136 research outputs found

    Syringa vulgaris is a new host for Cucumber mosaic virus

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    Virus-like symptoms consisting of light mosaic, chlorotic spots and oak chlorotic line patterns were observed on lilac plants (Syringa vulgaris L.) growing in a public garden in Imola (Emilia Romagna region, Italy). The causal agent was identified as cucumber mosaic virus (CMV) on the basis of biological, serological and nucleotide sequence properties of partial coat protein and movement protein genes, and the isolate was designated SYV. The CMV-SYV isolate caused mosaic symptoms on indicator plants of Nicotiana tabacum cv. Xanthi-nc, N. rustica and Cucumis sativus, while symptoms of local necrotic spots or pin points were observed on inoculated leaves of Vigna unguiculata and Vicia faba. To assess genetic differences between CMV-SYV and other known CMV isolates, phylogenetic analyses were carried out using 16 nucleotide sequences of coat protein and movement protein genes, including for SYV. The CMV-SYV isolate was most related to CMV subgroup IA isolates, and had 85.1-100% nucleotide sequence similarity to subgroup I isolates. This is the first report of CMV infecting S. vulgaris

    Mal bianco su lauroceraso

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    Viene descrittl la malattia nota come malbianco

    Florarte 2007. Mostra Mercato di Arredo e Giardinaggio

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    Il 5 ed il 6 maggio 2007 si è svolta la terza edizione di una manifestazione che già negli anni precedenti aveva registrato un notevole successo di pubblico, come dimostrato dalla presenza di ben 14.000 visitatori. Stiamo parlando di “Florarte: Mostra Mercato di Arredo e Giardinaggio”, nata con lo scopo di promuovere la cultura del Verde e del “fare giardino”, anche mediante l’inserimento di opere di scultura e pittura. Questa manifestazione non coinvolge perciò solamente Aziende florovivaistiche e di arredo giardino, ma pure realtà artistiche ed artigianali in modo da arricchire e diversificare l’evento stesso, rendendolo interessante ad un vasto pubblico. Tutto questo trova conferma nel numero elevato degli espositori (circa 50) che hanno allestito i propri stand presentando al pubblico un vastissimo assortimento di piante (peonie, cactacee e succulente da collezione, bulbi rari, aromatiche, erbacee perenni, graminacee ornamentali, agrumi, rose rifiorenti, querce, palme, bambù, ecc.), assieme a tutti quegli “elementi” utili se non indispensabili nella realizzazione del Verde o comunque collegati al giardinaggio. Pensiamo, ad esempio, agli attrezzi per le piccole operazioni culturali quali forbici e forbicioni per la potatura, agli arredi (pergole, gazebo, strutture in legno, macchine per il giardino, animali in lamiera, sculture, ecc.), oppure alle piscine ed alle cantine climatizzate per il vino. Ma alla Florarte si va oltre, con stand dedicati ai Quadri con fiori pressati, alle Confetture, all’Artigianato del cuoio, ai Saponi all’olio di oliva, ai Sali da bagno frizzanti ed alla Cosmesi in senso lato, per continuare con Dipinti d’Arte, Sculture floreali in legno, Oggetti in pietra ollare, Bigiotteria artistica, Mobili e Cornici in legno e tanto altro ancora. Tutti questi meravigliosi stand hanno avuto come cornice un luogo altrettanto magico e suggestivo: Villa Cavazza a Solara di Bomporto (Modena). Molti di essi, soprattutto quelli strettamente legati al mondo delle piante, ai piccoli arredi e agli attrezzi da giardino, sono stati allestiti nell’area esterna alla Villa; gli altri, ossia quelli più legati all’Artigianato ed all’Arte, hanno trovato spazio all’interno della Villa stessa, su due piani, al di sotto di splendidi soffitti affrescati e fra preziosi mobili d’epoca. Oltre alla Mostra, il visitatore ha potuto così conoscere Villa Cavazza, un’antica dimora fra le più suggestive del territorio modenese, di per sé importante monumento storico-culturale situato all’interno del complesso denominato “Corte della Quadra”, a soli 15 chilometri da Modena. Villa Cavazza Villa Cavazza assieme ad altre dodici Ville fa parte di una serie di residenze, sulle rive del fiume Panaro, che costituiscono una sorta di Riviera del Brenta modenese. Le terre su cui sorge Villa Cavazza ed i relativi insediamenti della Corte della Quadra appartenevano in epoca medievale all’Abbazia benedettina di Nonantola, in quanto ricevuti in dono dai Longobardi attorno all’anno 750. L’Abbazia ne ha mantenuto la proprietà fino al 1930, ossia per oltre 1200 anni. Mediante atti notarili, però, essa concesse i suddetti territori come “investitura” (una sorta di affitto immobiliare) a nobili famiglie modenesi, l’ultima delle quali fu quella Cavazza, che, tra la fine del ‘700 ed i primi dell’800, trasformò la Villa conferendole l’attuale aspetto architettonico. Il nucleo originario è molto antico ed era certamente più ridotto di quanto appaia oggi, risalendo infatti a quel sistema di organizzazione carolingia del territorio basato sulle curtes: insieme di fabbricati fortificati posti al centro di grandi poderi agricoli. In ogni caso, è rimasta invariata nel tempo la caratteristica architettonica di una corte chiusa (da cui il nome di Corte della Quadra). Oggi il complesso si presenta composto di tre parti: la Villa centrale e due fabbricati laterali, simmetrici, sormontati l’uno dalla Torre dell’Orologio, l’altro dalla Torre della Meridia..

