54 research outputs found

    THE AUTONOMY AS AN EXPRESSION OF THE HUMAN BEING

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    The article focuses on the autonomy achieved by a person with disabilities in connection with a network that has to make the imaginary project feasible. A multidisciplinary reading on the concept of autonomy that is related to the idea of dependence and independence is essential within this network. Furthermore, possible autonomies are presented, dealing with spheres of the human being that are usually regarded as inaccessible to a person with disabilities, such as the sexual sphere, living alone, social life and work. These aspects of life belong to adulthood, which every human being undertakes at some point in their life. But the latter is not usually recognized to the person with disabilities, locking them up in a dimension of non-growth and "eternal child". The concept of autonomy implies dependence. As the Argentine pedagogist Myrtha Chokler reminds us, "there is no autonomy without dependence". We all depend on everyone, children and adults: in our life, we talk about co-dependence or mutual dependence. On the other hand, autonomy also means selfgovernance, i.e. not doing things for oneself, but doing for oneself. This represents an important dimension of autonomy: the will. In the educational field, autonomy requires a mutual involvement between educator and student which is characterized by a mutual affective and emotional dependence in which the will always remain the central focus of the student's action, without it slipping into obedience. Autonomy, therefore, is a conquest. A process in which the adult educator, who takes care of the student, works on the educative relationship through trust, freedom of movement, affective security, within a safe space, physical but also emotional, in which there is openness to novelty and change. This requires the creation of an environment that welcomes the pleasure of the student (especially at an early age) to be autonomous, that welcomes his attempts that will be the way to learn not to depend on the adult. And for all this, an indeterminate and personalized amount of time is required

    Connettività digitale e dispositivi “Smartphone” nei processi migratori e nei percorsi di inclusione

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    Multimedia devices (smartphones) for digital connectivity, and before them cell phones, have asignificant impact on communication styles and dynamics of migration. They also changed thelifestyles of migrants in their home country and empowered them as actors of increasingly informationtechnology-driven societies. This paper aims at reflecting on the use that migrant peopleand groups make of mobile phones to communicate and connect, especially of smartphones,which are powerful mediators and give substantial advantages to self-organization, collectionon information, and choices all through the migratory process. We will reflect on the value ofthe smartphone as a tool to help autonomy, growth, and inclusion of migrants and its influenceon dynamics of migration, based on its actual diffusion, modes of use, and implicit reasons forits being a staple commodity. Because of their versatility, smartphones are also mediators ofmultimodality. They act as amplifiers of multimedia and ICT in reducing (or amplifying) thedistance of migrants from their perceived or actual reality. Data and theories analyzed here focusthe diffusion of such technology from infrastructural factors to an evaluation of the impact onglobal development, to the contribution to specific contexts and people’s needs. In these deve -loping countries, mobile phones are a valuable support to socialization, gathering of information,health monitoring, employment, social and economic inclusion, and education at all levels

    Aquì Estamos

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    Dodici storie di vita di adolescenti in conflitto con la legge, presi in carico dal tribunale dei minori e dai servizi del sistema penale minorile di Santa Cruz de la Sierra. Ragazzi e ragazze che si raccontano durante il periodo di privazione di libertà nelle comunità e nelle carceri minorili della città dell’Oriente boliviano e, facendolo, disvelano un intero Paese, i suoi limiti, le sue contraddizioni. Il reato, l’abbandono, la colpa, la pena, il futuro, il rimpianto, la speranza, accompagnano le loro vicende e il lavoro fatto per provare a renderli dei cittadini nuovi. “Questo titolo è una didascalia dei volti degli adolescenti boliviani che immaginiamo mentre ne leggiamo le storie. Ma è anche la rivendicazione, non con orgoglio ma con dignità, di un diritto a esistere. Aquí estamos: siamo qui, restiamo qui ma – anche – resistiamo qui”. (Riccardo Noury

