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    Electroweak bosons in Pb+Pb and p+Pb collisions from ATLAS

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    Electroweak boson (WW, ZZ, γ\gamma) measurements in Pb+Pb collisions at sNN=2.76\sqrt{s_{NN}}=2.76 TeV and in pp+Pb collisions at sNN=5.02\sqrt{s_{NN}}=5.02 TeV are presented with the ATLAS detector at the LHC. In Pb+Pb, electroweak boson yields are shown to be independent of centrality. Differential measurements in absolute pseudorapidity are used to investigate nuclear effects to the free-proton parton distribution function (PDF). The distributions lack the experimental precision to unambiguously identify the presence of nuclear modifications. In pp+Pb, the ZZ boson cross section is measured as a function of center-of-mass rapidity yZy_{Z}^{*} and the momentum fraction of the lead-going parton (Bjorken xPbx_{Pb}). The distributions are asymmetric and model predictions underestimate the data at large xPbx_{Pb}. The overall shape is best described by including nuclear effects. The differential cross section is also measured in different centrality classes and shows evidence of spatially-dependent nuclear PDFs. The ZZ boson production yields are measured as a function of the mean number of participants using Glauber and Glauber-Gribov color fluctuation models. Binary scaling of the yields is observed utilizing the standard Glauber model after applying a centrality-bias correction.Comment: 4 pages, 7 figures, Proceedings of the 7th International Conference on Hard and Electromagnetic Probes of High Energy Nuclear Collisions (Hard Probes 2015), Montrea

    Una scelta sostenibile: progettazione dell'Autodromo G.A. Agnelli di Pontedera

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    La seguente Tesi di Laurea ha per oggetto la progettazione di un autodromo: un impianto sportivo per competizioni motoristiche che propone percorsi di diversa difficoltà per mettere alla prova le capacità di guida dei piloti e le caratteristiche costruttive dei veicoli che vi correranno in futuro. La scelta del tema sviluppato è scaturita dalla passione che ho verso il mondo delle due ruote. Tutti noi appassionati degli sport motoristici, quando seguiamo delle competizioni accendiamo la tv, guardiamo lo spettacolo della MotoGP, della Superbike, della Formula 1, ci emozioniamo e difficilmente ci poniamo domande sui danni che lo show sportivo possa arrecare all’ambiente. Purtroppo i motori a combustione interna producono molti inquinanti, ma non sono gli unici responsabili di un futuro irrespirabile. Il tema dell'inquinamento è oggi di grande attualità: da una parte Sindaci che fanno a gara nell'indire giornate senza veicoli nelle principali città italiane, dall'altra, studi scientifici testimoniano come l'inquinamento prodotto dalle automobili sia solo una piccola parte di quello che opprime le aree urbane e che in gran parte proviene, durante la stagione invernale, dagli impianti di riscaldamento. Alcuni dati mostrano quanto il settore dell’edilizia sia impattante per l’ambiente: esso infatti incide per il 40% sui consumi di energia, per il 30% sull’uso di risorse naturali e sulla produzione di rifiuti, per il 20% sul consumo d’acqua ed è causa del 40% delle emissioni di anidride carbonica. Dati che fanno capire quanto sia urgente e sempre meno procrastinabile la diffusione su larga scala dei principi dell’architettura naturale nella costruzione di nuovi edifici e nelle ristrutturazioni del patrimonio edilizio esistente. Dovremmo allora iniziare a pensare, progettare, costruire, usare e dismettere opere architettoniche in armonia con i sistemi naturali interessati. L’intervento sostenibile deve quindi essere pensato in maniera da risultare il più possibile compatibile con il sistema in cui si inserisce, secondo un concetto di “economia” non identificabile esclusivamente con il minor costo a breve termine. L'architettura sostenibile piuttosto che un ambito disciplinare, è un approccio culturale al progetto. Il principio generale per una progettazione sostenibile è quello di sfruttare le risorse naturali, senza tuttavia abusarne, ed evitare quanto più possibile il ricorso a fonti energetiche non rinnovabili. L’attenzione alla sostenibilità, deve andare oltre la semplice fase di utilizzo del fabbricato. Un’attenta progettazione sostenibile è quella che valuta in termini di sostenibilità, tutte le fasi di vita del fabbricato: • produzione - costruzione • uso • manutenzione • demolizione. Ridurre inquinamento, sprechi e uso di risorse non rinnovabili in una sola di queste fasi, senza curarsi della sostenibilità delle altre, pur essendo comunque un buon inizio, non è sufficiente. Il 4 aprile 2011 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea il Regolamento 305/2011 (CPR – Construction Products Regulation) del Parlamento Europeo e del Consiglio, che fissa le nuove condizioni per la commercializzazione dei prodotti da costruzione e che, a 22 anni dalla sua emanazione, abroga la Direttiva 89/106/CEE. Fra le novità introdotte dal nuovo Regolamento 305/2011, c’è la tutela del patrimonio ambientale. “Le opere di costruzione devono essere concepite, realizzate e demolite in modo che l’uso delle risorse naturali sia sostenibile e garantisca in particolare quanto segue: • il riutilizzo o la riciclabilità delle opere di costruzione, dei loro materiali e delle loro parti dopo la demolizione; • la durabilità delle opere di costruzione; • l’uso, nelle opere di costruzione, di materie prime e secondarie ecologicamente compatibili.” Con questi termini il nuovo Regolamento 305/11/CE introduce, nell’allegato I, il settimo requisito di base delle opere di costruzione: uso sostenibile delle risorse naturali. Ciò significa che le opere dovranno essere progettate, costruite e demolite nel rispetto dei principi di durabilità, sostenibilità e riciclabilità. La sostenibilità diventa, pertanto, una “prestazione” da attribuire a ciascun prodotto da costruzione certificata dal fabbricante. La sostenibilità dovrà quindi entrare, al pari degli altri sei requisiti già contemplati dalla direttiva 89/106/CEE (resistenza meccanica; sicurezza in caso d’incendio; igiene, salute e ambiente; sicurezza e accessibilità all’uso; protezione contro il rumore e risparmio energetico) all’interno della Dichiarazione di Prestazione DoP, una sorta di carta d’identità del prodotto contenente tutte le caratteristiche essenziali relative alle prestazioni raggiunte. È mio obbiettivo primario progettare un autodromo che si identifichi nel significato più concreto del termine sostenibilità. La progettazione integrata è il prerequisito indispensabile per garantire la sostenibilità sotto ogni punto di vista, integrando alla progettazione architettonica e strutturale quella impiantistica energetica. Nella seguente tesi oltre alla progettazione architettonica e strutturale dell’edificio box-pit building a servizio della pista motoristica seguirà la progettazione di un impianto di produzione di energia che renda energeticamente indipendente tutto il complesso dell’autodromo da fonti non rinnovabili

