105 research outputs found
First human case of West Nile virus neuroinvasive infection in Italy, September 2008 - case report.
On 20 September 2008, the laboratory of the Regional Reference Centre for Microbiological Emergencies (Centro di Riferimento Regionale per le Emergenze Microbiologiche, CRREM) in Bologna, reported the detection of specific IgM and IgG antibodies against West Nile virus (WNV) in the serum of a female patient in her eighties who lived in a rural area between Ferrara and Bologna, Italy
Rapid communications Ongoing outbreak of visceral leishmaniasis in Bologna
(VL) cases has recently been reported in Bologna Province in northern Italy. Over six months from November 2012 to May 2013, 14 cases occurred, whereas the average number of cases per year was 2.6 (range: 0–8) in 2008 to 2012. VL was diagnosed in a median of 40 days (range: 15–120) from disease onset. This delay in diagnosis shows the need for heightened awareness of clinicians for autochthonous VL in Europe. From November 2012 to May 2013, public health authorities, microbiologists and clinicians in Bologna Province, northern Italy, noted an upsurge in human cases of visceral leishmaniasis. During these six months, 14 cases were notified, an over five-fold increase compared with the annual average of 2.
Epidemiological surveillance of West Nile neuroinvasive diseases in Italy, 2008 to 2011.
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hepatitis a outbreak in italy 2013 a matched case control study
Between January and May 2013 a hepatitis A (HA) incidence increase was detected in Italy, signalling an outbreak. A retrospective matched case-control study was conducted to identify the source of infection. A case was defined as a resident of any of five regions (Apulia, autonomous province of Bolzano, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia-Giulia and autonomous province of Trento), who had symptom onset between 1 January and 31 May2013 as well a positive test for anti-HA virus IgM. We compared each case with four age-and neighbourhood-matched controls. Overall 119 cases and 419 controls were enrolled. Berries were found as the main risk factor for HA (adjusted odds ratio (ORadj): 4.2; 95% confidence interval (CI): 2.5-7.0) followed by raw seafood (ORadj: 3.8; 95% CI: 2.2-6.8; PAF: 26%). Sequencing the virion protein (VP)1-2a region from 24 cases yielded a common sequence (GenBank number: KF182323). The same sequence was amplified from frozen mixed berries consumed by some cases as well as from isolates from Dutch and German HA patients, who had visited some of the affected Italian provinces during the outbreak. These findings suggested berries as the main source of the Italian outbreak. Control measures included voluntary recall of the confirmed frozen mixed berry batches and a trace-back investigation was initiated. The Ministry of Health website recommends frozen berries to be cooked for two minutes before eating.
West Nile virus transmission with human cases in Italy, August - September 2009.
In 2009, to date 16 human cases of West Nile neuroinvasive disease (WNND) have been reported in Italy, in three regions: Veneto, Emilia-Romagna and Lombardia. The number of cases is higher compared with last year when nine cases were identified (eight cases of WNND and one case of West Nile fever) and the geographical distribution indicates spread from east to west
I fattori comportamentali tra i lavoratori in Emilia-Romagna secondo la sorveglianza PASSI
