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    Endogas da metano e corretta sinterizzazione di acciai

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    Prima di spiegare il significato del termine corretto, in questo contesto, si espongono le influenze delcarbonio su microstrutture e proprietà degli acciai compatti. Le conoscenze metallurgiche di base hannoevidenziato che le proprietà ottimali dipendenti dalle aggiunte di lega si possono ottenere solo medianteun controllo preciso del contenuto di carbonio. Un confronto tra le tolleranze sul contenuto di C degliacciai completamente densi e quelle ammesse negli acciai sinterizzati è molto sfavorevole per lametallurgia delle polveri. Indipendentemente da questo paragone, un controllo preciso del contenuto dicarbonio è sempre un fattore critico per garantire sistematicamente delle proprietà meccaniche elevate.Si esaminano i vincoli termodinamici sugli equilibri del carbonio durante la sinterizzazione e si discutonole interazioni possibili tra l'acciaio ed un’atmosfera controllata di endogas da metano. La valutazionedelle proprietà fisiche dei singoli gas, a varie temperature, mostra che i loro comportamenti ed i loroeffetti possono essere molto differenti. Alcuni costituenti gassosi possono causare diminuzione oarricchimento in carbonio, mentre altri non modificano gli equilibri. Nel caso di scambi chimici, durantela sinterizzazione, che coinvolgono il carbonio, il profilo di temperatura in alcune zone del forno puòessere un fattore critico. Si analizzano infine alcuni schemi tipici di forni di sinterizzazione e se neapprofondiscono le possibilità d’impiego per la corretta elaborazione di acciai e per il preciso controllodel carbonio, delle microstrutture, delle proprietà meccaniche

    CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DEL GRADO DI COMPLICAZIONE DELLE FORME DEI COMPONENTI SINTERIZZATI

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    Per agevolare la comprensione dei criteri in base ai quali classificare le difficoltà di forma di com-ponenti meccanici sinterizzati si premettono delle indicazioni di base sulla formatura mediante pressatura entro stampi rigidi di miscele di polveri metalliche. L’aumento di densità apparente, dal valore tipico della polvere in riempitura, versata per gravità nella cavità dello stampo, a quello raggiunto alla fine dell’addensamento, consente di ottenere corpi coerenti di forma definita. Poiché il comportamento delle polveri sottoposte a pressione differisce sostanzialmente da quello dei li-quidi, nel caso di particolari che presentano spessori diversi nel senso della pressatura è necessa-rio suddividere idealmente le forme in prismi, ognuno individuato da una determinata altezza. Per ogni prisma così individuato lo stampo deve idealmente presentare una coppia di punzoni. In ogni prisma, inoltre l’addensamento deve tendenzialmente essere bilaterale, simmetrico e simultaneo. Il numero di spessori in senso assiale, pertanto, costituisce un elemento di base per la classificazione delle difficoltà di forma. Al contrario, a differenza delle lavorazioni competitive, le caratteristiche dei profili dei pezzi in pianta non hanno peso significativo sulla valutazione delle complicazioni di forma: un ingranaggio con foro scanalato ed una semplice bussola cilindrica appartengono alla stessa categoria. Si presenta poi una serie di pezzi, suddivisi per grado di difficoltà. L’immissione sul mercato di presse multipiastra a controllo numerico ha reso più agevole e controllabile la for-matura di pezzi di geometria complicata con caratteristiche fisico-geometriche costanti. In questo modo, anche le proprietà meccaniche dei sinterizzati rispettano le necessarie esigenze di qualità

    Influence of process parameters and alloying type on properties of laser quenched PM-steels

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    Different alloyed PM steels have been laser quenched in industrial equipment laser diodes (4 kW, controlled by material surface temperature). The aim of this work is to investigate their responses to different process condition and different alloying metals, i.e. Cu, Ni, Mo, Cr and C. Furthermore the microstructure of hardened layer, heat affected zone (HAZ) and bulk zone Pre-alloyed, diffusion bonded and hybrid raw materials have been used. Design of Experiments has been the approach for evaluating the effect of treatment parameters (i.e temperature, spot size and speed) and to develop predictive models, correlating such parameters to hardening depth and scratch hardness number. Results demonstrated which valuable properties could be achieved, even through relatively low alloying. The promising results are encouraging since they allow to forecast a possible positive combination of high local hardness and wear resistance of high precision PM part

    PN_SCD1, VESICLE TRAFFICKING REGULATOR IS DEMETHYLATED AND OVEREXPRESSED IN FLORETS OF APOMICTIC PASPALUM NOTATUM GENOTYPES

