8 research outputs found

    SURFACE PARAMETERS EVALUATED FROM SATELLITE REMOTE SENSING IMAGES FOR POLLUTANT ATMOSPHERIC DISPERSION MODELLING

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    This contribute deals with the use of surface parameters extracted from satellite remote sensing images for the setup of the input dataset required by pollutants atmospheric dispersion models (PATM). These models need 2D distributions (grids) of many surface parameters to model turbulence parameters, as roughness length, albedo, leaf area index and Bowen ratio. Very often these parameters are set using predefined tables defined as a function of land cover (LC). Usually, this last information is extracted from public datasets, such as, for European countries, the CORINE Land Cover (CLC). Some of these parameters can be computed directly from remote sensing. Moreover, land cover classification evaluated from remote sensing can be used to update existing LC datasets. In this work ASTER images have been used to evaluate, using a supervised classification method, the LC map of the area. This LC is used to update the CLC. Moreover, albedo was directly calculated from the image. The importance of information extracted from remote sensing is evaluated using the SPRAY lagrangian PATM. SPRAY has been used to simulate the dispersion of an inert generic pollutant emitted from two virtual sources on a 30 km x 40 km domain in a study area located at Venice (Northern Italy), where a big industrial site is found (Porto Marghera). Real (measured) meteorological data have been used

    Uso de open coil spring como mantenedor de espacio en piezas retenidas

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    La ausencia de piezas dentarias por agenesias, o retenidas bloqueadas, requiere de la creación del espacio y su conservación hasta lograr el objetivo del tratamiento ortodóncico; siendo los Open Coil Spring un recurso fácil y práctico. Estos aditamentos son confeccionados en distintos materiales, como el niti y el Sentalloy resultando los más nobles en sus propiedades para ejercer los respectivos movimientos. En este caso, ante la presencia de ambos caninos superiores retenidos, se opta por utilizar este recurso durante la etapa de reubicación en los arcos dentarios.Facultad de Odontologí

    Agonistic anti-PDGF receptor autoantibodies from patients with systemic sclerosis impact human pulmonary artery smooth muscle cells function in vitro

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    One of the earliest events in the pathogenesis of systemic sclerosis (SSc) is microvasculature damage with intimal hyperplasia and accumulation of cells expressing PDGF receptor. Stimulatory autoantibodies targeting PDGF receptor have been detected in SSc patients and demonstrated to induce fibrosis in vivo and convert in vitro normal fibroblasts into SSc-like cells. Since there is no evidence of the role of anti-PDGF receptor autoantibodies in the pathogenesis of SSc vascular lesions, we investigated the biologic effect of agonistic anti-PDGF receptor autoantibodies from SSc patients on human pulmonary artery smooth muscle cells and the signaling pathways involved. The synthetic (proliferation, migration, and type I collagen gene α1 chain expression) and contractile (smooth muscle-myosin heavy chain and smooth muscle-calponin expression) profiles of human pulmonary artery smooth muscle cells were assessed in vitro after incubation with SSc anti-PDGF receptors stimulatory autoantibodies. The role of reactive oxygen species, NOX isoforms, and mammalian target of rapamycin (mTOR) was investigated. Human pulmonary artery smooth muscle cells acquired a synthetic phenotype characterized by higher growth rate, migratory activity, gene expression of type I collagen α1 chain, and less expression of markers characteristic of the contractile phenotype such as smooth muscle-myosin heavy chain and smooth muscle-calponin when stimulated with PDGF and autoantibodies against PDGF receptor, but not with normal IgG. This phenotypic profile is mediated by increased generation of reactive oxygen species and expression of NOX4 and mTORC1. Our data indicate that agonistic anti-PDGF receptor autoantibodies may contribute to the pathogenesis of SSc intimal hyperplasia

    Reti ecologiche: una chiave per la conservazione e la gestione dei paesaggi frammentati. Pubblicazioni del Corso di Cultura in Ecologia, Atti del XL Corso

