95 research outputs found

    Piero Gazzola e Guglielmo De Angelis d'Ossat

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    I rapporti fra Guglielmo De Angelis d’Ossat e Piero Gazzola sono stati, come noto, numerosi e continui, già a partire dalla seconda metà degli anni Trenta quando, attivamente impegnati come architetti aggiunti presso le Soprintendenze della Liguria il primo e della Lombardia il secondo, vennero chiamati da Gustavo Giovannoni, insieme ad altri allievi, a partecipare alla redazione di “Palladio”. Nati a distanza di poco meno di un anno l’uno dall’altro, i loro percorsi formativi e i successivi sviluppi nel campo professionale e accademico seguirono percorsi simili, talvolta paralleli, che li portarono ad intrattenere frequenti relazioni. Tra le diverse tematiche di possibile confronto fra i due personaggi – i cui rapporti non si limitarono ai paralleli incarichi nell’Amministrazione ma si intrecciarono con le attività svolte da entrambi nel campo della ricerca e della formazione universitaria e post-universitaria, come pure in quello della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale, anche in ambito internazionale – si è scelto di rivolgere particolare attenzione agli anni del dopoguerra, quando il Soprintendente Gazzola si accostava all’opera di ricostruzione della città e della provincia di Verona mentre De Angelis d’Ossat, dapprima come ispettore centrale, poi come direttore generale, era chiamato ad un compito di controllo su scala nazionale. Nel complesso dei lavori che hanno visto svilupparsi, fra i due, un ampio e documentato confronto di idee, sempre dialetticamente costruttivo, si ricordano alcuni restauri condotti da Gazzola a Verona ed in particolare quello sulla chiesa di S. Giovanni in Fonte all’interno del Vescovado e, per altri versi, l’interessante quanto discussa ricostruzione della facciata di S. Sebastiano. Proprio su questi due interventi Guglielmo de Angelis d’Ossat aveva posto la propria attenzione durante un intervento al “Convegno per lo sviluppo e la difesa di Verona” (1962; solo recentemente pubblicato [2008]), nel quale, senza risparmiare qualche sommessa critica, faceva un bilancio complessivamente molto positivo dell’opera di ricostruzione postbellica condotta dal “dinamico prof. Gazzola […] persistente difensore della città”. Congiuntamente all’analisi di alcuni interventi vengono presi in considerazione gli aspetti teorici della disciplina cui entrambi contribuirono con numerosi scritti e con la partecipazione attiva a dibattiti e incontri pubblici, ponendo l’attenzione sulla verifica delle teorie e dei criteri di restauro in relazione al particolare momento storico

    La catalogazione dei principali monumenti archeologici e architettonici nei percorsi storici. Schede archeologiche e architettoniche

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    Dalla volontà di ricucire e recuperare un dialogo fra le antiche strutture - che formano ancora, pur trasformate, il cuore della città di Betlemme- ed i nuovi interventi, è nata l'esigenza di una catalogazione del patrimonio archeologico ed architettonico ancora oggi esistente. Sono state così impostate delle schede molto sintetiche, con poche voci principali, che permettessero una prima conoscenza, complessiva, dell'oggetto. Per la redazione delle schede storiche sui principali siti archeologici e sugli edifici civili e religiosi di particolare pregio architettonico sono stai integrati i dati storiografici ed iconografici disponibili, con le suggestioni e le immagini prese direttamente sul posto. Come esemplificazione del lavoro compiuto ed in parte ancora in via di svolgimento, sono presentate, in questa sede, un primo elenco degli edifici oggetto della schedatura ed alcune schede tipo. La scelta di queste ultime è stata fatta sia per offrire una panoramica ed un contemporaneo controllo, del metodo utilizzato, su diverse categorie di edifici, sia per le caratteristiche e le problematiche diverse che gli edifici stessi presentano, sempre nell'ottica di un futuro riassetto della città. Inoltre nella scelta delle schede si è seguita la strada indicata all'inizio volume: la memoria del passato come base di sviluppo per il futur

    Il restauro architettonico nel pensiero di Guglielmo De Angelis d'Ossat, "Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell'Architettura", n. 41, 2004

