117 research outputs found

    Traditional Houses with Stone Walls in Temperate Climates: The Impact of Various Insulation Strategies

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    The present chapter focuses on the yearly behaviour of a traditional farmhouse in a temperate Italian climate and analyses the impact of alternative energy saving strategies on summer comfort and winter consumptions. The aim of the current study was to: - identify combinations of thermal insulation interventions which: optimise winter energy saving and summer internal comfort without modifying the close relationship between architecture and specific climate typical of traditional buildings; respect the building material consistency and the façades aesthetic appearance. - compare the performance of this traditional architecture (after the retrofit intervention) with that of a modern building, of the type encouraged by new energy saving legislation (lightweight and super-insulated). To that aim a series of monitoring activities in summer and in winter were carried out to investigate the internal environmental conditions and to calibrate a simulation model with the software Energyplus. This model was used to assess the impact of various energy-saving strategies on winter energy consumptions and summer comfort with the method of Percentage outside the comfort range (EN 15251:2007-08)

    Association of kidney disease measures with risk of renal function worsening in patients with type 1 diabetes

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    Background: Albuminuria has been classically considered a marker of kidney damage progression in diabetic patients and it is routinely assessed to monitor kidney function. However, the role of a mild GFR reduction on the development of stage 653 CKD has been less explored in type 1 diabetes mellitus (T1DM) patients. Aim of the present study was to evaluate the prognostic role of kidney disease measures, namely albuminuria and reduced GFR, on the development of stage 653 CKD in a large cohort of patients affected by T1DM. Methods: A total of 4284 patients affected by T1DM followed-up at 76 diabetes centers participating to the Italian Association of Clinical Diabetologists (Associazione Medici Diabetologi, AMD) initiative constitutes the study population. Urinary albumin excretion (ACR) and estimated GFR (eGFR) were retrieved and analyzed. The incidence of stage 653 CKD (eGFR < 60 mL/min/1.73 m2) or eGFR reduction > 30% from baseline was evaluated. Results: The mean estimated GFR was 98 \ub1 17 mL/min/1.73m2 and the proportion of patients with albuminuria was 15.3% (n = 654) at baseline. About 8% (n = 337) of patients developed one of the two renal endpoints during the 4-year follow-up period. Age, albuminuria (micro or macro) and baseline eGFR < 90 ml/min/m2 were independent risk factors for stage 653 CKD and renal function worsening. When compared to patients with eGFR > 90 ml/min/1.73m2 and normoalbuminuria, those with albuminuria at baseline had a 1.69 greater risk of reaching stage 3 CKD, while patients with mild eGFR reduction (i.e. eGFR between 90 and 60 mL/min/1.73 m2) show a 3.81 greater risk that rose to 8.24 for those patients with albuminuria and mild eGFR reduction at baseline. Conclusions: Albuminuria and eGFR reduction represent independent risk factors for incident stage 653 CKD in T1DM patients. The simultaneous occurrence of reduced eGFR and albuminuria have a synergistic effect on renal function worsening

    Abstracts from the Food Allergy and Anaphylaxis Meeting 2016

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    Il comfort sostenibile

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    Il libro contiene una ricerca applicata che ha visto come protagonisti, da un lato l’Università Politecnica delle Marche, con il Dipartimento di Management ed il Dipartimento di Ingegneria Industriale e Scienze Matematiche, dall’altro Diasen. Un lavoro di ricerca, cofinanziato dalla Fondazione Cariverona, che è stato sintetizzato con il neologismo €codomus, termine che racchiude il senso di una sfida - ambientale, ingegneristica ed economica – volta a stimare il valore monetario, cioè in euro, che le persone soggettivamente attribuiscono alle loro preferenze di realizzazione di una ristrutturazione ambientalmente sostenibile, con una particolare attenzione per gli attributi intangibili dell’esperimento di scelta. In particolare, presentando degli scenari di scelta caratterizzati dall’applicazione di criteri, metodologie e punteggi di carattere tecnico-ingegneristico, si è misurata la disponibilità delle persone a pagare per raggiungere obietti di sostenibilità ambientale e di comfort della ristrutturazione immobiliare. Durante i due anni della ricerca, particolarmente complicati dal sopravvenire di fattori esogeni inattesi (pandemia e Superbonus) si sono svolte diverse iniziative che hanno permesso di analizzare le preferenze di scelta 435 individui, per quasi la metà giovani studenti (48%), poi professionisti dell’edilizia (34%), imprenditori (3%) ed altre occupazioni (15%). Innanzitutto, il primo dato sorprendente che merge dalla ricerca è che i giovani si presentano molto meno come “green consumers”, dichiarandosi meno rispettosi dell’ambiente e meno preoccupati delle questioni ambientali rispetto al resto degli intervistati, più senior. Ma i risultati più innovativi della ricerca, ovvero quali attributi incidono nelle preferenze di ristrutturazione immobiliare, dai calcoli effettuati emerge una predisposizione di tutti intervistati a pagare una somma maggiore per incrementare il proprio comfort abitativo e in misura minore per raggiungere la sostenibilità dell’intervento. Più nello specifico, gli intervistati sono disposti a pagare un 30% circa del valore dell’investimento per conseguire il comfort abitativo e il 20% circa dello stesso valore per la sostenibilità. Se per gli imprenditori e i lavoratori dipendenti non di settore edile ed i pensionati, il rapporto è sempre a favore del comfort abitativo, in un rapporto di 1 a 1,1, per i giovani under-25 questo rapporto sale, di poco, fino a 1,3. Rimarcabile invece è che per i professionisti esperti del settore, il rapporto arriva addirittura a 2,3. In altri termini, per i professionisti del settore edile, fatta pari a 100 € la somma che essi sono disposti a pagare per la sostenibilità dell’intervento, essi sono disposti a pagare 230 € per acquisire il comfort abitativo. Non meno rilevante, da questa ricerca, emerge poi come abbia prevalso la componente di comunicazione dei concetti che sono usati a volte per sollecitare le preferenze: gli intervistati sono stati positivamente stimolati dai valori impliciti contenuti nella dimensione intangibile/immateriale della sostenibilità, rappresentata come punteggio sintetico ottenuto dall’applicazione del protocollo ITACA, mentre hanno dimostrato un interesse minore a ricevere quella parte di informazione tecnico-ambientale che ne è a fondamento (i valori energetico-ambientali, come la riduzione di emissioni di CO2 [kg/m2anno] e la riduzione del fabbisogno di energia da fonti non rinnovabili [kWh/m2anno]). Questa ricerca si conclude con l’auspicio che una crescita delle conoscenze sulle diverse soluzioni tecniche esistenti, per una edificazione sostenibile, dovrebbe consentire la convergenza dei valori intangibili di comfort e sostenibilità, in una dimensione composita ed innovativa di “comfort sostenibile”. Si dovrebbe favorire l’orientamento delle scelte individuali verso soluzioni di bioedilizia, da considerare anche attrattive dal punto di vista economico, superando le antinomie tra egoismo ed altruismo, nell’attesa che le persone quando scelgono per il benessere del “sé stessi” possono anche tutelare il benessere della collettività
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