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La cultura modella la mente
Nell'ambito della psicologia per diversi anni si è delineato un dibattito sulla predominanza
dei fattori genetici piuttosto che acquisiti, della natura sulla cultura, nel determinare lo sviluppo
dell’individuo: il dilemma natura/cultura torna a essere oggi di attualità, alla luce dei recenti
contributi derivati dalle neuroscienze, in relazione allo sviluppo cerebrale . La questione riguarda
le modalità con cui i circuiti cerebrali si formano e l’ incidenza con cui natura e cultura, geni ed
esperienze, partecipano alla strutturazione del cervello e alle sue connessioni sinaptiche.
Le caratteristiche genetiche ed ereditarie concorrono in un processo di interazione dinamica con
l'ambiente allo sviluppo della formazione della mente, a partire dal concepimento. La mente è
l’espressione della funzionalità del cervello e viene a costruirsi progressivamente dall’elaborazione
delle esperienze operate dal cervello stesso.Alla nascita il bambino possiede un equipaggiamento fisiologico e psicobiologico che deve
essere esposto alla cultura umana per poter realizzare pienamente il suo potenziale . Le nostre
potenzialità si esprimono attraverso le strutture ereditarie del cervello che costituiscono le strutture
di base, le quali per svilupparsi hanno bisogno dell’intervento dei fattori ambientali , delle
esperienze che potranno attivare le possibilità latenti (Gardner, 1996), modificando i percorsi
neurali esistenti e facendo emergere nuove modalità comportamentali. La struttura neurale
costituisce il potenziale di un individuo, del suo cervello ma sarà l'esperienza a strutturare la forma
specifica che renderà quella mente , unica rispetto ad altre menti(Imbasciati, 2006).
La nostra natura umana ci fornisce una predisposizione allo sviluppo di funzioni complesse
come il linguaggio, ma la lingua che apprendiamo dipende dall'ambiente e dalla cultura in cui
cresciamo. I dati derivati dall'esperienza vengono assimilati , “in-corporati “, nelle strutture neurali
che si modificano a seconda di quella specifica esperienza. Il cervello è il più complesso e
dinamico sistema naturale dell'universo in cui i processi istintivi sono difficili da individuare
dato che non sono più espressi direttamente, ma sono filtrati e modificati da attività cognitive
superiori. La possibilità di acquisire il linguaggio è geneticamente predeterminata, ma la
programmazione genetica è sensibile agli stimoli provenienti dall'ambiente.
La struttura del sistema nervoso viene modellata dalle influenze ambientali e culturali in cui
vive il soggetto: la cultura modella la mente(Hart S. 2011).
La biologia non indica quali azioni e quali esperienze debbano essere fatte, ma fornisce una
base con delle potenzialità di sviluppo. Non è possibile individuare se funzioni psicologiche
appartengano al bagaglio biologico di un bambino o siano il prodotto delle sue esperienze e
relazioni: la cultura si traduce in diverse modalità di stare insieme con il linguaggio, le storie, i
significati, le tradizioni. La cultura dà senso alle azioni attraverso le intenzioni, all'interno di uno
specifico sistema interpretativo condiviso ( Bruner, 1986).
La struttura del cervello dei mammiferi è regolata da matrice genetica e comprende programmi
innati di sviluppo: ci sono geni che possono essere attivati solamente in determinate circostanze e
periodi dello sviluppo. Così come ci sono programmi che dispongono la morte di specifici gruppi
di neuroni ed eliminano in modo selettivo cellule neurali in eccesso per far posto a possibilità più
avanzate, processi che vengono regolamentati da sostanze chimiche per consentire ritmi ottimali di
crescita neurale. La migrazione neurale e la formazione di miliardi di sinapsi sottostanno a principi
generali che non possono essere unicamente sotto il controllo genetico dal momento che non
disponiamo di un numero così elevato di geni: questi ci permettono di agire secondo certe modalità
ma è attraverso l'apprendimento culturale che è possibile tradurre operativamente questa capacità in
modo complesso .
