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    Porous titanium microsphere kyphoplasty for augmentation treatment of osteoporotic vertebral fractures: Technical report and case series

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    BackgroundVertebral augmentation procedures (VAPs) are used in cases of persistent and unresponsive pain in patients with vertebral compression fractures (VCFs). Although VAPs are considered a safe procedure providing quick pain relief and improved physical function, some postoperative complications can occur, for example, bone cement leakage. The material used in this procedure is almost exclusively polymethyl methacrylate (PMMA), which appears to lack biological activity and osteointegration capabilities. In this study, we introduce a new filling system consisting of cannulas preloaded with titanium microspheres, which stabilizes and consolidates the structure of the vertebral body in treating VCFs after the performance of the kyphoplasty procedure.MethodsWe report a retrospective case series of six patients affected by osteoporotic vertebral fractures with worsening back pain, neurologic impairment, and failed conservative treatment who underwent the VAP at our institute, for which the SPHEROPLAST [MT ORTHO s.r.l., Aci Sant’Antonio (CT), Italy] system was used.ResultsThe patients had failed an average conservative trial of 3.9 weeks before they presented to us with neurodeficit. There were two men and four women with a mean age of 74.5 years. The average hospital stay was 2 days. There were no reported perioperative complications related to cement injection, such as intraoperative hypoxia, hypotension, pulmonary embolization, myocardial infarction, neurovascular or viscera injury, or death. The VAS score significantly decreased from a mean preoperative of 7.5 (range 6–19) to 3.8 (range 3–5) immediately after surgery and 1.8 (range 1–3).ConclusionWe report the first clinical results in a series of six patients treated for VCF using the microsphere system after analyzing the clinical results produced by, and the complications that arose from, this new device. In patients with VCF, the VAP using titanium microspheres appears to be a feasible and safe procedure with a low risk of material leakage

    OTX Genes in Adult Tissues

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    OTX homeobox genes have been extensively studied for their role in development, especially in neuroectoderm formation. recently, their expression has also been reported in adult physiological and pathological tissues, including retina, mammary and pituitary glands, sinonasal mucosa, in several types of cancer, and in response to inflammatory, ischemic, and hypoxic stimuli. reactivation of OTX genes in adult tissues supports the notion of the evolutionary amplification of functions of genes by varying their temporal expression, with the selection of homeobox genes from the "toolbox" to drive or contribute to different processes at different stages of life. OTX involvement in pathologies points toward these genes as potential diagnostic and/or prognostic markers as well as possible therapeutic targets

    Testis Sparing Surgery of Small Testicular Masses: Retrospective Analysis of a Multicenter Cohort

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    PURPOSE: We evaluated possible factors predicting testicular cancer in patients undergoing testis sparing surgery. MATERIALS AND METHODS: We retrospectively analyzed the records of all patients who underwent testis sparing surgery for a small testicular mass at a total of 5 centers. All patients with 1 solitary lesion 2 cm or less on preoperative ultrasound were enrolled in the study. Testis sparing surgery consisted of tumor enucleation for frozen section examination. Immediate radical orchiectomy was performed in all cases of malignancy at frozen section examination but otherwise the testes were spared. Univariate and multivariate analysis were performed and ROC curves were produced to evaluate preoperative factors predicting testicular cancer. RESULTS: Overall 147 patients were included in the study. No patient had elevated serum tumor markers. Overall 21 of the 147 men (14%) presented with testicular cancer. On multivariate analysis the preoperative ultrasound diameter of the lesion was a predictor of malignancy (OR 6.62, 95% CI 2.26-19.39, p=0.01). On ROC analysis lesion diameter had an AUC of 0.75 (95% CI 0.63-0.86, p=0.01) to predict testicular cancer. At the best cutoff of 0.85 the diameter of the lesion had 81% sensitivity, 58% specificity, 24% positive predictive value and 95% negative predictive value. CONCLUSIONS: Our study confirms that small testicular masses are often benign and do not always require radical orchiectomy. Preoperative ultrasound can assess lesion size and the smaller the nodule, the less likely that it is malignant. Therefore, we suggest a stepwise approach to small testicular masses, including tumorectomy, frozen section examination and radical orchiectomy or testis sparing surgery according to frozen section examination results

