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PROGETTO “MESSINA 1908 – 2008”. RAPPORTO DELLA CAMPAGNA OBS NELL’AREA EOLIANA E DELLO STRETTO DI MESSINA
Il Centro Nazionale Terremoti (CNT), in collaborazione con la sezione di Catania, ha progettato e
realizzato un esperimento di sismica passiva nell’area Calabro–Peloritana il cui scopo è fornire nuovi dati
sismici volti a comprendere come le dinamiche superficiali ed il processo di subduzione interagiscano tra
loro, migliorando così la comprensione dei processi sismogenetici nella zona colpita dal terremoto del 1908
[Margheriti et al., 2008; http://dpc-s5.rm.ingv.it].
Con l’obiettivo di ridurre l’errore di localizzazione degli ipocentri degli eventi verificatisi nell’area
interessata dal progetto, ad integrazione delle 30 stazioni della rete sismica nazionale già presenti nell’area in
esame, l’esperimento ha previsto l’installazione di 15 stazioni della rete mobile e la deposizione di 5 OBS/H
(Ocean Bottom Seismometer with Hydrophone), per un numero complessivo di 50 stazioni sismiche larga
banda 3C coinvolte nel progetto.
La campagna sismica a terra ha avuto inizio nell’ottobre 2007 e ad oggi (gennaio 2009), le stazioni
sono ancora in funzione, mentre la deposizione dei cinque OBS/H è avvenuta tra il 15 e il 18 luglio 2008 ed
il loro recupero è stato effettuato tra il 6 e il 7 novembre 2008.
Gli OBS/H, progettati e realizzati presso l’OBS Lab di Gibilmanna, sono stati equipaggiati con
sismometri Nanometrics Trillium 120p (120s - 175 Hz) e con sensori differenziali di pressione (Differential
Pressure Gauge) Cox-Webb, con banda passante tra i 200s e i 2Hz.
La base autolivellante sulla quale è installato il sensore sismico è stata realizzata anch’essa presso
l’OBS Lab di Gibilmanna nei mesi intercorsi tra il recupero degli OBS impiegati nella prima campagna
NERIES, avvenuto nel marzo 2008, e il luglio 2008, data della deposizione degli OBS del progetto “Messina
1908 – 2008”. La necessità di realizzare una nuova base autolivellante in tempi così brevi, è stata una diretta
conseguenza dei risultati negativi ottenuti dalla base Nautilus in occasione della già citata campagna
NERIES [D’Anna et al., 2008]: due sismometri su tre non si erano livellati nel range di ±0.2°, massimo tilt
dinamico previsto per i Trillium 120p, provocando il non funzionamento degli stessi. Come meglio verrà
analizzato nei paragrafi successivi, le problematiche affrontate nella realizzazione di questi dispositivi di
livellamento sono state molteplici e di difficile soluzione. L’analisi preliminare dei dati ha evidenziato che
soltanto uno dei cinque sensori sismici ha funzionato correttamente per l’intero periodo, mentre gli altri
quattro hanno funzionato in media per circa 20 giorni. Causa di ciò, un rapido consumo delle batterie dovuto
ad un livellamento sì compreso nel range di ±0.2° dall’orizzontale, condizione necessaria perché il
sismometro sia in grado di rilevare eventi sismici, ma oltre il range di ±0.1°, condizione necessaria perché i
consumi del Trillium120p si riducano da circa 2.5W ai 600mW nominali.
