5 research outputs found

    Clinical features and outcomes of elderly hospitalised patients with chronic obstructive pulmonary disease, heart failure or both

    Get PDF
    Background and objective: Chronic obstructive pulmonary disease (COPD) and heart failure (HF) mutually increase the risk of being present in the same patient, especially if older. Whether or not this coexistence may be associated with a worse prognosis is debated. Therefore, employing data derived from the REPOSI register, we evaluated the clinical features and outcomes in a population of elderly patients admitted to internal medicine wards and having COPD, HF or COPD + HF. Methods: We measured socio-demographic and anthropometric characteristics, severity and prevalence of comorbidities, clinical and laboratory features during hospitalization, mood disorders, functional independence, drug prescriptions and discharge destination. The primary study outcome was the risk of death. Results: We considered 2,343 elderly hospitalized patients (median age 81 years), of whom 1,154 (49%) had COPD, 813 (35%) HF, and 376 (16%) COPD + HF. Patients with COPD + HF had different characteristics than those with COPD or HF, such as a higher prevalence of previous hospitalizations, comorbidities (especially chronic kidney disease), higher respiratory rate at admission and number of prescribed drugs. Patients with COPD + HF (hazard ratio HR 1.74, 95% confidence intervals CI 1.16-2.61) and patients with dementia (HR 1.75, 95% CI 1.06-2.90) had a higher risk of death at one year. The Kaplan-Meier curves showed a higher mortality risk in the group of patients with COPD + HF for all causes (p = 0.010), respiratory causes (p = 0.006), cardiovascular causes (p = 0.046) and respiratory plus cardiovascular causes (p = 0.009). Conclusion: In this real-life cohort of hospitalized elderly patients, the coexistence of COPD and HF significantly worsened prognosis at one year. This finding may help to better define the care needs of this population

    Politiche, Città e innovazione. Programmi regionali tra retoriche e cambiamento

    No full text
    A cavallo dello scorso decennio, le politiche pubbliche territoriali delle regioni hanno affrontato una sfida in parte proveniente dall’esterno, in parte dovuta alla maturazione di sperimentazioni precedenti. In questi anni sono cambiati sia le tendenze globali che i riferimenti macroeconomici, e di conseguenza i presupposti dei programmi elaborati all’inizio del secolo sono rapidamente invecchiati. Più in generale, sono venuti meno le premesse «cognitive», i convincimenti, le descrizioni pertinenti sui quali riposavano obiettivi e programmi. Le trasformazioni sono state così profonde che perfino le rappresentazioni organizzative e geografiche dei territori regionali hanno perso l’antica spinta propulsiva: le pur radicate metafore del distretto, della città fabbrica, della campagna urbanizzata risultano oggi inoperose. Al tempo stesso, la scorsa stagione di programmazione ha avviato sperimentazioni promettenti: sono stati attuati dispositivi di integrazione tra settori diversi; la territorializzazione delle politiche è stata messa quasi dappertutto in agenda; le misure adottate hanno parzialmente corretto le indicazioni di programma. Come hanno reagito le regioni, come si sono evoluti i programmi territoriali in questo nuovo decennio? Sebbene sia ancora presto per valutare gli esiti materiali, si possono misurare almeno gli «slittamenti» nelle rappresentazioni programmatiche. Questo volume esamina come il territorio sia stato tematizzato nel discorso delle politiche, in particolare nei programmi per le città e l’innovazione tecnologica, e ne verifica la consistenza e stabilità nei discorsi programmatici, nonché la coerenza con l’obiettivo della competitività. Un approccio che può disegnare solo in parte scenari alternativi, ma che consente di individuare problemi e priorità del ciclo di programmazione in corso. La prima parte del volume argomenta l’esaurimento delle tradizionali visioni dello sviluppo e dei modi di territorializzarlo, e una serie di spunti critici. Uno di questi riguarda le città e le aree metropolitane, esaminate in una specie di «atlante» tematico elaborato sui dati censuari comunali. Forma, struttura e peculiarità dell’armatura metropolitana influenzano le decisioni di politica urbana e di innovazione. Da questi due punti di vista vengono offerti approfondimenti critici e una serrata revisione delle premesse concettuali e degli esiti operativi. La seconda parte contiene i quattro casi studio relativi a regioni del Centro-nord (Piemonte, Veneto, Toscana e Lazio). A valle di un medesimo quadro ispirativo e di regole operative uniformi, gli elementi cruciali della programmazione (perimetri, priorità, concentrazione, integrazione, innovazione) si sono evoluti in modo molto diverso. Oggi, la transizione insediativa e produttiva delle regioni sembrerebbe richiedere un’ulteriore revisione delle immagini guida. Il tema del Piemonte non è più la difesa o il superamento della Fiat, come non è più la difesa o il superamento del distretto il tema del Veneto o della Toscana. La ricerca segnala che non sono ancora disponibili scenari territoriali adeguati alle nuove condizioni di programmazione. Sono però più chiari i requisiti. Servono rappresentazioni territoriali pertinenti per fornire punti di ancoraggio alle scelte; e, al tempo stesso, selettive quanto basta per non disperdere gli investimenti. Ancora molto resta da fare. Le esperienze di territorializzazione sono state limitate, come pure l’integrazione degli interventi, ma per altri versi si sono rivelate positive. Il riconoscimento delle differenze e la mobilitazione dei territori sono divenuti un patrimonio comune e possono essere considerati un lascito durevole del periodo appena trascorso

    Un entusiasmo in declino: un nuovo sguardo sulla percezione del Risorgimento in Polonia (1848-1871)

    No full text
    Il Risorgimento è sempre stato considerato dagli storici polacchi e italiani un'esperienza che ha profondamente entusiasmato l’élite polacca nei confronti della causa nazionale. Questo articolo intende invece sottolineare quanto il movimento italiano abbia in realtà fortemente polarizzato la politica polacca. Le principali fazioni politiche, superata una prima fase di fervore, si sono allontanate dal Risorgimento, sebbene per ragioni molto diverse. Proprio a partire dalle interpretazioni delle vicende italiane, i polacchi hanno costruito concezioni nazionali che si sono consolidate nel corso degli intensi dibattiti sul Risorgimento. In questo senso le élite polacche hanno reinventato il significato della loro nazionalità all’interno di un discorso sul nazionalismo italiano
    corecore