10 research outputs found

    Ovatoxin-a, a palytoxin analogue isolated from Ostreopsis cf. ovata Fukuyo: cytotoxic activity and ELISA detection

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    This study provides the first evaluation of the cytotoxic effects of the recently identified palytoxin (PLTX) analog, ovatoxin-a (OVTX-a), the major toxin produced by Ostreopsis cf. ovata in the Mediterranean Sea. Its increasing detection during Ostreopsis blooms and in seafood highlights the need to characterize its toxic effects and to set up appropriate detection methods. OVTX-a is about 100 fold less potent than PLTX in reducing HaCaT cells viability (EC50 = 1.1 7 10 129 M vs 1.8 7 10 1211 M, MTT test) in agreement with a reduced binding affinity (Kd = 1.2 7 10 129 vs 2.7 7 10 1211 M, saturation experiments on intact cells). Similarly, OVTX-a hemolytic effect is lower than that of the reference PLTX compound. Ost-D shows the lowest cytotoxicity toward HaCaT keratinocytes, suggesting the lack of a hydroxyl group at C44 as a critical feature for PLTXs cytotoxic effects. A sandwich ELISA developed for PLTX detects also OVTX-a in a sensitive (LOD = 4.2 and LOQ = 5.6 ng/mL) and accurate manner (Bias = 0.3%), also in O. cf. ovata extracts and contaminated mussels. Although in vitro OVTXa appears less toxic than PLTX, its cytotoxicity at nanomolar concentrations after short exposure time rises some concern for human health. The sandwich ELISA can be a viable screening method for OVTXs detection in monitoring program

    Breast feeding very-low-birthweight infants at discharge: a multicentre study using WHO definitions.

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    Human milk has several advantages in the nutrition of very-low-birthweight (VLBW) infants. However, there are limited data on breast feeding (BF) in neonatal intensive care units (NICU). The aim of this study was to identify a practical definition of BF rate in VLBW infants and to test its applicability and reproducibility in Italian NICUs. The study population included all VLBW infants discharged from 12 level 3 NICUs, over a 12-month period. Type of feeding was recorded according to the World Health Organisation (WHO) definition, with a 72-h recall period. We enrolled 594 VLBW infants. Mean birthweight was 1105 g (SD: 267), mean gestational age was 29.2 weeks (SD: 2.7) and mean length of stay in NICUs was 62.5 days (SD: 56.5). At discharge, 30.5% of VLBW infants were exclusively breast fed, 0.2% were predominantly breast fed, 23.8% were on complementary feeding and 45.5% were exclusively formula fed. A wide variability in BF rates was seen between centres. Among exclusively breast-fed VLBW infants, only 10% sucked directly and exclusively at the breast. WHO definitions can be used to assess type of feeding at discharge from NICUs. We speculate that common feeding definitions may allow both comparisons among different NICUs and ratings of quality improvement programmes. I. F. 1.79

    Italian neuropsychological instruments to assess memory, attention and frontal functions for developmental age

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    In this study, a series of tests exploring long-term verbal memory (the Short Story Test), attention (a modified version of Attentional Matrices and the Trail Making Test) and frontal functions (a modified version of the Frontal Assessment Battery) have been standardised on an Italian population of 283 children aged 5–14. Raw scores for each test have been adjusted for a series of variables (child's age, years of parents' education, handedness, gender) and transformed in equivalent scores enabling direct comparison across measures. This study was promoted by LICE (the Italian League Against Epilepsy) in order to provide Italian instruments standardised on the developmental age population and to study some of the most frequently impaired cognitive functions in epileps

    Epidemiologia dell'allattamento materno nelle Terapie Intensive Neonatali. Risultati finali da uno studio multicentrico italiano