    Poverty Eradication: Access to Land, Access to Food

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    Poverty Eradication: Access to Land, Access to Food brings together the lectures of distinguished scholars, professionals and experts at the International Summer School held in September 2014 at ASERI, the Graduate School of Economics and International Relations of Università Cattolica del Sacro Cuore, Facing the urgent challenge of ending poverty and hunger, combining ethical orientation with realistic policy options and cooperation practices», this e-book offers to a larger audience the opportunity of learning about interdisciplinary aspects of fighting poverty and hunger, and about agency for recognizing, affirming and defending human dignity. In a world where rural hunger is a paradoxical reality, the sustainable growth of agriculture should be a priority for the international development agenda. Ending poverty and hunger requires realizing an equitable access to land, and the adoption of inclusive production models specifically targeted to small farmers and women, whose work is both source and expression of their human dignity. This same work can secure access to food both for farmers themselves, and for the communities that live in. Contributors include professionals and academics of different disciplinary background, including Anni Arial, FAO; Birgitte Feiring, Charapa Consult; Miquel Gazssiot i Matas, Universitat Ramon Llull, Barcelona; Christophe Golay, Geneva Academy of International Humanitarian Law and Human Rights; Michael Taylor, International Land Coalition (ILC), along with Pier Sandro Cocconcelli, Vittorio Rossi e Roberto Zoboli of Università Cattolic

    Ecology and conservation of the southern woolly lemur (Avahi meridionalis) in the Tsitongambarika Protected Area

