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    Ad Angelo Mai, quand’ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica

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    Canzone composta a Recanati. «Opera di 10 o 12 giorni, Gen. 1820» (indicazione di An). Secondo un progetto iniziale, la canzone sarebbe dovuta uscire con le due precedenti e con le due ‘funerarie’ del ’19, poi rifiutate (Per una donna inferma di malattia lunga e mortale e Nella morte di una donna fatta trucidare col suo portato dal corruttore per mano ed arte di un chirurgo) in un unico opuscolo a cura di Pietro Brighenti, l’amico editore bolognese: ma per l’opposizione del padre alla ristampa delle due patriottiche e alla stampa della seconda funeraria, L. ripiegò sulla pubblicazione della sola canzone al Mai, che uscì nel luglio a Bologna presso l’editore Marsigli (B20), preceduta da una lettera dedicatoria al conte Leonardo Trissino (cfr. per tutta la vicenda le lettere di L. al Brighenti del 21, 28 aprile e 16 maggio 1820). La canzone fu ristampata in B24, con una nuova redazione della dedicatoria, di séguito alle due patriottiche e prima di Nelle nozze della sorella Paolina; quindi, con quest’ordine, in F e nelle successive edizioni dei Canti. Oltre a un autografo recanatese con correzioni (Ar), da cui fu ricavata la copia per B20, si possiede un esemplare di B20 con correzioni, varianti e note autografe (An), che servì per il testo di B24

    Inno ai Patriarchi o de’ principii del genere umano

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    Composto a Recanati. «Opera di 17 giorni. Luglio 1822» (indicazione di An). Pubblicato in B24 come «Canzone nona», dopo l’Ultimo canto di Saffo (maggio 1822); retrocesso all’ottavo posto, dopo Alla Primavera, in F e nelle stampe seguenti, per «sottolineare in tal modo le analogie fra l’inno e la canzone » (FUBINI-BIGI 87), ma anche per isolare nella sua singolarità la ‘protesta’ atemporale di Saffo. L’autografo, con numerose correzioni, varianti e note, si conserva nella Nazionale di Napoli.Metro. Endecasillabi sciolti, distribuiti in sei lasse di varia lunghezza (vv. 21, 35, 14, 15, 17, 14), di cui le prime quattro, coincidenti con la parte biblico-narrativa, introdotte da un movimento allocutivo al personaggio celebrato, indicato sistematicamente con una perifrasi («E voi dei figli dolorosi...», «Tu primo il giorno...», «E tu dall’etra infesto...», «Or te, padre de’ pii...»). Per questo tratto formulare, per la distribuzione della materia in una successione di quadri distinti, per la loro impostazione lirico-narrativa, il componimento si richiama agl’inni pseudo-omerici e soprattutto callimachei, ricordati nell’abbozzo in prosa, allusi nella stessa intitolazione e già imitati negli sciolti del giovanile Inno a Nettuno (1816). L’inclusione di un testo siffatto tra le «canzoni» è così motivata in una delle Annotazioni: «Chiamo quest’Inno, Canzone, per esser poema lirico, benchè non abbia stanze nè rime, ed atteso anche il proprio significato della voce canzone, la quale importa il medesimo che la voce greca ode, cioè cantico...» (TPP 233). Legami più diretti con le altre canzoni sono comunque offerti dall’elemento ideologico (l’Inno fa dittico, in questo senso, con Alla Primavera), dall’organizzazione retorico-linguistica (su cui si veda la successiva nota critica) e dalla stessa divisione delle lasse in una serie più o meno regolare (se si eccettua l’esorbitante seconda, che contiene però la doppia storia di Adamo e di Caino), diversamente che nei modelli classici e nello stesso Inno a Nettuno

    Lettura in classe e commento scolastico. Esempi da Leopardi e Montale

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    Le osservazioni di Stefano Carrai in margine al suo lavoro sulla Vita Nuova mi trovano pienamente consenziente, soprattutto per quel che riguarda la funzionalità e la stringatezza del commento. Io mi ricordo che Contini annoverava l’economicità fra le doti scientifiche di un commento: e lui stesso ne aveva dato un esempio splendido nel commento alle Rime di Dante.Adesso, invece, c’è una gara dei commentatori a scrivere, a scrivere, a spiegare, con le note che aumentano, aumentano, si allargano sempre di più.C’è insomma una specie di furore esegetico: ma, tutto sommato, con poca vera informazione e molto vaniloquio. Il discorso che voglio fare comincia con un ringraziamento personale agli organizzatori del convegno, il cui tema mi trova doppiamente interessato: interessato alla tematica del commento e interessato alla lettura in classe del testo. Del resto, lo stesso titolo del convegno suona come doppio: a una prima proposta, Per leggere il testo in classe, ne segue infatti una seconda, Seminario sul commento divulgativo e scolastico. Mi permetto di considerare il titolo e il sottotitolo come due cose un po’ diverse. Per me una cosa è leggere il testo in classe, un’altra cosa è approntare un commento scolastico. Nel primo caso bisogna tener conto di un dato che viene spesso trascurato nei nostri discorsi, cioè la funzione del docente. Il commento può fornire gli strumenti, ma il docente è quello che veramente esegue la musica. Spetta al docente di far venir fuori la musica dal testo, perché è dalla viva voce che uno studente apprende ad amare un testo, a capire un testo; in questo senso, il docente non deve essere sostituito da un commento

