332 research outputs found

    La città liquida: il waterfront come generatore di creatività urbana

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    Le nuove dinamiche produttive, gli interventi di sviluppo sostenibile e le domande di conservazione del patrimonio architettonico che oggi investono le aree di waterfront delle città rappresentano un importante spunto di riflessione in una fase in cui il tema della rigenerazione delle “città d’acqua” sta aprendosi a nuove opportunità di trasformazione urbana e territoriale, agendo in maniera attiva nello scenario della produzione della qualità urbana. La rilevanza assunta negli ultimi anni dalle trasformazioni urbane in area di waterfront storici delle città ha, infatti, aperto nuove prospettive – e le conseguenti sfide – per la ricerca sulle condizioni di rischio, sulle pressioni antropiche e sulle opportunità offerte dall’armatura storica e identitaria. Le dinamiche di trasformazione e le necessità di conservazione del patrimonio materiale e immateriale dei waterfront storici richiedono che le indagini e le sperimentazioni progettuali portati avanti in Sicilia dalla “Carta del Rischio a scala locale” puntino la loro attenzione cognitiva, interpretativa e diagnostica alle aree costiere. Dovranno mutare gli strumenti analitici e progettuali rivolti al delicato sistema urbano in cui la città di pietra e la città d’acqua si intersecano, producendo sinapsi feconde ma anche delicate criticità, in quell’area urbana d’interfaccia liquida che riversa il suo riverbero nell’intero contesto territoriale producendo opportunità di sviluppo e connettendo il waterfront al sistema produttivo territoriale

    Armature culturali di sviluppo. Rigenerazione urbana e politiche culturali

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    Abitiamo un “pianeta urbano” in cui più della metà della popolazione vive nelle città, con valori che in Europa raggiungono l’80%. Il consolidamento della città come forma prevalente dell’abitare il mondo ne assegna sempre più il ruolo di growth machine dello sviluppo, motore dell’evoluzione e del dinamismo delle comunità, generatrice di stili di vita innovativi. Le città si propongono come potenti attrattrici della popolazione non solo dalle zone rurali, ma sempre più dalle altre città ed un poderoso flusso di “classe creativa” le attraversa e ne alimenta la rigenerazione e la competitività. La città creativa diventa icona della contemporaneità, retorica ricorrente per disegnare visioni, definire politiche e guidare progetti e sono sempre più numerose le città – con una rapida crescita nei paesi emergenti – che mirano a dotarsi di cultural hub in grado di renderla più vivibile e maggiormente attrattiva e dinamica. Oggi il paradigma della città creativa chiede un ulteriore salto evolutivo – il terzo – perché sia capace di continuare a produrre gli effetti moltiplicativi e rigenerativi sullo sviluppo urbano. La Città Creativa 3.0 non si limita ad essere una categoria interpretativa degli economisti e dei sociologi (la prima generazione), o una retorica del progetto urbano (la seconda generazione), ma chiama all’azione i decisori e chiede un vigoroso impegno politico e progettuale poiché solo sulle città che affronteranno creativamente il global change finanziario si misurerà lo sviluppo delle nazioni e il benessere delle comunità. Un impegno indifferibile per governanti e gestori, pianificatori e progettisti, promotori e comunicatori, imprenditori ed investitori sarà quello di creare città che siano luoghi desiderabili dove vivere, lavorare, formarsi e conoscere, luoghi produttivi ed attrattivi per gli investimenti. Nella terza generazione della città creativa nuovi fattori competitivi sono la Cultura capace di attivare le risorse sia identitarie che innovative, la Comunicazione come potente strumento strategico e la Cooperazione in grado di stimolare la comunità ad un processo di corresponsabilizzazione. L’impegno per il progetto della nuova città creativa è chiaro: passare dalla città passiva “attrattrice” dei lavoratori della conoscenza alla città creativa “produttrice” di nuova identità, di nuove economie della conoscenza ma anche di nuove geografie sociali. Occorre passare da una visione della città creativa essenzialmente finanziaria in cui si attraggono investimenti da capitali prodotti altrove ad una visione progettuale in cui la creatività genera nuovi assetti, morfologie ed attività produttive alimentate dalla neo-borghesia dei flussi e delle reti. Potremmo definirla la Città CreAttiva per sottolinearne le capacità generatrici di soluzioni, catalizzatrici di culture e motrici di economie