I risultati ottenuti da questo esperimento, sono comunque da inquadrare in una successione degli
eventi che ha fatto sì che lo sviluppo di questa nuova base autolivellante fosse condizionato da una certa
urgenza: al CNT premeva presentare i dati raccolti dagli OBS al convegno “Scienza e società a 100 anni dal
grande Terremoto”, che si sarebbe tenuto a Reggio Calabria dal 10 al 12 dicembre 2008 e visti gli insuccessi
della base Nautilus nel precedente esperimento, ci si è trovati di fronte alla necessità di progettare e
sviluppare un nuovo sistema di livellamento per i Trillium 120p nell’arco di tre mesi e mezzo. Queste, oltre a
quelle di natura economica, le ragioni per cui non è stato possibile procedere secondo un iter che per noi,
come per le aziende che operano nel settore marino, è uno standard:
- Progettazione;
- Realizzazione del prototipo;
- Test in laboratorio (e. g. tavola vibrante)
- Test in camera iperbarica;
- Test in mare;
- Produzione in serie;
E’ nostra intenzione, in un prossimo futuro, portare avanti lo sviluppo di questa base autolivellante,
con tempi e risorse finanziare ed umane più appropriate. Ciò che riportiamo in questo Rapporto Tecnico
vuole essere una descrizione del lavoro sin qui svolto, anche se non conclusivo e risolutivo, ma che ci ha già
permesso di individuare delle problematiche fondamentali la cui soluzione sarà oggetto di studi più
approfonditi. Rimane positivo il fatto che le basi già realizzate riescono già da adesso a livellare
automaticamente un sensore entro un range di ±0.2°.
Gli OBS/H dell’INGV verranno nuovamente deposti con la stessa disposizione del progetto “Messina
1908 – 2008” nell’estate 2009, nell’ambito del progetto S5 finanziato dal Dipartimento della Protezione Civile. Per sopperire alle problematiche riscontrate nella marinizzazione del Trillium 120p, si è scelto di
installare a bordo degli OBS dei sensori Guralp CMG40T-OBS (60s – 100 Hz), progettati per installazioni in
mare sino a profondità di 6000 m è già dotati di una propria base autolivellante. Il motivo per il quale non si
è utilizzato nelle passate campagne questo tipo di sensore è da addebitare unicamente al fatto che sui fondi
DPC della convenzione 2005-2007 non è stato possibile inserire l’acquisto di questi specifici sensori, mentre
erano disponibili i Trillium 120p
Polarization and high resolution parametric spectral analisys applied to the seismic signals recorded on the Marsili submarine volcano
The Ocean Bottom Seismometer with Hydrophone deployed by the Gibilmanna OBS
Lab (CNT-INGV) from the 12th to the 21st July 2006 on the flat top of the Marsili
submarine volcano (790m of depth) recorded more than 1000 seismic events. By
comparing them with the ones recorded in other volcanic areas and described in literature
(Wassermann, 2002; McNutt, 2002; Díaz et al., 2007), we grouped these events
in three categories: 817 VTB (Volcanic-Tectonic type B) events, 159 HF (High Frequency)
events and 53 SDE’s (Short Duration Event). Small-magnitude VTB swarms,
with frequency band between 2 and 6 Hz and mean time length of about 30 seconds,
were almost all recorded in the first 7 days, while in the last 2 days, OBS recorded
HF events with frequency band over 40 Hz and few minutes of length. Signals with
similar frequency and time domain features are associated, to hydrothermal activity
(Ohminato, 2006). The SDE waveform, characterized by a monochromatic signal with
a slowly decaying envelope, is generated by oscillations of a resonant body excited
by magmatic or hydrothermal activity (Chouet, 1996). We applied, to all the signals
dataset, polarization and high resolution parametric spectral analysis. This kind of
study allowed to mark the VTB events as multi P-phase events with shallow sources
placed in a narrow azimuthal window as regards the OBS/H position. The seismogenetic
volume is probably located in the North-East sector of the Marsili building.
The high resolution parametric spectral analysis of the SDE signals allowed to find
with high accuracy their dominant complex frequencies (!=f+ig). Plotting them in the
complex frequencies plane we identified two distinct clusters with middle complex
frequencies f=7.8s^−1, g=-0.35s^−1 and f=7.5s^−1, g=-0.47s^−1 respectively. These two clusters are probably linked two different seismogenetic volumes
SNES - Seismic Network Evaluation through Simulation: an application to the Italian RSNC-INGV
earthquakes simulation (SNES - Seismic Networks Evaluation through Simulation).