    Saggio di commento a G. Leopardi. Nelle nozze della sorella Paolina

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    Canzone composta a Recanati tra l’ottobre e il novembre del 1821, secondo l’indicazione di An; pubblicata per la prima volta in B24, dove occupava il quarto posto, tra l’Angelo Mai e A un vincitore; ristampata in F e nelle successive edizioni dei Canti, sempre con la medesima collocazione.Metro. Sette stanze di quindici versi, endecasillabi e settenari, disposti secondo lo schema aBCACBDefGFEghH, col settimo verso irrelato; la quarta strofa presenta la variante aBCBAC. Rispetto alle stanze del Mai, di uguale numero di versi, aumenta la quantità dei settenari (5 a 3); la fronte si regolarizza in due veri e propri piedi (aBCACB); ma la frequenza degli enjambements e delle pause interne ai versi, anche settenari (vv. 28, 39, 53), dà luogo a unità sintattiche spesso non coincidenti con gli schemi metrici, salvo la nettezza epigrafica dei versi di clausola, rinforzata dalla rima baciata («Nè pura in gracil petto alma si chiude», «Virtù viva sprezziam, lodiamo estinta», ecc.). Circa la distribuzione delle strofe in rapporto al tema, vale la seguente descrizione di Edoardo Sanguineti: «la canzone si presenta, con le sue sette strofe, nettamente, e quasi geometricamente, tripartita, con le due stanze iniziali rivolte naturalmente alla sorella sposa, le tre centrali alle donne, alle madri italiche, e le due conclusive a Virginia romana, di cui si celebra la sublime figura e l’esemplare sacrificio» (SANGUINETI 2002, 51)

    2-Phenyl-3-(trimethyl­sil­yl)propan-1-aminium chloride

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    The title compound, C12H22NSi+·Cl−, contains two formula units in the asymmetric unit and is a hydro­chloride salt in which the amine N atom is protonated and the NH3 + group forms hydrogen bonds with the Cl− anion, forming a ribbon in the c-axis direction

    2-(4-Hy­droxy­phen­yl)-3-(trimethyl­sil­yl)propanaminium chloride

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    In the title crystal structure, C12H22NOSi+·Cl−, anions and cations are linked via O—H⋯Cl, N—H⋯Cl and N—H⋯O hydrogen bonds to form a two-dimensional network parallel to (101). Within the hydrogen-bonded network, R 4 2(22) ring motifs are stacked along [010]

    Технологические решения для строительства разведочной вертикальной скважины глубиной 2520 метров на нефтегазовом месторождении (Красноярский край)

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    Объектом исследования является нефтегазовом месторождение Красноярского края. Цель работы - проектирование технологических процессов бурения и заканчивания скважины. В процессе работы был составлен технологический проект на строительство разведочной вертикальной скважины глубиной 2520 метров на нефтегазовом месторождении Красноярского края. В результате исследования были спроектированы технологические решения строительство скважины. Описаны конструктивные, технологические и технеко - экономические показатели.The object of study is the oil and gas condensate field of the Krasnoyarsk Territory. The purpose of the work is the design of technological processes for drilling and well completion. In the process, a technological project was drawn up for the construction of an exploratory vertical well with a depth of 2520 meters at the oil and gas condensate field in the Krasnoyarsk Territory. As a result of the study, technological solutions for well construction were designed. The constructive, technological and techno-economic indicators are described

    «Vissero i fiori e l’erbe, | Vissero i boschi un dì». La canzone Alla Primavera o delle favole antiche di Leopardi