INTRODUZIONE: In Italia, la promozione della salute sui luoghi di lavoro sta evolvendo, orientata dal D.lgs. 81/2008 e in linea con iniziative internazionali come il Workplace Health Promotion (WHP). Accanto a scuole e luoghi di cura, anche il posto di lavoro è ormai identificato come setting opportunistico per svolgere attività di prevenzione, non solo mirata a fattori di rischio occupazionali o alla cultura della sicurezza, ma anche come educazione a stili di vita salutari. L’obiettivo è descrivere i differenziali dei principali fattori di rischio comportamentali in relazione alla condizione lavorativa, alla mansione e al settore d’impiego per indirizzare la promozione della salute nei luoghi di lavoro. MATERIALI E METODI: Sono state analizzate 9977 interviste PASSI di persone di 18-69 anni, raccolte nel triennio 2010-12 in Emilia-Romagna, regione aderente al modulo opzionale sulla sicurezza sul lavoro. PASSI è una sorveglianza nazionale sui fattori comportamentali di salute realizzata mediante interviste telefoniche effettuate da operatori dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL italiane. L’analisi mette in relazione alcuni comportamenti con le principali variabili socio-demografiche (classe d’età , sesso, livello d’istruzione, difficoltà economiche, cittadinanza) e quelle riguardanti mansione svolta e settore d’impiego. I fattori indagati sono: abitudine tabagica, consumo di alcol, indice di massa corporea e attività fisica svolta. RISULTATI: Il 29.3% degli intervistati ha dichiarato di essere fumatore. L’abitudine tabagica è maggiore negli uomini (32.9%), nella fascia d’età 18-34 anni (34.0%), nelle persone con bassa scolarità (32.9%) e con molte difficoltà economiche percepite (42.2%). Emergono differenze per condizione lavorativa: fuma il 31.3% (IC95% 30.1-32.5) di chi lavora in modo continuativo, il 37.2% (IC95% 32.7-42.0) di chi lavora in modo non continuativo e il 23.6% (IC95% 22.0-25.3) di chi non lavora. Il dato è disomogeneo anche per settori d’impiego, dal 18.5% del settore scolastico al 39.5% dell’industria del legno e della carta, e per mansione svolta, dal 14.6% nelle forze dell’ordine al 39.8% negli operai. Il fumo è più frequente tra chi svolge una mansione manuale (38.4% IC95% 36.2-40.7).
Secondo i criteri PASSI, il 21.4% degli intervistati è definito consumatore di alcol a maggior rischio per la salute. Tale dato è maggiore negli uomini (27.9%), tra 18-34 anni (34.2%) e in persone con alto grado d’istruzione (23.1%). La prevalenza per condizione lavorativa è del 21,3% (IC95% 20.3-22.4) tra chi lavora in modo continuativo, 27.3% (IC95% 23.3-31.8) tra chi in modo discontinuo e del 20.7% (IC95% 19.1-22.3) in chi non lavora. Tra i lavoratori è più diffuso il consumo definito binge drinking (12.0% IC95% 11.2-12.8). I settori meno interessati sono la pubblica amministrazione e la sanità (14.8%), mentre nei trasporti si raggiunge il 28%.
Il 42.9% degli intervistati risulta in eccesso ponderale: il 31.7% in sovrappeso e l’11.2% obeso. Gli uomini (53.1%), la fascia d’età 50-69 anni (58.1%), le persone a bassa scolarità (53.1%) e coloro che percepiscono difficoltà economiche (46.5%) sono le categorie più coinvolte. Tra chi lavora in modo continuativo la prevalenza è del 41.4% (IC95% 40.1-42.7), tra chi lavora saltuariamente è del 39.0% (IC95% 34.5-43.7) e 46.7% (IC95% 44.8-48.6) tra chi non lavora. Tra settori, l’eccesso ponderale è meno rappresentato in quello scolastico (30.2%) e molto diffuso nell’agricolo (55.1%). Tra le mansioni, è più frequente in chi lavora manualmente (47.4%) e le percentuali vanno dal 28.0% degli insegnanti al 55.9% delle forze dell’ordine.
Secondo i criteri PASSI, il 21.5% degli intervistati è sedentario, il 41,7% parzialmente attivo e il 36,8% attivo. La sedentarietà è più diffusa tra le donne (22.4%), nella fascia d’età 50-69 anni (25.5%), in persone con basso livello d’istruzione (26.6%), con molte difficoltà economiche percepite (27.4%) e di nazionalità straniera (27.8%). Chi lavora in modo continuativo ha una prevalenza del 21.1% (IC95% 19.9-22.2), del 27.1% (IC95% 22.9-31.8) chi lo fa in modo discontinuo e del 21.5% (IC95% 19.9-23.2) chi non lavora. Si evidenziano, inoltre, differenze per settore (dal 15.1% della sanità al 25.9% dei trasporti) e per mansione (dall’8.9% tra i medici al 27.6% nei commercianti).