To be applied, the SNES method require: P and S velocity models, seismic attenuation law, seismic stations
positions and their experimental noise spectra and, finally, an empirical law that link the variance of the residual
times of a station to the hypocenter position.
This method allow to map the confidence interval estimates of the hypocentral parameters as function of
magnitude, focus depth and confidence level.
The simulation was carried out assuming that the epicentres of synthetic earthquakes are located in the knots of
a square grid which was covering the investigated area. For each synthetic earthquake, the seismic spectrum was
calculated in every station to determine the local Signal to Noise Ratio (SNR): the set of active stations in the
location procedure and the relative azimuthal gap was determined by a threshold value of this parameter. Finally,
the covariance matrix of synthetic data and the partial derivatives of the model were determined and used to
estimate the covariance matrix of the hypocentral parameters.
This method was applied to the Italian RSNC-INGV to evaluate its location performance, with a 95% confidence
level. This simulation was carried out for small magnitude earthquakes (1.5<ML<3, H=10km), both using only P
arrival times and P and S arrival times.
This simulation allowed to highlight some zones of the Italian peninsula and its surrounding seas that need an
improvement of the seismic network. We show how the Ocean Bottom Seismometers can play an important role
in this network improvement
Single station location on small-magnitude seismic events recorded by OBS in the Ionian Sea
In May 2007, to monitor the seismic processes taking place in the Ionian region, the Centro Nazionale Terremoti,
department of INGV, in the frame of the NERIES project (NA6), extended offshore through the deposition of 3
Ocean Bottom Seismometers (OBS) its seismic network. During this experiment the magnitudes of completeness
(the magnitude of the smallest events that can be reliably and completely detected by the network) appreciably
decreased and the precision of hypocenter estimation of medium-large magnitude earthquakes with epicentres
in the Ionian Sea increased. However traveltime-based location methods are inapplicable to many earthquakes
recorded only by the OBS’s. The most effective and economical methods to locate small-magnitude seismic events
recorded by single three-component stations are based on the polarization analysis of broadband seismic data.
The classical polarization analysis assumes that the signal is noise free, nevertheless the 3C recording includes
both signal and noise and the polarization analysis is reliable only if the signal to noise ratio is very high. To
statistically improve the polarization estimated attributes, we applied a noise correction to the covariance matrix.
This correction is based on the assumption that in the selected time-window the noise can be regarded as a
stochastic process stationary both in the time and in the space domain.
To locate the earthquake hypocenters we used the back-azimuth and emergence angle of P-phase and Ts-Tp delay
time. This parameters were estimated by polarization analysis.
Using the 1D velocity model proposed by de Voogd (1992) for this region of Ionian Sea, we mapped the emersion
angle of the seismic ray and the Ts-Tp delay time as functions of epicentral distance and focal depth. We used the
punctual estimates of these parameters and the confidence intervals to determine their intersection region. This
method defines in the vertical azimuthal plane the area containing the focus position with some probability.