    Il "Teorema del Waterfront": un approccio progettuale integrato e creativo

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    Abbiamo già sostenuto che la rigenerazione dei waterfront urbani non è più alimentata dalla redditività del mercato immobiliare o dagli investimenti dei fondi speculativi, ma una città-porto più creativa deve essere in grado di offrire reali opportunità per uno sviluppo che sia capace di produrre effetti congiunti sia sulla valorizzazione dei beni comuni sia sull’incremento dei settori produttivi. In questo scenario agisce il Progetto di cooperazione internazionale tra Italia e Malta denominato “WATERFRONT” orientato a definire “politiche territoriali per l’integrazione dello sviluppo multisettoriale delle zone costiere”, il quale mira ad esplorare la rigenerazione dei waterfront con modalità diverse da un approccio semplicistico alla riqualificazione delle aree costiere urbane o peri-urbane. Il Progetto, infatti, è stato condotto a partire da una consapevolezza, definita come il Teorema del Waterfront: “il waterfront non esiste senza il suo contesto ambientale, urbano, economico, culturale e sociale. Dunque la nostra sfida è quella di pianificare, progettare ed amministrare la metamorfosi verso la città fluida”.We have already argued that regenerating waterfront is no longer profitable opportunity for real estate investments or for using the financial capital gains of sovereign funds, but a more creative port city has to provide precious opportunities for quality development that is able to produce effects in both the domain of common goods and that of productive sectors. In this scenario acts the international cooperation project between Italy and Malta called “WATERFRONT” (as acronym of Water And Territorial policiEs for integRation oF multisectoRal development). The Project aims to explore the field of waterfront regeneration in a different sense from the simple concept of urban or peri-urban coastal areas. And the Project is led by an assumption, defined as the WATERFRONT Theorem: “doesn’t exist the waterfront without its environmental, urban, economic, cultural and social context. So our challenge is to plan, design and govern the metamorphosis towards the fluid city”

    New Urban Metabolism

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    Le città ecologiche e resilienti del futuro chiedono un nuovo sguardo e una rinnovata ecosofia che ne riveli le preziose “riserve di resilienza”, per troppo tempo invisibili agli occhi di chi le ha guardate solo come concentrato della rendita fondiaria o come generatrici di plusvalenze finanziarie. Le cellule resilienti al mutamento (frammenti di paesaggio, lacerti infrastrutturali, quartieri un riciclo funzionale, etc.) permettono alla città di assumere forme più elastiche, meno resistenti all'innovazione e più adattative, le consentono di attivare processi capaci di gestire un numero maggiore di problemi interagenti, di coinvolgere la pluralità degli attori e i variegati arcipelaghi sociali nelle decisioni, e di attuare forme di governance in grado di equilibrare la competizione tra le città entro i sistemi metropolitani e di temperare un sempre più ampio e aspro conflitto tra visioni, soggetti, priorità e risorse. E le riserve di resilienza da cui riattivare un metabolismo urbano più creativo, intelligente ed ecologico si concentrano soprattutto nelle aree sottratte alle tensioni della rendita: le periferie in transizione, i quartieri industriali in ristrutturazione, le aree portuali e ferroviarie in fase di riciclo infrastrutturale, etc.. Luoghi dove – lontano dai centri propulsori del modello urbano compulsivo, consumatore di suolo e di risorse – sono stati preservati valori comunitari, paesaggistici e identitari. Valori che costituiscono una preziosa riserva per ripensare una città capace di assorbire la crisi economica e di adattarsi ai cambiamenti climatici, riprogettando la sua struttura, distribuendo i suoi centri in forme reticolari, riattivando i rapporti con la dimensione peri-urbana, metropolitana e rurale. E’ soprattutto nei nuovi quartieri eco-creativi che può ripartire una città che sappia rimettere in gioco i suoi capitali sociali, territoriali e culturali dopo essere guarita dalla drammatica tossicodipendenza da quella possiamo definire un’urbanistica subprime che ne ha anestetizzato la capacità di immaginare, di progettare, di radicare e di controllare

    Waterfronts between Sicily and Malta: an integrated and creative planning approach

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    In current global crisis, with the world’s GDPs dropping, the strong flows of financial, social and relational capitals that powered urban regeneration over the last fifteen years are no longer available to be tapped in an indiscriminate manner. Revitalising waterfront is no longer easy opportunity for long-term investments or for using the financial capital gains of hedge funds or sovereign funds, but a more creative port city has to provide precious opportunities for real development that is able to produce effects in both the domain of quality of public spaces and that of economic development. In this scenario acts an international cooperation project between Italy and Malta about waterfront development, promoted by the University of Palermo and the University of Malta as scientific responsibility, and by the Municipality of Palermo, and the Provinces of Palermo and Trapani as institutional actors. The project aims to explore the field of “waterfront” in a different sense from the simple concept of urban or peri-urban coastal areas

