205 research outputs found
Culture of Obesity
This dissertation sought to critically analyze the university environment by examining how the representation practices of corporations articulate with the growing obesity epidemic. For this study, existing data from one southeastern university was collected to describe the articulation between the university and obesity. The analysis examined the collected information and used the cultural studies concept of representation to expose the articulation between obesity and the university setting, including the three major theoretical works of Martin Nestle, Henry Giroux, Michel Foucault, and Paulo Freire. Physical fitness and dietary risk behaviors in students were described using the instrument of the 1995 National College Health Risk Behavior Survey. Data was also gathered from official campus sources to describe the physical activity and nutritional environment to which students are exposed. The representation analysis revealed three important critiques: the university\u27s administration is not consistent in its messaging, the environment represents the student as an emotional consumer while academics represent the student as a rational thinker, and the curriculum creates docile students incapable of true liberation
Simple and efficient methods to generate split roots and grafted plants useful for long-distance signaling studies in Medicago truncatula and other small plants
BACKGROUND: Long distance signaling is a common phenomenon in animal and plant development. In plants, lateral organs such as nodules and lateral roots are developmentally regulated by root-to-shoot and shoot-to-root long distance signaling. Grafting and split root experiments have been used in the past to study the systemic long distance effect of endogenous and environmental factors, however the potential of these techniques has not been fully realized because data replicates are often limited due to cumbersome and difficult approaches and many plant species with soft tissue are difficult to work with. Hence, developing simple and efficient methods for grafting and split root inoculation in these plants is of great importance. RESULTS: We report a split root inoculation system for the small legume M. truncatula as well as robust and reliable techniques of inverted-Y grafting and reciprocal grafting. Although the split root technique has been historically used for a variety of experimental purposes, we made it simple, efficient and reproducible for M. truncatula. Using our split root experiments, we showed the systemic long distance suppression of nodulation on a second wild type root inoculated after a delay, as well as the lack of this suppression in mutants defective in autoregulation. We demonstrated inverted-Y grafting as a method to generate plants having two different root genotypes. We confirmed that our grafting method does not affect the normal growth and development of the inserted root; the composite plants maintained normal root morphology and anatomy. Shoot-to-root reciprocal grafts were efficiently made with a modification of this technique and, like standard grafts, demonstrate that the regulatory signal defective in rdn1 mutants acts in the root. CONCLUSIONS: Our split root inoculation protocol shows marked improvement over existing methods in the number and quality of the roots produced. The dual functions of the inverted-Y grafting approach are demonstrated: it is a useful system to produce a plant having roots of two different genotypes and is also more efficient than published shoot-to-root reciprocal grafting techniques. Both techniques together allow dissection of long distance plant developmental regulation with very simple, efficient and reproducible approaches
Correlazione tra esame clinico e rilievi radiografici nello studio della pelvi in una popolazione canina
Scopo di questo studio è stato quello di determinare l'eventuale connessione tra le manifestazioni clinico-ortopedichee e i segni radiografici all'esame in proiezione ventrodorsale standard, in una popolazione di cani guida per ciechi che per la prima volta si sottoponeva all'indagine per CHD. Lo studio è stato eseguito su una popolazione rappresentata da 35 cani appartenenti alla Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi della Regione Toscana, pervenuti al Dipartimento di Clinica Veterinaria nel periodo da febbraio 2006 a luglio 2008. La displasia è stata classificata radiograficamente sia con il metodo F.C.I. che con il metodo anglosassone, utilizzando la sola classificazione dell’F.C.I come metodo comparativo fra i segni radiografici e quelli clinici riscontrati alla visita ortopedica.
La prevalenza di displasia dell’anca nella nostra popolazione è stata del 68,57%. Il 29,16% dei cani displasici hanno presentato displasia monolaterale.
Il 17,14% della nostra popolazione ha mostrato positività all’esame ortopedico da sveglio e il 37,14% da sedato. Nonostante il numero elevato di soggetti lievemente displasici, nessuno di questi ha presentato alla visita clinica segni ortopedici, correlabili con l’esame radiografico, tali da portare all’esclusione di tali soggetti dall’attività di addestramento.
I nostri risultati hanno inoltre permesso di constatare che non vi è una reale correlazione tra l’esame clinico-ortopedico e quello radiografico nella formulazione di una diagnosi di CHD. Infatti vi sono vari fattori che comportano un’ulteriore difficoltà di interpretazione e correlazione delle valutazioni cliniche con i segni radiografici.