Di estremo interesse sono le complesse scoperte dell’epigenetica : per epigenetica si intende
una attività di regolazione dei geni attraverso processi chimici che non comportino cambiamenti nel
codice del DNA, ma possano modificare il fenotipo dell’individuo o della progenie. I fenomeni
epigenetici alterano l’accessibilità fisica al genoma da parte di complessi molecolari deputati
all’espressione genica e quindi modificano il funzionamento dei geni.
L’epigenetica è in relazione a come le esperienze generano le reti neurali che determinano a loro
volta lo sviluppo che caratterizza il cervello di ogni individuo (Imbasciati, Longhin, 2014). Lo
sviluppo del cervello e della mente non derivano da una “maturazione” naturale regolata dal
genoma ma da apprendimenti neonatali e infantili che condizionano l’espressività genica nella
formazione e trasformazione delle reti neurali, dalle quali dipende la funzionalità del cervello di
quell’individuo.Il bambino nasce con predisposizioni innate che gli consentono di partecipare ad un ambiente
culturale, e la personalità che si formerà sarà l’esito di un processo di sviluppo influenzato anche
dalle circostanze storiche e culturali.
Per manifestarsi molti fenomeni ereditari devono interagire con l'ambiente: il comportamento
di chi accudisce un bambino ha un ruolo determinante nel favorire o ostacolare le predisposizioni
ereditarie di svilupparsi secondo certe modalità. Se i caratteri ereditari costituiscono i parametri
di partenza per lo sviluppo anche molti altri fattori condizionano l'espressione di questi elementi
geneticamente prestabiliti. Ogni forma di apprendimento si struttura su una predisposizione genetica
ad apprendere ma occorre che peculiari influenze ambientali agiscano sulle caratteristiche
ereditarie. I geni sono la base per la formazione di nuove connessioni sinaptiche , anche se non le
determinano necessariamente.
Anche un elevato rischio genetico non implica necessariamente che le conseguenze di certi
comportamenti siano legati a tale predisposizione: che il rischio genetico si manifesti o meno
dipende dalla qualità dell'ambiente familiare, sociale, culturale in cui cresce un bambino. Studi sui
gemelli omozigoti , con lo stesso patrimonio genetico, hanno evidenziato ad esempio un'influenza
del fattore ereditarietà sulla schizofrenia solo del 50%: al manifestarsi o meno della patologia
contribuiscono i fattori ambientali ; un elevato rischio genetico non implica necessariamente che le
conseguenze di certi comportamenti siano legate a tale predisposizione.
In momenti specifici dello sviluppo i fattori genetici e la loro espressione sono maggiormente
soggetti all'influenza proveniente dall'ambiente: si fa riferimento a un concetto di periodo critico. I
geni non esercitano tutta la loro influenza alla nascita ma vengono periodicamente attivati durante la
crescita dalle interazioni che avvengono in vari momenti dello sviluppo (Shore, 1984) .
Dopo la nascita il cervello sviluppa circa 70% della sua struttura . I fattori biologici costituiscono
le predisposizioni , le condizioni delle interazioni con il mondo esterno a loro volta modellano il
comportamento: alcune predisposizioni innate sono più sensibili di altre alle influenze esterne;
alcuni geni si esprimono solo in certe circostanze esperienziali e ambientali e se queste non si
manifestano i processi non possono venire attivati.
È lo specifico ambiente in cui cresce un bambino a determinare quali reti di connessione neurali
verranno formate ed eventualmente rinforzate(Edelman, Tononi, 2000).
Già in epoca pre-natale, le condizioni psicofisiche dell’ambiente-madre assumono un ruolo
rilevante nel condizionare la formazione cerebrale del feto e alla nascita gli stimoli a cui un
bambino è esposto innescano e rinforzano specifici schemi di attività neurale, che attivano o meno
le connessioni sinaptiche. I neonati nascono con un numero di neuroni elevato: durante l'infanzia
circa la metà dei neuroni viene eliminato con un processo di sfoltimento o potatura il “pruning”e i
neuroni utilizzati e attivati frequentemente vengono rinforzati entrando a far parte di circuiti
neurali specializzati.