    Costituzione: quale riforma? La proposta del Governo e la possibile alternativa

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    Il paper muove dalla premessa che esistono ragioni che giustificano una riforma della forma di governo italiana. Esse richiederebbero la disponibilità di tutti a ragionevoli compromessi, fermo restando il limite invalicabile del rispetto dei principi e degli istituti che, come la divisione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, il ruolo e i poteri delle istituzioni di garanzia, garantiscono le libertà e i diritti dei cittadini, la tutela delle minoranze e la struttura democratica dell’ordinamento. Si tratta, essenzialmente, di due ragioni, connesse alla necessità di rendere il nostro sistema istituzionale capace di affrontare le sfide del mondo di oggi: da un lato occorre risolvere il problema della instabilità dei Governi, dall’altro lato si tratta di ripristinare la rappresentatività delle istituzioni democratiche e riattivare o reinventare strumenti di partecipazione che assicurino un effettivo consenso intorno alle scelte politiche adottate e una collaborazione diffusa nella loro attuazione. Sulla base di questa premessa, il Paper si articola in due Parti. Nella prima si passano in rassegna le diverse forme di governo offerte dal panorama internazionale che prevedono l’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, raffrontandole con la proposta presenta dal Governo Meloni. Se ne trae un giudizio negativo e si propone un diverso approccio, più conforme alla tradizione costituzionale italiana. Nella seconda parte, sulla base di tale approccio, si formula una proposta alternativa, capace di rispondere più efficacemente alle necessità di riforma che il nostro sistema manifesta. In particolare, nella prima parte, la rassegna delle forme di governo con elezione diretta del vertice dell’esecutivo (Cap. 2) mette in luce due caratteri costanti. Si tratta di forme di governo che non risolvono necessariamente il tema della stabilità dell’azione di governo, perché possono sempre produrre una dualità di indirizzi politici tra il vertice dell’esecutivo e gli organi legislativi, e che non sembrano particolarmente adatte a un sistema politico molto frammentato e anche polarizzato come quello italiano (ma, negli ultimi tempi, non solo). In ogni caso, in tutte queste esperienze straniere, esistono sistemi di separazione dei poteri, che, a fronte dell’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, offrono un articolato sistema di checks and balances, come l’elezione sempre autonoma e separata del Parlamento, nonché limitazioni del potere di scioglimento delle Camere. È privo di queste caratteristiche, invece, il sistema italiano di elezione dei Sindaci, che, non a caso, non è adottato a livello statale da nessuna democrazia consolidata, e che, se trasposta a livello nazionale, sembra estraneo alla tradizione del costituzionalismo liberale e democratico. In quel sistema, infatti, l’elezione dell’organo rappresentativo è una derivata dell’elezione del vertice dell’esecutivo, dal quale dipende anche per la sua permanenza in carica. Nel Cap. 3 si constata che il Progetto del Governo Meloni sembra ispirarsi proprio a quest’ultimo modello. In effetti si propone l’elezione diretta del Presidente del Consiglio con la conseguente composizione, costituzionalmente obbligata, delle Camere nel senso che in entrambe deve essere assicurata una maggioranza del 55% dei seggi a favore di parlamentari collegati al Presidente del Consiglio eletto. Sulla base del progetto, invero, si consente, per una volta, che il Presidente del Consiglio scelto dagli elettori sia sostituito da un parlamentare eletto nelle sue file per attuare il programma enunciato dal Presidente eletto. È una soluzione – si consenta – bizzarra, che comunque non consente di distaccare sostanzialmente il modello proposto da quello della elezione diretta dei Sindaci, già giudicato incompatibile con i principi supremi se trasposto a livello statale. Infatti, la crisi del secondo Governo della legislatura, nella proposta governativa, produrrebbe l’automatico scioglimento delle Camere. La riforma proposta, pertanto, produrrebbe un ulteriore indebolimento del Parlamento, composto “a rimorchio” del Premier con un premio di maggioranza senza soglia e dunque distorsivo della volontà popolare in misura potenzialmente illimitata. Inoltre, a fronte dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio, diversamente dagli esempi offerti dal diritto comparato, non prevede alcuno dei checks and balances necessari e anzi finisce persino per indebolire la funzione di garanzia del Capo dello Stato. Senza quei “freni e contrappesi”, la riforma finisce quindi per oltrepassare quei limiti che rendono l’elezione diretta compatibile con i principi dello Stato democratico e di diritto che la Corte costituzionale ha ritenuto immodificabili. Nel Cap. 4, invece, si offre una prospettiva di riforma completamente diversa: le ragioni a giustificazione di una riforma degli assetti istituzionali non richiedono di stravolgere le linee fondamentali della forma di governo parlamentare delineata dalla Costituzione. Se proprio, si tratta di completare quel disegno, nel senso di sviluppare alcuni spunti di razionalizzazione che il costituente aveva già fornito nel 1947. Sulla base della conclusione del Cap. 4, la seconda parte del lavoro offre la proposta di Astrid per la riforma delle istituzioni, che suggerisci non eversivi a livello costituzionale ma più pervasivi e completi