Per questo possiamo concludere che è sempre consigliabile eseguire in modo scrupoloso e sequenziale un accurato esame ortopedico da sveglio e da sedato, seguito sempre dall’esame radiografico, così da raccogliere il maggior numero di informazioni per effettuare una diagnosi di displasia dell’anca più accurata possibile
Effetto della grelina esogena sulla funzione endoteliale nelle piccole arterie di pazienti con ipertensione arteriosa essenziale
L’endotelio costituisce il rivestimento cellulare interno di vasi sanguigni e linfatici e svolge anche un ruolo primario nella regolazione del tono vascolare tramite la produzione di sostanze che inducono vasocostrizione e rilasciamento. Il monossido di azoto (NO) rappresenta una delle più importanti sostanze ad azione vasodilatatoria sintetizzate dall’endotelio e viene prodotto dall’enzima NOS sia in maniera costitutiva che dopo stimolazione. Un sovvertimento di queste proprietà caratterizza una condizione denominata disfunzione endoteliale, nella quale è presente un’alterazione funzionale delle cellule endoteliali in assenza di vero e proprio danno strutturale. Viene infatti ad essere alterato l’equilibrio tra agenti vasodilatatori e loro antagonisti, e questo accade per la presenza dei ROS che determinano una ridotta biodisponibilità di NO tramite la sua distruzione. La presenza di disfunzione endoteliale è stata dimostrata nell’ambito dell’ipertensione essenziale in numerosi studi, dove si osservato che questi pazienti presentano una ridotta capacità vasodilatatoria endotelio-dipendente in risposta ad acetilcolina ed altri agonisti recettoriali.
La grelina è un peptide secreto dalle cellule dello stomaco con importanti attività nell’ambito del sistema metabolico e della regolazione del bilancio energetico. La sua somministrazione induce l’aumento di peso stimolando l’intake di cibo e riducendo l’utilizzazione del grasso corporeo. I suoi effetti si manifestano inoltre a livello del sistema endocrino determinando la secrezione di GH ed altri ormoni ipofisari. Recenti evidenze dimostrano un’attività di questo peptide anche a livello del sistema cardiovascolare ed è stato osservato che l’infusione intravenosa di grelina è in grado di migliorare l’output e la contrattilità cardiaca di soggetti sani, come di avere un effetto benefico in varie condizioni patologiche come l’infarto e lo scompenso cardiaco. A livello dei vasi periferici la grelina ha un ruolo nella modulazione della funzione endoteliale stimolando in maniera dose-dipendente la produzione di NO ed antagonizzando la contrazione ET-1-mediata tramite attività antiossidanti. Gli effetti di questo peptide sono stati inoltre studiati nell’ambito di condizioni patologiche caratterizzate da un’alterata funzionalità dell’endotelio. In pazienti con sindrome metabolica è stato osservato che l’infusione di grelina aumenta la disponibilità di NO e riduce l’attività di ET-1 migliorando la condizione di disfunzione endoteliale presente in questi pazienti a causa dell’aumentata produzione di ROS. Il ruolo di questo peptide è stato indagato anche nell’ipertensione dove essa mostra la capacità di ridurre i livelli di pressione arteriosa ma non vi sono dati a riguardo della sua attività sulla funzione endoteliale. Lo scopo di questa tesi è stato quello di andare a valutare se l’infusione esogena di grelina potesse migliorare la condizione di disfunzione endoteliale nel microcircolo dell’avambraccio di pazienti con ipertensione essenziale e valutare inoltre la possibilità che gli effetti benefici sulla funzione endoteliale potessero essere attribuiti ad un miglioramento dello stress ossidativo e dello stato di infiammazione di basso grado presente in questi pazienti. La tecnica utilizzata per lo studio è stata quella dell’avambraccio isolato e perfuso. I risultati ottenuti hanno intanto mostrato che i pazienti ipertesi essenziali possiedono in condizioni basali una ridotta capacità vasodilatatoria in risposta all’acetilcolina rispetto ai normotesi e che questa condizione è dovuta ad una ridotta biodisponibilità di NO causata da un aumentato stress ossidativo. Inoltre, è stato osservato che l’infusione di grelina esogena è in grado di incrementare la capacità di vasodilatazione endotelio-dipendente ristabilendo la disponibilità endoteliale di NO e riducendo lo stress ossidativo. In conclusione quindi, i risultati di questa tesi dimostrano che l’infusione acuta di grelina esercita un importante effetto benefico a livello del microcircolo di pazienti affetti da ipertensione essenziale andando a migliorare la capacità di vasodilatazione endotelio-dipendente e ripristinando la biodisponibilità di NO attraverso un attività antiinfiammatoria ed antiossidante
RNAi Phenotypes and the Localization of a Protein::GUS Fusion Imply a Role for Medicago truncatula PIN Genes in Nodulation