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    Apomixis (asexual reproduction through seeds) is considered a deviation of the sexual reproductive pathway leading to the formation of clonal progenies genetically identical to the mother plant. It has been suggested that apomixis might be a consequence of epigenetic alterations, such as interspecific hybridization and polyploidization, resulting in a wide deregulation of reproductive development. Studies on epigenetic are transforming our actual idea of the structural variation and diversity that prevails at key steps of plant female gametogenesis, with deep implications for understanding the evolutionary trends that model innovation in reproductive development and adaptation. Recent results have provided evidences indicating that epigenetic mechanisms are crucial to control events that distinguish sexual from apomictic development. Therefore, the epigenetic regulation of apomixis is an attractive theory as it potentially accounts for the facultative nature of apomixis as well as the ability of apomictic to revert back to sexuality. In this work we used the Methylation-Sensitive Amplification Polymorphism (MSAP) technique to characterize floral genome cytosine methylation patterns occurring in sexual and aposporous Paspalum notatum genotypes, in order to identify epigenetically-controlled genes putatively involved in apomixis development. A partial and rather divergent methylation reprogramming was detected in apomictic genotypes. From twelve polymorphic MSAP-derived sequences, one (PN_6.6, renamed PN_SCD1) was selected due to its relevant annotation and differential representation in 454 floral transcriptome libraries of sexual and apomictic P. notatum. PN_6.6 encodes the DENN domain/WD repeat-containing protein SCD1, which interacts with RAB GTPases- and/or MAPKs to promote specialized cell division, functions in clathrin-mediated membrane transport and was defined as potential substrate receptor of CUL4 E3 ubiquitin ligases. Quantitative RT-PCR and comparative RNAseq analyses of laser microdissected nucellar cells confirmed PN_SCD1 upregulation in florets of apomictic plants and revealed that overexpression takes place just before the onset of apospory initials. Moreover, we found that several SCD1 molecular partners are upregulated in florets of P. notatum apomictic plants. Our results revealed a specific vesicle trafficking molecular pathway epigenetically modulated during apomixis. Results will be presented and critically discussed

    VALUTAZIONE DEL GRADO DI DIFFUSIONE DEL NICHEL IN SINTERIZZAZIONE MEDIANTE METODI STATISTICI

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    È ben noto che le proprietà meccaniche di un materiale sinterizzato, a parità di altre condizioni, dipendonofortemente dal grado di sinterizzazione. Una definizione rigorosa ed universalmente accettata del terminegrado di sinterizzazione non è ancora disponibile ed anche le normative più frequentemente richiamate edaggiornate, come ad esempio le norme MPIF, non ne riportano ancora una definizione univoca, né fornisconoelementi utili per arrivare ad un’idea condivisa.In questo lavoro sperimentale sono state messe a confronto quattro polveri di tipo diffusion-bonded, su baseatomizzata, che, per lo meno in Europa, sono state presentate come equivalenti tra loro. In questo rapportosi presentano i risultati del confronto, effettuato mediante analisi locali del tenore di nichel attraversomicroanalisi EDS, a parità di condizioni di sinterizzazione, effettuata in un impianto industriale, fra le quattrodifferenti polveri prese in considerazione. I dati sperimentali sono stati elaborati e analizzati mediante tecnichestatistiche diverse e mettono in evidenza alcune interessanti differenze tra polveri nominalmente uguali

    Acciaio sinterizzato trattato a vapore: Caratteristiche e propriet\ue0 degli strati ossidati

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    Nella metallurgia delle polveri le finalit\ue0 del trattamento a vapore possono essere diverse: dall\u2019aumento della durezza, e conseguentemente della resistenza all\u2019usura da strisciamento, all\u2019aumento della massa volumica, all\u2019impermeabilizzazione ai fluidi tramite occlusione della porosit\ue0 intercomunicante. Il risultato tecnologico del trattamento di ossidazione a vapore dipende dai parametri di processo ma anche dalla natura e dalle caratteristiche del materiale trattato, in particolare dalla sua composizione e massa volumica. La ricerca qui presentata \ue8 volta alla caratterizzazione chimica, fisica, morfologica e strutturale dello strato ossidato ottenuto trattando a vapore, in condizioni industriali, un acciaio ferritico sinterizzato con aggiunta di MnS. Tra le diverse tecniche di indagine utilizzate particolare importanza ha avuto la microspettroscopia Raman di cui si \ue8 riscontrata l\u2019efficacia per questa particolare applicazione. Lo strato ossidato sviluppatosi a seguito del trattamento di vaporizzazione, sia sulla superficie esterna sia all\u2019interno delle porosit\ue0 di tutto il componente, \ue8 risultato costituito prevalentemente da magnetite. Lo strato superficiale, nella sua parte pi\uf9 esterna, \ue8 costituito da ematite mescolata a porzioni variabili di magnetite. Negli strati ossidati interni alle porosit\ue0 si \ue8 identificata la presenza di solfuro di ferro circondato da aree di magnetite contenenti piccole percentuali di zolfo e manganese. I risultati esposti in questo lavoro costituiscono un punto di partenza per la valutazione degli effetti del trattamento a vapore sulla resistenza alla corrosione

