16 research outputs found
Rapporto sulle misure di Mercurio effettuate sull’Etna nel periodo Novembre 2005 – Marzo 2006 e loro raffronto con altri parametri geochimici
traccia nella troposfera, tende ad accumularsi nei processi biologici che seguono la sua
deposizione. Il suo lungo tempo di residenza in atmosfera (circa 1 anno) combinato
con la sua elevata tossicità , rendono tale elemento di primaria importanza per
l’impatto ambientale, soprattutto nelle aree di maggiore emissione.
Le emissioni di mercurio da aree vulcaniche attive sono considerate una delle
principali sorgenti di mercurio verso l’atmosfera terrestre, insieme con le emissioni
antropogeniche legate all’attività mineraria per l’estrazione del cinabro. L’entità del
contributo vulcanico a scala regionale e globale rimane tuttavia altamente incerto. Le
emissioni vulcaniche possono essere ricche in mercurio elementare gassoso (Hg0),
mercurio gassoso reattivo (HgII) presente soprattutto come solfuro ed altre forme di
mercurio che devono essere ancora determinate (Symonds et al., 1992; Nicholson,
1993; Barnes & Seward, 1997). L’Etna rappresenta una delle maggiori sorgenti
potenzialmente in grado di fornire grandi quantità di Hg in atmosfera, grazie alle sue
notevoli emissioni gassose dal plume craterico e dai fianchi (e.g., Ferrara et al., 2000).
A partire dalla metà di Novembre 2005 si è reso disponibile un analizzatore
portatile della concentrazione di mercurio in fase gassosa Lumex RA-915+ (Figura 1),
in visione temporanea grazie all’accordo tra il distributore per l’Italia (Loccioni srl,
Ancona) e la sezione di Catania dell’INGV ottenuto su interessamento personale di M.
Burton.
L’analizzatore si basa sul principio della spettrometria differenziale Zeeman di
assorbimento atomico, ed utilizza la modulazione ad alta frequenza della
polarizzazione della luce. Lo strumento è in grado di misurare concentrazioni di Hg in
aria o in fase gassosa da 0 a 20.000 ng m-3 nella modalità a cella multi-percorso (limite
di rilevabilità = 2 ng m-3), oppure da 500 a 200.000 ng m-3 nella modalità a cella
singolo-percorso (limite di rilevabilità = 500 ng m-3). La misura viene effettuata
mediante aspirazione del campione di aria o di gas all’interno dello strumento
attraverso un tubo che, nel caso di gas del suolo o gorgogliante in acqua, viene
opportunamente collegato, rispettivamente, ad una sonda inserita nel suolo o ad un
imbuto posto sul punto di campionamento.
Nel corso degli ultimi due mesi lo strumento è stato utilizzato sull’Etna per misure
di Hg nell’aria in varie zone del vulcano, in gas del suolo emessi in due siti ubicati
presso Santa Venerina e presso Paternò, in gas fumarolici presso la Torre del Filosofo e in gas gorgoglianti emessi dalle polle d’acqua delle Salinelle dello Stadio di Paternò.
Purtroppo, le spesso avverse condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato
questo periodo, hanno impedito un più esteso utilizzo dell’analizzatore, così come era
stato inizialmente preventivat
Acquisizione di noise sismico ambientale nell'area urbana di Catania
L’uso del rumore ambientale nella valutazione della risposta sismica locale sta diventando molto
frequente data la sua facile applicabilità e sensibilità alla variazione spaziale della geologia superficiale. Ciò
lo rende particolarmente adatto nelle aree urbane, dove la natura delle unità geologiche affioranti è
mascherata dagli interventi antropici. Il lavoro descrive i metodi di acquisizione e di trattamento dei dati, utilizzati durante una campagna svoltasi nell'area urbana di Catania
The first period of the 2002 Etna eruption (27 October-5 November): preliminary results
We report on the first period of the 2002 Etna eruption started on 27th October and ended on 5th November, occurring 15 months after the end of the 2001 eruption. Volcanological and geochemical data are presented in order to characterize the complex intrusion mechanism that contemporaneously involved the NE and S flanks of the volcano. Preliminary data outline that two distinct magma intrusions fed the eruptive fissures. Strong fire fountain activity mainly from the S fissure, produced copious ash fall in eastern Sicily, causing prolonged closure of Catania and Reggio Calabria airports. Lava emitted from the NE fissure formed a 6.2 km long lava flow field that destroyed the tourist facilities of Piano Provenzana area and part of Linguaglossa pine forest.Published1-10reserve
Rapporto sulle misure di CO2 nella galleria drenante Pavone di Vena
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di CataniaPublishedope
High spatial resolution radon measurements reveal hidden active faults on Mt. Etna
Radon emissions are frequently monitored in volcanically and tectonically active areas in order to reveal changes in soil degassing, as radon acts a tracer for the more abundant CO2 degassing commonly observed in such areas. Between July 2002 and May 2003 a series of discrete measurements of radon concentrations in soil were made with high spatial resolution (∼5–100 m) in the Santa Venerina area on Mt. Etna. These measurements revealed well-defined linear anomalies that we interpret as being caused by active faults whose higher porosity than surrounding soils allows an increased CO2 flux, carrying radon from beneath. These faults were not visible at the surface and were therefore revealed at high spatial resolution by our radon survey. Our hypothesis that the positive anomalies are attributable to active faults was strengthened by the observation of concentrated damage along this geometry during the earthquakes that struck this area in late October 2003.Published4partially_ope
