24 research outputs found

    LA FLORA E LA MESOFAUNA DI SATRIANUM

    Get PDF
    Il sito di Satrianum si dispone tra le due vallate del Melandro e del Noce, in connessione con un’articolata rete idrografica facente capo ai fiumi Agri e Basento . Tutta l’area che circonda l’altura, è caratterizzata da terreni che si dispiegano tra gli 800 e i 600 m. s.l.m., e presenta un habitat montano ideale per le colture cerealicole, per le distese boschive e per la pastorizia. Notizie del sito si attestano fin dall’età altomedievale (Agiografia di San Laviero, 1162). In età normanna la città aveva un dominus e la sede vescovile come testimoniano le fonti documentarie. L’impianto insediativo si presenta racchiuso da mura di cinta, con all’ interno, oltre alle strutture abitative, i due poli del potere politico e religioso: la torre, a pianta quadrata, ubicata in posizione decentrata rispetto all’insediamento, e la cattedrale. L’abbandono di Satrianum avvenne nel corso del XV secolo, probabilmente a seguito di un grave evento sismico ma continuò ad essere frequentato in maniera sporadica fino al XVIII secolo. Nell’ottica di comprendere e ricreare un ambiente passato è stata effettuata una ricognizione e l’identificazione della flora e della mesofauna esistente. Alla fine è stato realizzato un erbario e un insettario

    Archeologia degli insediamenti monastici in Basilicata: le indagini archeologiche presso S. Maria di Iuso a Montepeloso (Irsina, MT)

    No full text
    Irsina (MT), la medievale Montepeloso, è ubicata a 550 metri slm (F. 188 SO, IGM 1:25.000), nel cuore della Basilicata, su un’altura naturale ben protetta e munita di fortificazioni. L’abitato sorge nelle vicinanze del fiume Bradano e della via Herculea, che da Venosa giungeva fino a Potenza ed Eraclea percorrendo la valle del Bradano. Della chiesa di Santa Maria di Juso sappiamo qualcosa grazie alla notizia riportata dal Racioppi secondo il quale fino al XIV secolo esisteva presso Montepeloso un’abbazia dipendente ab antiquo dal Monastero francese della Chase-Dieu; l’abbazia era nota allora con il nome di Santa Maria di Juso. Nell’ambito del progetto di “Recupero, restauro e consolidamento dei resti del Complesso abbaziale di Santa Maria dello Iuso e riqualificazione delle aree adiacenti” ad Irsina, promosso dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici della Basilicata, in seguito al rinvenimento durante i primi interventi di pulitura dell’area di alcune strutture murarie al di sotto dell’attuale ingresso della Chiesa, e quindi ad essa preesistenti, è stata prevista un’indagine archeologica in accordo con la Soprintendenza Archeologica della Basilicata. L’indagine archeologica è iniziata nel mese di luglio 2007 ed è stata finalizzata ad approfondire l’evoluzione storico-costruttiva del monumento nonché le diverse fasi insediative del complesso monastico cui l’edificio era annesso

    Metabolic syndrome in permanent night workers

    No full text
    Night and shift work might be risk factors for metabolic and cardiovascular disorders due to interference with diet, circadian metabolic rhythms, and lifestyle. The relationship between permanent night work and metabolic and cardiovascular risk factors was explored in a retrospective longitudinal study of workers employed in a large municipal enterprise in charge of street cleaning and domestic waste collection. All subjects who had worked night shifts between 1976 and 2007 as hand sweepers, motor sweepers, and delivery tricar drivers were compared with subjects who always worked the same jobs but on day shifts. From the periodical medical surveillance files, we identified 488 male workers who have been examined on average five times (minimum 2, maximum 14) during the study period, for a total of 2,328 medical examinations; 157 always had worked day shifts, 12 always the night shift, and 319 both (initially day and subsequently night shifts). Their age ranged from 22 to 62 yrs, and work experience varied from 1 to 28 yrs. Lifestyle habits (smoking, alcohol consumption), body mass index, serum glucose, total cholesterol, tryglicerides, hepatic enzymes, blood pressure, resting electrocardiogram, diabetes, coronary heart disease, hypertension, and related drugs were taken into consideration for the analysis. We used generalized estimating equations (GEE) models (exchangeable correlation matrix) to analyze the relationship between night work and health effects while accounting for withinsubject correlations and adjusting for study period, job, age, and lifestyle variables. As a whole, night workers smoked more and had significantly higher BMI, serum total cholesterol, and triglycerides than day workers. Both the inter-individual comparison between day and night workers and the intra-individual comparison among the workers, who were day workers at the beginning of their employment and later became night workers, showed a significant increase in BMI, total cholesterol, and tryglicerides associated with night work. No consistent effect was seen on fasting glucose, hepatic enzymes, and blood pressure, whereas a higher incidence of coronary heart disease was recorded in night workers

