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    Calvino Between Myth and Science. Cosmological Reflections Mediated by the Latin Classics

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    Italo Calvino si dedica a tematiche cosmologiche di natura mitica e scientifica sia attraverso rielaborazioni narrative, come nel caso di molti racconti, sia con riflessioni saggistiche. Desidera divulgare le più recenti scoperte e ipotesi scientifiche relative alla nascita e allo sviluppo del mondo attraverso il mito, seguendo il modello di alcuni autori latini come Lucrezio, Ovidio e Plinio il Vecchio. La metodologia di questo studio mira a comparare le letture critiche calviniane dei tre autori, evidenziando le affinità, per comprendere il ruolo che essi hanno nelle sue rielaborazioni. Dopo aver individuato alcune costanti tematiche e stilistiche, si pone l’accento sulle diversità tra i tre autori tripartendo il livello di analisi della loro  ‘cosmicità’ in uno studio cosmologico, cosmogonico e cosmografico. Il confronto tra Calvino saggista e Calvino scrittore di racconti è costante: si citano infatti quei racconti in cui esiste una corrispondenza tra gli elementi cosmici analizzati in sede critica e la loro rielaborazione narrativa. Analizzando il racconto cosmicomico La forma dello spazio, si offre poi un esempio specifico di come Calvino analizzi e rielabori elementi cosmologici della latinità con la finalità di trovare un espediente per affrontare argomenti scientifici attraverso il mezzo letterario. Lo scopo di questa analisi consiste nell’individuare le influenze di questi autori nella produzione saggistica di Calvino degli anni Settanta e Ottanta e nel prendere in esame la riscrittura di alcuni elementi latini nei suoi racconti cosmicomici e in Palomar. Nell’ottica di capire come l’analisi della ricezione dei classici latini permetta all’antico di rivivere nel contemporaneo, ci si chiede se la proposta di Calvino assuma una nuova luce, certamente svincolata dal canone postmoderno, nel panorama della letteratura del secondo Novecento. Calvino stesso, sulla scia degli autori latini, diventerebbe un classico tra i classici.Italo Calvino describes cosmological issues both through narrative reworkings, as in the case of many stories, and with essay reflections. He divulges the most recent scientific discoveries and hypotheses relating to the world’s birth and development through myth, following the model of some Latin authors such as Lucretius, Ovid and Pliny the Elder. The methodology of this study aims to compare the Calvinian critical readings of the three authors, highlighting the affinities, in order to understand the role they play in his reworkings. After having identified some thematic and stylistic constants, the emphasis is placed on the differences between the three authors and on the three level of analysis of their “cosmicity” in a cosmological, cosmogonic and cosmographic point of view. The cosmicomic story La forma dello spazio is a specific example of how Calvino analyzes and re-elaborates cosmological elements of Latinity with the aim of finding an expedient to address scientific topics through the literary medium. The purpose of this analysis is to identify the influences of these authors in Calvino’s essay production in the 1970s and 1980s and to examine the rewriting of some Latin elements in his cosmicomic stories and in Palomar. In the perspective of understanding how the analysis of Latin classics’s reception allows the ancient to relive in the contemporary, the research question is if Calvino’s proposal takes on a new light, certainly free from the postmodern canon, in the panorama of literature of the second half of the twentieth century. Calvin himself, in the footsteps of the Latin authors, would become a classic among the classics.

    Et in Arcadia ego. L'ecloga virgiliana tra Auden e Zanzotto

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    Il contributo intende interpretare e flettere il campo d\u2019indagine promosso dall\u2019iniziativa di studio orientandosi sulla direttrice della riappropriazione novecentesca del genere pastorale, nella sua declinazione di ecloga. Si intende restringere il focus a due opere poetiche esemplari n\ue9 troppo distanti cronologicamente, afferenti a due distinte realt\ue0 linguistiche e culturali eppure affini nella sorte d\u2019imprimere una chiave di volta in seno sia alla poetica del rispettivo autore sia nel panorama storico-letterario: L\u2019Et\ue0 dell\u2019Ansia (1948) di W. H. Auden e IX Ecloghe (1962) di Andrea Zanzotto. Si prospetta di approfondire, sfruttando l\u2019apertura dell\u2019approccio comparativo, come nel poemetto anglofono il genere risulti peculiarmente vitalizzato con l\u2019impiego del verso allitterativo germanico antico e mediante un imprinting ondivago tra il lirico e il tragico; e come altres\uec Zanzotto, modulando il canto su una materia che programmaticamente si apparenta a \uabcose d\u2019ecloga degne\ubb, attui tale reviviscenza rianimando la centralit\ue0 bucolica del Soggetto, volgendo la voce al miraggio di una sua liberazione.The essay makes a comparison between The Age of Anxiety (1948) by Auden and the IX Ecloghe (1962) by the italian poet Zanzotto, in order to analyse how the virgilian form of the eclogue returns in two important poetic examples of the twentieth century
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