The application of this procedure to about 100 seismic events recorded only by a single OBS, allow to detect low
energy seismicity near to the Hyblean-Maltese escarpement
INGV Broad Band Ocean Bottom Seismometers deployed in the Ionian Sea
In May 2007, within the monitoring activities carried out in cooperation with the Italian
National Civil Protection Department (DPC) and European NERIES project (activity
NA6), INGV has deployed three Broad Band Ocean Bottom Seismometers in
the southern Ionian Sea at 3500/4000 meters of depth. The OBS’s are equipped with
a Nanometrics Trillium 120p seismometer, a Cox-Webb Differential Pressure Gauge
and a 21 bits SEND Geolon-MLS digitizer. The three OBS’s, entirely developed at
the Gibilmanna Geophysical Observatory of the INGV National Earthquake Center
(CNT), are part of a pool of eight ready to deploy instruments and they are the first
Italian OBS’s taking part in a long term experiment: two of them will be recovered
by February 2008, whereas the third, in the deep Ionian Sea, will be replaced every
year, until May 2010, to accomplish the continuous long-term seismic monitoring
task of the EU NERIES project. The area selected for the deployment is a region
of high scientific interest for several reasons: i) there are no seismological data on
the structure of the Ionian lithosphere; ii) the level and features of the seismicity of
the area between the Hyblean-Malta fault system and the accretionary prism of the
Calabrian Arc are unknown. This experiment allows us to test the pressure waves detection
system that will be implemented in the Tsunami Warning System INGV is
developing within the IOC-UNESCO “NEAMTWS” (North-East Atlantic, Mediterranean
and connected seas Tsunami Warning System). In this poster we describe the
technical features and the performance of the OBS’s, the deployment campaign, and
some seismic data recorded
VALUTAZIONE DI RETI SISMICHE TRAMITE SIMULAZIONE: APPLICAZIONE ALLA RETE SISMICA INGV
Le reti sismiche (SN) sono potenti strumenti necessari alla comprensione dello stato dei processi tettonici in atto in una determinata regione. La possibilità di localizzare eventi di piccola e media
magnitudo richiede l’esistenza di una SN adeguatamente dimensionata, costituita da un sufficiente
numero di stazioni sismiche, caratterizzate da bassa rumorosità, opportunamente distribuite sul territorio.
È necessario quindi, valutare le capacità di localizzazione di una SN per individuare eventuali
zone sismiche, non adeguatamente coperte, sulle quali è necessario intervenire con un infittimento
o un miglioramento della rete. I metodi fino ad oggi proposti in letteratura per la valutazione
della performance di una SN necessitano di ampi database sismologici e di accurati modelli della distribuzione spaziale, temporale e nel dominio della magnitudo della sismicità e ancora della stazionarietà
delle caratteristiche delle stazioni (Schorlemmer e Woessner, 2008; Schorlemmer et al.,
2009); essi possono risultare di difficile applicazione in fase di progettazione di una nuova rete o in
aree a bassa sismicità. Il limite maggiore di tali metodi è legato tuttavia al parametro stesso che essi
indagano ovvero la magnitudo di completezza. Essa è definita come la magnitudo del più piccolo
evento che con una certa probabilità può essere rilevato da una SN. Tali metodi non descrivono
quindi la distribuzione spaziale degli errori attesi nella localizzazione ipocentrale. Questi sono funzione
dell’accuratezza del modello di velocità e della geometria, densità e rumorosità delle stazioni
in prossimità dell’area epicentrale. Nel presente lavoro viene proposto un metodo di analisi denominato
SNES (Seismic Networks Evaluation through Simulation) per la valutazione della performance
di una SN tramite simulazione numerica. Il metodo permette di costruire, in funzione della
magnitudo e della profondità ipocentrale, le mappe di incertezza sulla stima dei parametri ipocentrali.
Nel presente lavoro il metodo è stato applicato alla Rete Sismica Nazionale Italiana. Poiché la
qualità della localizzazione è prevalentemente influenzata dai dati relativi al primo arrivo la simulazione
è stata effettuata ipotizzando la determinazione del solo primo arrivo sulla componente verticale
del moto. Sono state indagate le incertezze dei parametri ipocentrali per magnitudo pari a 1.5,
2, 2.5 e 3 con profondità ipocentrale fissata a 15 km. Il metodo si articola nei seguenti passi: in corrispondenza
dei nodi di un reticolo regolare che ricopre l’area da indagare viene simulato un terremoto
di magnitudo fissata e viene calcolato lo spettro sismico delle onde P; questo viene corretto
per gli effetti di attenuazione legati alla propagazione e utilizzato per calcolare la potenza media
della fase considerata in un opportuno range di frequenze. Nello lo stesso range di frequenze viene
calcolata la potenza media del rumore sismico in ogni stazione e il corrispondente SNR (Signal to
Noise Ratio). Vengono così individuate le stazioni sismiche capaci di registrare l’evento con un
SNR superiore ad una soglia prefissata; queste vengono dichiarate attive nel processo di localizzazione.
