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    INSUFFICIENZA RENALE ACUTA NEL PAZIENTE OSPEDALIZZATO: STUDIO OSSERVAZIONALE

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    Abstract Congresso Nazionale Società Italiana di Nefrologia. L’insufficienza renale acuta (IRA) ha una prevalenza sempre più elevata (Hsu C et al., Kidney Int 2007, 72:208-12) e si associa a incremento della mortalità e dei tempi di degenza. Scopo. Studio prospettico osservazionale finalizzato alla valutazione della tipologia di IRA e dei principali “outcome” in pazienti ricoverati presso il nostro ospedale e giunti all’osservazione del nefrologo. Pazienti e metodi. Sono stati presi in considerazione pazienti che avevano sviluppato IRA definita secondo i criteri RIFLE. A tale scopo è stata utilizzata la scheda raccolta dati proposta per un registro IRA dal gruppo di studio “area critica” della Sezione ALaMMU della SIN. La scheda includeva le seguenti informazioni: esordio, eziopatogenesi, tipolo- gia, durata e decorso dell’IRA, fattori di comorbilità, presenza di MODS (Multiple Organ Dysfunction Syndrome), necessità e tipo di terapia sostitutiva, “outcome” (sopravvivenza, recupero funzione renale). Risultati. Negli ultimi 4 anni (2005-2009) sono stati osservati 274 pazienti (188 M, 86 F) con IRA. Età: 66.9±14.6 aa. IRA insorta durante il ricovero: 53.6% (n=147). IRA oligurica: 71.5% (n=196). IRA sovrapposta a IRC (classi K/DOQI 3-5): 63.5% (n=174). Fattori di co- morbilità: ipertensione arteriosa 71.9%, diabete mellito 41.2%, arteriopatia polidistrettua- le 27.7%, neoplasia 13.5%. Tipo di IRA: pre-renale 33.2% (n=91), renale 56.2% (n=154), post-renale 10.6% (n=29). IRA associata a MODS: 31% (n=85). Classe RIFLE: “R” 8.4% (n=23), “I” 6.2% (n=17), “F” 85.4% (n=234). Necessità di terapia sostitutiva (IHD o CRRT): 54% (n=148). Accesso vascolare: femorale (85.8%), giugulare interna (12.8%), succlavia (1.4%). Pazienti usciti dal follow-up: 4% (n=11). La mortalità è stata del 31.9% (n=84) ed è risultata significativamente più elevata nell’IRA oligurica (37.8% vs 12.8%, p 21 gg 12.3%. L’analisi multivariata ha evidenziato il significato prognostico sfavorevole dell’oliguria (OR 2.58, CI 1.15-5.8, p=0.021), della necessità di RRT (OR 4.2, CI 1.74-10, p<0.001) e della presenza di MODS (OR 4, CI 1.8-8.8, p<0.0001). Conclusioni. La prevalenza di IRA di grado grave e la numerosità relativa della popo- lazione di pazienti con IRA associata a MODS rappresentano una particolarità e allo stesso tempo, un limite dello studio. In relazione alla prevalenza di IRA insorta durante il ricovero, spesso sovrapposta a IRC, e alla percentuale non trascurabile di IRA prerenale, emerge la necessità di attuare misure preventive finalizzate a ridurre l’incidenza di cause iatrogene. In una percentuale elevata di pazienti si è assistito a recupero completo o parziale della funzione renale che si è verificato nella maggior parte dei casi entro 7 gg. Si conferma, infine, il significato prognostico sfavorevole dell’oliguria, della necessità di terapia sostitutiva e della presenza di MODS già riportato in letteratura

    DISCREPANZA TRA DOSE DIALITICA PRESCRITTA E DOSE DIALITICA SOMMINISTRATA NELLE TERAPIE SOSTITUTIVE RENALI CONTINUE (CRRT)