Attraverso le esperienze è possibile una differenziazione del tessuto cerebrale: il processo di
sfoltimento sembra connesso a una specializzazione delle funzioni controllate dalle varie aree del
cervello e la differenziazione neurale dipende dalla qualità della stimolazione ricevuta.
Alla nascita il cervello è relativamente immaturo e chi accudisce un bambino ne influenza
profondamente lo sviluppo cerebrale. Il potenziale genetico si sviluppa in base a specifiche
esperienze sociali e culturali che influenzano le modalità di connessione tra neuroni. Il contatto
umano, le interazioni affettive, creano connessioni neurali: queste stimolazioni emotivo-affettive
regolano l'organizzazione anatomica e cellulare del sistema nervoso in via di sviluppo(Shore, 1994).
La qualità e la natura di tali relazioni consentono al bambino di espletare il proprio potenziale
genetico e condizionano lo sviluppo a un livello psicologico e neurofisiologico.
L'individuo è un essere sociale con funzioni psicologiche che dipendono dalle interazioni e dagli
scambi con l'ambiente sociale durante l'infanzia: gli esseri umani sono predisposti a stabilire
relazioni con figure primarie di accudimento (Shore 1994) e lo sviluppo delle proprie potenzialità
dipende dalle relazioni affettive con questa figure .
Già in epoca pre-natale e alla nascita il neonato possiede una predisposizione biologica a
stabilire legami di attaccamento con chi si prende cura di lui, e potenzialità biologiche a
comunicare e interagire con altre persone. E’ predisposto a sviluppare rapporti interattivi , è in
grado di imitare già dai primi giorni di vita semplici espressioni facciali come la protrusione della
lingua, guardando il viso di un adulto di fronte a lui e all'età di due mesi è capace di imitare un
volto sorridente oppure un'espressione di sorpresa( Meltzoff , Moore 1977, Stern, 1985); i bambini
sono in grado di condividere sentimenti altrui e comprendere le intenzioni.
I genitori con le loro modalità interattive, educative e culturali si prendono cura del bambino e
influiscono sullo sviluppo del suo sistema di regolazione affettiva: questo sistema viene influenzato
dal punto di vista neurologico e concorre a modulare le funzioni relative all’ attaccamento.
La teoria dell'attaccamento sviluppata da Bowlby ritiene l’attaccamento come la componente
biologica umana che permette all'individuo di stabilire legami affettivi con altri suoi simili; nel
contempo il processo di attaccamento favorisce lo sviluppo di altre funzioni cognitive e mentali a
seguito delle interazioni con le principali figure di accudimento che gli consentono di appropriarsi
degli elementi della propria cultura (Fonagy, Gergely,Jurist, Target, 2002).
Il legame di attaccamento con la madre consente al neonato di acquisire fiducia, sicurezza e
conforto dalla relazione affettiva e favorisce la regolazione psicobiologia del suo sistema
endocrino e nervoso : la madre funziona da regolatore esterno dell'attività neurochimica del
cervello del bambino. . Gli studi sull’osservazione dei bambini insieme alle madri hanno mostrato
che le interazioni regolano sia il comportamento, sia diverse funzioni fisiologiche del bambino: la
relazione madre-bambino si presenta come un sistema interattivo che organizza e regola il
comportamento e la fisiologia del bambino fin dalla nascita. Entrambi i poli della relazione
contribuiscono attivamente al successo o al fallimento dell'instaurarsi di questo processo regolativo.
Le differenze individuali nel temperamento alla nascita possono suscitare, modificare o impedire
molti comportamenti regolativi della madre: i bambini, alla nascita possono differire in maniera
sorprendente per diverse caratteristiche (livelli di attività, la soglia di reazione agli stimoli, durata
dell'attenzione ecc.); l’incontro con le caratteristiche di chi si prenderà cura di loro potrà essere
determinante rispetto ad una condizione di salute o di malattia.