Per le stazioni attive rispetto all’evento simulato, tramite una relazione che lega la varianza
dei tempi residui alla distanza ipocentrale, viene calcolata la matrice di covarianza dei parametri
ipocentrali. Nel presente lavoro gli spettri sismici sono stati calcolati utilizzando il modello di faglia
circolare di Brune (1970). Il sottosuolo è stato schematizzato tramite il modello monodimensionale
di velocità utilizzato dall’INGV nelle normali routine di localizzazione costituito da due strati,
omogenei ed elastici, di spessore 11 e 27 km, con velocità delle onde P di 5 e 6.5 km/s rispettivamente, su un semispazio di velocità pari a 8.051 km/s. I valori di velocità delle onde S e di densità
richiesti nel calcolo degli spettri sismici e del partizionamento dell’energia sono stati ricavati tramite
le relazioni empiriche proposte da Broker (2005). Gli spettri sismici sono stati corretti per gli
effetti dell’allargamento del fronte d’onda, del partizionamento dell’energia alle interfacce e alla
superficie libera (Zoeppritz, 1919) e per gli effetti di attenuazione legati alla non perfetta elasticità
e omogeneità del mezzo. Non essendo presente il letteratura un legge di attenuazione empirica valida
per l’intero territorio nazionale in base alle leggi trovate da Castro et al. (2008) e da Tusa e Gresta
(2008) è stata utilizzata la legge di attenuazione Qp=45f^0.92.In Fig. 1 sono mostrati i PSD di accelerazione
verticale medi, nel range di frequenze 0.1-20 Hz, relativi alle 248 stazioni sismiche analizzate,
confrontati con gli spettri di riferimento NHNM e NLNM di Peterson (1993) e la mappa
della potenza media del rumore sismico. Questa è stata ricavata stimando per ogni singola stazione
la potenza media dell’accelerazione sulla componente verticale nell’intervallo di frequenza 0.1-20
Hz e applicando il metodo della distanza inversa per la regolarizzazione della griglia dei dati. Nella
mappa di fig. 1 è possibile osservare una notevole variabilità della potenza del noise da attribuire a
cause geologiche e ambientale di scala regionale. Poiché nel processo di localizzazione ipocentrale
vengono generalmente apportate le correzioni per i residui medi di stazione al fine di ridurre errori
sistematici, si può affermare che le incertezze sulla stima dei parametri ipocentrali dipendono prevalentemente
dalla varianza dei residui temporali. La relazione che lega la varianza dei residui alla
distanza ipocentrale è stata determinata utilizzando i dati raccolti dalla rete su tutto il territorio
nazionale. Sono state utilizzate le fasi P relative agli eventi sismici avvenuti tra il 2005 e il 2009,
per creare un database di tempi residui costituito da oltre 300.000 coppie tempo residuo-distanza
ipocentrale. Questi dati sono stati utilizzati per costruire l’istogramma 2D in scala di grigi di Fig. 2.