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    Questo numero monografico del Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell'Architettura (41-2004) presenta alcuni scritti di Guglielmo De Angelis d’Ossat (1907-1992) selezionati fra quanti, ancora inediti e conservati presso l’Archivio di famiglia, risultavano più strettamente attinenti al restauro e alla tutela dei beni architettonici e ambientali. Due soli testi vengono riproposti all’attenzione degli studiosi, perché originariamente pubblicati in altre lingue: il saggio sulle Città d’arte, monumenti e siti in rapporto al turismo di domani, apparso sulla rivista «Monumentum», nel 1970, e tradotto dal francese per questa occasione e la dissertazione avente come titolo Dal Restauro dei monumenti agli interventi sull’edilizia antica, di cui si presenta qui la versione italiana, preparata dall’autore stesso in vista della traduzione inglese, poi pubblicata negli Atti del Convegno dell’International Association for Bridge and Structural Engineering (IABSE) del 1983. Quasi tutti gli altri elaborati si presentavano sotto forma di trascrizioni dattiloscritte di lezioni o discorsi tenuti ‘a braccio’ e solo alcuni esibivano una forma pressoché definitiva, essendo stati rivisti e corretti a mano dall’autore, probabilmente in vista di una loro edizione. L’intero apparato illustrativo, di cui i dattiloscritti erano privi, è stato opportunamente predisposto per facilitare la comprensione dei testi e molte immagini provengono dall’Archivio disegni del Dipartimento di Storia dell’Architettura Restauro e Conservazione dei beni architettonici (ADSARC) che conserva un fondo cartaceo appartenuto all’autore e un ricco fondo fotografico, in gran parte da lui costituito e arricchito nei lunghi anni di attività didattica svolti presso la Facoltà di Architettura e presso la Scuola di Perfezionamento, poi Scuola di Specializzazione per lo studio ed il restauro dei monumenti. La scelta di inserire anche fotografie più recenti deriva, in alcuni casi, dalla constatazione del permanere di “incertezze ed errori”, sovente gli stessi già a suo tempo segnalati dal Maestro. In calce ai testi vengono infine presentati un profilo biografico e una bibliografia aggiornata, sia degli scritti a lui dedicati, sia di quelli pubblicati dall’autore in materia di tutela e restauro. Il Profilo biografico, in particolare, costituisce un approfondimento - con particolare riferimento alle attività nel campo del restauro e della didattica - delle brevi note pubblicate nel 1987 all’interno della Bibliografia degli scritti di Guglielmo De Angelis d’Ossat, curata da Laura Marcucci per i Saggi in suo onore

    I Martinori a San Paolo fuori le mura

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    Nell’ambito di un volume interamente dedicato ai Martinori, famiglia di scalpellini e imprenditori attivi a Roma nel corso dell’Ottocento, l’articolo ricostruisce i lavori compiuti da Giacomo e continuati, dopo la sua morte, dalla vedova, Carolina Pittarelli e da due dei suoi figli, Fortunato e Pietro, all’interno dell’impegnativo cantiere di ricostruzione della basilica di San Paolo. La rivisitazione delle vicende che seguirono l’incendio del 1823 e delle motivazioni che portarono, di volta in volta, alle diverse scelte in merito alla tipologia e ai materiali da adottare, segue di pari passo la ricostruzione dell’attività degli scalpellini e dei diversi incarichi loro affidati. L’operosità dei Martinori nel più grande cantiere romano del tempo, è ricostruita attraverso lo studio dei documenti d’archivio conservati presso il monastero di S. Paolo e presso l’Archivio Centrale dello Stato, integrata da un’analisi diretta del monumento e delle opere ivi realizzate. In particolare, viene analizzato il ruolo assunto da Giacomo nell’esecuzione di alcune basi, del cornicione del primo ordine della nave trasversa e dei primi dieci archi in marmo di Carrara della navata centrale; argomento quest’ultimo analizzato puntualmente anche attraverso un grafico impostato sulla base della ricca documentazione archivistica

    Consolidamento, liberazione, completamento, innovazione: il caso di Sant'Andrea ad Orvieto

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    Il saggio affronta alcuni aspetti del restauro condotto da Gustavo Giovannoni negli anni Venti del Novecento sulla chiesa di Sant’Andrea ad Orvieto. Intervento per certi aspetti criticabile ma non privo di interesse per la storia del restauro in generale e, più specificatamente per la storia dell’antica chiesa orvietana, risalente, nella sua prima fase costruttiva, al VI secolo e riedificata poi nel X secolo. Lo studio si è avvalso, in particolare, della documentazione archivistica presente presso il Centro di Studi per la Storia dell’Architettura (Roma – Casa dei Crescenzi), del quale l’Autrice è socia e partecipa attivamente, con altri colleghi alla organizzazione scientifica dell’Archivio ivi presente. L’analisi del carteggio privato e della documentazione grafica e iconografica conservata presso il Centro di Studi ha infatti premesso di chiarire meglio il complesso iter progettuale che ha visto susseguirsi numerose e spesso non documentate varianti in corso d’opera, fornendo al contempo utili informazioni su alcune parti della fabbrica antica che, a causa del restauro, sono andate perdute

    Giuseppe Zander. Nel restauro oltre il restauro

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    L’attività didattica di Giuseppe Zander (1920-1990), dedicata per oltre quarant’anni all’insegnamento della Storia dell’Architettura, si intreccia saldamente con la sua opera di studioso e di progettista, ad un tempo consapevole del passato e aperto verso il futuro. In qualità di storico dell’architettura non sfugge al “destino” «di sentire un forte impulso rivolto a prolungare la propria azione dallo studio filologico-critico all’interno del processo di restauro» e così egli “diviene” restauratore, direttamente impegnato in opere importanti ma anche attento osservatore e critico puntuale di una teoria e di una prassi che spesso sembrano divergere. Se la sua importanza come storico è apprezzata, anche se non conosciuta quanto meriterebbe, meno nota è la sua opera di progettista e di restauratore che qui viene sinteticamente tratteggiata
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