19 research outputs found

    Tiroidectomia totale con impiego del dissettore ad ultrasuoni: risultati di uno studio prospettico randomizzato

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    In the last years, the introduction and employment in surgery of the dissectors of last generation (ultrasounds, radiofrequency, etc.) have contributed to a remarkable improvement and simplification of the performances and the surgical techniques. The present study has the aim to verify, on the basis of the experience made in the last two years and through a careful comparisons with operations performed in the usual way, the advantages of employment of ultrasonic dissector in thyroid surgery and if besides such advantages it is possible to obtain real and substantial reductions of the complications. To such aim a randomized perspective study has been lead, confronting two groups of 60 patients, submitted to total thyroidectomy in Chair of General Surgery and Surgical Physiopathology of the University of Palermo - Complex Operating Unit of General Surgery. In all patients have been considered age, sex, histological diagnosis, length of the incision, time (from the incision until suture of skin), entity of the bleeding, hospital stay, post-operative consequences and total costs of thyroidectomy. The elaboration of the obtained data shows the advantages following to the use of the dissectors of last generation: reduction of the times, reduction of the complications, better tolerance of the operation by patients, better rationalization of the resources

    Thyroid Cancer Resistance to Chemotherapeutic Drugs via Autocrine Production of Interleukin-4 and Interleukin-10

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    We investigated the mechanisms responsible for the widespread refractoriness to chemotherapeutic drugs observed in thyroid cancers. We show that malignant epithelial cells from papillary, follicular, and anaplastic thyroid carcinomas express high levels of Bcl-2 and Bcl-xL. Exogenous expression of either Bcl-2 or Bcl-xL in normal thyrocytes was sufficient to prevent chemotherapeutic drug-induced cytotoxicity. All of the histological thyroid cancer variants examined produced interleukin-4 (IL-4) and interleukin-10 (IL-10), which increased Bcl-2 and Bcl-xL levels and protected thyroid cells from chemotherapeutic agents. Exposure to neutralizing antibodies against IL-4 and IL-10 resulted in down-modulation of Bcl-2 and Bcl-xL, death of a considerable percentage of thyroid cancer cells, and sensitization of the residual tumor population to cytotoxic drug-induced apoptosis. In conclusion, autocrine production of IL-4 and IL-10 promotes thyroid tumor cell progression and resistance to chemotherapy through the up-regulation of antiapoptotic proteins. Thus, IL-4 and IL-10 may represent new therapeutic targets for the treatment of thyroid cancer

    Il ruolo della manometria intraoperatoria nel trattamento chirurgico dell’acalasia esofagea

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    Gli Autori riportano i risultati della loro esperienza sul ruolo della manometria intraoperatoria (MI) nel trattamento chirurgico dell’acalasia. Pazienti e metodi. Sono stati presi in considerazione 239 pazienti affetti da acalasia osservati dal 1994 al 2006; solo 79 hanno continuato l’iter diagnostico-terapeutico e 31 sono stati sottoposti ad intervento chirurgico di miotomia longitudinale secondo Heller, associando in 25 una plastica antireflusso secondo Dor e in 6 una plastica antireflusso secondo Nissen. In 24 pazienti su 31 è stata eseguita una MI con la individuazione delle zone di alta pressione (HPZ). Risultati. I pazienti sottoposti ad intervento di Heller con controllo manometrico delle zone di sezione delle fibre muscolari dello stomaco hanno riferito tutti la scomparsa della disfagia. Tre dei pazienti operati senza l’ausilio della MI hanno lamentato la persistenza di disfagia lieve indipendentemente dalla tecnica chirurgica antireflusso utilizzata. Conclusioni. I risultati ottenuti confermano che la cardiomiotomia extramucosa è il trattamento di scelta per l’acalasia esofagea e suggeriscono che la utilizzazione della MI consente una miotomia completa soprattutto sul versante gastrico, ove le fibre arciformi assumono un ruolo importante nel mantenimento delle zone di alta pressione

