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    Nanodiamonds-induced effects on neuronal firing of mouse hippocampal microcircuits

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    Fluorescent nanodiamonds (FND) are carbon-based nanomaterials that can efficiently incorporate optically active photoluminescent centers such as the nitrogen-vacancy complex, thus making them promising candidates as optical biolabels and drug-delivery agents. FNDs exhibit bright fluorescence without photobleaching combined with high uptake rate and low cytotoxicity. Focusing on FNDs interference with neuronal function, here we examined their effect on cultured hippocampal neurons, monitoring the whole network development as well as the electrophysiological properties of single neurons. We observed that FNDs drastically decreased the frequency of inhibitory (from 1.81 Hz to 0.86 Hz) and excitatory (from 1.61 Hz to 0.68 Hz) miniature postsynaptic currents, and consistently reduced action potential (AP) firing frequency (by 36%), as measured by microelectrode arrays. On the contrary, bursts synchronization was preserved, as well as the amplitude of spontaneous inhibitory and excitatory events. Current-clamp recordings revealed that the ratio of neurons responding with AP trains of high-frequency (fast-spiking) versus neurons responding with trains of low-frequency (slow-spiking) was unaltered, suggesting that FNDs exerted a comparable action on neuronal subpopulations. At the single cell level, rapid onset of the somatic AP ("kink") was drastically reduced in FND-treated neurons, suggesting a reduced contribution of axonal and dendritic components while preserving neuronal excitability.Comment: 34 pages, 9 figure

    INSIDIE DIAGNOSTICHE DELLA TROMBOSI VENOSA CEREBRALE: STORIA DI UN CASO CLINICO

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    Introduzione: la trombosi venosa cerebrale (TVC) \ue8 una condizione rara, le manifestazioni sono spesso elusive, i primi reperti radiologici non d\u2018immediato riscontro e quindi trascurabili. La prognosi neurologica \ue8 variabile ma nell'80% dei casi \ue8 favorevole. Incidenza: 7 bambini milione/anno. Clinica: cefalea improvvisa, convulsioni, coma, alterazioni oculari i pi\uf9 frequenti. I fattori di rischio, in accordo con la triade di Virchow: trombofilia congenita o acquisita, danno endoteliale (es: flogosi, infezioni) e stasi del flusso sanguigno (es: policitemia). Diagnosi: anamnesi, esame obiettivo, Rm cerebrale, in alternativa eseguire la TC encefalo, se queste negative pu\uf2 essere utile un'angiografia cerebrale. Terapia: nella fase acuta stabilizzare le condizioni del paziente e prevenire o ridurre l'erniazione cerebrale, somministrando mannitolo ev; in alternativa rimozione chirurgica dell'infarto cerebrale o decompressione mediante emicraniectomia, successivamente va trattata la patologia di base e impostata un'accurata terapia anticoagulante. Caso clinico: maschio, 5 anni, storia di autismo, giunge per anemia grave trattata con trasfusione di emazie concentrate. Durante il ricovero comparsa di cefalea e stato soporoso, esegue TC encefalo senza mdc con riscontro di centimetrica iperdensit\ue0 (60 HU circa) in corrispondenza del seno sagittale superiore; all'Angio-RM: trombosi a carico del terzo medio del seno sagittale superiore al vertice ed in corrispondenza della sua porzione pi\uf9 distale, del seno trasverso e del seno sigmoideo di destra. Consulenza oculistica negativa. Esami ematochimici: indici di flogosi e funzionalit\ue0 epato-renale nella norma, D-Dimero 2,92 (vn <0,5), PT, aPTT e INR nella norma, studio trombofilico ancora in corso. Dopo consulto specialistico multidisciplinare inizia terapia con eparina a 100 U/Kg ogni 12 h per 10 giorni e profilassi con acido acetilsalicilico a 10mg/Kg per 3 mesi con progressivo miglioramento delle condizioni cliniche generali e delle performances neurologiche. Il piccolo \ue8 seguito in regime di follow-up ambulatoriale. Conclusioni: la visualizzazione diretta della TVC, nella TC encefalo senza mdc, \ue8 spesso difficile e si sospetta qualora la densit\ue0 delle vene cerebrali appare incrementata rispetto alla loro fisiologica leggera iperdensit\ue0 (dense clot signe). Questa pu\uf2 essere confermata in TC con mdc che determina un enhancement durale attorno al trombo che non ha impregnazione (empty delta sign). Il caso presentato \ue8 una trombosi dei seni sagittale superiore, trasverso e sigmoideo di destra in paziente affetto da autismo; sebbene siano condizioni rare e di difficile interpretazione, vanno sempre sospettate in presenza di alterazioni neurologiche aspecifiche, diagnosticate e trattate prontamente per ridurre la probabilit\ue0 di esito infausto o sequele neurologiche a lungo termine

    Risultati preliminari degli Studi Prospettico e Retrospettivo (OEP 2015-01 e 2015-02) sull’Anemia Emolitica Autoimmune (AEA) del bambino di nuova diagnosi

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    L’anemia emolitica autoimmune (AEA) è una emopatia rara in età pediatrica nella quale i criteri diagnostici e le strategie terapeutiche non sono ancora ben standardizzate. Il GdL AIEOP “Patologie del globulo rosso” ha affrontato tali problematiche producendo un documento, fruibile sul sito AIEOP dal 1 Novembre 2013, che possa essere di aiuto nella gestione della patologia e ha dato inizio ad uno Studio sia retrospettivo che prospettico multicentrico di raccolta dati, per valutare se e come le indicazioni fornite possano aver cambiato la gestione dell’emopatia. Vengono presentati i risultati preliminari riguardanti 159 bambini, 48 con diagnosi precedente il 1 Novembre 2013 e 111 con diagnosi successiva. I pazienti, 56%M e 44%F, con un’età mediana alla diagnosi di 47 mesi, sono stati reclutati da 21 Centri AIEOP. Alla diagnosi, nel 20,8% dei pazienti, si è riscontrata la presenza di patologie immunologiche e/o ematologiche precedenti o concomitanti l’AEA mentre nel 15,1% era documentata un’infezione isolata. Il valore medio di Hb era 6,1 grammi, quasi tutti i pazienti presentavano segni di emolisi. Nella Tabella 1 sottostante sono riportate le indagini immunoematologiche. Il trattamento nelle AEA, escludendo le forme da IgM fredde, è stato iniziato in 140/146 pz (95,9%) ed ha previsto il PDN a dosaggi convenzionali nel 94,4%. Il 51,4% ha trasfuso Emazie concentrate, il 59,7% HD di PDN, il 49,7% HD di Immunoglobuline, l’1,4% PlasmaExchange. Il 9,5% dei pazienti ha necessitato di terapie alternative già nelle prime 4 settimane. La Remissione Completa è stata raggiunta dal 55,4% dei pazienti al 21° giorno, dal 20,9% al 28° giorno, dal 9,4% al 42° giorno mentre il 14,3% era in RP o Resistente al 42° giorno. La differenza più significativa tra lo studio prospettico e quello retrospettivo è stata la durata della terapia di prima linea: 6 mesi o più (per steroidodipendenza) nel 71,6% dei pazienti dello studio prospettico verso il 52,3% del retrospettivo (p=0.037) e la percentuale di recidive: 5,5% vs 29,8%. Quest’ultimo dato, anche se significativo, è da valutare nel tempo. Nel follow up nel 10,4% dei pazienti sono comparse patologie immunitarie e/o oncoematologiche
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