    Il Paradigma della Città Fluida

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    Nella recente crisi globale i poderosi flussi di capitali finanziari, sociali e relazionali che hanno alimentato la riqualificazione urbana nel corso degli ultimi quindici anni non sono più disponibili ad essere intercettati in maniera indiscriminata così come è stato possibile fino a qualche anno fa. Nell'era della crisi strutturale le città più dinamiche non sono più quelle in grado di attrarre progetti urbani iconici ed investitori spinti dal mercato immobiliare o dalla redditività delle attività ricreative, ma quelle città che, a partire dalle loro profonde e diversificate risorse culturali, saranno capaci di attuare una vera e propria “metamorfosi” per usarle come base per la creazione di nuove culture, nuove ecologie e per creare nuovi stimoli economici in grado di farle ripartire. Rigenerare il waterfront, quindi, non è più facile occasione per investimenti a lungo termine o per allocare in maniera redditizia le plusvalenze finanziarie delle multinazionali o degli hedge funds, ma la nuova Gateway City (la città-porta) dovrà essere alimentata dalla creatività per fornire preziose opportunità allo sviluppo – non solo quantitativo ma sempre più qualitativo – e per produrre effetti sia nel dominio dei beni comuni che in quello degli interessi privati

    Dialogo tra un riformista e un conservatore sul potere urbanistico

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    Le riflessioni sul potere, sulle capacità e responsabilità di governo di una città attraversano i secoli e si intrecciano con la natura stessa della politica, dell'arte di governare le città come sintesi del potere di fare e della responsabilità di guidare. Discuterne oggi rischia di essere deformato dalle contingenze, dalla pressione delle criticità che caratterizzano la città contemporanea, dalle partigianerie dei modelli culturali. La serenità della distanza critica ci proviene da un manoscritto eruttato da qualche archivio della memoria, forse trascritto da attenti amanuensi, che riporta il dialogo tra un urbanista conservatore e un urbanista riformista sul potere di progettare e governare una città. È un manoscritto senza tempo e che attraversa i tempi, fornendoci indicazioni preziose sui poteri che si scontrano nelle città, sulla diatriba tra regolazione e condivisione, tra un potere gerarchico e uno distribuito, tra un potere di fare e un potere per fare. Dilemmi antichi che sono la natura stessa delle città e che ancora oggi ci consentono di riflettere sullo straordinario potere dell'urbanistica nel configurare città, fornendo una forma al patto di cittadinanza che le connota

    I waterfront come generatori di qualità urbana

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    Le nuove dinamiche produttive, gli interventi di sviluppo sostenibile e le domande di conservazione del patrimonio architettonico che oggi investono le aree di waterfront delle città rappresentano un importante spunto di riflessione in una fase in cui il tema della rigenerazione delle “città d’acqua” sta aprendosi a nuove opportunità di trasformazione urbana e territoriale, agendo in maniera attiva nello scenario della produzione della qualità urbana. La rilevanza assunta negli ultimi anni dalle trasformazioni urbane in area di waterfront storici delle città ha, infatti, aperto nuove prospettive – e le conseguenti sfide – per la ricerca sulle condizioni di rischio, sulle pressioni antropiche e sulle opportunità offerte dall’armatura storica e identitaria. Le dinamiche di trasformazione e le necessità di conservazione del patrimonio materiale e immateriale dei waterfront storici richiedono che le indagini e le sperimentazioni progettuali portati avanti in Sicilia dalla “Carta del Rischio a scala locale” puntino la loro attenzione cognitiva, interpretativa e diagnostica alle aree costiere. Dovranno mutare gli strumenti analitici e progettuali rivolti al delicato sistema urbano in cui la città di pietra e la città d’acqua si intersecano, producendo sinapsi feconde ma anche delicate criticità, in quell’area urbana d’interfaccia liquida che riversa il suo riverbero nell’intero contesto territoriale producendo opportunità di sviluppo e connettendo il waterfront al sistema produttivo territoriale

    Progettare città nel tempo della metamorfosi

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    Metamorfosi è una potente parola-guida della contemporaneità. E’ un impegno di cui numerosi segni ci facevano intravedere la necessità durante gli anni propulsivi della globalizzazione e molteplici indizi tracciavano la strada da percorrere. Ma, anestetizzati dalle aporie dello sviluppo, li abbiamo ignorati, emarginandoli nella ecosofia o reagendo in modo impulsivo con seducenti inni alla decrescita felice. Oggi invece gli anni recessivi di una crisi che non è una semplice stagione di attraversamento ci chiedono la responsabilità di un mutamento di paradigma che conduca alla metamorfosi ecologica, culturale, economica, sociale e politica. Ma il mutamento sarà soprattutto urbano, perché viviamo nella Urban Age in cui le città, forma prevalente dell’abitare, producono più del 50% del Pil globale, ma consumano anche il 90% delle risorse, producono l’80% delle emissioni di CO2 e domandano quasi l’80% del fabbisogno energetico nazionale dei paesi Ocse. La città al tempo della metamorfosi non solo dovrà essere una rinnovata growth machine, ma ha la responsabilità di essere generatrice di stili di vita più sostenibili, perché più intelligenti e creativi. Le città del futuro se vorranno rinnovare il patto sociale tra popolazione, territorio e sviluppo dovranno essere creative, smart and green ripensando il proprio ruolo di propulsori del mutamento
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