2,443 research outputs found

    Current Information and Recommendations on the Discontinuation of TKI Inhibitors in Chronic Myeloid Leukemia

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    PURPOSE OF REVIEW: Discontinuation of tyrosine kinase inhibitors (TKIs) in chronic phase chronic myeloid leukemia (CP-CML) patients has become a reality. Treatment-free remission (TFR) is the term that identifies success after discontinuation. RECENT FINDINGS: Several trials have demonstrated that with imatinib about 40% of patients discontinuing treatment in deep and stable molecular response remain disease-free. Second-generation TKIs have improved the rate of deep molecular responses and allowed to increase the percentage of patients attempting treatment discontinuation. We hereby review the current information based on the available published data and discuss the current suggestions on how to move TFR into the clinical practice

    The scientific programme of CERN

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    Gaucher Disease and Myelofibrosis: A Combined Disease or a Misdiagnosis?

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    Background: Gaucher disease (GD) and primary myelofibrosis (PMF) share similar clinical and laboratory features, such as cytopenia, hepatosplenomegaly, and marrow fibrosis, often resulting in a misdiagnosis. Case Report: We report here the case of a young woman with hepatosplenomegaly, leukopenia, and thrombocytopenia. Based on bone marrow (BM) findings and on liver biopsy showing extramedullary hematopoiesis, an initial diagnosis of PMF was formulated. The patient refused stem cell transplantation from an HLA-identical sibling. Low-dose melphalan was given, without any improvement. Two years later, a BM evaluation showed Gaucher cells. Low glucocerebrosidase and high chitotriosidase levels were indicative for GD. Molecular analysis revealed N370S/complex I mutations. Enzyme replacement therapy with imiglucerase was commenced, resulting in clinical and hematological improvements. Due to an unexpected and persistent organomegaly, PMF combined with GD were suspected. JAK2V617F, JAK2 exon 12, MPL, calreticulin, and exon 9 mutations were negative, and BM examination showed no marrow fibrosis. PMF was excluded. Twenty years after starting treatment, the peripheral cell count and liver size were normal, whereas splenomegaly persisted. Conclusion: In order to avoid a misdiagnosis, a diagnostic algorithm for patients with hepatosplenomegaly combined with cytopenia is suggested

    La proprietĂ  intellettuale nelle Accademie

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    Il seminario, previsto nell'ambito del progetto "One stop shop della proprietà intellettuale", si è incentrato sui seguenti temi: le strategie di base per una corretta gestione dei diritti di proprietà intellettuale; i contratti di ricerca come canale di trasferimento di conoscenza: la prospettiva dei ricercatori e delle imprese; gestione della proprietà intellettuale nelle diverse forme di collaborazione e nei progetti europei; il licensing-in dalle università; i contratti di sviluppo delle tecnologie brevettate.2008-04-28Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Cagliari, Viale Merello, CagliariLa proprietà intellettuale nelle Accademi