    Essere interessati: inter-essere nella/dalla pratica educativa

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    Il libro esamina la vita e l’opera di due sacerdoti particolari, don Carlo Gnocchi e don Lorenzo Milani, diversi e distanti, accomunati nel dedicarsi agli ultimi, vittime del disagio fisico, culturale e sociale, simili nella fede umana e cristiana e nell’apertura alla giustizia. Due educatori che hanno ardentemente amato Dio e l’uomo, tesi al dialogo laico cattolico proposi-tivo, maestri dei dimenticati che con fede, amore e ragione si sono dedicati al loro apostolato e all’educazione, che con la loro dedizione e i molteplici impegni messi in atto hanno svolto un ruolo di fratellanza mancante nella società. Don Gnocchi, prete per vocazione fin da ragazzo, diventa catechista, insegnante, cappellano e, per voto di carità fatto a Dio sui campi di battaglia, si farà educatore e padre dei mutilatini, vittime innocenti, impegnandosi con ogni mezzo possibile per portarli al riscatto e all’autonomia. Don Milani, prete per scelta povero tra i poveri, lasciando tutto, diventerà maestro per dare la parola agli ultimi, per portare i sudditi a divenire cit-tadini sovrani, e solo dopo cristiani. Sarà stato detestato, castigato, esiliato per la sua inquietudine spirituale, sempre alimentata dall’amore per Cri-sto, il Vangelo, la Chiesa, la società e la scuola, che intende come strumento salvifico di soccorso ed emancipazione per recuperare gli emarginati e gli esclusi, per donare al popolo la dignità che talvolta veniva negata. Veri maestri di vita, incomodi anticipatori della storia e della volontà con-ciliare di Papa Giovanni XXIII, hanno indicato vie dialoganti e collaborative entrando in modo incisivo nella storia della pedagogia e a pieno titolo nella storia della Chiesa e della società

    THE SEARCH FOR WHOLENESS. THE INDIVIDUAL WITH DISABILITIES IN RELATIONAL PLAY

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    The article discusses the challenges faced by individuals with disabilities in achieving full and effective participation in society on an equal basis with others. The article emphasizes the importance of the person-environment relationship and its impact on the growth and development of individuals, particularly those with disabilities. It recognizes that the process of achieving social inclusion involves various stages of personal development, from self-management to navigating different environments. The article acknowledges that encountering obstacles during these growth phases can hinder the attainment of full autonomy and social inclusion for individuals with disabilities. Furthermore, the article touches upon the social implications of body image and the role of significant others in shaping one's perception of their body. It is important to note that disability intersects with various aspects of life, including relationships and societal norms, and understanding these intersections can contribute to a comprehensive understanding of disability and its implications

    SCUOLA DI BARBIANA LETTERA A UNA PROFESSORESSA edizione in lingua araba مدرسة باربيانا رِسالةٌ إِلى أُستاذة الطبعة العربية تحت إِشراف ديميتريس أرجرتوبولوس