    Progetto esecutivo di restauro della brigantina di Rocca Montis Dragonis (Mondragone – CE). Le nuove metodologie di restauro con ausilio del laser per la conservazione di un reperto polimaterico

    No full text
    Il reperto archeologico proveniente dal sito fortificato medievale di Rocca Montis Draconis, rinvenuto durante la campagna di scavo dell’anno 2008, è un’armatura brigantina datata alla seconda metà del XV secolo. Dopo il rinvenimento è stata assicurata una accurata manutenzione per la conservazione del manufatto in ambiente climatizzato; alcune placche, attentamente selezionate, sono state oggetto di operazioni di prima pulitura con ausilio del laser (presso i laboratori di restauro dell’Accademia di belle Arti di Carrara – corso di Restauro 2, doc. A. Giuffredi). Quindi è stato possibile, nell’anno 2010-2011 avviare il lungo e complesso lavoro di restauro. L’intervento, effettuato attraverso un finanziamento congiunto del Comune di Mondragone (CE) e della Regione Campania – Settore Musei, è stato affidato all’Istituto di Chimica e Tecnologia dei Polimeri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICTP-CNR) di Pozzuoli in collaborazione con la direzione scientifica del Museo Civico Archeologico ‘Biagio Greco’ ed il Laboratorio di Conservazione e Restauro dello stesso Museo. Le placche costituenti il reperto sono state documentate ed archiviate in un database durante il periodo di stasi. I frammenti di tale reperto, sono stati selezionati e sottoposti ad indagini diagnostiche prima delle operazioni di restauro. In particolare, su tali frammenti sono state effettuate indagini morfologiche mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) ed analisi elementare mediante spettrometria a dispersione di energia (EDS) in modo da effettuare il riconoscimento dei diversi elementi costituenti il manufatto (metalli, tessuti, cuoio) e di valutarne il loro stato di conservazione. Nella prima fase del restauro è stata effettuata una pulitura laser delle placche costituenti l'armatura. Tale metodologia di pulitura ha consentito di salvaguardare lo stato di conservazione sia delle superfici in metallo ed in cuoio, sia le caratteristiche morfologiche del tessuto in gran parte mineralizzato presente sia sul recto che sul verso delle placche. Al contrario, la pulitura dei rivetti collocati sul perimetro delle piastre, è stata effettuata meccanicamente e chimicamente, in modo da salvaguardare la patina nobile presente su tali elementi. La pulitura laser effettuata su 540 placche, in parte saldate tra loro nella fase di interramento (in gruppi di tre/quattro elementi), ed in parte spezzate in più punti (riassemblate dopo una ricerca degli attacchi, che si presentavano particolarmente evidenti), ha permesso di ottenere un risultato rilevante: una superficie ossidata di colore scuro, stabile e con tutti gli elementi applicati su di essa (tessuto e cuoio) estremamente visibili e riconoscibili. Le operazioni sono state concluse con l’allestimento della corazza su un supporto sagomato, collocato in una vetrina in poli(metilmetacrilato) opportunamente realizzata per l'esposizione, all'interno della quale è stato installato un sistema di monitoraggio del microclima. Il caso della brigantina di Mondragone, è l’esempio di come sia possibile applicare la metodologia di pulitura con ausilio del laser su un manufatto polimaterico archeologico, valutando un intervento tradizionale dove necessario (nel caso in oggetto sui rivetti in ottone), documentando il lavoro da un punto di vista diagnostico effettuato prima, durante e dopo le operazioni di restauro
    corecore