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    I periodi di interruzione del trattamento (down time) e la discrepanza tra dose dialitica prescritta e dose somministrata sono spesso riportati come un limite delle CRRT. Tutta- via, a nostra conoscenza, non sono disponibili studi che abbiano quantificato, oltre al down time, la “perdita” di dose determinata dalle numerose interruzioni dei flussi che si verificano durante CRRT per le cause più svariate (allarmi, sostituzione sacche, accesso vascolare). Scopo. Valutare, durante CRRT e senza considerare i periodi di down time, l’entità della discrepanza tra dose dialitica prescritta e dose somministrata cercando di identificare, inoltre, le reali cause di interruzione del trattamento. Metodi. In pazienti (pz) “critici” con IRA sottoposti a CRRT sono stati utilizzati monitor Pri- smaflex Hospal in grado di trasferire su “PC Card” le seguenti informazioni rilevate ogni minuto o al verificarsi di eventi: modifiche flussi, allarmi, pressioni (arteriosa, pre-filtro, venosa, TMP), soluzioni (quantità effettiva dialisato e/o reinfusione, rimozione liquidi, effluente). L’analisi dei dati era finalizzata a determinare: durata CRRT, dose dialitica somministrata, cause di conclusione CRRT. Quest’ultime erano messe a confronto con quelle segnalate sulla scheda infermieristica. Era prescritta una dose dialitica iniziale di 35 ml/kg/h (flusso effluente), modificabile secondo esigenze cliniche. Membrane: AN69 o PAES. Protocollo anticoagulazione: eparina standard o metodiche alternative (senza eparina, citrato). Risultati. In 36 pz (22 M, 14 F, età 64.6±10.8) sono stati esaminati 153 circuiti (104 CV- VHDF, 31 CVVHD, 18 CVVH) per un totale di 185 gg di CRRT. Durata circuiti: 29.1±20.6 h (mediana 22.9) senza differenze significative tra le metodiche (CVVHDF 29.6±19.6; CVVHD 27.4±19.7; CVVH 29.1±22.5). Cause conclusione: coagulazione (32%), malfun- zionamento CVC (24%), malfunzionamento o errore bilance (18%), allarme trasduttori- sensori (11%), programmata (7%), procedure diagnostico-terapeutiche (4%), aria circuito (4%). La coagulazione del circuito riportata sulla scheda infermieristica (51.6%) era netta- mente sovrastimata rispetto a quanto emerso dall’analisi dei dati (32%). La differenza tra dose dialitica somministrata e dose prescritta era significativa (28.6±7.5 vs 30.6±7.8 ml/ Kg/h, p10%. Conclusioni. La nostra esperienza evidenzia che le interruzioni temporanee della CRRT, le- gate alla gestione del circuito, rappresentano una causa spesso trascurata di discrepanza tra dose dialitica prescritta e dose somministrata. L’entità della “perdita” di dose potrebbe apparire modesta ma, sommandosi al down time, merita di essere rilevata potendo assu- mere significato nel singolo pz e variare notevolmente in relazione a cause tecniche e/o esperienza dell’operatore. La possibilità di individuare con maggiore precisione le cause di sospensione della CRRT potrebbe ridurre il rischio di modificazioni non necessarie del protocollo di anticoagulazione

    PROTOCOLLO DI ANTICOAGULAZIONE REGIONALE CON CITRATO IN CVVH: RISULTATI PRELIMINARI.