Secondo Hofer(1984) molti processi biologici del bambino sono relativamente stabili e
indipendenti dalle interazioni con la madre, altri invece sono regolati in maniera specifica da
processi che avvengono nella relazione con lei.
Evidenze sperimentali su neonati di animali
Hofer riporta a riguardo interessanti evidenze sperimentali ( Taylor, 1987 Solano, 2001) su
animali in cui non si è limitato ad osservare gli effetti della separazione, ma è riuscito a ripristinare
e ri-regolare le funzioni disturbate con interventi specifici per ciascuna delle funzioni considerate.
Ratti di due settimane separati dalla madre mostrano una diminuzione della frequenza cardiaca fino
al 40% : questa dis-regolazione viene riportata alla norma fornendo attraverso una sonda gastrica
la quantità di latte necessaria per produrre lo stesso aumento di peso che si verifica nel gruppo di
ratti non separati dalla madre.
In assenza della somministrazione di latte, il neonato compensa la diminuzione della frequenza
cardiaca con una vasocostrizione, per mantenere invariata la pressione arteriosa; la
somministrazione di latte ripristina anche il normale tono vasale.
In altri studi piccoli di ratto, porcellini d'India e di scimmia - a seguito della separazione dalla
madre - presentano alterazioni del ritmo sonno-veglia : dormono di meno, con un sonno più
frammentato e una minore quantità di sonno REM. Questo disturbo non viene modificato dalla
somministrazione intragastrica 'continua' di latte, né dalla presenza di una madre non allattante. La
regolazione è fornita dalla ritmicità' dell'allattamento : quanto più il latte viene somministrato con
ritmi simili a quelli dell'allattamento materno, tanto più si regolarizza il ritmo sonno-veglia.
Altre ricerche riportano dati relativi a una prolungata separazione dalla madre: i piccoli di ratto
presentano ipotermia , con conseguente blocco dello sviluppo del cervello e del cervelletto, nonché
ulcerazioni gastriche di notevole entità e morte entro sei giorni. Un riavvicinamento alla madre
riporta a condizioni fisiologiche adeguate.
In altre situazioni sperimentali si evidenzia come a due ore di separazione dalla madre, nei piccoli
di ratto avviene una diminuzione dell'ormone della crescita (GH): questa alterazione può essere
prevenuta dalla presenza di una madre sostitutiva non allattante, purché interagisca con i piccoli
come farebbe la madre quando lecca la schiena del cucciolo.
In cuccioli di scimmia (e anche in bambini) separati dalla madre possono comparire movimenti
stereotipati di dondolamento. Tali movimenti scompaiono se il cucciolo viene fornito di una madre
sostitutiva cui può aggrapparsi e dondolare. Hofer ipotizza che l'essere trasportati e coccolati può
favorire la maturazione del sistema vestibolare e regolare lo sviluppo di un normale comportamento
motorio.
Il modo in cui i bambini elaborano esperienze e percezioni provenienti dall'ambiente esercitano
notevoli influenze sul comportamento e sull'espressione di predisposizioni genetiche: gli stimoli
esterni ed interni sono fondamentali per lo sviluppo cerebrale, fattori come la secrezione di
determinati ormoni, lo stress, l’apprendimento o l’ interazione sociale condizionano
l’organizzazione delle strutture neurali : in studi sui comportamenti di madre depresse e incuranti
viene messa in evidenza una connessione tra il tipo di interazione instaurata tra madre e figlio e un
deterioramento progressivo delle condizioni psico-fisiche di questi bambini (Sroufe, 1996): la
qualità della relazione che la madre instaura con il suo bimbo è un fattore predittivo del futuro stile
di attaccamento del bambino.
Molto spesso le relazioni intime sono fonte di stress che influenza notevolmente lo sviluppo
cerebrale: abuso e trascuratezza nelle prime fasi dello sviluppo insieme a una vulnerabilità innata
del bambino possono portare ad un incremento del livello di stress (Cena , 2015).
