748 research outputs found

    La Cassazione delinea lo statuto del nuovo danno ambientale

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    La Cassazione, con quattro separate pronunce, opera il primo approccio sistematico alla nuova disciplina sul danno ambientale di cui alla parte sesta del Codice dell\u2019Ambiente (d. lgs. n. 152/2006), come modificata dall'art. 25, l. 6 agosto 2013, n. 97. Il commento mira quindi a sviscerare il contenuto precettivo di tali decisioni, anche atrtaverso una rivisitazione critica di quella che \ue8 stato il percorso evolutivo della normativa interna in materia di danno ambientale.In particolare, i temi trattati concernono la legittimazione delle associazioni ambientaliste nei giudizi di danno ambientale; la decorrenza del termine prescrizionale per la suddetta azione di danno, anche con riferimento alle ripetute novelle legislative sul punto; l'apporzionamento della responsabilit\ue0 in presenza di una pluralit\ue0 di soggetti danneggianti. Infine ci si sofferma, in prospettiva de iure condendo, sulla recentissima previsione legislativa di transazioni ambientali di cui alla l. 28.12.2015, n. 22

    La Cassazione delinea lo statuto del nuovo danno ambientale

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    La Cassazione, con quattro separate pronunce, opera il primo approccio sistematico alla nuova disciplina sul danno ambientale di cui alla parte sesta del Codice dell\u2019Ambiente (d. lgs. n. 152/2006), come modificata dall'art. 25, l. 6 agosto 2013, n. 97. Il commento mira quindi a sviscerare il contenuto precettivo di tali decisioni, anche atrtaverso una rivisitazione critica di quella che \ue8 stato il percorso evolutivo della normativa interna in materia di danno ambientale.In particolare, i temi trattati concernono la legittimazione delle associazioni ambientaliste nei giudizi di danno ambientale; la decorrenza del termine prescrizionale per la suddetta azione di danno, anche con riferimento alle ripetute novelle legislative sul punto; l'apporzionamento della responsabilit\ue0 in presenza di una pluralit\ue0 di soggetti danneggianti. Infine ci si sofferma, in prospettiva de iure condendo, sulla recentissima previsione legislativa di transazioni ambientali di cui alla l. 28.12.2015, n. 22

    L'importanza dell''aischune' nella dialogica socratica e nella dialettica platonica. Le componenti 'emozionali' possono influire nel dialogo filosofico?

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    2007/2008La tesi ha come fine quello di indagare il ruolo del termine aischune (pudore, vergogna, rispetto) nella dialogica socratica e nella dialettica platonica. La ricerca si propone come un approfondimento del lavoro svolto in occasione della tesi di laurea, nella quale ho indagato il ruolo generale dei termini aidos e aischune nei dialoghi platonici. La prima parte del I Capitolo riprende, seppur in modo sintetico, il significato e il ruolo che in generale i due termini hanno nella letteratura preplatonica (Omero, Esiodo e i Tragici), argomento già trattato nella tesi di laurea, per passare poi nella seconda parte all'analisi dei due termini nei dialoghi del filosofo ateniese. Nel II Capitolo invece esamino i temi della dialogica socratica e della dialettica platonica, istituendo un confronto tra le due, al fine di individuare se si possa parlare, nei dialoghi, di una loro evoluzione o di continuità. Infine nel III e ultimo Capitolo passo ad analizzare in modo dettagliato, il ruolo dell'aischune nei dialoghi rispetto alla dialettica praticatavi. Questa componente emotiva risulta avere una duplice funzione: 1) indica il 'rispetto' necessario, dall'inizio alla fine del dialogo, affinché si possa realizzare una discussione dialettica e quindi si possa giungere insieme alla verità, e 2) indica la 'vergogna' che l'interlocutore dovrebbe provare dopo aver subito una confutazione.XXI Cicl

    Recent Developments in EU Environmental Policy and Legislation

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    This section describes the significant political initiatives and acts of legislation in the environmental field adopted in the period from September 2022 until June 2023

    ‘Urgenda-Style’ Strategic Climate Change Litigation in Italy: A Tale of Human Rights and Torts?

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    This contribution addresses the first strategic climate change litigation filed against the Italian State, the Giudizio Universale case. Giudizio Universale’s legal architecture is largely akin to other landmark cases filed in Europe, such as Urgenda in The Netherlands and Klimaatzaak in Belgium. Accordingly, Giudizio Universale is grounded on the state’s breach of international and EU obligations, the encroachment of human rights enshrined in the European Convention on Human Rights and the Italian Constitution, and the consequent attribution of domestic tort liability to the state under the Italian Civil Code. This article thus examines the main arguments raised in Giudizio Universale in light of the underlying domestic human rights and tort liability regimes. It first investigates the interplay between the breach of climate change obligations and human rights infringement as presented in the complaint to understand whether, and to what extent, Italian courts could give deference to an ‘Urgenda-style’ claim. Second, it unpacks the existing interpretation of tort liability as applied to state liability vis-à-vis its citizens by Italian courts. Third, it factors Giudizio Universale in the recent Italian Constitutional reform, which explicitly introduced the protection of the environment, biodiversity and ecosystems, as well as a reference to the ‘interests of future generations’, into the fundamental principles of the Italian Constitution. Overall, the article concludes that several limitations exist in the Italian legal system in the pursuance of strategic climate litigation against the state for its (in)action against climate change. One of the merits of the Giudizio Universale case, however, is that it challenges these limitations to provide another suitable tool for ensuring protection against the climate emergency