    VIROSI, FITOPLASMOSI E QUALITÀ DEGLI OLI ESSENZIALI

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    Tutte le piante, per cui anche le ‘aromatiche’, sono comunemente soggette ad infezioni dovute a parassiti responsabili di malattie definite “incurabili”, primi fra tutti i virus (entità nucleo-proteiche) e i fitoplasmi (batteri mollicutes, ossia procarioti pleomorfi). […] Nel corso delle ricerche condotte in Italia dal 2000 al 2015 è stato verificato come la resa in OE diminuisca sensibilmente nelle piante sintomatiche infette da virus e da fitoplasmi. [...] sono stati eseguiti per la prima volta in senso assoluto studi specifici di tipo qualitativo, con lo scopo di verificare differenze nella composizione fra OE distillati da piante sane e piante infette. […

    Tospovirus

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    Caratteristiche generali dei Bunyavirida

    Un acanto malconcio

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    Quando si nomina la pianta dell\u2019acanto, si pensa subito allo stile corinzio delle colonne dell\u2019antica Grecia, con le grandi foglie oblunghe, profondamente incise. Per essere precisi, l\u2019acanto del calato del capitello corinzio \ue8 Acanthus spinosus, tipico dell\u2019Europa orientale, mentre nel nostro Paese \ue8 pi\uf9 nota e diffusa la specie A. mollis. Questa elegante pianta, il cui nome evoca epoche antiche e gloriose, la si riconosce subito per il fogliame arrotondato, sontuoso e lucido, dai margini ondulati, e le alte spighe che compaiono il luglio-agosto, dove rosse o verdastre ampie brattee ricoprono i fiori tubulosi. Dove collocare l\u2019acanto? E\u2019 quell\u2019elemento vegetale che con pi\uf9 facilit\ue0 si consiglia di utilizzare se si vogliono coprire aree di terreno poco accessibili; pensiamo, ad esempio, al giardino che confina mediante piccoli dislivelli con strade o viali trafficati, per cui le normali cure diventano un vero problema. Se l\u2019ostacolo da superare \ue8 proprio quello di una modesta scarpata, in posizione soleggiata e ben illuminata, affidiamoci a pochi esemplari di acanto, da lasciare crescere indisturbati fino a quando infoltiranno. Tutto questo, per\uf2, ad una condizione: che il terreno sia profondo, fertile e ben drenato. Una brutta malattia Non sono molte le avversit\ue0 dell\u2019acanto, specie rustica soprattutto nella variet\ue0 \u201cLatifolia\u201d, ma se si verifica un attacco fungino dovuto a Cercospora beticola (responsabile della malattia nota come \u201ccercospora\u201d), la situazione precipita ed il nobile acanto scende di rango. Le foglie si ricoprono di macchie necrotiche che via via infittiscono causando l\u2019ingiallimento ed il disseccamento di tutto il lembo: il quadro finale \ue8 un triste susseguirsi di esemplari avvizziti da cui si dipartono poche spighe fiorali malconce. Se non vogliamo che il nostro giardino sia ricordato da chi solitamente vi passa accanto per quei \u201cbrutti acanti rinsecchiti\u201d, prestiamo attenzione alla comparsa dei primi sintomi: ripuliamo manualmente le piante colpite da cercospsora (le foglie infette devono essere bruciate); oppure tagliamole al colletto in modo che ricaccino. Se alla base del problema vi \ue8 la scarsa illuminazione, interveniamo per sfoltire la vegetazione circostante (magari arbusti divenuti col tempo troppo invadenti) e creiamo un ambiente microclimatico pi\uf9 favorevole all\u2019acanto e meno alla cercospora

