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    The Nucleosome-Remodeling ATPase ISWI Is Regulated by Poly-ADP-Ribosylation

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    ATP-dependent nucleosome-remodeling enzymes and covalent modifiers of chromatin set the functional state of chromatin. However, how these enzymatic activities are coordinated in the nucleus is largely unknown. We found that the evolutionary conserved nucleosome-remodeling ATPase ISWI and the poly-ADP-ribose polymerase PARP genetically interact. We present evidence showing that ISWI is target of poly-ADP-ribosylation. Poly-ADP-ribosylation counteracts ISWI function in vitro and in vivo. Our work suggests that ISWI is a physiological target of PARP and that poly-ADP-ribosylation can be a new, important post-translational modification regulating the activity of ATP-dependent nucleosome remodelers

    Genetic Identification of a Network of Factors that Functionally Interact with the Nucleosome Remodeling ATPase ISWI

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    Nucleosome remodeling and covalent modifications of histones play fundamental roles in chromatin structure and function. However, much remains to be learned about how the action of ATP-dependent chromatin remodeling factors and histone-modifying enzymes is coordinated to modulate chromatin organization and transcription. The evolutionarily conserved ATP-dependent chromatin-remodeling factor ISWI plays essential roles in chromosome organization, DNA replication, and transcription regulation. To gain insight into regulation and mechanism of action of ISWI, we conducted an unbiased genetic screen to identify factors with which it interacts in vivo. We found that ISWI interacts with a network of factors that escaped detection in previous biochemical analyses, including the Sin3A gene. The Sin3A protein and the histone deacetylase Rpd3 are part of a conserved histone deacetylase complex involved in transcriptional repression. ISWI and the Sin3A/Rpd3 complex co-localize at specific chromosome domains. Loss of ISWI activity causes a reduction in the binding of the Sin3A/Rpd3 complex to chromatin. Biochemical analysis showed that the ISWI physically interacts with the histone deacetylase activity of the Sin3A/Rpd3 complex. Consistent with these findings, the acetylation of histone H4 is altered when ISWI activity is perturbed in vivo. These findings suggest that ISWI associates with the Sin3A/Rpd3 complex to support its function in vivo

    Esperienza di team building: costruzione di una squadra efficace in un Corso di laurea in Igiene Dentale

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    Obiettivi: far conoscere in modo più profondo, aumentare la fiducia nei propri colleghi, migliorare il livello di collaborazione, stimolare la creatività, favorire la comunicazione tra studenti e tutor e studenti e studenti di un Corso di Laurea in Igiene Dentale. Materiali e metodi: realizzazione di una giornata di Team Building in un setting outdoor. Risultati: 32 studenti, tutor e Coordinatore didattico nel Parco del Castello di Pavia si sono messi in gioco parlando di sé, partecipando a team game e fasi di debriefing. Conclusioni: l’esperienza formativa ha permesso di trasformare un gruppo di studenti e tutor in una squadra.Objectives: Aims of the study were improving acquaintance; confidence, cooperation, communication, creativity, out of all tutors and students, and students and students of Dental Hygiene Degree Program. Materials and methods: realize a Team Building outdoor experience. Results: 32 students, tutors and the Coordinator in the Pavia Castle Park put themselves in the game speaking of themselves, taking part in team games debriefing. Conclusions: the teaching experience allowed to transform a tutor and student group in a high-performance team

    Mezzi di prevenzione della carie in ortodonzia

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    Poiché in campo odontoiatrico sono in atto diverse metodiche di prevenzione, basate principalmente sulla remineralizzazione della superficie dentale offesa dopo il trattamento, in questo lavoro abbiamo voluto revisionare la letteratura disponibile per conoscere la loro reale efficacia durante il trattamento ortodontico. Com’è noto l’utilizzo di apparecchi comporta spesso difficoltà nel mantenimento di un’adeguata igiene orale. Per questo motivo nei pazienti ortodontici si rileva frequentemente un aumento di accumulo di placca e, di conseguenza, dell’incidenza di demineralizzazione dello smalto dovuta agli acidi organici derivati dai batteri contenuti nella placca stessa