High spatial resolution radon measurements reveal hidden active faults on Mt. Etna
Radon emissions are frequently monitored in volcanically and tectonically active areas in order to reveal changes in soil degassing, as radon acts a tracer for the more abundant CO2 degassing commonly observed in such areas. Between July 2002 and May 2003 a series of discrete measurements of radon concentrations in soil were made with high spatial resolution (∼5–100 m) in the Santa Venerina area on Mt. Etna. These measurements revealed well-defined linear anomalies that we interpret as being caused by active faults whose higher porosity than surrounding soils allows an increased CO2 flux, carrying radon from beneath. These faults were not visible at the surface and were therefore revealed at high spatial resolution by our radon survey. Our hypothesis that the positive anomalies are attributable to active faults was strengthened by the observation of concentrated damage along this geometry during the earthquakes that struck this area in late October 2003.Published4partially_ope
High spatial resolution radon measurements reveal hidden active faults on Mt. Etna
Radon emissions are frequently monitored in volcanically and tectonically active areas in order to reveal changes in soil degassing, as radon acts a tracer for the more abundant CO2 degassing commonly observed in such areas. Between July 2002 and May 2003 a series of discrete measurements of radon concentrations in soil were made with high spatial resolution (∼5–100 m) in the Santa Venerina area on Mt. Etna. These measurements revealed well-defined linear anomalies that we interpret as being caused by active faults whose higher porosity than surrounding soils allows an increased CO2 flux, carrying radon from beneath. These faults were not visible at the surface and were therefore revealed at high spatial resolution by our radon survey. Our hypothesis that the positive anomalies are attributable to active faults was strengthened by the observation of concentrated damage along this geometry during the earthquakes that struck this area in late October 2003
Rapporto sulle misure di Mercurio effettuate sull’Etna nel periodo Novembre 2005 – Marzo 2006 e loro raffronto con altri parametri geochimici
traccia nella troposfera, tende ad accumularsi nei processi biologici che seguono la sua
deposizione. Il suo lungo tempo di residenza in atmosfera (circa 1 anno) combinato
con la sua elevata tossicità , rendono tale elemento di primaria importanza per
l’impatto ambientale, soprattutto nelle aree di maggiore emissione.
Le emissioni di mercurio da aree vulcaniche attive sono considerate una delle
principali sorgenti di mercurio verso l’atmosfera terrestre, insieme con le emissioni
antropogeniche legate all’attività mineraria per l’estrazione del cinabro. L’entità del
contributo vulcanico a scala regionale e globale rimane tuttavia altamente incerto. Le
emissioni vulcaniche possono essere ricche in mercurio elementare gassoso (Hg0),
mercurio gassoso reattivo (HgII) presente soprattutto come solfuro ed altre forme di
mercurio che devono essere ancora determinate (Symonds et al., 1992; Nicholson,
1993; Barnes & Seward, 1997). L’Etna rappresenta una delle maggiori sorgenti
potenzialmente in grado di fornire grandi quantità di Hg in atmosfera, grazie alle sue
notevoli emissioni gassose dal plume craterico e dai fianchi (e.g., Ferrara et al., 2000).
A partire dalla metà di Novembre 2005 si è reso disponibile un analizzatore
portatile della concentrazione di mercurio in fase gassosa Lumex RA-915+ (Figura 1),
in visione temporanea grazie all’accordo tra il distributore per l’Italia (Loccioni srl,
Ancona) e la sezione di Catania dell’INGV ottenuto su interessamento personale di M.
Burton.
L’analizzatore si basa sul principio della spettrometria differenziale Zeeman di
assorbimento atomico, ed utilizza la modulazione ad alta frequenza della
polarizzazione della luce. Lo strumento è in grado di misurare concentrazioni di Hg in
aria o in fase gassosa da 0 a 20.000 ng m-3 nella modalità a cella multi-percorso (limite
di rilevabilità = 2 ng m-3), oppure da 500 a 200.000 ng m-3 nella modalità a cella
singolo-percorso (limite di rilevabilità = 500 ng m-3). La misura viene effettuata
mediante aspirazione del campione di aria o di gas all’interno dello strumento
attraverso un tubo che, nel caso di gas del suolo o gorgogliante in acqua, viene
opportunamente collegato, rispettivamente, ad una sonda inserita nel suolo o ad un
imbuto posto sul punto di campionamento.
Nel corso degli ultimi due mesi lo strumento è stato utilizzato sull’Etna per misure
di Hg nell’aria in varie zone del vulcano, in gas del suolo emessi in due siti ubicati
presso Santa Venerina e presso Paternò, in gas fumarolici presso la Torre del Filosofo e in gas gorgoglianti emessi dalle polle d’acqua delle Salinelle dello Stadio di Paternò.
Purtroppo, le spesso avverse condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato
questo periodo, hanno impedito un più esteso utilizzo dell’analizzatore, così come era
stato inizialmente preventivatoIstituto Nazionale di Geofisica e VulcanologiaUnpublishedope