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    Diagnosi radiologica delle fratture da osteoporosi

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    Nella pratica clinica la valutazione delle fratture vertebrali si basa comunemente sulla lettura dei radiogrammi da parte del radiologo, prima essenziale tappa per la diagnosi differenziale delle varie cause di deformità vertebrale . Tale approccio è soggettivo e trova spesso in disaccordo due radiologi sul considerare frattura una data deformità vertebrale per vari motivi relativi alla mancanza di un “gold standard” radiologico, alla presentazione clinica variabile delle fratture, al fatto che la loro storia naturale è sconosciuta, e alle diverse esigenze della pratica clinica rispetto alla ricerca. Per rendere più precisa la identificazione delle fratture vertebrali sono stati proposti negli ultimi 20 anni vari metodi in grado di fornire una valutazione più o meno quantitativa del rachide. Tali metodi si possono suddividere in due gruppi, visivi semiquantitativi e morfometrici quantitativi. Metodi visivi semiquantitativi Questi metodi prevedono che il radiologo esperto con la semplice valutazione visiva dei radiogrammi non si limiti ad identificare le fratture vertebrali, ma assegni loro un punteggio in base alla gravità della deformazione del corpo vertebrale, senza comunque effettuare la misurazione delle dimensioni vertebrali. Tra tutti i metodi proposti in passato, quello ancora utilizzato è il metodo di semiquantitativo di H.K. Genant, il quale sottolinea l’importanza della lettura dei radiogrammi da parte di un radiologo esperto per poter discriminare le varie cause di deformità vertebrali. Una volta diagnosticata la natura osteoporotica della frattura vertebrale il radiologo esperto esegue una valutazione visiva semiquantitativa, classificando le vertebre in “normali”, “borderline”, “fratture lievi”, “fratture moderate” e “fratture gravi” Valutare la severità della deformità come riduzione delle altezze vertebrali rende possibile anche l’accertamento dell’insorgenza di nuove fratture nel follow-up del paziente in base alla riclassificazione di una data vertebra rispetto alla valutazione basale. Questo metodo permette di raggiungere una elevata concordanza di giudizio tra due radiologi esperti dimostrandosi altamente riproducibile per la diagnosi sia di prevalenza che di incidenza delle fratture vertebrali . La precisione di questo metodo è tuttavia dipendente dalla esperienza dei radiologi e, comunque, diminuisce per la identificazione delle fratture di grado lieve (“mild”). La morfometria vertebrale è una metodica che si basa sulla misura delle altezze anteriore, centrale e posteriore dei corpi vertebrali, per stabilire quale di queste sia ridotta oltre un certo valore soglia così da poter diagnosticare una frattura vertebrale. La morfometria vertebrale può essere eseguita sulle immagini ottenute con apparecchio radiologico tradizionale e successivamente digitalizzate (MRX: morphometric X-ray radiography) sia su quelle ottenute con gli apparecchi per densitometria utilizzanti metodica DEXA (MXA: morphometric X-ray absorptiometry). Vari studi comparativi hanno dimostrato che entrambe le tecniche sono dotate di buona precisione, più elevata comunque per la MRX, il cui coefficiente di variabilità, sia intra-che interoperatore, è risultato più basso rispetto alla MXA. Le due tecniche, la MRX e la MXA sono sovrapponibili sia per sensibilità che per specificità nella identificazione delle fratture vertebrali. La MXA avendo il grosso vantaggio di esporre il paziente ad una bassa dose di radiazioni ( <10mSv versus 800mSv della MRX) potrebbe essere proposta come metodica di screening per la iniziale identificazione delle fratture vertebrali da osteoporosi, da confermare o meno con l’esama radiologico tradizionale del rachide. Tale esame può fornire elementi utili per effettuare una diagnosi differenziale tra le varie cause, benigne e maligne delle deformità vertebrali., ricorrendo nei casi dubbi ad esami più complessi, TC o RM. Una volta effettuata la diagnosi di frattura vertebrale da osteoporosi, per valutare l’efficacia della terapia sulla prevenzione delle fratture vertebrali è preferibile utilizzare la MXA, sia per la bassa dose di esposizione, sia per la maggior riproducibilità dovuta al più facile posizionamento del paziente. L’utilità della morfometria vertebrale sta quindi, sia nel consentire di identificare il maggior numero possibile di fratture vertebrali, sia nella possibilità di seguire nel tempo l’andamento delle altezze vertebrali, prevedendo, quindi, l’insorgenza di una frattura vertebrale, intesa come deformazione di grado lieve, asintomatica ed atraumatica. Ciò è molto importante se si considera che la determinazione della massa ossea con la densitometria, pur essendo la principale indagine per la valutazione del rischio fratturativo, in realtà., non sempre ci permette di raggiungere questo scopo. In conclusione, per una completa valutazione del paziente con osteoporosi appare necessario effettuare con la metodica DEXA, durante la stessa seduta , oltre la valutazione della densità ossea, anche l’acquisizione della immagine del rachide al fine di selezionare i soggetti da sottoporre alle radiografie del rachide dorsale e lombare per o meno diagnosi di frattura vertebrale da osteoporosi

    A COMPARISON OF CHARGED CURRENT CROSS-SECTIONS AND STRUCTURE FUNCTIONS FOR NEUTRINO AND ANTI-NEUTRINOS BEAMS ON HYDROGEN AND NEON

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    Using BEBC equipped with a hydrogen-filled neon-surrounded track-sensitive target, the charged current cross sections and structure functions of hydrogen and neon targets traversed by the same neutrinos and antineutrinos are compared directly. The measured total cross-section ratios between hydrogen and neon allow precise total cross-section values for hydrogen to be inferred. Using this normalization, the ν and ν hydrogen data are combined and the quark distributions in free nucleons, parametrised as functions of ξ, are extracted. This free-nucleon parametrisation is then compared directly with the neon data in order to measure nuclear effects such as those recently reported by the EMC collaboration. Only small effects are seen, in excellent agreement with recent SLAC data in a more similar A and q2 range. © 1984.0SCOPUS: ar.jinfo:eu-repo/semantics/publishe
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