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    Recent studies question the assumption that folivorous primates rely on ubiquitous and evenly distributed food resources with a low and uniform nutritional quality. They suggest that folivores experience scramble competition and their resources vary in quality, availability, and spatial distribution. Woolly lemurs, Avahi sp., are the only true nocturnal folivorous primates. This study aims to explore whether A. meridionalis experiences food constraints in the Tsitongambarika lowland rainforest of south-east Madagascar, a habitat that is expected to have low variation in quality, availability, and spatial distribution of leaves. I collected data from May 2015 to July 2016 at Ampasy, north of the Tsitongambarika Protected Area, on abundance of lemur species, and ranging pattern, sleeping site selection, diet, and activity pattern of A. meridionalis. I delivered four lessons to teachers in the municipality that hosts Ampasy to raise awareness on the threats that lemurs and forests are facing, and assessed the effective retention of knowledge after one year. The density of the nocturnal folivore Lepilemur fleuretae was very high, suggesting a possible scramble competition with A. meridionalis. Avahi meridionalis adopted a resource-maximising strategy in terms of annual ranges, suggesting a high-quality habitat, and a time-minimising strategy in terms of daily distances travelled, sleeping site selection, and dietary choices, suggesting a seasonal fluctuation of resources. The competition with L. fleuretae may explain the dietary breadth reduction during the lean season and the opportunistic cathemeral activity that I found in A. meridionalis. Teachers retained most of the information provided, which can thus be transferred to students. This is the first step to favour a change in attitude by the local community in the area. My results on A. meridionalis showed several lines of evidence to support the hypothesis that folivores experience similar food constraints to frugivores

    Aligning Evaluation and Strategy With the Mission of a Community-Focused Foundation

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    Foundations are commonly recognized as having a comparative advantage in supporting forward-looking projects and programs. In this sense, the long term represents the natural horizon in which the foundations are called to fulfill their mission to plan and develop philanthropic activities and, therefore, the time reference for assessing results. When a mission is focused more on improving the quality of life in a specific community than on addressing a specific social problem, evaluation of outcomes becomes more challenging. While available methods can provide valuable support to measuring the impact of a foundation’s specific program, they are unlikely to provide an overview of the outcomes of a multitude of projects financed over time. This article presents the case of an Italian foundation committed to developing a tailored approach to evaluating the durable benefits of its local philanthropic activity

    Horticultural potential of Nyssa biflora Walt. (swamp tupelo)

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    Nyssa biflora Walt. (swamp tupelo) and Nyssa sylvatica Marsh. (black gum) are closely related species of trees native to North America. Although N. sylvatica is prevalent in the nursery trade, little is known about the horticultural potential of N. biflora. Because many authors referred to N. biflora as a variant of N. sylvatica, taxonomic confusion may have resulted in the overlooking of N. biflora for use as a horticultural plant. The overarching objectives of my research were to establish seed-propagation protocols for N. biflora and to characterize the responses of seedlings of N. biflora to water stress. We included N. sylvatica in all experiments to provide a basis for comparison with N. biflora. The germination experiment was designed to test for effects of time of stratification on cleaned seeds (depulped seeds with endocarp intact) of N. biflora and N. sylvatica; seeds within intact fruits of N. biflora were also included. We found the pulp of fruit of N. biflora to have inhibitory effects on germination of seeds. Stratification had a more pronounced effect on N. sylvatica than N. biflora, and we conclude N. biflora is less resistant to germination. The water-stress experiment was designed to test for effects of a wide range of root-zone moisture contents on photosynthesis, water potential, and biomass accumulation of both species of Nyssa. Rates of photosynthesis of N. biflora receiving treatments of drought cycles were greater than those of N. sylvatica after two weeks, thus, N. biflora may be better adapted to short periods of drought than N. sylvatica. Rate of dry mass accumulation and increase in height of N. biflora were greater than those of N. sylvatica across all treatments of flooding and drought. N. biflora displayed a tolerance to flooded root zones that was superior to that of N. sylvatica. Adventitious roots and hypertrophied lenticels were formed on flooded plants of N. biflora. We conclude that N. biflora can be propagated easily from seed, is more resistant to water stress than is N. sylvatica, and deserves further investigation for its potential in horticulture

    L'area dei Vecchi Macelli tra recupero e innovazione. Progetto di riqualificazione e miglioramento delle prestazioni energetiche