Bambini maggiormente predisposti all'aggressività tendono a manifestare apertamente un tale
comportamento se crescono in famiglie ad alto rischio. Quelle che hanno invece una tendenze
innata alla depressione la sviluppano se non riescono ad affrontare l'abuso, la trascuratezza e il caos.
Le neuroscienze con Kandel (2005) hanno messo in evidenza come le esperienze sensoriali
quotidiane o stati di deprivazione sensoriale e l’apprendimento di nuove informazioni in
determinate circostanze potrebbero indebolire o rinforzare specifiche connessioni sinaptiche.
Gli stimoli esterni influenzano i sistemi cerebrali responsabili della regolazione affettiva i quali a
loro volta influenzano la secrezione ormonale e la produzione di neuro trasmettitori. I cambiamenti
dell'ambiente sociale durante l'infanzia portano a una continua riorganizzazione delle strutture
cerebrali.
Le modalità di interazione tra le figure di accudimento e il neonato si imprimono nel suo sistema
nervoso in via di sviluppo. Diversi tipi di stimolazioni innescano interazioni affettive e si
organizzano in specifici schemi fisiologici e psico-biologici all'interno del sistema nervoso : gli
scambi affettivi precoci tra neonato e figure del accudimento costituiscono la base del meccanismo
di autocontrollo che rimarrà un principio organizzativo fondamentale per tutta la vita (Schore,
1994).
Nelle prime fasi dello sviluppo i bambini si esprimono attraverso reazioni che sono sia determinate
da caratteristiche tempera mentali innate sia attivate e plasmate da stimoli esterni: possono
adattarsi alle varie situazioni in modo molto diverso. Alcuni regolano gli affetti con più facilità
rispetto ad altri e la capacità di mantenere un comportamento adattabile e nonostante alti livelli di
allerta o eccitazione è un aspetto essenziale delle differenze individuali di organizzazione della
personalità (Sroufe, 1996)
Tutte le sinapsi del sistema nervoso sono aperte a modificarsi in base all'esperienza: l’attivazione
dei circuiti neurali influenza direttamente lo sviluppo delle connessioni cerebrali e le specifiche
informazioni estrapolate dall'esperienza vengono in-corporate nelle strutture neutrali sotto forma di
nuove connessioni sinaptiche e cambiamenti cellulari.
L'apprendimento è connesso con un aumento delle connessioni sinaptiche e all’ attivazione di
geni specifici, ovvero all'espressione genetica( Kandel, 2005): la presenza di stimoli esterni
modifica la connettività neurale e nel tempo costruisce rappresentazioni che possono essere
ulteriormente modificate. Il funzionamento dei circuiti neurali non è solo sensibile alle esperienze
precoci ma viene continuamente condizionato e modificato da quelle nuove: gli stimoli esterni
determinano quali connessioni debbano essere rinforzate e quali ridotte e di conseguenza i tracciati
neurali si modificano continuamente. Le connessioni attivate più di frequente vengono mantenute e
sviluppate: questo processo consente al cervello di adattarsi all'ambiente esterno.
Il sistema nervoso possiede una sua plasticità in risposta alle stimolazioni ambientali: i circuiti
neutrali si possono sviluppare solo quando ricevono un livello adeguato di stimolazione. Le
esperienze e il momento in cui avvengono sono importanti per lo sviluppo: il cervello cresce e si
organizza in funzioni rispetto alle esperienze di vita individuale.
In un primo tempo gli affetti del neonato vengono regolati dalle persone che lo circondano, poi
egli impara gradualmente a regolarsi da sé a seguito dell'azione combinata della stimolazione
esterna e dello sviluppo neuro-fisiologico. L'esperienza modifica ogni comportamento umano, ma
la complessità del cervello lo rende anche una struttura vulnerabile e fragile.