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    Introduzione. L’anticoagulazione (AC) rappresenta uno dei problemi più controversi nelle CRRT. In pazienti ad alto rischio emorragico è possibile effettuare la CRRT senza eparina o con protocolli di AC alternativi. Tra questi l’AC regionale con citrato sembra essere il più efficace. Scopo. Valutare, in pazienti “critici” con IRA sottoposti a CVVH, efficacia e tollerabilità dell’AC regionale con una soluzione di citrato a bassa concentrazione. Pazienti e Metodi. In pazienti post-cardiochirurgici ad elevato rischio emorragico, ab- biamo adottato l’AC regionale con citrato come protocollo di prima scelta. La CVVH è stata effettuata utilizzando, in pre-diluizione, la soluzione Prismocitrate 10/2 (Hospal) (citrato trisodico 10 mmol/l-acido citrico 2 mmol/l). La velocità iniziale di reinfusione era impostata in relazione al flusso ematico (Qb) al fine di mantenere una concentrazione di citrato nel circuito di 2-3 mmol/l e modificata in base ai controlli di Ca++ circuito (c-Ca++) eseguiti ogni 6h (target < 0.4 mmol/l). La dose dialitica prescritta era ottenuta aggiun- gendo, in post-diluizione, una soluzione con tampone bicarbonato (30 mEq/l) e Ca++ (2 mmol/l). I valori di Ca++ sistemico (s-Ca++) erano mantenuti al target di 1.1-1.25 mmol/l tramite infusione di CaCl2 (10%) in linea venosa centrale. Risultati. Sono stati sottoposti a CVVH con citrato 7 pazienti (età 69.4±9.5) con IRA post-cardiochirurgica (SOFA score 15.2±2.8, SOFA cardiovascolare 2.5±1.5). Parame- tri CVVH: dose dialitica 35.3±2.2 ml/Kg/h; Qb 138.6±28.3 mL/min; Q Prismocitrate 10/2: 2100±200 ml/h; carico metabolico di citrato 15.4±1.6 mmol/h; infusione CaCl2 6±0.8 mL/h. Sono state effettuate 1795 h di CVVH (n=39 circuiti). La durata dei circuiti è stata 46±33.5 h (mediana 38 h). In nessun caso la CVVH è stata interrotta per coagu- lazione dell’emofiltro. Cause di interruzione: 23% malfunzionamento CVC, 28% errore o problema tecnico, 15% procedure diagnostiche/terapeutiche, 13% interruzione pro- grammata, 21% altre cause. Nessun paziente ha presentato complicanze emorragiche. I valori di c-Ca++ e di s-Ca++ sono stati agevolmente mantenuti entro il target (0.37±0.07 e 1.21±0.14 mmol/l, rispettivamente). Il controllo metabolico è stato soddisfacente (Cr 1.71±0.9 e BUN 36.1±14.3 mg/dl). Nella maggior parte dei pazienti la persistenza di acidosi metabolica ha richiesto la somministrazione di NaHCO3 (110.7±109.5 mEq/die) nonostante in nessun caso siano stati evidenziati segni indiretti di accumulo di citrato (Calcemia totale /s-Ca++ ratio costantemente < 2.5). La velocità di infusione di CaCl2 è stata 4.2±1.2 ml/h (Ca elemento 2.86±0.8 mmol/h). Conclusioni. Nella nostra esperienza, la CVVH con citrato ha consentito di ottenere, in assenza di complicanze emorragiche ed elettrolitiche, una durata dei circuiti compatibile con un controllo metabolico ottimale limitando i periodi di down-time legati a problemi di coagulazione. Emerge, tuttavia, la necessità di una modulazione del bilancio dei tamponi attraverso l’impiego di soluzioni di citrato e/o bicarbonato a concentrazioni più elevate

    Influencia del tiempo de batido de la pasta de aceitunas sobre los rendimientos en aceite y sobre la calidad química y organoléptica del aceite de oliva virgen obtenido con un decanter centrifugo con ahorro de agua.

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    Experimental tests were carried out to ascertain the influence of malaxation time of olive paste on extraction yields and qualitative characteristics of virgin olive oils obtained by a centrifugal decanter at water saving. Results show that malaxation time has to be no less than 45 minutes to have a satisfactory oil extraction yield. Furthermore, it was ascertained that the malaxation time, protracted up to 90 minutes, does not have influence upon qualitative and organoleptic characteristics of oils. Only the total phenols content of oils changed significantly when the malaxation time of olive paste increased from 15 to 90 minutes. However, in this research has been demonstrated that in some cases the total phenols content of oils increased during the first 30-45 minutes of malaxation and after it diminished. This is due to the variation of total phenols content of vegetable water that in the first time increased and after diminished very quickly. Because of the partition equilibrium law, the total phenols content of oil changed in the same way. Finally, results show that the composition of volatile substances of head-space of oils did not change increasing the malaxation time of olive paste obtained from good quality olive fruits.Se realizaron pruebas experimentales para verificar la influencia del tiempo de batido sobre los rendimientos en aceite y sobre las características de la calidad de los aceites obtenidos con un decanter centrifugo con ahorro de agua. Los resultados conseguidos indicaron que el tiempo de batido no debe ser inferior a 45 minutos para poder obtener rendimientos en aceite satisfactorios. Además, se pudo verificar que la operación de batido, aun siendo prolongada a 90 minutos, no influencia significativamente en las características cualitativas y organolépticas de los aceites. Solo el contenido de fenoles totales en los aceites disminuyó cuando el tiempo de batido fue incrementado de 15 a 90 minutos. Sin embargo, se demostró que en algunos casos el contenido de fenoles totales en los aceites aumentó durante los primeros 15-45 minutos de batido mientras, sucesivamente, disminuyó de acuerdo con los resultados de la literatura. Esto se debe a la variación del contenido de fenoles totales en las aguas de vegetación que anteriormente aumentaron y luego disminuyeron. Debido a la ley del equilibrio de partición, también el contenido de los fenoles totales en sus correspondientes aceites varió de la misma manera. Finalmente, se hace notar que la composición de las sustancias volátiles del espacio de cabeza de los aceites no varia significativamente al variar el tiempo de batido de las pastas de aceitunas de buena calidad