    I giovani migranti dei centri di aggregazionegiovanile della provincia di Modena

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    Nel dibattito mediatico e sociale si tende spesso a trascurare quanto i fenomeni migratori che interessano il nostro paese siano da tempo divenuti elemento permanente della nostra società. Da almeno venti anni a questa parte, persone di nazionalità straniera vivono, lavorano e crescono i loro figli nelle nostre città, quella dei migranti di seconda generazione è una realtà concreta che deve invitare istituzioni e servizi ad una riflessione ormai non più rinviabile. La trasformazione irreversibile avvenuta nella geografia umana e sociale del nostro paese interroga le istituzioni e i servizi sulla loro identità, le loro logiche, metodologie e impianti organizzativi (Barbetta, Boi, 1998). L’immigrazione ed i suoi “figli” mettono in discussione i principi che stanno alla base del lavoro sociale e allo stesso tempo spingono all’aggiornamento, alla revisione del proprio sapere e del proprio agire. Questa è l’esigenza che costituisce il punto di partenza da cui prende le mosse questo lavoro di ricerca. La provincia di Modena, in particolare, si colloca tra le zone a maggiore concentrazione di famiglie migranti da tempo insediatesi sul territorio; questo ha contribuito a farle conseguire il primato tra le altre province italiane per il più alto numero di studenti immigrati. Secondo i dati forniti dal Miur (2005) Modena, con il 9,8% di studenti stranieri, risulta essere la quarta provincia d’Italia con una presenza più significativa di minori stranieri nelle scuole. Il numero di studenti stranieri è aumentato circa del 20% rispetto all’anno scolastico 2003-2004 (da 7.248 a 8.867). Questo dato è, in parte determinato dalla politica dei ricongiungimenti familiari, in parte un effetto del consolidamento della presenza della popolazione immigrata nel territorio italiano. Ciò implica che bambini figli di immigrati, nascono e crescono in Italia andando a costituire quella che, generalmente, è chiamata seconda generazione (Caggiati, 1995). A fronte di questi dati negli ultimi anni i servizi sociali ed educativi hanno realizzato ricerche ed interventi di vario tipo con l’obiettivo di individuare strumenti per favorire l’inserimento e l’integrazione degli alunni stranieri. Nei contesti scolastici, in particolare, sono state investite maggiori risorse per la realizzazione di programmi destinati a tale scopo. Tuttavia, come emerge dall’analisi della letteratura, scarsa attenzione è rivolta al contesto extrascolastico, ovvero alla gestione di tempi e spazi al di fuori del percorso scolastico. In altre parole, come i preadolescenti e gli adolescenti immigrati gestiscono il tempo libero? Quali sono i luoghi che frequentano? Come sono strutturati i gruppi informali? E, in modo speculare, come si pongono gli operatori che lavorano nei centri di aggregazione giovanile nei confronti di ragazzi immigrati? Qual è la percezione che loro hanno dei bisogni e delle esigenze di questi giovani? Oltre a ciò un ruolo importante è rivestito dalla famiglia di origine dei ragazzi che può essere maggiormente rivolta alla chiusura e all’inclusione, o al contrario, favorire l’integrazione. Sulla base di tali considerazioni, nel gennaio del 2006 la provincia di Modena ha commissionato al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Parma un progetto di ricerca-formazione finalizzato ad esplorare lo spazio di vita dei ragazzi migranti nel tempo extra-scolastico. Il progetto si è articolato in un momento di raccolta dati nei centri giovanili della città di Modena e della provincia e in un momento propriamente formativo rivolto agli operatori che lavorano in tali strutture. La fase di ricerca, in particolare, ha previsto tre fasi che hanno coinvolto soggetti e metodologie diverse. La prima fase è consistita in una vera e propria “mappatura” dei centri giovanili presenti nel territorio di Modena e provincia (fig. 1). La somministrazione di una scheda socio-anagrafica ha consentito di rilevare dati quantitativi sulle caratteristiche socio-anagrafiche e sulle attività svolte dagli utenti che accedono a 20 centri ad alta affluenza di adolescenti migranti di Modena e provincia (tab. 1). Da questa prima rilevazione sono stati quindi selezionati 8 centri (tab. 2) in cui sono state realizzate 26 interviste semi-strutturate a ragazzi/e migranti. In questa seconda fase sono stati indagati in profondità alcuni contenuti emersi dai dati quantitativi concernenti la gestione del tempo libero extra-scolastico dentro e fuori dai centri. L’ultima fase del progetto ha previsto il coinvolgimento degli operatori dei centri attraverso la partecipazione a gruppi di discussione (con finalità sia di ricerca sia di formazione) in cui sono state indagate le rappresentazioni del giovane migrante, dei suoi bisogni e l’identità dei centri giovanili. Sono stati così realizzati 3 focus group (uno a Vignola, uno a Carpi ed uno a Sassuolo) a cui hanno partecipato 16 operatori ed uno conclusivo a Modena, in cui sono stati invitati i rappresentanti delle politiche giovanili dei vari distretti provinciali. Nei capitoli seguenti verranno trattate nel dettaglio le premesse teoriche che hanno guidato l’impianto della ricerca-formazione, le fasi della ricerca e i risultati emersi

    Mathematics of complexity in experimental high energy physics

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    Mathematical ideas and approaches common in complexity-related fields have been fruitfully applied in experimental high energy physics also. We briefly review some of the cross-pollination that is occurring.Comment: 7 pages, 3 figs, latex; Second International Conference on Frontier Science: A Nonlinear World: The Real World, Pavia, Italy, 8-12 September 200

    Myeloid/T-cell acute lymphoblastic leukemia in children and adults

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    Until recently, few molecular aberrations were recognized in T-cell acute lymphoblastic leukemia (T-ALL) and they were restricted to aberrations involving the T-cell receptor (TCR). The introduction of powerful technologies has allowed to identify novel rearrangements. In this context, we have performed a gene expression profiling analysis on a relatively large cohort (n=69) of adult patients with a diagnosis of T-ALL. By unsupervised clustering, we identified 5 subgroups. Of these, one branch included 7 patients (10%) whose gene expression profile resembled that of AML. These cases were characterized by the overexpression of a large set of myeloid-related genes, as well as of miR-223. Finally, these patients appear to have an unfavorable clinical course. This newly identified subset of T-ALL cases partly resembles the so-called ETP (early T-precursor) pediatric subgroup: both age groups have in fact a peculiar gene expression profile, an unfavorable outcome and an incidence of about 10%

    Daily rhythm of salivary and serum urea concentration in sheep

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    BACKGROUND: In domestic animals many biochemical and physiological processes exhibit daily rhythmicity. The aim of the present study was to investigate the rhythmic pattern of salivary and serum urea concentrations in sheep. METHODS: Six 3-year-old female sheep kept in the same environmental conditions were used. Sheep were sampled at 4 hour intervals for 48 consecutive hours starting at 08:00 of the first day and finishing at 04:00 of the second day. Blood samples were collected via intravenous cannulae inserted into the jugular vein; saliva samples were collected through a specific tube, the "Salivette". Salivary and serum urea concentrations were assayed by means of UV spectrophotometer. ANOVA was used to determine significant differences. The single Cosinor procedure was applied to the results showing significant differences over time. RESULTS: ANOVA showed a significant effect of time on salivary and serum urea concentrations. Serum and salivary urea peaked during the light phase. In the dark phase serum and salivary urea concentrations decreased, and the diurnal trough occurred at midnight. Cosinor analysis showed diurnal acrophases for salivary and serum urea concentrations. Daily mean levels were significantly higher in the serum than in the saliva. CONCLUSION: In sheep both salivary and serum urea concentrations showed daily fluctuations. Urea is synthesized in the liver and its production is strongly influenced by food intake. Future investigation should clarify whether daily urea rhythms in sheep are endogenous or are simply the result of the temporal administration of food
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