    Il Giardino-Labirinto Borges a Venezia

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    Agli amanti dei Giardini storici e delle Città d’Arte, suggeriamo di recarsi in un luogo davvero magico e suggestivo: il “Labirinto Borges” sull’isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia. Si tratta di un ampio Giardino (2300 mq) che sorge nel cortile del Monastero Benedettino sede, dal 1951, della Fondazione Cini, più precisamente nello spazio retrostante il Chiostro del Palladio ed il Chiostro dei Cipressi, così da costituire una sorta di “terzo Chiostro” di dimensioni all’incirca uguali a quelle degli altri due. Sotto le finestre della Biblioteca della Fondazione Cini, si avrà l’opportunità di girare, o meglio di “smarrirsi”, tra le siepi del Labirinto dove riecheggia il nome di uno dei più grandi geni letterari del Novecento: Jorge Luis Borges. Il Labirinto vegetale Il Labirinto vegetale, quasi sempre formato da siepi, è costituito da un insieme di passaggi disposti in modo da intersecarsi capricciosamente per rendere difficile l’orientamento. Ve ne sono di due tipi. Il primo è a percorso obbligato, in quanto la via da percorrere è una sola che, sebbene lunga e tortuosa, conduce sempre al centro. Il secondo è ad opzioni, e quindi costituito da una molteplicità di percorsi possibili di cui uno solo, del tutto casuale, conduce al centro: chi lo percorre deve perciò scegliere se dirigersi a destra o a sinistra, inoltrandosi in sentieri a fondo cieco che creano angoli d’intimità. l Giardino-Labirinto Il progetto del Giardino-Labirinto, risalente agli anni ’80 e fortemente voluto dalla seconda moglie dello scrittore, Marìa Kodama, è opera dell’architetto britannico Randoll Coate. Ispirato a “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, uno dei racconti più caratterizzanti di Borges (dalla raccolta “Finzioni”, 1935-1944), il Labirinto è composto da 3250 piante di bosso (Buxus sempervirens ) e riproduce il nome del poeta argentino come se fosse idealmente scritto sulle pagine di un grande Libro Aperto. Non a caso, Borges fu gran sacerdote del culto dei libri, tanto da affermare che l’uomo è ciò che legge, non ciò che scrive. Alla Kodama si deve, in particolare, l’idea di realizzare all’interno del labirinto un corrimano che riporta la scritta in braille “El Jardin de senderos que se bifurcan”: una sorta di via “illuminata” verso l’uscita per chi non vede, condizione che il marito conobbe a partire dalla fine degli anni ‘50, ma che seppe trasformare in senso creativo, rendendola metafora della vita

    Una nandina malconcia

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    Nel 1804 William Kerr, giardiniere e “cacciatore” di piante scozzese, introdusse in Europa un arbusto che da secoli veniva coltivato nei giardini cinesi e giapponesi per fiori, frutti e fogliame decorativi: la nandina (Nandina domestica). La spedì a Londra durante la sua prima spedizione a Canton ma, non sicuro della sua rusticità, in un primo momento la fece coltivare in serra. Pianta sacra ma… A prima vista, la nandina ricorda i bambù. Infatti, in Cina viene chiamata “bambù sacro” e, a Shanghai, durante le festività per il capodanno cinese, le sue bacche vendute nelle strade per decorare gli altari nelle case e nei templi. Si ritiene ancora oggi una pianta porta-fortuna. Anche in Giappone la nandina è particolarmente popolare, tant’è che è sorta una società nazionale esclusivamente preposta alla tutela di questo arbusto. Il genere Nandina è monotipico, in quanto comprende una sola specie appartenente alla famiglia delle Berberidaceae. Il nome scientifico è una latinizzazione di quello comune con il quale i giapponesi chiamano la pianta: nan-ten. …velenosa Tutte le sue parti, ricche in acido cianidrico, sono velenose e, per questo motivo, la nandina è inserita nella IV categoria di tossicità, quella considerata non tossica per gli esseri umani ma per alcuni animali. Le bacche sono velenose per gatti ed animali da pascolo, mentre gli uccelli che se ne nutrono generalmente non rimangono intossicati, provvedendo così a disperderne i semi nell’ambiente. Bella, ma solo se sana La nandina è molto adatta ad essere coltivata come esemplare singolo o in siepi colorate, nelle “retrovie” di bordure per formare masse folte e compatte. E’ dunque una notevole risorsa per abbellire e vivacizzare il giardino nel periodo invernale, quando le fioriture primaverili ed estive sono soltanto un pallido ricordo. Essendo una pianta vigorosa e resistente, non sono si registrano gravi patologie. Talvolta, possono manifestarsi malattie fungine, principalmente dovute ad eccessive innaffiature o attacchi da oidio. La virosi maggiormente riscontrata ovunque la si coltivi è causata da CMV (virus del mosaico del cetriolo) responsabile di nanismo, decolorazioni e restringimento della lamina fogliare, riduzione del numero di fiori e frutti. Altro sintomo evidente in primavera è la colorazione rosso brillante delle foglie di nuova emissione. Se la nandina mostra i sintomi descritti e non abbellisce più il nostro giardino, eliminiamola al più presto: anche gli uccelli che cercano i suoi frutti ci ringrazieranno

    Esercizi per il calocolo dell'IM

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    Si tratta di alcuni esercizi relativi alla parte generale del corso (riguardanti alcune malattie fungine
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