In tab.1 sono riportate le classi a maggiore rischio e i relativi OR emersi all’analisi multivariata. CONCLUSIONI: La sorveglianza PASSI ha evidenziato una disomogenea prevalenza di fattori di rischio comportamentali sia per categorie socio-demografiche, sia per diversi settori e mansioni lavorative. Pur essendo effettuate su dati riferiti, con limiti e possibili bias, le analisi mostrano una realtà che avvalora l’importanza di un’estesa e mirata attività di promozione della salute in ambito lavorativo e, in questo contesto, PASSI può fornire importanti informazioni per programmare e valutare gli interventi di WHP
A symmoriiform chondrichthyan braincase and the origin of chimaeroid fishes
Chimaeroid fishes (Holocephali) are one of the four principal divisions of modern gnathostomes (jawed vertebrates). Despite only 47 described living species1, chimaeroids are the focus of resurgent interest as potential archives of genomic data2 and for the unique perspective they provide on chondrichthyan and gnathostome ancestral conditions. Chimaeroids are also noteworthy for their highly derived body plan1,3,4. However, like other living groups with distinctive anatomies5, fossils have been of limited use in unravelling their evolutionary origin, as the earliest recognized examples already exhibit many of the specializations present in modern forms6,7. Here we report the results of a computed tomography analysis of Dwykaselachus, an enigmatic chondrichthyan braincase from the ~280 million year old Karoo sediments of South Africa8. Externally, the braincase is that of a symmoriid shark9,10,11,12,13and is by far the most complete uncrushed example yet discovered. Internally, the morphology exhibits otherwise characteristically chimaeroid specializations, including the otic labyrinth arrangement and the brain space configuration relative to exceptionally large orbits. These results have important implications for our view of modern chondrichthyan origins, add robust structure to the phylogeny of early crown group gnathostomes, reveal preconditions that suggest an initial morpho-functional basis for the derived chimaeroid cranium, and shed new light on the chondrichthyan response to the extinction at the end of the Devonian period
Complex body size trends in the evolution of sloths (Xenarthra: Pilosa)
Background
Extant sloths present an evolutionary conundrum in that the two living genera are superficially similar (small-bodied, folivorous, arboreal) but diverged from one another approximately 30 million years ago and are phylogenetically separated by a radiation of medium to massive, mainly ground-dwelling, taxa. Indeed, the species in the two living genera are among the smallest, and perhaps most unusual, of the 50+ known sloth species, and must have independently and convergently evolved small size and arboreality. In order to accurately reconstruct sloth evolution, it is critical to incorporate their extinct diversity in analyses. Here, we used a dataset of 57 species of living and fossil sloths to examine changes in body mass mean and variance through their evolution, employing a general time-variable model that allows for analysis of evolutionary trends in continuous characters within clades lacking fully-resolved phylogenies, such as sloths.
Results
Our analyses supported eight models, all of which partition sloths into multiple subgroups, suggesting distinct modes of body size evolution among the major sloth lineages. Model-averaged parameter values supported trended walks in most clades, with estimated rates of body mass change ranging as high as 126 kg/million years for the giant ground sloth clades Megatheriidae and Nothrotheriidae. Inclusion of living sloth species in the analyses weakened reconstructed rates for their respective groups, with estimated rates for Megalonychidae (large to giant ground sloths and the extant two-toed sloth) were four times higher when the extant genus Choloepus was excluded.
Conclusions
Analyses based on extant taxa alone have the potential to oversimplify or misidentify macroevolutionary patterns. This study demonstrates the impact that integration of data from the fossil record can have on reconstructions of character evolution and establishes that body size evolution in sloths was complex, but dominated by trended walks towards the enormous sizes exhibited in some recently extinct forms
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