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    «Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mez - zo di espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose […]». Scuola di Barbiana La Lettera a una professoressa è stata scritta dai ragazzi della Scuola di Barbiana, è un elaborato costruito sotto la regia del maestro don Lo - renzo Milani; ne erano autori otto ragazzi, suoi allievi, che lo avevano scritto in dieci mesi (1966-67). La Lettera proponeva i risultati di un lavoro di gruppo, di fatto un esercizio di scrittura collettiva, in cui i ragazzi della scuola di Barbia - na conducevano una forte analisi critica al sistema scolastico italiano e in particolare alla gestione dell’obbligo scolastico, strutturalmente antiquato, fortemente selettivo, totalmente estraneo nei programmi alla realtà del Paese e ai mutamenti socio-economici in esso in atto. I ragazzi di Barbiana fanno una dura requisitoria ad una scuola che non fa il suo dovere, che con la selezione condanna gli ultimi a rimanere tali. È un richiamo alla società, un serio appello umano che non po - teva restare inascoltato. Rivolgendosi a una Professoressa che incarnava lo spirito del corpo scolastico, hanno dimostrato con la scrittura la capacità sintetica e la semplicità linguistica da loro acquisita in quella particolare scuola, cosa che ha consentito al libro di vincere, meritatamente, il Premio Letterario Prato nel 1967. Un piccolo libro che «è un libro-seme, un libro-fertilizzante», come si legge nella motivazione della giuria che poi prosegue: «È un libro che difende i materialmente poveri e vuole offendere i poveri di spirito, quei tipi di maestri che vi sono chiamati “i custodi del lucignolo spento”. Non c’è quasi frase di questo piccolo libro che non ti fermi a meditare. Ce n’è una in cui può essere riassun - to tutto l’ardimentoso spirito che lo informa: “meglio passar da pazzi che essere strumento di razzismo”». Questo testo continuerà ancora ad essere la difesa dei ragazzi ultimi della scala sociale. المدرسة التي تختار تلامِذتها تدمر الثقافة. تمنعُ الفقراء من وسائل التعبير وتحرم الأثرياء من معرفة الأشياء [...] ». مدرسة باربيانا. رِسالةٌ إلى أُستاذة، كُتِبتْ مِن قِبل تلامِذة مدرسة باربيانا، وتحت إشراف المعلم دون لورينزو ميلاني. كانوا ثمانية كُتابٍ، استغرقواأشهرا عشرة في كتابتها (1966-1967). عرضت الرسالة نتائج العمل التعاونيّ، وهي في الواقع تمرين على الكتابة بروحٍ جماعية، حيث قدّم تلامذة باربيانا تحليلاً نقديًا قويًا للنظام المدرسي القائم وخاصة إدارة التعليم الإلزامي التي عفا عليها الزمن ومضى من الناحية الهيكلية، والانتقائية للغاية، والتي لا علاقة لها على الإطلاق بواقع البلاد والتغيرات الاجتماعية والاقتصادية التي تحدث. فتيان باربيانا قدموا مذكِّرة اتِّهامٍ صارمة لمدرسة لا تقوم بواجبها، والتي تُدينهم وتحكم عليهم من خلال الاختيار والانتقاء بالبقاء على حالهم دون التقدم بهم. إنها دعوة للمجتمع، ونداء إنساني جاد لا يمكن تجاوزه والتغاضي عنه. مخاطبين أُستاذة جسّدت روح الهيئة التدريسية، فأثبتوا من خلال الكتابة الجماعية والبساطة اللغوية التي اكتسبوها في تلك المدرسة بالذات، أن الذهاب إلى المدرسة من أجل الدرجات فقط لا معنى له ويكلف جهدًا، بينما الحضورلغاية إليها التعاون والنمو معًاتكون مَسَرّة، وتضفي على الدروس روح الالتزام والنشاط. حازت الرسالة وبجدارة على جائزة براتو الأدبية عام 1967. ووصفتها هيئة المحلفين بأنها "كتاب صغيرٌ يصعب تعريفه. إنه اعترافٌ، جدلٌ، كتابةٌ تربويةٌ، تقريرٌ فضوليٌ غريبٌ عن التنديد، احتجاجٌ، وصفٌ للبيئة، وكتابُ للتظلم: فضيحة لأُولئِكَ ومن المناسب عرضها. " إنه كتاب بذور، كتاب سماد"[...] " في هذا الكتاب الصغير لا توجد جملة واحدة تقريبًا إلّا وتقف بك برهة لتجعلك تتأمل، وها هُنا واحدة يمكن ومن خلالها تلخيص كامل الروح الجريئة، والتي تقول: "خيرٌ للشخص أن يُنعت بالجنون من أن يكون أداة للعنصرية". هذا النص سيستمر دوماً ليكون مدافعاً عن الفتيان المهمشين في السُّلَّم الاجتماعي

    L’Educatore socio-pedagogico, come figura strategica per un confronto dialettico scuola/mondo

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    L’urgenza di approfondire alcune dinamiche emerse dall’osservazione dei Team nei processi d’inclusione scolastica è il focus di questo libro, che si articola in due parti dialetticamente complementari. Un avvincente percorso che si snoda in una riflessione condivisa e di ampio respiro, mediante brevi conversazioni con alcuni dei più autorevoli studiosi del mondo accademico, della ricerca e della scuola. Attraverso il loro personale sguardo emergono significative risposte ad alcuni quesiti sul tema dell’Arte del saper lavorare insieme. Con il contributo di Fabio Folgheraiter, Riziero Zucchi, Pia Colabella, Dimitris Argiropoulos, Marina De Nicolò, Fabio Bocci, Marcelo Ducart, Pasquale Moliterni, Pierpaolo Limone, Lucia de Anna e, last but not least, Andrea Canevaro (il padre della Pedagogia speciale) viene tracciato uno stato dell’arte, che introduce l’esperienza dell’autrice sul campo. Una serie di nuclei tematici individuati durante vari episodi di ricerca, interviste e focus group, atti ad esplorare le inestricabili dinamiche del Team Building, per dare voce alle opinioni degli insegnanti di sostegno, curricolari e delle altre figure professionali, che operano quotidianamente in questi processi

    Scoprire/si Scoprire il mondo a partire dal proprio

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    Grazie a Dio non sono perfetto Percorsi di vita insegna “a prestare attenzione, a sentirsi responsabile per l’altro, ad agire con delicatezza e tenerezza, ad avere fermezza e ad indignarsi di fronte alle ingiustizie, all’incuria, alla negligenza e alla banalizzazione della condizione di vita... a prendere cura, ma anche ad apprendere di prendersi cura, di sé e dell’altro, ad interrogarsi continuamente sulla qualità del proprio agire...
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