Per ogni classe di distanza è stata calcolata la varianza dei tempi residui fino ad una distanza ipocentrale massima di 300 km, oltre la quale la scarsità di dati non rendeva la stima statisticamente
significativa. I dati di varianza cosi stimati sono stati fittati con la retta di Fig. 2. In Fig. 3 è riporta
la mappa SNES costruita per magnitudo 2 e profondità ipocentrale 15 km. La mappa risulta suddivisa
in 6 sottomappe che riportano rispettivamente il numero di stazioni attive, il relativo gap azimutale,
l’errore sulla stima del tempo origine, della latitudine, della longitudine e della profondità
ipocentrale con una probabilità del 95%. La Fig. 4 riporta invece le zone sismogenetiche presenti
sul territorio italiano, ridisegnate dal catalogo ZS9 (Meletti e Valensise, 2004) le mappe dell’errore
sulla stima dell’ipocentro e la mappa di completezza della magnitudo. Le mappe dell’errore medio
sulla stima dell’ipocentro sono state calcolate come il raggio della sfera equivalente dell’ellisoide
di confidenza al 95% (Radious of Equivalent Sphere, RES). La mappa di completezza è stata ottenuta
considerando localizzati eventi che attivavano almeno 4 stazioni sismiche. Le zone sismogenetiche
dell’Arco Alpino risultano ben coperte già per magnitudo maggiori uguali a 2. Tuttavia l’arco
Alpino Orientale risulta meglio coperto rispetto alla zona occidentale mostrando un RES, che per
M=2, è mediamente inferiore a 3 km. Buona parte della zona padana risulta invece scoperta per
eventi di piccola magnitudo, probabilmente in seguito all’elevata rumorosità. Le zone sismogenetiche
dell’Appennino risultano interamente coperte per magnitudo pari a 2 mostrando tuttavia un
RES molto variabile compreso tra 1 e 9 km, con i valori più alti in prossimità delle zone sismicamente
più rumorose. Le zone sismogenetiche dell’Arco Calabro e della Sicilia risultano solo parzialmente
coperte per magnitudo pari a 2. Solamente le zone messinese e iblea presentano RES inferiori
a 3 km. Tale metodo è stato inoltre applicato al fine di valutare il miglioramento nelle performance
di localizzazione della Rete Sismica Nazionale a seguito della deposizione di tre OBS/H (Ocean Bottom Seismometer with Hydrophone) nello Ionio Meridionale nell’ambito del progetto
NERIES (D’Alessandro et al., 2009)
SISMICITÀ DELL’AREA IONICA: UN’IMMAGINE OTTENUTA DA DATI OBS (NERIES, NA6)
Per meglio comprendere e monitorare i processi sismo-tettonici in atto nell’area Euro-
Mediterranea, negli ultimi decenni si è assistito allo sviluppo in quest’area di oltre un centinaio di
reti di monitoraggio sismico a terra. Tuttavia il monitoraggio sismico della regione Euro-
Mediterranea tramite sole stazioni a terra è di difficile attuazione; numerosi sono infatti gli eventi
sismici con epicentro in mare. L’effetto dell’insufficiente copertura in molte aree prevalentemente
offshore delle reti sismiche produce un immagine della sismicità Mediterranea incompleta e distorta.
Uno degli obbiettivi del progetto NERIES, attività NA6, è l’estensione offshore delle reti sismiche
tramite l’impiego di OBS (Ocean Bottom Seismometer). Nel 2007, all’interno del suddetto progetto,
l’OBS Lab (CNT, INGV) ha deposto tre OBS in prossimità di uno dei tre siti chiave proposti
da ESONET (European Sea Floor Observatory Network) nello Ionio Meridionale (D’Anna et al.,
2008a, 2008b, 2008c, 2008d). Lo Ionio Meridionale e le aree limotrofe, sismicamente molto attive
sono attualmente soggette ad una rapida deformazione; i diversi modelli geodinamici del
Mediterraneo propongono per la crosta ionica una probabile origine oceanica (Catalano et al., 2001;
Finetti e Del Ben, 2005). L’attività sismica, perlopiù superficiale, è in gran parte localizzata lungo
gli archi Ellenico, Egeo e Calabro, la Sicilia orientale e la scarpata Ibleo-Maltese. La distribuzione
della sismicità e l’evoluzione geodinamica dell’area ionica sono in gran parte determinati dalla convergenza
della placca Africana e Euroasiatica (Finetti e Del Ben, 2005).
