32 research outputs found
A Biotechnological T-Shirt Monitors the Patient's Heart during Hemodialysis
Uremic patients are characterized by a "pro-arrhythmic substrate." Arrhythmia appearance during hemodialysis (HD) is an unexpected event with a high incidence of mortality and morbidity and difficult to record in patients repeatedly checked using electrocardiogram (ECG). Furthermore the carrying out of this important examination by classical devices during HD is uncomfortable and sometimes stressful for the patient. It may be very useful to monitor the patient's cardiac activity during the whole HD session. We tried to overcome these difficulties using Whealthy(®) (Wearable Health Care System), a wearable system in a T-shirt composed of conductors and piezoresistive materials, integrated to form fibers and threads connected to tissular sensors, electrodes, and connectors. ECG and pneumographic impedance signals are acquired by the electrodes in the tissue, and the data are registered by a small computer and transmitted via GPRS or Bluetooth
SOCIO-ECONOMIC FACTORS, FOOD HABITS AND PHOSPHORUS LEVELS IN PATIENTS ON HEMODIALYSIS
Background: Hyperphosphoremia is one of the most important risk factors for morbidity and mortality for chronic kidney disease (CKD) patients, and also, for the general population. Excessive dietary intake of phosphate (P) is one of the key factors. In particular, P in its inorganic form, which is contained in food additives, is more readily absorbed. Unfortunately, these food additives are mostly present in convenience so called "fast foods" (pre-cooked), soft drinks, which represent the typical food consumed by our hemodialysis (HD) population, composed by elderly people, mostly low-socio economic class, who often live alone. Objectives: We performed an observational retrospective multicenter study to find any association between social, cultural and economic situation, as well as food habits, and P levels in a cohort of patients on HD. Secondarily; we also examined the association between the fast food consumption and increased P levels, as well as patient compliance for P binding products. Patients and Methods: To explore the association between socio-economic factors and serum P levels, we enrolled 100 patients on periodic HD treatment from three different units. Information on social, cultural, economic, diet habits, therapy for hyperphosphoremia and hematological and clinical parameters had been collected through specific questionnaires, administered by a physician. Results: Results showed serum P level was reduced in patients who live alone compared to patients in family (P = 0.04), in self-sufficient (P = 0.05) and in patients belonging to middle-upper class, versus low-class (P = 0.003). Fast foods intake correlates with increase in P serum levels (P = 0.002), whilst the same correlation was not found for cheese intake. Our data show that socio-economic status and food habits are useful predictors of P serum levels. Conclusions: In conclusion, dietary counseling of patients on HD is mandatory. Interventions that consider the socio-economic situation allow delivering important messages on foods with the least amount of P and adequate protein content, and they may be a successful strategy in targeting patients at a higher risk of hyperphosphoremia
Role of Paricalcitol in Modulating the Immune Response in Patients with Renal Disease
Introduction. The aim was to highlight the existence of a relationship between vitamin D deficiency, chronic inflammation, and proteinuria, by measuring neutrophil gelatinase associated lipocalin (NGAL) and common inflammatory markers after administration of paricalcitol, a vitamin D analog, in vivo and in vitro. Methods. 40 patients with end-stage chronic kidney disease (CKD) and secondary hyperparathyroidism and 40 healthy subjects were enrolled. Serum calcium, phosphorus, 25(OH)-vitamin D, parathyroid hormone (PTH), erythrocyte sedimentation rate, high-sensitivity C-reactive protein, interleukin-(IL-) 17, IL-6, IL-1 , interferon-gamma (IFN-), tumor necrosis factor-alpha (TNF-), plasmatic and urinary NGAL, and 24 h albuminuria and proteinuria were measured before and 24 h after an intravenous bolus of paricalcitol (5 mcg). Human peripheral blood mononuclear cells were isolated and stimulated with phytohaemagglutinin. NGAL, IL-1 , IL-17, IL-6, TNF-, and IFN-were measured in the culture medium and in the 24 h urine collection. Results. 25(OH)-vitamin D was lower in CKD than in controls ( < 0.0001), while inflammatory markers were higher in CKD group ( < 0.0001). In vivo and in vitro studies showed a downregulation of NGAL, IL-17, IL-6, IL-1 , TNF-, and IFN-after paricalcitol administration ( < 0.0001). Conclusions. 25(OH)-vitamin D regulates immune and inflammatory processes. Further studies are needed to confirm these data in order to improve the treatment of CKD patients
Stabilità lavorativa e alte qualifiche professionali. Uno sguardo sul fenomeno dell’overeducation a partire da fonti amministrative integrate
La transizione al lavoro dei giovani italiani è connotata, ormai da più di un decennio, da una frammentarietà ed una scarsa valorizzazione, spesso persistenti, delle competenze acquisite nei percorsi formativi. In mercati del lavoro molto segmentati e durante i primi anni di lavoro infatti la stabilità contrattuale è rara e spesso si accompagna a qualifiche non coerenti con i titoli di studio. L’articolo cercherà di far luce sull’ipotesi che esista un trade off negativo tra contratti maggiormente stabili e livelli di qualifica professionale, generando fenomeni di disallineamento e allarmanti conseguenze sul piano economico, sociale e personale.