    Ileo biliare: diagnosi e trattamento. Case report

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    Gli Autori presentano un caso di ileo biliare intermittente insorto per il passaggio di un grosso calcolo (oltre 4 cm di diametro) nel lume intestinale, attraverso una fistola colecistoduodenale. Viene sottolineata la peculiarità del caso clinico occorso alla loro osservazione per le caratteristiche della sintomatologia presentata dal paziente e per l’occasionalità dell’accertamento diagnostico avvenuto in corso di esame ecografico. La malattia, di non frequente riscontro e spesso diagnosticata in corso di interventi chirurgici in urgenza per occlusione intestinale, ha oggi un più precoce riconoscimento per la diffusione delle moderne tecniche di imaging. La sintomatologia può essere intermittente e, pur presentando i segni classici della occlusione intestinale, varia a seconda della sede dell’ostruzione. Una scelta terapeutica tempestiva endoscopica o chirurgica (open o laparoscopica) è destinata a ridurre la morbilità e la mortalità dei pazienti trattati in urgenza

    Osservazioni a proposito di un caso di cisti gigante della milza

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    The Authors, on the basis of a case of giant spleen cyst with positive tumoral markers, analyse some epidemiological and clinical aspects related to splenic non parasitic cysts. They affirm the priority of the conservative surgery, whenever possible, followed by an appropriate follow-up, although in this case their therapeutic choice was radical, due to the lack of residual parenchyma. In accordance with the data of several publications, as well as on the basis of the results obtained, the conservative approaches have been revaluated, above all in view of the modern findings related to the function of the spleen. The conservative approach cannot be carried out in the following cases: neoplastic diseases, increase of the tumoral markers serum levels, total involvement of the splenic parenchyma by cysts

    Pseudocisti pancreatiche infette: note di tecnica

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    Prendendo spunto dall’osservazione di 9 casi di cisti pancreatiche giganti infette, giunti all’osservazione nel periodo 1994- 2004, nel Dipartimento di Discipline Chirurgiche e Oncologiche, gli Autori si propongono di valutare se una più completa necrosectomia, eseguita sotto visione videoendoscopica e associata all’utilizzo di un sondino naso-gastro-cavitario, in grado di assicurare una detersione continua della cavità neoformata, e al corretto posizionamento di drenaggi, riduca la morbilità e i tempi di guarigione delle pseudocisti infette. Pazienti e metodi. Su 73 casi di pancreatiti acute osservate tra il 1994 e il 2004, 9 presentavano tra i 40 e i 180 giorni dall’esordio un quadro di pancreatite acuta grave con presenza di pseudocisti giganti evidenziate dalla TC addominale con mezzo di contrasto (mdc). I nove pazienti settici sono stati sottoposti a cisto-gastro-anastomosi, necrosectomia, lavaggio intraoperatorio con soluzione antibiotica e posizionamento di drenaggi multipli. In tre di essi si è quindi eseguita una necrosectomia completa e mirata, assistita da videoendoscopia transanastomotica. In tutti è stato posizionato un sondino naso-gastro-cavitario. Risultati. La risoluzione dello stato settico nei tre pazienti sottoposti a necrosectomia mirata videoassistita è avvenuta in III giornata; la TC addominale con mdc, ripetuta in V giornata, ha confermato la scomparsa delle aree necrotiche. I tempi di guarigione in questi tre pazienti sono stati significativamente più brevi rispetto ai pazienti sottoposti al trattamento tradizionale (cisto-gastro-anastomosi, necrosectomia standard non assistita, posizionamento di drenaggi addominali). Conclusioni. La tecnica chirurgica utilizzata sembra renda possibile, seppur con un minimo aumento dei tempi operatori, un miglior controllo della sepsi, una riduzione della morbilità postoperatoria e conseguentemente una riduzione dei tempi di degenza nei pazienti con pseudocisti pancreatica infett

    Non-Hodgkin lymphoma in a gynecologic service. A report of three cases.

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    Primary lymphoma arising in female genital tract organs is extremely rare. We report three cases of non-Hodgkin lymphoma which were encountered during a four-year period at our gynecologic department. One patient presented with an inguinal mass; another had a primary lymphoma of the vagina and the third had massive pelvic and para-aortic lymphomatous involvement. The gynecologists should be aware that, although rarely, lymphomas may arise in the genital tract, and that a massive involvement of inguinal, pelvic or para-aortic nodes may be related to a lymphoproliferative disease
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