Studi sugli animali dimostrano che un ambiente stimolante ricco di opportunità influenza la
struttura neurologica e neuro chimica del cervello (Thompson, 1990)
La stimolazione può incrementare o ridurre le dimensioni del cervello oppure alterare la struttura.
Esperimenti condotti sui ratti hanno dimostrato che questi roditori allevati in ambiente stimolante
sviluppano una massa cerebrale maggiore rispetto a quella sviluppata in condizione di abbandono in
gabbie vuote. Nei casi in cui i ratti inseriti in un'ambiente scarsamente stimolante venivano portati
in ambienti ricchi di stimoli il loro cervello si sviluppava, ma non riuscivano mai a raggiungere lo
stesso livello dei ratti esposti fin dall'inizio ad un ambiente stimolante. I ricercatori hanno
riscontrato la presenza di un effetto ereditario che veniva trasferito alla generazione successiva:
cuccioli di ratto figli di esemplari cresciuti in ambienti ricchi di stimoli nascevano con una
corteccia più spessa rispetto a ratti i cui genitori erano stati esposti ad un ambiente privo di stimoli
(Gopnik, Meltzoff,Kuhl, 1999). Le influenze ambientali stimolano la maturazione cerebrale in modo
così marcato che ad esempio ratti denutriti se cresciuti in un ambiente molto stimolante hanno una
massa cerebrale maggiore rispetto a topi ben nutriti ma scarsamente stimolati (Cozolino, 2000).
Si sviluppano soprattutto le aree cerebrali maggiormente usate. Sono un esempio i musicisti che
presentano una maggiore densità neuronale nelle aree del cervello che controllano i movimenti fini
utilizzati per suonare gli strumenti. Una stimolazione insufficiente determina fenomeni di morte
cellulare programmata, la cosiddetta apoptosi che è associata alla riduzione del numero di circuiti
neurali e della loro connettività.
La crescita di numero e comp
Desiderio di gravidanza e maternità
Come nasce nella donna il desiderio di maternità? Su questo argomento vi è una vasta letteratura, di cui vengono citati gli argomenti più importanti via via affrontati da alcuni autori
Quando nascono i genitori?
Un bimbo viene generato non solo fisicamente ma anche psichicamente: la nascita di un bimbo implica nell'adulto l'elaborazione di processi psichici che gli consnetono di generare e di diventare genitore. E' il concepimento di un bimbo che forma il genitore, oppure la genitorialità è una funzione menatle che si è già strutturata precedentemente e il concepimento e la nascita di un bimbo ne consentono la piena espressione? Nel presente articolo si riferiscono alcuni dati preliminari di una ricerca di Psicologia Clinica perinatale in cui si stanno indagando aspetti del processo di sviluppo ed evoluzione del progetto genetativo/genitoriale della coppia. L'obiettivo dello studio è esplorare le diverse dimensioni che articolano questi complessi costrutti attraverso numerose variabili tra le quali anche la sessualità della coppia
La relazione genitore-bambino. Dalla Psicoanalisi infantile alle nuove prospettive evoluzionistiche dell'attaccamento.
In queste ultime decadi è avvenuta una integrazione tra psicoanalisi infantile, interventi clinico sperimentali derivati dalle teorie dell'attaccamento e neuroscienze, che ha prodotto una scoperta fondamentale: la maturazione neuropsichica, nel suo aspetto di sviluppo mentale e di strutturazione cerebrale, dipende dal tipo di relazione madre/feto/neonato/bambino e madre/padre/bambino: la relazione comporta una comunicazione continuativa, costituita da messaggi non verbali, emessi e recepiti, codificati e decodificati in un dialogo che si svolge al di sotto della consapevolezza. In questo modo il neonato bambino impara e struttura la sua funzionalità cerebrale: ciò può avvenire sia in senso positivo, sia patogenetico, a seconda del tipo di relazione. Da tale scoperta discende l'importanza di tutte le procedure psicologiche che possono diagnosticare le relazioni a rischio e proporre interventi atti a prevenire future anomalie psichiche e comunque a migliorare la maturazione neuropsichica dei bambini.
