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    Alcuni aspetti della vita microbica del terreno

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    «Esamino, sfoglio, spulcio»: Gabriele d’Annunzio lettore al Vittoriale

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    La storia della biblioteca del Vittoriale ha inizio nel 1921, quando d’Annunzio acquista la villa Cargnacco, di proprietà dello storico dell’arte Henry Thode, sulla riva bresciana del lago di Garda. Il poeta non potè restistere al fascino di quel luogo immerso nel verde, a mezzacosta di un colle terrazzato, tra un uliveto e una limonaia, preceduto da un irresistibile viale di rose, dove aveva anche vissuto Daniela von Bülow, figlia di Cosima Liszt. La villa Cargnacco era una casa colonica, piuttosto umile, rustica, ma il «Comandante si accinse subito a trasfigurarla e ingrandirla con lo stesso fervore che lo aveva ispirato nelle precedenti dimore della “Capponcina” e di Arcachon».Il primo febbraio del 1921 viene stipulato il contratto di locazione e il 14 dello stesso mese d’Annunzio prende possesso della villa, insieme a Luisa Bàccara e a un piccolo seguito; «a quella data non sa ancora di essere “condannato”, come lamenterà un giorno, “all’acqua dolce del lago”; ma questa sarà la sua dimora definitiva»3, che diventerà la Fondazione «Il Vittoriale degli Italiani». In realtà, d’Annunzio doveva soggiornarvi solo per pochi mesi: invece nell’ottobre del 1921, per la somma di 130.000 lire, decide di acquistare la villa con tutti i rustici annessi, i giardini, la limonaia e l’uliveto; mentre la villa Mirabella, l’Hotel Washington in disuso e la Torre-Darsena sul lago sono appropriazioni successive

    Ricerche microbiologiche sui formaggi molli italiani. Osservazioni sul quartirolo di monte

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    Intorno ai processi di maturazione e conservazione delle carni

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    Vengono esaminate le cause principali che determinano il processo di maturazione e conservazione dei prodotti insaccati. Soprattutto vengono enfatizzati i fenomeni che, a seconda della natura delle pelli, influenzano la loro essiccazione. Infine, viene sottolineata la funzione dei microbi, con riferimento a detti fenomeni e alla natura e lavorazione dei prodotti a base di carne

    Ricerche sulla conservazione dei foraggi con il metodo Falavigna

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    RIASSUNTO Quando si insilisa il foraggio secondo il metodo Falavigna, l'alimentazione è disposta in gruppi cilindrici con un diametro da 5 a 8 metri. Il foraggio viene distribuito e disposto secondo un criterio speciale e poi fortemente compresso per mezzo di un nastro che regola la formazione del mucchio. Il rivestimento compresso è intonacato esternamente con vari materiali per impedire l'ingresso dell'aria. Gli studi qui descritti, che sono stati effettuati per determinare il meccanismo di conservazione e per il controllo delle perdite, hanno dimostrato che la buona manutenzione del foraggio insilato è attribuibile all'acido lattico formato dai fermenti lattici delle piante (vedi questi «Annali», Vol.  5) che porta la massa ad un pH di 4-4,2. In altri casi, sembra esserci la possibilitĂ  che la conservazione del foraggio sia causata dall'autoriscaldamento, l'ultimo dei quali è dovuto ai processi respiratori delle cellule vegetali. I campioni di bilancio effettuati hanno evidenziato perdite sensibili di materia organica.  Questi studi dimostrano che con il metodo Falavigna, come viene attualmente effettuato in Italia, non si può ottenere una buona conservazione del foraggio e risultati coerenti. Tuttavia, si sottolinea che piĂą volte, e specialmente nelle province con climi freddi, si possono ottenere risultati soddisfacenti se il mangime fornisce le condizioni per una buona formazione acida. Si pensa quindi che il sistema potrebbe essere notevolmente migliorato

    Precisazione introduttiva

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    Trasformazioni biochimiche nei foraggi infossati e conseguenze pratiche

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    Viene presentata la conoscenza dell'origine degli acidi nei foraggi insilati stabilita in letteratura.   Particolare enfasi è posta sulle indagini sperimentali di Babcock e Russell (1902), Lamb (1917), Curin (1932), Pratolongo e Fabris (1939), Arnaudi e Politi (1939), i cui risultati piĂą importanti sono dati in esclusiva

