che si riferiscono ad una collettività più ampia rispetto alla comunità tradizionalmente responsabile di tali risorse, e quindi vulnerabili anche alle pressioni esterne. Pertanto, diventa sempre più rilevante pensare all'accesso e ai diritti decisionali sui beni comuni (Viazzo, 2012) così come al loro uso e gestione secondo criteri di sostenibilità (Agrawal, 2003). L’ipotesi iniziale del contributo è che, per garantire la sostenibilità, la gestione dei beni comuni debba tener conto della mutevole composizione sociale, della produttività economica, della dipendenza dalle risorse e delle condizioni istituzionali e climatiche. Basandoci sui principi di Ostrom (1999) e Agrawal (2003) della gestione delle risorse comuni, verrà condotta un´indagine esplorativa su alcune istituzioni che si occupano di beni comuni e proprietà collettive in Trentino, quali Usi Civici e Regole. Verrà analizzato il modo in cui il loro assetto istituzionale e l'insieme di regole e meccanismi di gestione influenzano la conservazione ambientale e la valorizzazione delle risorse rurali in una proprietà condivisa in un contesto rurale montano. Sulla base dei risultati verranno identificate future linee di ricerca utili a definire e analizzare criteri e strumenti ritenuti utili per rendere sostenibile la gestione dei comuni montani rurali (Agrawal, 2003). Spunti e raccomandazioni derivanti dallo studio potranno essere di supporto alla valorizzazione ambientale, a rafforzare il processo di democrazia partecipativa che questi beni implicano, a rafforzare la coesione sociale e lo sviluppo economico e sociale locale delle aree montane

    Questioning Mountain Rural Commons in Changing Alpine Regions. An Exploratory Study in Trentino, Italy

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    Most of rural resources in the Italian mountain territories, such as forests, pastures, huts, mountain paths, have historically been governed through collective organizations and institutions that have guaranteed the balance between productive activities and environmental protection. These systems can be framed according to the literature on commons. Although the model of collective resource management is still strongly rooted in the Alpine region, socioeconomic changes underway call into question the way resources are conceived, used and managed by communities and the very concept of community as a reference for a collective resource. Few studies have focused on the transformation and adaptation of commons to the changes taking place, such as the progressive penetration of global economic and demographic megatrends at the local level, with the aim of decoding the new tension between community needs and societal needs. By referring to the concepts of resilience and transformability of social-ecological systems, this paper aims to reflect on the impact of the socioeconomic transformations underway in mountain rural regions, to search for new approaches for the conceptualization of commons and to investigate how commons can be transformed in order to make them resilient and more socially inclusive. For that, an extensive literature review and an exploratory fieldwork using a case study approach have been performed. The paper´s results are exploratory, from which working hypotheses have been derived to be explored in further studies. These hypotheses relate to socio-economic and cultural practices as well as approaches that would enable the re-embedding of the commons in the economy and society undergoing change

    A multi-channel ASIC for the readout of the HICAM Gamma Camera

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    The aim of the HICAM project is to build a compact, high-resolution γ-ray imager for human patients, designed according to the Anger Camera principle. The imager is based on an array of 10×10 Silicon Drift Detectors, coupled to a single CsI:Tl scintillator. The array of photo detectors is read out by four 25-channel ASICs, which are the subject of this paper. Each channel of the ASIC features a low-noise preamplifier, compatible with the pulsed reset mode of the SDD, a gain stage, a high order semi-Gaussian shaping amplifier with selectable peaking times, a baseline holder and a peak stretcher. The ASIC also contains a 25:1 analog multiplexer, a digital section and a differential ADC driver. The pulsed reset mode of the preamplifier, which reduces the parallel noise of the system, is particularly well suited for the use with long shaping times, which are required by the CsI:Tl scintillator, due to its long primary decay time constant. The ASIC, however, features peaking times ranging from 1.1 μs up to 11 μs, optimized for both X-ray direct conversion measurements and for γ-ray measurements with LaBr3:Ce and CsI:Tl. In the paper we describe the design and the first experimental characterization of the ASIC, together with a test SDD. With an ultra-low noise test SDD we have measured an energy resolution of 130 eV FWHM at the Mn Kα line, showing that the ASIC has a good potential for high resolution γ-spectroscopy
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