4 research outputs found

    Evaluation of the cardiovascular risk in patients undergoing major non-cardiac surgery: role of cardiac-specific biomarkers. A consensus document by the Inter-Society Study Group on Cardiac Biomarkers of the Italian Societies of Clinical Biochemistry: European Ligand Assay Society (ELAS), Italian section; Societa Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBioC); Societa Italiana di Patologia Clinica e Medicina di Laboratorio (SIPMel)

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    Major adverse cardiovascular events are frequently observed in patients undergoing major non-cardiac surgery during the peri-operative period. At this time, the possibility to predict cardiovascular events remains limited, despite the introduction of several algorithms to calculate the risk of adverse events, mainly death and major adverse cardiovascular events (MACE) based on the clinical history, risk factors (sex, age, lipid profile, serum creatinine) and non-invasive cardiac exams (electrocardiogram, echocardiogram, stress tests). The cardiac-specific biomarkers natriuretic peptides (NPs) and cardiac troponins (cTn) have been proposed as additional tools for risk prediction in the peri-operative period, particularly for the identification of myocardial injury in patients undergoing major non-cardiac surgery. The prognostic information from the measurement of BNP/NT-proBNP and hs-cTn is independent and complementary to other important indicators of risk, also including ECG and imaging techniques. Elevated levels of cardiac-specific biomarkers before surgery are associated with a markedly higher risk of MACE during the peri-operative period. BNP/NT-proBNP and hs-cTn should be measured in all patients during the clinical evaluation before surgery, particularly during intermediate- or high-risk surgery, in patients aged >65 years and/or with comorbidities. Several questions remain to be assessed in dedicated clinical studies, such as how to optimize the management of patients with raised cardiac specific biomarkers before surgery, and whether a strategy based on biomarker measurement improves patient outcomes and is cost-effective

    Hs-ctn Poct:state-of-art and clinical-organizational perspectives

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    The rationale for the Point-of-care testing (POCT) of troponin (cTn) lies in the reduction of the Turnaround Time (TAT) and therefore of the length-of-stay (LOS) in the Emergency Department (ED), and in the diagnosis of heart injury in isolated areas. However, cTn POCTs are less sensitive and not comparable with laboratory methods (LAB). Their data cannot be used in the troponin curve with the LAB method and the rise and fall curve with POCT must be followed for more than 6 hours. Furthermore, there are few primary evidence and no meta-analyses on the role of cTn POCTs. Nevertheless, POCTs with hs-cTn (high-sensitivity troponin) method have recently appeared on the market and can overcome the above-described issues: PATHFAST hs-cTn, Quiedel/Alere TriageTrue, Atellica VTLi Patient-side. The Review describes the data and evidence of these devices, evaluating their adequacy for the diagnostic objectives, and their perspectives

    Educazione plurilingue: ricerca, didattica e politiche linguistiche. Bildung zur Mehrsprachigkeit: Forschung, Didaktik und Sprachpolitik. Plurilingual education: research, teaching and language policies