    Caratteri del latte trattato con acqua ossigenata elettrolitica a 130 vol. nei riguardi della caseificazione

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    Risulta dalle ricerche nostre e da quelle degli Autori che ci hanno preceduto  che: a) il trattamento del latte vaccino con il 2 ‰ di acqua ossigenata elettrolitica pura a 130 vol. consegue una riduzione della carica microbica iniziale; b) la riduzione della carica batterica e quindi la conservazione del latte, sono tanto piĂą efficacemente ottenute quanto meno ricca è la microflora iniziale e perciò i migliori risultati si ottengono con l'aggiunta dell’H2O2 appena compiuta la mungitura; c) il massimo della riduzione si osserva mediamente dopo 12-15 ore dal trattamento, mentre nei tempi successivi la microflora del latte ossigenato tende ad aumentare con andamento e velocitĂ  che sono dipendenti dalla carica microbica iniziale; d) il trattamento con H2O2 non induce nel latte alterazioni nei riguardi del patrimonio vitaminico ed enzimatico, escluse: perossidasi, catalasi, reduttasi che vengono distrutte, nè variazioni nella sua costituzione chimico­ fisica, per quanto è rilevabile attraverso misure di densitĂ , viscositĂ  ed al rilevamento dell'indice crioscopico, dell'indice di rifrazione del siero, dell'indice di Dalle nostre ricerche rivolte allo studio del latte vaccino trattato con H2O2 nei riguardi delle sue proprietĂ  ed attitudini interessanti il caseificio, sono emersi i seguenti rilievi: 1) l'acqua ossigenata aggiunta al latte nelle dosi del 2 ‰ e superiori esplica una influenza sul coagulo presamico, diminuendone la tenacitĂ . Tale azione è da attribuirsi ad una residua azione ostacolante sulla moltiplicazione dei batteri lattici e quindi sull'incremento dell'aciditĂ , nonchè ad un'azione ritardatrice di natura poco chiara sul presame. Viceversa l'aggiunta di quantitĂ  di H2O2 a 130 vol. fra lo 0,5 e l'l ‰ esplica una favorevole azione sul coagulo presamico aumentandone in notevole misura la tenacitĂ . 2) A pari condizioni di aciditĂ  per latte normale di controllo e latte ossigenato al 2 ‰, l'uso di quantitĂ  doppie di presame consente di compensare l'azione ritardatrice sul presame e permette l'ottenimento di un coagulo normale. 3) L'impiego di dosi di presame fra il doppio e il triplo della norma, unitamente all'aggiunta dell'l % di culture di batteri lattici, consente di compensare contemporaneamente l'azione ritardatrice che l'aggiunta dell' H2O2 esercita sul presame e la eventuale residua attivitĂ  ostacolante sulla moltiplicazione dei batteri lattici. 4) L'uso di catalasi esercita una influenza di per sè sola positiva, indipendente cioè dall'aumento della quantitĂ  di presame, nel caso che il latte ossigenato e trattato con catalasi venga seminato con il 2 % di culture di batteri lattici e sottoposto ad una incubazione di 4-6 ore dopo la semina. 5) Regolando la quantitĂ  di presame (a titolo sicuramente controllato), l'aciditĂ  del latte al momento della coagulazione, la quantitĂ  di fermenti lattici aggiunti sotto forma di culture di batteri lattici, con latte precedentemente trattato con acqua ossigenata anche alla dose del 2 ‰ ma nel quale questa sia stata scomposta vuoi con catalasi, vuoi lasciando trascorrere  il tempo necessario, si può ottenere un coagulo presamico che presenta caratteri normali, nei riguardi della tenacitĂ . 6) Il trattamento del latte alla mungitura con dosi dal 0,5 all' l ‰ di H2O2 a 130 vol. — dosi in molti casi sufficienti per la buona conservazione tecnologica del latte da caseifìcare — non modifica le proprietĂ  di coagulabilitĂ  del latte. Impiegando dosi normali di caglio,  previa aggiunta di culture pure di fermenti lattici, si ottiene infatti un coagulo presamico che presenta caratteri di tenacitĂ  normali od anche superiori alla norma. &nbsp
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