La prima campagna OBS ha permesso di raccogliere dati sismologici per oltre 9 mesi da tre
diversi OBS; la seconda conclusasi nel febbraio 2009 ha aggiunto al database sismologico della stazione
OBS A3 ulteriori 10 mesi di registrazione in continuo. Durante le 2 campagne l’array di OBS
ha registrato oltre 1000 eventi, di cui circa 200 telesismi, 800 eventi regionali e oltre 200 eventi non
localizzati da stazioni a terra. In Fig. 1 sono riportati i segnali di velocità e di pressione registrati
dalla stazione OBS A3, di un evento telesismico di magnitudo pari a 7.2 con epicentro nella regione
dello Xinjiang-Xizang. In una fase preliminare si è voluto valutare l’effetto di queste stazioni
sulle performance di localizzazione della Rete Sismica Nazionale applicando il metodo SNES
(Seismic Network Evaluation through Simulation, D’Alessandro et al., 2009). Per il calcolo delle mappe SNES è stato stimato il valore medio del rumore sismico sulla componente verticale delle
tre stazioni OBS. Le mappe dell’errore sulla stima dell’ipocentro di Fig. 2 sono state calcolate come
il raggio della sfera equivalente dell’ellisoide di confidenza al 95% (Radious of Equivalent Spere,
RES), per magnitudo pari a 2.5 e 3, fissando la profondità ipocentrale a 15 km. La mappa di Fig. 2
mostra come un’estesa area dello Ionio meridionale risulti meglio coperta in seguito all’installazione
delle tre stazioni OBS; in particolare è evidente un notevole miglioramento del RES che in alcune
aree prima non coperte scende sotto il valore di 2 km. Gli eventi ben localizzati dalle reti
dell’INGV, dell’EMSC, dell’USGS e dalla rete sismica nazionale greca sono stati utilizzati per
determinare gli azimuth delle componenti orizzontali degli OBS attraverso un’analisi di correlazione
dei back-azimuth ottenuti tramite l’analisi di polarizzazione dei segnali 3C degli OBS e i corrispondenti
back-azimuth dedotti dalle loro localizzazioni (D’Alessandro et al., 2008).
Successivamente l’analisi di polarizzazione e lo studio dei tempi di arrivo delle onde P ed S ha permesso
di effettuare una localizzare approssimativa di molti degli eventi non localizzati dalla rete
sismica nazionale.
Per un’accurata stima della distanza epicentrale è stato necessario ricavare un modello ottimale
di velocità delle onde P ed S per l’area in esame. Per definire un modello 1D di velocità delle onde
P per l’area ionica, sono stati invertiti i tempi di arrivo di oltre 300 fasi P degli eventi regionali registrati.
Dell’intero dataset sono stati scelti solamente gli eventi con RMS inferiore a 0.3s e errore
standard di localizzazione minore di 3.0 km. Sulla base delle informazioni attualmente disponibili
per l’area del bacino ionico e delle aree circostanti, sono stati inoltre scartati gli eventi con ipocentro
superficiale in aree intensamente deformate; per queste aree sono state selezionati solo gli evensorgente alla stazione è stato risolto in maniera analitica per i raggi rifratti e tramite la tecnica dello
“shooting” per le onde dirette. Nella soluzione del problema diretto è stata considerata anche la profondità
delle stazioni. Il modello di velocità delle onde S è stato ottenuto invertendo le curve di
dispersione del modo fondamentale delle onde di Rayleigh. L’inversione congiunta dei tempi di
viaggio e delle curve di dispersione ha permesso di definire un unico modello 1D di velocità. Il
modello ottenuto e i risultati della localizzazione saranno esposti durante il convegno
Thermodynamics of binding between alfa- and beta-cyclodextrins and some p-nitro-aniline derivatives: reconsidering the enthalpy-entropy compensation effect
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