a livello legislativo. Nel Cap. 5 si afferma l’utilità di riformare la nostra forma di governo, mentendone il carattere parlamentare ma proponendone una razionalizzazione sulla base dell’esperienza costituzionale tedesca. Si tratterebbe di introdurre l’istituto della sfiducia costruttiva, in modo da stabilizzare il governo, originariamente eletto in sede parlamentare. Il meccanismo, infatti, rende impossibile mettere in crisi l’esecutivo se non attraverso una mozione di sfiducia costruttiva, che richiede la formazione di una nuova maggioranza che individui un nuovo Presidente del Consiglio. In caso di dimissioni volontarie del Presidente del Consiglio o di reiezione di una questione di fiducia, il Parlamento dovrebbe essere automaticamente sciolto a meno che, entro un termine predeterminato (21 giorni in Germania), il Parlamento non dia luogo a una nuova “maggioranza costruttiva” eleggendo un nuovo Presidente del Consiglio. È un meccanismo che rafforza la stabilità del Governo senza incidere sulla centralità del Parlamento, che è sempre in grado di imporsi all’esecutivo, a condizione però, che sia capace di esprimere una “maggioranza costruttiva”. L’assetto bicamerale del nostro Parlamento, che, in questa sede, non si ritiene di dover modificare, richiede qualche adattamento rispetto al modello tedesco, a partire dall’individuazione delle Camere in seduta comune come luogo della relazione fiduciaria Parlamento Governo. Dell’esperienza tedesca, poi, dovrebbe mantenersi il potenziamento della figura del Presidente del Consiglio, a partire dal riconoscimento del potere di nominare e revocare i ministri. Nel Cap. 6 si affronta quindi il tema del rafforzamento del ruolo del Parlamento, che giace già ora in una condizione di forte delegittimazione tanto sul piano della sua capacità rappresentativa quanto su quella dell’esercizio dei poteri legislativi, di indirizzo e di controllo. Nel contesto di un forte irrobustimento della figura e della stabilità del Presidente del Consiglio, infatti, è essenziale una cura ricostituente per il Parlamento. Il Capitolo presenta varie proposte e, in particolare, si cura di contrastare l’abuso della decretazione d’urgenza, che, di fatto, trasferisce il potere legislativo dal Parlamento al Governo in misura non compatibile con un ordinamento costituzionale liberale e democratico (due terzi della legislazione italiana è prodotta attraverso uno strumento previsto in Costituzione come eccezionale). Nel settimo Capitolo si affronta il tema della legge elettorale. Si spiegano le ragioni per le quali non sembrano più sussistere le condizioni per tornare a una legge uninominale maggioritaria sul modello del Mattarellum (di cui non si dà per la verità un cattivo giudizio) e quelle per le quali i sistemi elettorali con premio di maggioranza sono considerati dannosi sia per la stabilità dei governi che per la capacità rappresentativa del Parlamento, constatando che, invece, sulla base della proposta governativa, proprio questo sistema sarebbe l’unico consentito. Si propone all’opposto di puntare su un sistema proporzionale selettivo, volto a ricostruire un sistema dei partiti più ordinato anche se plurale, come dimostrano gli effetti di un simile sistema elettorale in Germania. Si sottolinea inoltre, che agli scopi di maggior stabilità degli esecutivi e di maggior rappresentatività del Parlamento che ci si propone è indispensabile introdurre un sistema di restituzione agli elettori del potere di selezionare i candidati alle Camere. Infine, nell’ottavo capitolo, a garanzia di un buon funzionamento del nuovo sistema incentrato sulla sfiducia costruttiva e della proposta legge elettorale selettiva, nonché allo scopo di rafforzare la capacità rappresentativa delle istituzioni politiche e della partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale, si raccomanda l’adozione di una articolata disciplina pubblicistica dei partiti politici e di un nuovo sistema di finanziamento della politica. In sostanza, il paper ritiene che sia possibile risolvere le problematicità del funzionamento della nostra forma di governo – sia in termini di stabilità degli esecutivi che in termini di legittimazione popolare delle decisioni pubbliche – restando nell’ambito della tradizione costituzionale italiana, sfuggendo alle suggestioni di semplificazioni verticistiche e plebiscitarie che rischiano di allontanarci dai principi che connotano il costituzionalismo liberale e democratico

    Gli open data come strumento di legittimazione delle istituzioni pubbliche?

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    Nel saggio ci si chiede se gli Open Data possono costituire uno strumento di legittimazione delle istituzioni pubbliche. A fronte del deficit di legittimazione di cui sembrano infatti soffrire le istituzioni, si \ue8 ipotizzato che possa funzionare come antidoto l\u2019ampliamento della partecipazione in senso lato dei cittadini e delle imprese. L\u2019apertura al pubblico dei dati sinora detenuti unicamente dall\u2019amministrazione potrebbe favorire il coinvolgimento dei cittadini sia nei processi decisionali che in pratiche attinenti alla gestione dei servizi. A fronte dei problemi teorici e pratici della apertura dei dati, si guarda all\u2019impatto che l\u2019apertura potrebbe produrre sia in termini di democraticit\ue0 del sistema, che di efficienza dello stesso. Questi due aspetti possono per\uf2 risultare, anche con riferimento ai dati, sia complementari che confliggenti
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