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    La presente Tesi di Laurea consiste nel progetto di recupero funzionale dell’area ex Macelli Pubblici, nel centro di Pisa. La proposta facente parte del progetto PIUSS prevede la creazione di un luogo di attrazione del turismo culturale e scientifico attraverso la rifunzionalizzazione di parte degli spazi dei Vecchi Macelli. L’ipotesi di centro di scienza, denominato “Cittadella Galileiana”, rappresenta uno degli interventi cardine della visione di sviluppo strategico per la città di Pisa. E’ stata inoltre fatta una proposta progettuale di miglioramento delle prestazioni energetiche, anche in relazione alla nuova normativa sulla classificazione energetica degli edifici (DM del 26 Giugno 2009). Alla luce di questo scenario, si è studiato in dettaglio uno degli edifici del complesso ed in particolare: le prestazioni energetiche, il comportamento igrometrico delle strutture dell’involucro, l’isolamento acustico e la disponibilità di luce naturale

    Costruzione di un sistema genetico semplice per studiare il gene targeting e l'integrazione random dei vettori derivati dal virus adeno-associato.

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    La terapia genica è una tecnica sperimentale utilizzata per la cura di malattie geniche ed alterazioni dell’espressione genica. Consiste nel trasferimento all’interno della cellula, contenente il gene alterato, di frammenti di DNA esogeno della copia wild type di tale gene. L’introduzione di DNA esogeno può avvenire attraverso l’utilizzo di virus ricombinanti che infettano le cellule con un alta efficienza e quindi possono trasferire il DNA all’interno della cellula. Tra i vettori virali più usati in terapia genica, quelli derivati dal virus Adeno-associato (AAV) sono sicuramente a basso rischio poichè questo virus non è patogeno e non scatena risposta immunitaria. Oltre che per iI trasferimento genico, i vettori AAV sono utilizzati anche per il gene targeting che è una metodica utilizzata per inserire mutazioni in geni specifici in quanto ha il potenziale di eliminare o correggere mutazioni negative dominanti. Con i vettori AAV sono stati ottenuti alti livelli di gene targeting, ma c’è sempre il rischio potenziale che il vettore si integri in maniera casuale nel genoma ospite. L’integrazione casuale del DNA può avere effetti negativi in quanto potrebbe comportarsi come mutageno inserzionale o attivatore di proto-oncogeni. Il lievito Saccharomyces cerevisiae è un eucariote unicellulare utilizzato come organismo modello per studiare processi biologici in quanto è facile da manipolare e coltivare (veloce e poco costoso). Lo scopo di questa tesi è valutare se il lievito S. cerevisiae possa essere utilizzato come sistema genetico per lo studio della integrazione omologa e non-omologa di un DNA omologo ad un gene cromosomale fiancheggiato dalle ITRs che sono le sequenze necessarie per l’integrazione e la replicazione di AAV nelle cellule umane. Per studiare l’effetto delle ITR, abbiamo costruito il plasmide pAAV-LUL contenente il gene LYS2 interrotto dal gene URA3 e fiancheggiato dalle ITRs. pAAV-LUL è stato trasformato nel ceppo di lievito RSY12 che porta la completa delezione del gene URA3. Successivamente alla trasformazione le cellule vengono fatte crescere su terreno selettivo. Nei nostri esperimenti il gene “target” è il LYS2 che viene deleto mediante l’integrazione del frammento ITR-lys2-URA3-lys2-ITR contenuto nel plasmide. Se avviene gene targeting il gene LYS2 viene deleto e viene integrato il gene URA3 con conseguente capacità di crescita in mezzo selettivo senza uracile. Gli eventi di gene targeting portano a colonie URA3+ lys2- mentre quelli di random integration a colonie Ura3+ Lys2+. I risultati indicano che la frequenza di gene targeting è circa 8 volte più alta della frequenza di integrazione non omologa. Quando il costrutto viene trasformato senza ITR, il gene targeting è circa 4 volte più alto dell’ integrazione non omologa. Questa osservazione suggerisce che le ITR favoriscono il gene targeting. L’espressione della proteina Rep68, proteina virale essenziale per la replicazione e l’integrazione del genoma di AAV, non determina nessuna variazione nel rapporto tra gene targeting e integrazione non omologa. Inoltre abbiamo effettuato un’analisi molecolare sul DNA genomico estratto dai cloni ottenuti per ”random integration” allo scopo di determinare se le ITR influenzino il numero e il sito di integrazione. I risultati dei Southern blot confermano che le integrazioni multiple dipendono dalla quantità di DNA transformato. Inoltre, il numero di copie integrate non è influenzato dalla presenza delle ITR . Al fine di valutare se esiste un sito di integrazione random preferenziale sono state analizzate le sequenze dei siti di integrazione random
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