    Reflessioni sugli antichi alfabeti slavi

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    Zastupa se teza o prvenstvu glagoljskog pisma u odnosu na ćiriličko na temelju sljedećih podataka: 1) Svjedočenje najstarijih kodeksa (Marijinsko evanđelje, Zografsko evanđelje, Asemanovo evanđelje, Sinajski psaltir i dr.); 2) očiglednost znatno manje arhaičnog aspekta jezika u Savinoj knjizi i u Suprasaljskom zborniku, koji sadrži nekoliko odlomaka koji su sigurno prepisani iz jednog starijeg glagoljskog rukopisa; 3) postojanje ćirilskih palimpsesta koji, ispod ostruganog teksta, pokazuju prethodno glagoljsko pismo; 4) upotreba ćirilice za eminentno svjetovne svrhe i za natpise; 5) podobnost glagoljice (u jednakoj mjeri u kojoj je ima i grčka minuskula iz koje ona proizlazi) za brzo pisanje u odnosu na ćirilicu (koja je sva majuskulna, a proizašla je iz grčke uncijale) koja nije u dovoljnoj mjeri adekvatna cilju što ga je sebi postavio Konstantin: da prevede i prepiše knjigu za uporabu u bogoslužju. Osim ovih razmatranja, ne treba zanemariti činjenice: a) da je glagoljsko pismo, na početku vezano uz eminentno religiozne svrhe, bilo zvano "popovica" (jednako kao gruzijsko pismo "hocuri c\u27erili"); b) glagoljica se zadržala kod katolika i poslije raskola, dok je kod pravoslavaca prevladavalo prihvaćanje ćirilice. Upozoravamo na analogni fenomen kod Indijaca hinduista koji su sačuvali pismo devanagari, dok su islamizirani Pakistanci preuzeli arapsko pismo. I oni bosansko-hercegovački Hrvati koji su prešli na islam upotrebljavali su, u jednom određenom razdoblju, arapsko pismo (arebica). Ne izgleda, prema tome, da je neumjesno misliti da je glagoljica prva slavenska azbuka, azbuka stvorena upravo za liturgijsku upotrebu prije odvajanja Istočne crkve od Rima.Si sostiene la tesi della priorità dell\u27alfabeto glagolitico rispetto a quello cirillico in base ai dati seguenti: 1) la testimonianza dei codici più antichi (Marijinsko evanđelje, Zografsko evanđelje, Asemanovo evanđelje, Sinajski psaltir i dr.); 2) l\u27evidenza di un aspetto sensibilamente meno arcaico della lingua nella Savina knjiga e nel Suprasaljski zbornik, che riporta alcunui brani sicuramente ricopiati da un precedente manoscritto glagolitico; 3) l\u27indizio dei palinsesti in cirillico che, sotto la raschiatura, mostrano una precedente scrittura glagolitica.; 4) l\u27uso del cirillico per scopi eminentemente profani e per le iscrizioni; 5) la scorrevolezza della scritura glagolitica al pari del minusculo greco del sec. 9. (da cui deriva) rispetto al cirillico (tutto maiuscolo), derivato dall\u27onciale greco, poco adatto al fine prefissosi da Constantino di tradurre e trascrivere i volumi che dovevano servire alla liturgia. Oltre a queste considerazioni, non va trascurato il fatto che: a) la scrittura glagolitica, adibita inizialmente a fini eminentemente religiosi, fu chiamata "popovica" esattamente come la georgiana "hocuri c\u27erili"; b) il glagolitico si mantenne presso i Cattolici anche dopo lo scisma d\u27Oriente, mentre presso gli Ortodossi prevalse l\u27assunzione del cirillico. Con una comparazione analoga si pensi agl\u27Indiani induisti che conservano la scritura devanagari, mentre i Pachistani islamizzati hanno adottat l\u27alphabeto arabo. Abche i Croati della Bosnia-Erzegovina, passati all\u27Islam, usarono per un certo periodo l\u27alphabeto arabo (arebica). Non sembra pertanto incoerente pensare che il primo alfabeto slavo sia stato quello glagolitico, un alfabeto creato per l\u27uso propriamente liturgico prima del distacco dello Chiesa d\u27Oriente da quelle di Roma

    Franco Fileni

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    Documento che racconta il rapporto umano e la stima professionale da parte del Magnifico Rettore dell'Università degli Studi di Trieste, attualmente in carica, nei confronti del collega scomparso
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