The symbiosis between legumes and rhizobia results in the development of a new plant organ, the nodule. A role for polar auxin transport in nodule development in Medicago truncatula has been demonstrated using molecular genetic tools. The expression of a DR5::GUS auxin-responsive promoter in uninoculated M. truncatula roots mirrored that reported in Arabidopsis, and expression of the construct in nodulating roots confirmed results reported in white clover. The localization of a root-specific PIN protein (MtPIN2) in normal roots, developing lateral roots and nodules provided the first evidence that a PIN protein is expressed in nodules. Reduced levels of MtPIN2, MtPIN3, and MtPIN4 mRNAs via RNA interference demonstrated that plants with reduced expression of various MtPINs display a reduced number of nodules. The reported results show that in M. truncatula, PIN proteins play an important role in nodule development, and that nodules and lateral roots share some early auxin responses in common, but they rapidly differentiate with respect to auxin and MtPIN2 protein distribution
Recent Advances in Medicago truncatula Genomics
Legume rotation has allowed a consistent increase in crop yield and consequently in human population since the antiquity. Legumes will also be instrumental in our ability to maintain the sustainability of our agriculture while facing the challenges of increasing food and biofuel demand. Medicago truncatula and Lotus japonicus have emerged during the last decade as two major model systems for legume biology. Initially developed to dissect plant-microbe symbiotic interactions and especially legume nodulation, these two models are now widely used in a variety of biological fields from plant physiology and development to population genetics and structural genomics. This review highlights the genetic and genomic tools available to the M. truncatula community. Comparative genomic approaches to transfer biological information between model systems and legume crops are also discussed
Recent Advances in \u3cem\u3eMedicago truncatula\u3c/em\u3e Genomics
Legume rotation has allowed a consistent increase in crop yield and consequently in human population since the antiquity. Legumes will also be instrumental in our ability to maintain the sustainability of our agriculture while facing the challenges of increasing food and biofuel demand. Medicago truncatula and Lotus japonicus have emerged during the last decade as two major model systems for legume biology. Initially developed to dissect plant-microbe symbiotic interactions and especially legume nodulation, these two models are now widely used in a variety of biological fields from plant physiology and development to population genetics and structural genomics. This review highlights the genetic and genomic tools available to the M. truncatula community. Comparative genomic approaches to transfer biological information between model systems and legume crops are also discussed
Rafael Beltrán y Marta Haro (eds.), <i>El cuento folclórico en la literatura y en la tradición oral</i> : Valencia: Universitat de València, 2006, 308 pp.
Rafael Beltrán y Marta Haro como compiladores reúnen en esta obra el producto de un seminario sobre la cuentística hispánica en el cual se consideró el estado de la cuestión y se buscó asignar un sentido general equilibrando los aportes de los especialistas, teniendo en cuenta la pervivencia del cuento folclórico tradicional en los textos literarios.Centro de Estudios de Teoría y Crítica Literari
Achievement and Satisfaction in Blended Learning versus Traditional General Health Course Designs
Blended learning is a hybrid of classroom and on-line learning that includes some of the conveniences of on-line courses without the complete loss of face-to-face tact. Purpose: The purpose of this study was to evaluate student achievement and satisfaction with blended learning course delivery compared to a traditional face-to-face class format in a general health course. Method: Surveys were distributed to randomly selected classes during the fall 2007 semester: three blended and one traditional sections participated (n=251). Results: Total satisfaction scores between blended (54.986) and traditional (49.788) classes were significantly different (p\u3c 0.01). Achievement by students of blended and traditional sections brought mixed findings, yet blended students’ overall grades were significantly higher (p=0.048). Conclusion: Results indicated that a blended course delivery is preferred over a traditional lecture format, and promising data emerged to challenge teachers’ traditional approach to teaching general health courses at the university level
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