    Igiene orale in ortodonzia - principi clinici e protocolli operativi

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    L'ortodonzia attuale assume sempre più un ruolo interdisciplinare dove molte professionalità si incontrano per programmare e realizzare piani di trattamento spesso molto ambiziosi e complessi. Questo scenario, che si configura come un vero e proprio team approach, richiede una precisa definizione di ruoli e di competenze, nonché una approfondita padronanza del settore di interesse, da parte di ciascun operatore. Lo scopo di questo manuale è quello di presentare un approccio razionale ai complessi problemi di igiene orale, che sempre si accompagnano alla terapia ortodontica sia rimovibile sia fissa. Il tema è di assoluta attualità per la grande diffusione oggi raggiunta dall'ortodonzia clinica che, sempre più, interessa categorie di pazienti portatori di fattori di rischio di varia natura che spaziano dalla elevata cariofilia di alcuni giovani pazienti, ai danni parodontali di varia gravita che possono affliggere i pazienti adulti, alle difficoltà incontrate dai portatori di deficit motori. Per facilitare l'apprendimento di una condotta operativa clinicamente corretta, la materia è stata suddivisa in protocolli desunti da un lato dalla letteratura specialistica, dall'altro lato basati sull'esperienza clinica degli Autori e sull'insegnamento impartito agli studenti del Corso di Laurea in Igiene Dentale dell'Università di Pavia. Vogliamo peraltro fin d'ora sottolineare che, come in qualsiasi altra branca dell'odontoiatria, il protocollo operativo debba intendersi come una preziosa guida, un riferimento scientifico obbiettivo e una metodica di collaudata efficacia, che deve però essere applicato al paziente in modo personalizzato, secondo l'approccio psicologico e pratico che l'operatore reputa più idoneo al singolo paziente. Il lavoro si rivolge quindi a tutti coloro, igienisti e ortodontisti, che a vario titolo debbono affrontare i problemi clinici legati alle difficoltà che i pazienti ortodontici, abitualmente incontrano nel mantenere buone condizioni d'igiene orale

    Sesso e dolore orofacciale, uomini e donne sono differenti?

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    Nel corso degli ultimi vent’anni l’interesse per il “pregiudizio di genere” nella ricerca clinica è indubbiamente aumentato. La comunità medico-scientifica internazionale, in contesti circoscritti ma degni di notevole considerazione, ha iniziato a porre in evidenza tale problematica, sottolineando come nei trial clinici su molte patologie si tenda, troppo spesso, a non tenere in adeguata considerazione la prevalenza numerica del sesso femminile nella popolazione generale, oltre alle differenze biologiche tra uomo e donna. Questa tendenza può portare riflessi negativi su diagnosi, prognosi e terapia, quindi sull’efficacia delle cure e sulla qualità della vita. Quando nello studio del dolore si è cominciato a valutare in che cosa consistesse la differenza fra donne e uomini, ci si è resi conto che in molti tipi di dolore cronico le donne denunciavano livelli di dolore più severi, più frequenti e di maggiore durata degli uomini (emicrania, cefalea tensiva, dolore facciale, dolore muscolo scheletrico e osteoarticolare, fibromialgia). I disordini temporomandibolari (TMD) sono un gruppo eterogeneo di disturbi psicosociofisiologici, caratterizzati da dolore oro-facciale, riguardanti i muscoli masticatori, l’articolazione temporomandibolare e le strutture ad essi associati. Secondo le più recenti revisioni della letteratura, la prevalenza dei TMD nella popolazione generale riportata dai diversi autori varia tra il 12 e il 60% (a seconda della metodologia di campionamento e dei criteri diagnostici adottati). La letteratura inerente l’epidemiologia dei TMD evidenzia una prevalenza di tali disordini a carico del sesso femminile (rapporto F:M=4:1) a causa di diversi fattori quali biologici (sex related), psicologici e sociali (gender related), che differenziano i due sessi tra loro

    Assessment of the relationship between periodontitis and obstructive sleep apnea syndrome

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    Lo scopo di questo studio è quello di valutare l’associazione tra malat-tia parodontale e la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS).The purpose of this study is to evaluate the association between periodontal disease and obstructive sleep apnea syndrome (OSAS)

    Sleep quality evaluation in patients with temporomandibular disorders

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    Aims The present study psychometrically assessed clinical profiles of subjective sleep quality in patients with temporomandibular disorders (TMD) using the Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), one of the most widely used standardized measures to evaluate subjective sleep quality, that generates a global score and scores seven components: subjective sleep quality, sleep latency, sleep duration, habitual sleep efficiency, sleep disturbances, use of sleeping medication, and daytime dysfunction. Materials and Methods The PSQI was administered to 227 consecutive patients at the first visit. The visits were conducted by the same operator and the diagnosis was performed following the Research Diagnostic Criteria for temporomandibular disorders (RDC/TMD). Results 56.83% of the patients could be classified as poor sleepers. To investigate possible associations among sleep quality and psychological distress, the good and the poor sleepers’ mean scores on the Axis II of the RDC/TMD variables were compared. All the differences were found to be statistically significant. A multiple-regression analysis was performed to identify the strongest independent predictors of total sleep quality. The depression score emerged as the strongest overall. Conclusions The data suggest that poor sleepers experience more severe psychological symptoms than good sleepers and confirm the frequent comorbidity of reported sleep disturbance and psychological symptoms in TMD patients
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