8 research outputs found
Long Doublets in the Septuagint of the Book of Proverbs With a history of the research on the Greek translations
The present research is divided into two main parts. In the first one the history of the studies on the Septuagint translation of the book of Proverbs is addressed; particular attention is given to the recent works by Johann Cook, and by David-Marc d'Hamonville.
In the second part long doublets found in the translation are dealt with (Prov. 2.21; 3.15; 14.22; 15.6). These doublets have been traditionally seen as additions inserted by an early Jewish Revisor or via the hexaplaric recension in order to drive the version closer to the so-called Proto-Masoretic Text. The study aims to show that in 3.15 (where both the qere and the ketiv readings are preserved by the two renderings), 14.22, and 15.6 the translation technique of the first translator of Proverbs can be detected. He seems to be interested in preserving the polysemy of the Hebrew text by means of the double translation. However, in verse 2.21 the translation technique of Theodotion has been recognised in the doublet, and this addition has been tentatively ascribed to an early contact with the καίγε recension rather than to a late insertion from the Hexapla.
Thus, if in most of the cases the doublets do not seem to stem from an early Jewish Revisor, in a few instances they may depend on an early exposure to the Jewish recension identified by modern scholars with the name καίγε
Scribes and Translators: Text-Critical Use of Translations of a Translation; Proverbs 8:31 as a Case Study
The Greek translation of the book of Proverbs, is well known to biblical scholars for both its peculiar literary Greek, and its ad sensum renderings, which often make it difficult to recognise which is the underneath Hebrew text. Being a translation from the Hebrew language, the Septuagint of Proverbs was nonetheless in its turn translated into several ancient languages and dialects. As it is proved for other books of the Old Testament, also in Proverbs the Pre-Nicene translations in particular (Latin and Sahidic) prove to sometimes preserve readings which are not preserved by the Post-Nicene Greek manuscripts. These readings may occasionally represent a different, if not better, Hebrew Vorlage in comparison with the Masoretic Text.
This complex situation is elucidated here by the case found in Prov. 8.31 where both the Latin and Sahidic show a line which has been only recently partially recognised also in a Greek papyrus. Particular attention is given to the problem of restoring the Greek text and its Hebrew Vorlage, and how these findings should be treated when editing a critical or diplomatic text and its apparatus. The author finally attempts some exegetical and theological inferences
I culti di origine egiziana a Delo: Installazione, permanenza durante la dominazione ateniese (166–69 a.C.) e caratteri peculiari
L'articolo si occupa delle testimonianze epigrafiche dei culti di origine egiziana a Delo dall'installazione fino alla rovina dell'isola (69 a.C.), in particolare di Serapide e di Iside, anche allo scopo di comprendere le ragioni del successo di questi culti in Grecia ed Italia in età romana
Dating and Locating the Septuagint of Proverbs in Its Jewish-Hellenistic Cultural Context
Il saggio cerca di individuare per la traduzione greca dei Proverbi alcuni riferimenti incontrovertibili rispetto alla datazione e alla collocazione geografica. In particolare, si utilizzano le citazioni riscontrate in Filone, nella Sapienza di Salomone e nel Siracide greco per indicare una datazione a cavallo del I sec. a.C. nel contesto culturale ebraico-alessandrino
Double translations in the Greek Proverbs
My doctoral research (Durham University, Department of Theology and Religion) mainly focuses on the doublets which one reads in the Greek version of the Book of Proverbs
Proverbs
Il capitolo tratta la storia della ricerca sulla traduzione greca del libro dei Proverbi a partire dall'età moderna. Particolare attenzione viene dedicata alla questione testuale e a quella della collocazione temporale e geografica. Ci si sofferma anche sugli aspetti ideologici della traduzione. Alcune promettenti piste di ricerca sono indicate
Vita di mor Augin
La "Vita di mor Augin" è una leggenda agiografica, patrimonio delle Chiese cristiane orientali di lingua siriaca, che narra le vicende del santo e dei suoi compagni, facitori di miracoli e fondatori di monasteri. Mor Augin, ovvero sant’Eugenio, vissuto secondo la tradizione nel IV secolo, nacque in Egitto. Dapprima pescatore di perle, divenne monaco presso il cenobio di san Pacomio, da dove poi migrò con settanta discepoli diretto verso la regione dell’alta Mesopotamia, intorno alla città di Nisibi, ora Nusaybin (Turchia). Con la sua compagnia risanò miracolosamente malati, risuscitò defunti, ebbe a che fare con santi ed empi, deboli e potenti, sovrani amici e nemici. Si meritò l’appellativo di “secondo Cristo” e un suo sedicente discepolo ne scrisse la "Vita" in lingua siriaca, un racconto che divenne la tradizione fondante del monachesimo nella regione chiamata Tur ʿAbdin, la “montagna dei servi”, ovvero la regione della Turchia sud-orientale che è tuttora patria di cristiani di lingua aramaica siriaca. Questa traduzione in italiano della "Vita" siriaca, opera di un gruppo di studenti e docenti di lingua siriaca e storia dell'arte che hanno viaggiato nella regione nel 2020, è presentata in forma semplice, cioè senza apparato di introduzioni storiche e letterarie, né annotazioni, confidando che così com’è, avvincente e anacronistica, possa servire da chiave d’ingresso nell’agiografia siriaca. Il libretto contiene in appendice una breve guida storico-artistica del monastero di Mor Augin, sulla Montagna di Izlo, a nord-est di Nusaybin, fondato secondo la tradizione dal santo e tuttora abitato da monaci