    Reactivity of Indolylmethylacetates with N, O, and S Soft Nucleophiles: Evidence of 2-Alkylideneindolenines and 3-Alkylideneindoleninium Generation by ESI-MS and IRMPD Spectroscopy

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    The synthesis of (aminomethyl), (tosylmethyl), and (aryloxymethyl) indoles starting from indolylmethylacetates and N, O, and S soft nucleophiles has been developed. ESI-MS and IR multiple-photon dissociation (IRMPD) spectroscopy analyses confirm the reaction proceeds through a conjugate addition of the nucleophile to 2-alkylideneindolenines and 3 alkylideneindoleninium

    Synthesis of Indole/Benzofuran-Containing Diarylmethanes through Palladium-Catalyzed Reaction of Indolylmethyl or Benzofuranylmethyl Acetates with Boronic Acids

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    The palladium-catalyzed synthesis of indole/benzofurancontaining diarylmethanes starting from indolylmethyl or benzofuranylmethyl acetates with boronic acids has been investigated. The success of the reaction is influenced by the choice of precatalyst: with indolylmethyl acetates the reaction works well with [Pd(η3-C3H5)Cl]2/XPhos while with benzofuranylmethyl acetates Pd2(dba)3/XPhos is more efficient. The good to high yields and the simplicity of the experimental procedure make this protocol a versatile synthetic tool for the preparation of 2- and 3-substituted indoles and 2-benzo[b]furans. The methodology can be advantageously extended to the preparation of a key precursor of Zafirlukast

    Reactivity of Indolylmethylacetates with N, O, and S Soft Nucleophiles: Evidence of 2-Alkylideneindolenines and 3-Alkylideneindoleninium Generation by ESI-MS and IRMPD Spectroscopy

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    The synthesis of (aminomethyl), (tosylmethyl), and (aryloxymethyl) indoles starting from indolylmethylacetates and N, O, and S soft nucleophiles has been developed. ESI-MS and IR multiple-photon dissociation (IRMPD) spectroscopy analyses confirm the reaction proceeds through a conjugate addition of the nucleophile to 2-alkylideneindolenines and 3-alkylideneindoleninium

    Risk factors and action thresholds for the novel coronavirus pandemic. Insights from the Italian Society of Nephrology COVID-19 Survey

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    Background and aim: Over 80% (365/454) of the nation’s centers participated in the Italian Society of Nephrology COVID-19 Survey. Out of 60,441 surveyed patients, 1368 were infected as of April 23rd, 2020. However, center-specific proportions showed substantial heterogeneity. We therefore undertook new analyses to identify explanatory factors, contextual effects, and decision rules for infection containment. Methods: We investigated fixed factors and contextual effects by multilevel modeling. Classification and Regression Tree (CART) analysis was used to develop decision rules. Results: Increased positivity among hemodialysis patients was predicted by center location [incidence rate ratio (IRR) 1.34, 95% confidence interval (CI) 1.20–1.51], positive healthcare workers (IRR 1.09, 95% CI 1.02–1.17), test-all policy (IRR 5.94, 95% CI 3.36–10.45), and infected proportion in the general population (IRR 1.002, 95% CI 1.001–1.003) (all p &lt; 0.01). Conversely, lockdown duration exerted a protective effect (IRR 0.95, 95% CI 0.94–0.98) (p &lt; 0.01). The province-contextual effects accounted for 10% of the total variability. Predictive factors for peritoneal dialysis and transplant cases were center location and infected proportion in the general population. Using recursive partitioning, we identified decision thresholds at general population incidence ≥ 229 per 100,000 and at ≥ 3 positive healthcare workers. Conclusions: Beyond fixed risk factors, shared with the general population, the increased and heterogeneous proportion of positive patients is related to the center’s testing policy, the number of positive patients and healthcare workers, and to contextual effects at the province level. Nephrology centers may adopt simple decision rules to strengthen containment measures timely
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