62 research outputs found
Imposta di pilastro
Analisi di un frammento architettonico, imposta di pilastro, rinvenuto nell'area del teatro di Hadrianopolis. L'elemento doveva appartenere all'apparato decorativo di una chiesa, \ue8 databile al V-VI secolo d.C. E' decorato con croci ed elementi vegetali e presenta anche il tema, non comune, dei serpenti che affiancano la croce
L\u2019anfiteatro di Sabratha: vecchie indagini e nuove ricerche
Nuove indagini sull'anfiteatro di Sabratha, oggetto della ricerca di dottorato in "Archeologia romana nel Maghreb e in Cirenaica", XXV ciclo, Universit\ue0 di Macerata
Munera a Sabratha
Due tituli picti inediti rinvenuti e documentati durante gli scavi del 1924-1926 ed
oggi scomparsi ed una grande iscrizione con dedica a Gaio Flavio Pudente (IRT 117) testimoniano
l\u2019edizione di munera nel grande anfiteatro di Sabratha, oggetto di recenti ricerche
(2009-2012).Two unpublished (and now no more existent) tituli picti discovered during the
1924-1926 excavations in the Amphitheatre of Sabratha and the inscription with dedication
to Caius Flavius Pudens (IRT 117) are the proves of the editions of munera in the great
building, which recently has been object of new researches (2009-2012)
Considerazioni sulle strutture edilizie dell’area del Tempio–Criptoportico
Analisi architettonica del complesso Tempio-Criptoportico di Urbs salvia (Urbisaglia, MC) e delle strutture precedenti
Nuove ricerche tuniso-italiane al teatro romano di Althiburos
Nuove indagini archeologiche condotte dall'Universit\ue0 di Macerata e dall'institut National du Patrimoine di Tunisi presso il teatro romano di Althiburos (Tunisia)
I manufatti litici dagli scavi di Monte Maranfusa. Macine, macinelli e pestelli
Studio dei manufatti litici connessi alla macinazione dei cereali ed altri alimenti (macine, macinelli e pestelli) provenienti dallo scavo dell'abitato indigeno di Monte Maranfusa (Palermo)
Teatri ed anfiteatri dell\u2019Africa proconsolare: l\u2019architettura al servizio del potere. Immagine della citt\ue0 e romanizzazione
A partire dall\u2019et\ue0 augustea si assiste ad una straordinaria proliferazione di teatri ed anfiteatri nei centri urbani dell\u2019Africa proconsolare. Questi edifici, che comportavano un notevole impegno economico da parte delle comunit\ue0 locali, rappresentavano un vero e proprio status symbol e connotavano in modo scenografico le citt\ue0, diventando una sorta di cerniera architettonica ed al contempo ideologica tra la campagna e i centri abitati. Teatri e anfiteatri assurgono ad emblema stesso della romanizzazione di queste terre e la loro costruzione sottolinea spesso il passaggio delle citt\ue0 a municipium o a colonia. Contribuire alla edificazione di questi monumenti, alla loro decorazione o offrire spettacoli rappresenta per i notabili locali un\u2019imperdibile occasione per mettersi in mostra, sottolineando al contempo l\u2019adesione dell\u2019intera comunit\ue0 alla politica imperiale. Costituiscono inoltre il banco di prova di una grande variet\ue0 di soluzioni tecniche ed architettoniche: negli edifici di minori dimensioni si manifesta sovente un tenace attaccamento alla tradizione costruttiva locale mentre negli edifici pi\uf9 grandi \ue8 evidente il riferimento a modelli squisitamente romani ed urbani. Il contributo, partendo dai dati raccolti in recenti ricerche e da un nuovo censimento degli edifici della provincia, si prefigge di mostrare come il forte impatto visivo di questi complessi monumentali condizioni significativamente l\u2019immagine delle antiche citt\ue0 dell\u2019Africa proconsolare
Elementi di un modellino architettonico in pietra
Nel corso degli scavi condotti nel Santuario di Contrada
Mango nel 1956, lungo il settore orientale del
muro nord del temenos (nella cosiddetta Trincea II,
all’esterno del peribolos), vennero riportati in luce due
frammenti di membrature architettoniche miniaturistiche
in pietra (cat. nn. 1-2). Un terzo frammento
(cat. n. 3) è stato recuperato in una delle cassette prive
di riferimenti al santuario di Mango, ma è verosimilmente
riconducibile al nostro contesto.
I tre frammenti, realizzati in marna calcarea a grana
assai fine e compatta ma facilmente modellabile e
polverosa al tatto, conservano il primo parte di un
fregio dorico e i labili resti del sottostante architrave,
mentre il secondo e il terzo parti di una cornice, anch’essa
dorica. L'ipotesi qui avanzata è che i tre frammenti appartengano ad un modello architettonico in pietra del tempio in seguito costruito all0interno del santuario di Contrada Mango.During excavations conducted in the Contrada Sanctuary
Mango in 1956, along the eastern sector of the
northern wall of the temenos (in the so-called Trench II,
outside the peribolos), two fragments of miniature
fragments of miniature architectural members
in stone (cat. no. 1-2). A third fragment
(cat. no. 3) was recovered in one of the boxes with no
references to the sanctuary of Mango, but is probably
attributable to our context.
The three fragments, made of limestone marl with a grain
very fine and compact but easily modelled and
dusty to the touch, preserve the first part of a
Doric frieze and the faint remains of the underlying architrave,
and the second and third parts of a cornice, also Doric.
Doric. The hypothesis put forward here is that the three fragments belong to an architectural stone model of the temple later built inside the Contrada Mango sanctuary
Il Tempio della Magna Mater a Leptis Magna. Ipotesi ricostruttiva del podio
The temple of the Magna Mater in the Old Forum of Lepcis Magna, as testi\u80ed by IRT 300, was built during
the reign of Vespasian in 73 AD. Discovered by Renato Bartoccini in 1925, it remained unpublished. A recent
research carried out in 2007 led to a new detailed survey of the monument while the study is still ongoing. In
this article, in addition to the analysis of the remains of the sanctuary, a reconstructive hypothesis of the temple
podium and of the entrance steps is proposed, on the basis of the in situ remains and the architectural elements
scattered in the area. Instead, the restitution of the elevation of the cella, completely despoiled in antiquity, is
more complex.
Il tempio della Magna Mater nel Foro Vecchio di Leptis Magna, come testimoniato dall!iscrizione IRT 300,
venne edi\u80cato durante il regno di Vespasiano, nel 73 d.C. Riportato in luce da Renato Bartoccini nel 1925,
rimase inedito. Una nuova ricerca ha preso il via dal 2007 e ha portato alla redazione di un nuovo detta-
gliato rilievo mentre lo studio del monumento \ue8 ancora in corso. In questa sede, oltre all!analisi dei resti del
santuario, si propone un!ipotesi ricostruttiva del podio del Tempio e della scalinata d!accesso sulla base dei resti
in situ e degli elementi architettonici sparsi nell!area. Pi\uf9 complessa risulta invece la restituzione dell!alzato
della cella, completamente spoliata in antico
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