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    Introduzione: L'uso del latte materno per i neonati ricoverati nelle Patologie Neonatali e nelle Unit\ue0 di Terapia Intensiva Neonatale (UTIN) risponde ad alcuni degli obiettivi generali della nutrizione di questa categoria di bambini,per lo pi\uf9 prematuri. Si riduce il rischio delle infezioni neonatali ed in particolare dell'enterocolite necrotizzante, si riduce l'incidenza di retinopatia del pretermine, si promuove uno sviluppo psicomotorio ed intellettivo quanto migliore possibile. Visto che esiste una gerarchia biologica che riguarda l'alimentazione neonatale, che vede al vertice di una scala ideale il latte materno fresco, vale la pena promuovere l'uso di questo ultimo, agendo a pi\uf9 livelli quali un'organizzazione della UTIN tale da prevedere l'accesso ai genitori, un'attitudine dello staff che riconosca l'unicit\ue0 del latte materno, il ricorso a tecniche e tecnologie specifiche, come per esempio la spremitura efficiente del latte materno ed il metodo canguro (KMC). Metodologia: nell'autunno 2004 un gruppo di 21 neonatologi appartenenti a 12 UTIN italiane ha effettuato una revisione critica delle varie possibili definizioni di allattamento materno utilizzate ed utilizzabili nelle UTIN. In particolare sono state considerate le definizioni proposte dall'OMS, con differenti recall period (dalla nascita alla dimissione, ultime 24 ore, ultime 48 ore, ultime 72 ore) e le definizioni quantitative, che indicano la quota di latte materno assunta in percentuale sul totale o in termini assoluti corretti sul peso. Sono stati analizzati i pro ed i contro di ogni definizione. La definizione preferita \ue8 stata quella dell'OMS con recall period di 72 ore. Pur essendo nuova, in parte arbitraria, con un periodo di memoria dell'evento (72h) comunque limitato rispetto ad un'ospedalizzazione prolungata, ha il pregio di fotografare una situazione alimentare relativamente stabilizzata (solo le ultime 72h appunto a confronto dell'intera ospedalizzazione), risultando alla fine pi\uf9 rispondente alla reale situazione alimentare al momento della dimissione. Inoltre il ricorso ad un recall period di 72hy \ue8 pi\uf9 agevole perch\ue8 evita di considerare quanto accade nei primi giorni di vita dove il ricorso a supplementazioni con latte artificiale \ue8 quasi la norma in assenza di una banca del latte umano. I dati sull'alimentazione possono essere desunti da elementi anamnestici(madre) e da registri (infermieristici o cartelle cliniche). Al momento della dimissione del bambino dalla Neonatologia-UTIN sono stati raccolti dati relativi all'allattamento materno presso 13 Neonatologie italiane (Trieste, Universit\ue0 di Padova, Trento, Universit\ue0 di Torino, Milano, Clinica Mangiagalli ed Ospedale San Paolo, Lecco, Cagliari, Roma San Camillo, Roma Ospedale Bambino Ges\uf9, Foggia, San Giovanni Rotondo, Catanzaro). Risultati: Sono stati raccolti dati nel periodo dal 1\ub0 Luglio 2005 al 30 Giugno 2006. Nell'analisi sono stati esclusi i bambini solo "transitati" nelle diverse terapie intensive neonatali e quelli con un tempo di permanenza inferiore ai 3 giorni. Si \ue8 trattato di 2965 bambini di cui 594 VLBWI. Il campione presentava un peso medio alla nascia di grammi 2264 (DS: 855 gr) ed un'et\ue0 gestazionale media di 34,6 settimane (DS: 3,9). L'et\ue0 media alla dimissione dall'ospedale risultava di 26,5 giorni (DS:28,9 giorni). L'allattamento alla dimissione dalle UTIN italiane \ue8 risultato per il 28% materno esclusivo, per lo 0,3% materno predominante, per il 29% con formule e per il 48% misto (alimentazione complementare), con ampie variazioni fra centri diversi. Il 45% dei VLBWI ed il 45% dei neonati con et\ue0 gestazionale inferiore alle 32 settimane non ha mai ricevuto latte materno. Su 838 bambini dimessi in allattamento materno esclusivo solo il 20% \ue8 allattato solo al seno, un 14% \ue8 alimentato con latte spremuto, mentre un numero cospicuo abbina al seno il consumo di latte materno spremuto (63%). Discussione: il presente studio \ue8 il primo multicentrico italiano a raccogliere dati nelle nostre UTIN secondo le definizioni di allattamento dell'OMS, ma con variazione del recall period a 72h. Colpiscono essenzialmente 2 dati: l'elevato numero di neonati delle nostre UTIN, specialmente VLBWI, che no beneficiano del latte umano; la bassa percentuale di neonati allattati con latte materno che escono dalle UTIN succhiando solo direttamente al seno. Conclusioni: i dati di queto monitoraggio, implicando una migliore conoscenza del "fenomeno allattamento" nelle UTIN suggeriscono una progettualit\ue0 sull'applicazione di interventi atti a promuovere nelle UTIN italiane un maggior uso di latte materno, per un maggior investimento sulla salute futura dei bambini assistiti nelle UTIN e delle loro madri

    Breast feeding very-low-birthweight infants at discharge: a multicentre study using WHO definitions

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    Human milk has several advantages in the nutrition of very-low-birthweight (VLBW) infants. However, there are limited data on breast feeding (BF) in neonatal intensive care units (NICU). The aim of this study was to identify a practical definition of BF rate in VLBW infants and to test its applicability and reproducibility in Italian NICUs. The study population included all VLBW infants discharged from 12 level 3 NICUs, over a 12-month period. Type of feeding was recorded according to the World Health Organisation (WHO) definition, with a 72-h recall period. We enrolled 594 VLBW infants. Mean birthweight was 1105 g (SD: 267), mean gestational age was 29.2 weeks (SD: 2.7) and mean length of stay in NICUs was 62.5 days (SD: 56.5). At discharge, 30.5% of VLBW infants were exclusively breast fed, 0.2% were predominantly breast fed, 23.8% were on complementary feeding and 45.5% were exclusively formula fed. A wide variability in BF rates was seen between centres. Among exclusively breast-fed VLBW infants, only 10% sucked directly and exclusively at the breast. WHO definitions can be used to assess type of feeding at discharge from NICUs. We speculate that common feeding definitions may allow both comparisons among different NICUs and ratings of quality improvement programmes
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