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    Per interpretare un paesaggio bisognerebbe vederlo dall\u2019alto. Solo cosi\u300 si puo\u300 intuire il tessuto che lo compone. Solo cosi\u300 si puo\u300 osservare la manifestazione visibile e fisica delle reti ecologiche: gli alberi e i corridoi arborei immersi nel deserto della matrice. Ma la rete funzionale non e\u300 costituita di unita\u300 discrete, o almeno non solo di esse. I corridoi possono essere \u201cdiffusi\u201d e difficili da identificare. Il paesaggio identico in tutto il suo cerchio, monotono e senz\u2019alberi, potrebbe cosi\u300 non essere del tutto privo di reti ecologiche. Il concetto di rete ecologica e\u300 stato applicato recentemente. A scala planetaria, solo nel 1974, l\u2019UNESCO ha riconosciuto, nel Programma per l\u2019Uomo e la Biosfera, la necessita\u300 di conciliare la conservazione delle aree di valore con gli usi del paesaggio locali attraverso l\u2019individuazione nelle Riserve della Biosfera (attualmente oltre 350) di core areas, buffer areas e zone di transizione. Per questo motivo, forse, esistono ancora molti dubbi sulla loro efficacia. Non si puo\u300 tuttavia trascurare l\u2019importante ruolo che rivestono nella pianificazione. La comprensione e la valutazione di come gli organismi si muovono attraverso i paesaggi eterogenei, ovvero frammentati, sia attraverso i corridoi, che attraverso la matrice, e\u300 una componente chiave del processo che conduce alla comprensione delle risposte degli organismi ai mosaici spaziali, cioe\u301 dell\u2019argomento centrale dell\u2019ecologia del paesaggio. Perche\u301 esistono? Cosa aggiungono al processo di protezione delle risorse naturali? Che specie le sfruttano? Come si puo\u300 stimare il loro valore? Cos\u2019e\u300 stato fatto sinora? A queste domande il 40\ub0 Corso di Cultura in Ecologia tenta di dare una risposta. L\u2019esistenza delle reti ha radici genetiche: il trasferimento di informazioni genetiche rappresenta il tessuto invisibile della rete, quello piu\u300 ostico da studiare, perche\u301 meno percepibile. Degli aspetti genetici, tutti gli altri sono dei surrogati. Il contributo di M. Lucchin e\u300 rivolto, in questo senso, a chiarire le basi conoscitive: la materia prima di cui sono costruite le reti ecologiche. Gli organismi che sfruttano le reti possono essere animali o vegetali. Gli animali e i vegetali occupano habitat: per questo la rete puo\u300, prima di proteggere le specie, proteggere gli habitat o gli ecosistemi, cui le specie, e quindi gli ecoidi, sono legati. D. Zorzi e S. Mattedi presentano gli strumenti per ridurre, a scala locale, gli impatti del traffico stradale sulla dispersione delle specie della fauna selvatica, mentre D. McCollin e J. Jackson presentano l\u2019uso che dei corridoi fanno le specie vegetali nemorali, patrimonio disperso nella matrice priva di copertura naturale, tipica dell\u2019agricoltura intensiva e delle aree urbanizzate. Una presentazione del concetto di rete ecologica, a scala di paesaggio, e delle sue applicazioni in ambito europeo e nazionale, sono svolti, rispettivamente, da R. Jongman e D. Franco. R. Gambino presenta invece gli sviluppi piu\u300 recenti in tema di cultura e tutela ambientale del territorio e le richieste della societa\u300 cui le reti ecologiche possono dare risposta. La valutazione della qualita\u300 dei corridoi ecologici che si manifestano a piu\u300 grande scala, cioe\u301 le siepi del paesaggio agrario e una serie di indici sintetici e\u300 proposta da T. Sitzia. Pochi sono gli esempi di normative nazionali o regionali tese a tradurre i concetti e le evidenze sperimentali in realta\u300: uno di questi e\u300 la Legge Regionale 13/2003 del Veneto che costruisce le graduatorie dei beneficiari di incentivi pubblici all\u2019impianto di boschi di pianura, non solo in base al loro status giuridico o alla presenza di aree protette nelle vicinanze, ma anche, come raramente viene fatto, sulla base della vicinanza a boschi relitti, ragionando in termini di rete ecologica. F. Correale ne da\u300 una presentazione. I Sistemi Geografici Informativi, ormai irrinunciabili nello studio del paesaggio, trovano nelle reti ecologiche un campo di applicazione importante, che A. Fiduccia, L. Fonti, M. Funaro, L. Gregari, S. Rapicetta e S. Reniero presentano nel loro contributo. Infine non basta ragionare di fauna e flora, occorre individuare idonei strumenti di progettazione e pianificazione; G. De Togni affronta quelli a piccola scala, ovvero quelli urbanistici, G. Mezzalira affronta quelli a grande scala, ovvero la progettazione. L'organizzazione del Corso ha impegnato, oltre ai componenti del Comitato Organizzativo e a quelli del Comitato Scientifico anche I. Dainese e A. Tosatto, che hanno svolto il fondamentale supporto di segreteria presso il Dipartimento, e il personale del Centro Studi per l'Ambiente Alpino di S. Vito di Cadore: F. Fontanella, R. Menardi e C. Filoso, ai quali tutti va un caloroso ringraziamento

    Origin and ecological selection of core and food-specific bacterial communities associated with meat and seafood spoilage

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    The microbial spoilage of meat and seafood products with short shelf lives is responsible for a significant amount of food waste. Food spoilage is a very heterogeneous process, involving the growth of various, poorly characterized bacterial communities. In this study, we conducted 16S ribosomal RNA gene pyrosequencing on 160 samples of fresh and spoiled foods to comparatively explore the bacterial communities associated with four meat products and four seafood products that are among the most consumed food items in Europe. We show that fresh products are contaminated in part by a microbiota similar to that found on the skin and in the gut of animals. However, this animal-derived microbiota was less prevalent and less abundant than a core microbiota, psychrotrophic in nature, mainly originated from the environment (water reservoirs). We clearly show that this core community found on meat and seafood products is the main reservoir of spoilage bacteria. We also show that storage conditions exert strong selective pressure on the initial microbiota: alpha diversity in fresh samples was 189 +/- 58 operational taxonomic units (OTUs) but dropped to 27 +/- 12 OTUs in spoiled samples. The OTU assemblage associated with spoilage was shaped by low storage temperatures, packaging and the nutritional value of the food matrix itself. These factors presumably act in tandem without any hierarchical pattern. Most notably, we were also able to identify putative new clades of dominant, previously undescribed bacteria occurring on spoiled seafood, a finding that emphasizes the importance of using culture-independent methods when studying food microbiota
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