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    Le linee direttive che ho seguito nella stesura di questo commento, così come di quelli dedicati a Alla luna e al Bruto minore (apparsi rispettivamente in «Per leggere», II, 2, 2002, pp. 63-70; e in Studi in onore di Pier Vincenzo Mengaldo per i suoi settant’anni, Firenze, Sismel. Edizioni del Galluzzo, 2007, vol. I, pp. 841- 78), sono state già da me enunciate in una nota introduttiva al secondo dei suddetti lavori. Ne riproduco qui i punti fondamentali:1) divisione dei ‘compiti’ fra note a pie’ di pagina, di carattere essenzialmente filologico e documentario (chiarimento dei significati, notificazione dei referenti storici, ideologici o biografici, richiami linguistici alla tradizione, ecc.), e discorso introduttivo, di tenore più propriamente critico (la cosiddetta ‘interpretazione’);2) anteposizione al blocco discorso-note: a) di una notizia sulla cronologia, i testimoni e le vicende editoriali del componimento in esame; b) di una nota metrica un po’ più dettagliata delle solite evasive etichette da manuale scolastico (canzone a schema fisso, endecasillabi sciolti, canzone libera, ecc.);3) valorizzazione, nelle note a pie’ di pagina, dell’intera tradizione esegetica dei Canti, con particolare riguardo ai suoi ‘padri’ (Straccali, Antognoni, Sesler, lo stesso Giuseppe De Robertis), le cui soluzioni e indicazioni risultano spesso insuperate;4) utilizzazione sistematica dell’autocommento per ciò che riguarda le prime «canzoni», ricavabile tanto dalle note in margine agli autografi, quanto dalle Annotazioni pubblicate assieme alle stesse canzoni nell’edizione bolognese del 1824;5) indicazione dei richiami intertestuali secondo criteri di ‘attendibilità leopardiana’, più che di generiche consonanze: tenendo comunque presente che il linguaggio poetico leopardiano mira piuttosto all'araldicità che all’allusività;6) inclusione, come parte integrante dell’apparato esegetico, delle correzioni d’autore, sia manoscritte che a stampa, nonché delle varianti registrate ai margini dei manoscritti o in foglietti separati, che per quanto talvolta copiose sono da ritenersi dei materiali preziosi sia per se stessi, sia per i lumi che possono fornire sui significati delle lezioni a testo;7) uso discreto dello Zibaldone e degli altri documenti del pensiero leopardiano (Operette, epistolario, e altro), secondo criteri di effettiva pertinenza al testo poetico in esame

    Su un noto “mottetto” montaliano: «Non recidere, forbice, quel volto... »

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    Lettura e interpretazione di un famoso testo delle Occasioni di Montale, con l’utilizzazione delle lezioni anteriori in funzione di commento. Alla fine dell’analisi si esamina la posizione particolare del componimento nell’intera trama narrativa dei Mottetti

    Il sogno di Giacomo Leopardi

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    Un plausibile terminus a quo per la datazione del componimento è dato dall’appunto del 3 dicembre 1820 sul «fingere poetando un sogno» (vd. qui avanti), i cui dettami sembrano messi in atto nell’evocazione della donna morta di questa lirica; quanto al terminus ad quem, se è cronologicamente attendibile la successione degli «idilli» nell’autografo napoletano (vd. nota introduttiva a L’infinito), la composizione dovrebbe cadere prima di quella della Vita solitaria, assegnabile alla seconda metà del 1821. Gli argomenti di G. A. Levi per una datazione più precisa del Sogno all’ottobre di quell’anno e per un’inversione di ordine con La vita solitaria (LEVI 1909, 255-64) non sembrano decisivi: il progetto leopardiano di alcune «visioni in sogno» di personaggi storici (tra cui Virginia e Bruto), databile fra l’ottobre del 1821 e il gennaio del 1822, a cui il Levi si richiama, è infatti altra cosa dall’idea poetica del Sogno; così come è altra cosa l’idea di un incontro di Petrarca morto con Laura, suggerita alla fine di quell’elenco, riconducibile piuttosto alla tematica della ‘rimembranza’ (L. tiene infatti a sottolinearvi l’errore poetico di rappresentare Laura «più bella e meno altera», come nel son. Levommi il mio pensier, poiché «anche l’accrescimento della bellezza pregiudica al sentimento e alla rimembranza, cosa non intesa dai nostri poeti»: TPP 1111).Il componimento apparve la prima volta anonimo, col sottotitolo di Elegia (inedita), nel giornale bolognese «Il Caffè di Petronio» del 13 agosto 1825; quindi, col titolo definitivo, nel «Nuovo Ricoglitore» del gennaio 1826, entro una seconda puntata degli «idilli», includente nell’ordine La ricordanza [poi Alla luna], Il sogno, Lo spavento notturno [poi Frammento XXXVII], La vita solitaria. Con la medesima collocazione interna, e col sottotitolo di Idillio IV, entrò a far parte della stampa bolognese dei Versi (Nobili, 1826). Eliminato dalla serie degli «idilli» Lo spavento notturno e sparita l’etichetta di ‘genere’, Il sogno si collocò tra Alla luna e La vita solitaria nella prima edizione dei Canti (Piatti, Firenze 1831): posizione conservata nelle edizioni successive della raccolta
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