Nel testo sono presenti contributi recenti di rilievo di Patricia Crittenden, allieva di John Bowlby e Mary Ainsworth, del Family Relations Institute, Presidente dalla IASA e di altri collaboratori della IASA International Association Study of Attachmen
Prendersi cura dei bambini e dei loro genitori. La ricerca clinica per l'intervento
Questo testo, prosecuzione del precedente volume "La relazione genitore bambino", dedica particolare attenzione, nell'ambito della Psicologia Clinica Perinatale, alle novità su strumenti e metodi oggi usati per individuare i bambini di famiglie a rischio e per orientare un'assistenza efficace. Prendersi cura dei bambini e dei loro genitori significa coinvolgere numerose figure professionali: psicologi, pediatri, neuropsichiatri infantili, neonatologi, ostetriche, ginecologi, educatori, assistenti sociali e sanitari, ma anche insegnanti, periti del tribunale e giudici, ai quali è rivolto questo volume. I contributi raccolti nel libro affrontano il problema delle funzioni genitoriali: la qualità di tali funzioni struttura il cervello del bambino e di qui il suo sviluppo, psichico e fisico, soprattutto nei contesti clinici della perinatalità, dove la qualità delle interazioni con i genitori condiziona la patologia piuttosto che l'ottimalità della crescita. Per prevenire le psicopatologie dello sviluppo occorre quindi dedicare grande cura alla relazione genitore-bambino, specialmente quando sopravvengono condizioni particolari come nascita pretermine o gemellarla, in modo tale da promuovere un buon sviluppo psichico delle future generazioni. Fra i vari interventi, particolare rilevanza ha quello di Patricia Crittenden, fondatrice della IASA (International Association for the Study of Attachment) e allieva di John Bowlby e di Mary Ainsworth
Diventare genitori nel terzo millennio: un'indagine splorativa preliminare per un programma di salute mentale perinatale
In una società che sta cambiando, in cui si sta assistendo a nuove forme di coppia e di famiglia, ci si chiede quanto questi mutamenti possano portare a eventuali cambiamenti psichici nella modalità di generare e di allevare i propri figli nel terzo millennio, per far fronte al pericolo di un indebolimento della identità genitoriale e di disturbi nello sviluppo psichico del bimbo.
Nei progetti di prevenzione in ambito perinatale viene individuata pertanto l’esigenza di conoscere come le coppie che intendono generare e diventare genitori affrontino questi processi. E’ necessario che un programma di salute mentale perinatale orientato a promuovere il benessere dei genitori e del bimbo persegua l’obiettivo di sviluppare un progetto di accompagnamento al complesso processo della genitorialità psichica, a partire dal periodo prenatale in cui è possibile già cogliere indicatori di una eventuale vulnerabilità genitoriale. In questo intento abbiamo svolto una indagine preliminare che esplora aspettative, desideri, bisogni e pregresse esperienze che possono caratterizzare la generatività in una prospettiva genitoriale
La dimensione sessuale nel progetto generativo e genitoriale della coppia
In una nostra più ampia recente ricerca sperimentale in corso, stiamo cercando di esplorare le diverse dimensioni che si articolano nei complessi costrutti della progettualità generativa e genitoriale della coppia, attraverso numerose variabili tra le quali la sessualità generativa. La dimensione sessuale viene esplorata attraverso alcune variabili relazionali: il proprio desiderio e quello del partner, la relazione affettiva della coppia, la presenza di armonia piuttosto che tensioni nella coppia, i cambiamenti dei comportamenti relativi alla sessualità, dei propri atteggiamenti e di quelli del partner, l’organizzazione della coppia a seguito dell’evento gravidanza. Sono state coinvolte coppie alla prima generatività e pluripare: nell’ambito del presente contesto vengono evidenziati i primi risultati della indagine su quella che è la dimensione della sessualità generativa della coppia durante la gravidanza
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