In particolare, attraverso una sperimentazione di integrazione tra banche dati amministrative (archivi dell’Università di Roma La Sapienza e del Ministero del Lavoro) è stato possibile esplorare la relazione tra i livelli di studio dei laureati e le qualifiche professionali raggiunte nel mercato del lavoro dipendente e parasubordinato, per descrivere il match tra offerta e domanda di lavoro nel sistema produttivo nazionale e suggerire linee interpretative che tengano in considerazione anche gli aspetti educativi, spesso trascurati nel dibattito in corso
Stabilità lavorativa e alte qualifiche professionali. Uno sguardo sul fenomeno dell’overeducation a partire da fonti amministrative integrate
La transizione al lavoro dei giovani italiani è connotata, ormai da più di un decennio, da una frammentarietà ed una scarsa valorizzazione, spesso persistenti, delle competenze acquisite nei percorsi formativi. In mercati del lavoro molto segmentati e durante i primi anni di lavoro infatti la stabilità contrattuale è rara e spesso si accompagna a qualifiche non coerenti con i titoli di studio. L’articolo cercherà di far luce sull’ipotesi che esista un trade off negativo tra contratti maggiormente stabili e livelli di qualifica professionale, generando fenomeni di disallineamento e allarmanti conseguenze sul piano economico, sociale e personale.
In particolare, attraverso una sperimentazione di integrazione tra banche dati amministrative (archivi dell’Università di Roma La Sapienza e del Ministero del Lavoro) è stato possibile esplorare la relazione tra i livelli di studio dei laureati e le qualifiche professionali raggiunte nel mercato del lavoro dipendente e parasubordinato, per descrivere il match tra offerta e domanda di lavoro nel sistema produttivo nazionale e suggerire linee interpretative che tengano in considerazione anche gli aspetti educativi, spesso trascurati nel dibattito in corso
Stabilità lavorativa e alte qualifiche professionali. Uno sguardo sul fenomeno dell’overeducation a partire da fonti amministrative integrate
La transizione al lavoro dei giovani italiani è connotata, ormai da più di un decennio, da una frammentarietà ed una scarsa valorizzazione, spesso persistenti, delle competenze acquisite nei percorsi formativi. In mercati del lavoro molto segmentati e durante i primi anni di lavoro infatti la stabilità contrattuale è rara e spesso si accompagna a qualifiche non coerenti con i titoli di studio. L’articolo cercherà di far luce sull’ipotesi che esista un trade off negativo tra contratti maggiormente stabili e livelli di qualifica professionale, generando fenomeni di disallineamento e allarmanti conseguenze sul piano economico, sociale e personale.
In particolare, attraverso una sperimentazione di integrazione tra banche dati amministrative (archivi dell’Università di Roma La Sapienza e del Ministero del Lavoro) è stato possibile esplorare la relazione tra i livelli di studio dei laureati e le qualifiche professionali raggiunte nel mercato del lavoro dipendente e parasubordinato, per descrivere il match tra offerta e domanda di lavoro nel sistema produttivo nazionale e suggerire linee interpretative che tengano in considerazione anche gli aspetti educativi, spesso trascurati nel dibattito in corso
Le risposte degli insegnanti all’emergenza COVID-19
Il volume presenta i risultati di una ricerca condotta a livello nazionale dalla SIRD sulla "didattica a distanza in emergenza" nelle scuole di ogni ordine e grado durante la pandemia da Covid nel 2020. La ricerca ha avuto lo scopo fondamentale di mettere in luce le caratteristiche dell’esperienza realizzata e fare una stima di quanto sia stato possibile realizzare, evidenziando punti di forza e di debolezza e cercando di far emergere gli elementi qualificanti e le difficoltà di un periodo della storia della nostra scuola certamente drammatico
Educazione e transizione al lavoro. Strumenti per una migliore comprensione del fenomeno
L’analisi dei percorsi di transizione al lavoro consente di raccogliere elementi di informazione utili per cercare di comprendere il rapporto dialettico che lega da un lato la qualità dei processi formativi, dall’altro la capacità del mondo del lavoro di assorbire e valorizzare le professionalità proposte dalla formazione universitaria. Attraverso una sperimentazione di integrazione tra banche dati amministrative abbiamo analizzato i percorsi professionali di oltre 120.000 laureati. Il mercato del lavoro attuale, la domanda del sistema produttivo e la relazione tra questa e i percorsi formativi di provenienza, difficilmente possono essere approfonditi se ci limitiamo a considerare il problema in termini riduttivi, considerando gli esiti occupazionali solo come risposta alla domanda “lavora/non lavora”. Maggiormente complesso, ma più significativo è comprendere il numero e le caratteristiche delle esperienze condotte, la loro durata, le qualifiche, le tipologie contrattuali e, possibilmente, effettuare analisi sulla combinazione di tali elementi. In quest’ottica, il nostro contributo intende approfondire, in modo particolare, i percorsi professionali di oltre 200 laureati magistrali in ambito pedagogico. L’analisi mostra che un’elevata percentuale di laureati in pedagogia risulta occupata e svolge attività coerenti con il contenuto dei propri studi, anche se con forme contrattuali spesso poco stabili e tutelate.The analysis of transition paths from university to work offers a chance to reflect on the quality of university courses, on the one hand, and on the ability of the job market to “absorb” and value high skilled workers, on the other. Through an experimental project of integration among administrative databases, we analyzed the professional paths of more than 120,000 graduates. In fact, it is difficult to analyze the labor market today, the work demand expressed by the production system and the relation between work demand and academic degrees if we focus only on a “working/non working” variable. Instead, it is more complex, but also more meaningful, to understand the number and characteristics of the experiences, their lengths, the qualifications, the type of contracts and, possibly, conduct analysis on the combination of such elements. Our contribution is aimed to study in depth the professional paths of more than 200 university graduates holding a Master’s degree in education. The analysis shows that a high percentage of them is employed in positions that are coherent with the content of their studies, even if with non stable and barely protected contracts