    Effetto del trattamento a vapore sulla resistenza a corrosione di componenti in acciaio sinterizzato

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    Scopo della ricerca è valutare la reale efficacia del trattamento a vapore nel migliorare la resistenza a corrosione di componenti industriali ferrosi sinterizzati. Il presente lavoro riporta i primi risultati relativi a teste di pistone per compressori da frigo sinterizzati, in lega Fe-C a microstruttura ferritico-perlitica. I materiali e le superfici sono stati caratterizzati mediante microscopia ottica ed elettronica a scansione, analisi d’immagine, microanalisi EDXS, misura della densità e della porosità, diffrazione a raggi X. La resistenza a corrosione è stata valutata mediante prove potenziostatiche e potenziodinamiche in cloruro di sodio 0.05M e acido solforico 0.05M, prove di resistenza a polarizzazione, prove per perdita di massa in soluzioni di acido solforico a diluizione crescente e prove in nebbia salina secondo la normativa ISO 9227 (1990). I test sono stati effettuati in parallelo sui componenti sinterizzati e su quelli trattati a vapore. La caratterizzazione elettrochimica ha mostrato un miglioramento della resistenza a corrosione del trattato a vapore, rispetto al materiale sinterizzato, in soluzione di cloruro mentre in acido solforico i due materiali si comportano pressoché allo stesso modo. Tuttavia le prove per perdita di massa in acido solforico hanno evidenziato un miglior comportamento del trattato a vapore dopo il primo giorno di immersione. La caratterizzazione delle superfici dei campioni provati concorda con l’ipotesi che le scarse proprietà iniziali di resistenza a corrosione siano dovute essenzialmente all’ematite presente. Una volta che lo strato chimicamente debole viene rimosso emergono le buone proprietà della magnetite. Le prove in nebbia salina hanno confermato un minor attacco della superficie del componente dopo ossidazione

    A water-filled garment to protect astronauts during interplanetary missions tested on board the ISS

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    Abstract As manned spaceflights beyond low Earth orbit are in the agenda of Space Agencies, the concerns related to space radiation exposure of the crew are still without conclusive solutions. The risk of long-term detrimental health effects needs to be kept below acceptable limits, and emergency countermeasures must be planned to avoid the short-term consequences of exposure to high particle fluxes during hardly predictable solar events. Space habitat shielding cannot be the ultimate solution: the increasing complexity of future missions will require astronauts to protect themselves in low-shielded areas, e.g. during emergency operations. Personal radiation shielding is promising, particularly if using available resources for multi-functional shielding devices. In this work we report on all steps from the conception, design, manufacturing, to the final test on board the International Space Station (ISS) of the first prototype of a water-filled garment for emergency radiation shielding against solar particle events. The garment has a good shielding potential and comfort level. On-board water is used for filling and then recycled without waste. The successful outcome of this experiment represents an important breakthrough in space radiation shielding, opening to the development of similarly conceived devices and their use in interplanetary missions as the one to Mars

    How underground systems can contribute to meet the challenges of energy transition

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    The paper provides an overview of the several scientific and technical issues and challenges to be addressed for underground storage of carbon dioxide, hydrogen and mixtures of hydrogen and natural gas. The experience gained on underground energy systems and materials is complemented by new competences to adequately respond to the new needs raised by transition from fossil fuels to renewables. The experimental characterization and modeling of geological formations (including geochemical and microbiological issues), fluids and fluid-flow behavior and mutual interactions of all the systems components at the thermodynamic conditions typical of underground systems as well as the assessment and monitoring of safety conditions of surface facilities and infrastructures require a deeply integrated teamwork and fit-for-purpose laboratories to support theoretical research. The group dealing with large-scale underground energy storage systems of Politecnico di Torino has joined forces with the researchers of the Center for Sustainable Future Technologies of the Italian Institute of Technology, also based in Torino, to meet these new challenges of the energy transition era, and evidence of the ongoing investigations is provided in this paper
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