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    Il presente volume è dedicato al plurilinguismo e alla competenza plurilingue, un tema che da qualche anno a questa parte è sempre più al centro dell’attenzione di ricerca e didattica delle lingue straniere. La competenza plurilingue è per la nostra epoca, caratterizzata da crescente globalizzazione culturale un obiettivo particolarmente auspicabile, indiscusso è il suo alto valore per gli individui e la società. In Europa il riconoscimento sociale del plurilinguismo non è al passo con il notevole sviluppo del fenomeno. Se il plurilinguismo ha ottenuto adeguata diffusione nel dibattito scientifico, nella prassi didattica la prospettiva plurilingue sta guadagnando terreno con lentezza, nelle università come pure nelle scuole. In sede di apprendimento istituzionale, gli approcci plurilingue sono ancora oggi l’eccezione e non la regola. Considerate tali premesse, nel 2012 l’Istituto Italiano di Studi Germanici/IISG Roma ha dato vita a un progetto con gli obiettivi di rivedere e ampliare lo stato dell’arte nella didattica della lingua terza (L3) e la ricerca sull’intercomprensione, effettuare analisi empiriche e presentare proposte concrete per l’attuazione in aula del concetto di plurilinguismo, anche al fine di rendere più efficace il processo di apprendimento delle lingue straniere. Il progetto di ricerca dedicato a lingua terza e intercomprensione nel contesto del plurilinguismo nell’Unione Europea e nel Mediterraneo nasce dalla collaborazione tra Martina Nied Curcio e Marianne Hepp, responsabili scientifiche, e Monica di Benedetto, coordinatrice del progetto . Gli esiti delle ricerche sono stati via via presentati in seminari e corsi di formazione per insegnanti e infine nel convegno conclusivo, svoltosi presso l’IISG di Roma nel gennaio del 2017. I preziosi impulsi scaturenti dal convegno hanno fornito la base per il presente volume, la cui fisionomia originale si deve a una serie di approfondimenti e nuovi contributi. Il volume affronta il tema del plurilinguismo da varie prospettive. I contributi del volume sono organizzati in base a criteri tematici in sei parti, per quanto alcuni di essi, di carattere trasversale, avrebbero potuto essere allocati anche in un’altra sezione. La prima parte (Plurilinguismo e le discipline di riferimento) riassume aspetti fondamentali del plurilinguismo e delle discipline che se ne occupano (neuro, psico e sociolinguistica). Temi trattati sono la rappresentazione cerebrale dell’attività cognitiva nell’espressione linguistica (Riehl), le scelte di politica culturale in conseguenza dell’incremento della popolazione scolastica plurilingue (Krumm), una proposta di ampliamento del repertorio linguistico nelle classi plurilingue a partire da uno studio condotto in Alto Adige (Zanasi e Platzgummer). La seconda parte raccoglie una serie di contributi sul tema Plurilinguismo e politiche linguistiche, equivalenti ad altrettante proposte programmatiche per l’adeguato riconoscimento del plurilinguismo nella società di oggi (Roche), per un modello di università trilingue su esempio dell’Università di Bolzano (Zanin), le scelte di offerta formativa plurilingue in un paese prevalentemente monolingue come il Regno Unito (Koglbauer), la conservazione della biodiversità linguistica e culturale nelle regioni con lingue autoctone (Spinelli). La terza parte (Plurilinguismo e il ruolo dell’inglese) si concentra sul plurilinguismo e il ruolo dell’inglese. Il saggio introduttivo (Lopriore) tratta del ruolo dell’inglese come lingua franca e le conseguenze per l’insegnamento delle lingue e la formazione degli insegnanti. Il secondo articolo (Nied Curcio) illustra l’importanza dell’inglese come lingua ponte per l’apprendimento del tedesco e di altre lingue straniere. Nella quarta parte (Plurilinguismo e intercomprensione), incentrata sull’intercomprensione delle lingue romanze, si discute il ruolo delle strategie di interproduzione nella comunicazione plurilingue tra parlanti di lingue romanze e inglese L1 (Capucho). Il saggio successivo (Pippa) tratta il tema dell’intercomprensione scritta con focus sul livello tecnico del linguaggio. La quinta parte del volume (Plurilinguismo e tedesco come lingua straniera) presta attenzione al tedesco come lingua straniera in un contesto plurilingue. Il saggio introduttivo (Missaglia) si basa sull’acquisizione della lingua tedesca L3 in Italia (per lo più studiato come seconda ingua straniera dopo l’inglese L2), mostrando come i modelli prosodici del tedesco L3 possano essere più facilmente riprodotti per via delle similarità con l’inglese L2. Il saggio seguente (Ricci Garotti) presenta i risultati di un progetto di ricerca sull’alfabetizzazione plurilingue in Trentino, descrivendo nel dettaglio l’influenza dell’inglese L2 sulla produzione testuale del tedesco L3 e, di contro, l’importanza del tedesco L2 per l’acquisizione dell’inglese L3. Il contributo successivo (Cosentino) dimostra tramite una sperimentazione didattica come il plurilinguismo possa essere efficacemente implementato nella comunicazione scientifica. Il contributo conclusivo della quinta parte (Flinz) è dedicato al plurilinguismo nel sistema scolastico italiano, in particolare nella scuola media, mettendo in luce le potenzialità di un insegnamento multidisciplinare delle lingue. L’ultima parte del volume (Plurilinguismo e linguistica testuale) riguarda l’uso di strumentari della linguistica testuale nella didattica plurilingue universitaria. Il primo saggio (Malloggi) illustra come specifiche strategie di lettura inferenziale possano attivare la conoscenza del mondo, ad esempio la conoscenza di altre lingue apprese in precedenza, producendo una consapevolezza linguistica valida non solo per una specifica lingua. Il saggio che segue (Salzmann) verte su una didattica dei generi testuali di orientamento plurilingue, utile a potenziare il trasferimento di competenze testuali translinguistiche. L’ultimo saggio (Hepp), dedicato all’uso di testi paralleli di tipologia giornalistica, rileva il ruolo svolto dalle caratteristiche transculturali dei generi testuali nello sviluppo di una consapevolezza testuale plurilingue
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