51 research outputs found

    Messa in scena e ripetizione dell'identico: l'attesa d'amore come performance

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    In literature as well as in everyday life, love waiting is an act, a play, a theatre monologue, a performance. For the waiting lover, the rhythm of his waiting is measured by an almost ritual repetition of thoughts, acts, conjectures, tics, manias. Independently of its duration or extent – it may be the long waiting for the beloved’s homecoming as well as the agitated ‘micro-waiting’ for the post or phone ring – love waiting is a continuous repetition, although customised from time to time, of the identical process. Consciously or not, the lover seems to conform to a sort of ‘play script’ of love waiting which is carved in the emotional heritage of humanity and is always played, with infinitely many small variations, in literature. Following the definition of love waiting proposed by Roland Barthes in Fragments d’un discours amoureux, the paper aims to detect and define the performative elements of love waiting and to verify their real presence in some XX century and contemporary pieces and novels that represent this particular kind of waiting. / Tanto nella vita quotidiana quanto nella pagina letteraria, l’attesa d’amore si presenta nei termini di una messa in scena, di una recita, di un monologo teatrale, di una performance. Per l’innamorato che aspetta il ritmo dell’attesa Ăš scandito da una ripetizione, quasi rituale, di pensieri, gesti, congetture, tic, manie. Indipendentemente dalla sua estensione o durata – puĂČ trattarsi della lunga attesa del ritorno dell’amato quanto di concitate “microattese” come quelle del postino o dello squillo del telefono – l’attesa d’amore si rivela una continua ripetizione, sebbene di volta in volta personalizzata, dell’identico. Il soggetto che aspetta sembra aderire in questo modo, piĂč o meno coscientemente e intenzionalmente, ad una sorta di “copione” dell’attesa d’amore iscritto da sempre nel patrimonio emozionale dell’umanitĂ  e riprodotto, con infinite piccole varianti, nelle pagine della letteratura. Sulla scorta delle riflessioni sull’attesa d’amore suggerite da Roland Barthes nei Fragments d’un discours amoureux, l’articolo si pone l’obbiettivo di individuare e definire i tratti performativi caratteristici dell’attesa d’amore e di verificare la loro effettiva presenza in alcune piĂšces e romanzi novecenteschi e contemporanei che hanno scelto di rappresentare questo particolare tipo di attesa

    Fabio Vittorini, Il sogno all’opera. Racconti onirici e testi melodrammatici

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    Review of the book Il sogno all’opera.  Racconti onirici e testi melodrammatici by Elisabetta Abignent

    Il limite e l’altrove: il mito di Jean-Paul Belmondo nella Siberia di Andreï Makine

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    The narrative work of Andreï Makine (1957), a French writer of Siberian origin, is situated on the border between two geographical and cultural spaces: on the one hand the wide, wild and snowy Siberia of his childhood; on the other hand France, a mythic place which the main characters, often teenagers, of his novels look at as a model. The contrast between these two worlds is described in a particularly forceful way in one of his early novels, Au temps du fleuve Amour (1994), in which the author tells the overwhelming effect of the screening of a popular French comedy with Jean-Paul Belmondo (Le Magnifique, 1973) in a small Siberian village. Looking closely at the entire sequence which is devoted to the film in the novel, the paper aims to reconstruct the process of mythicizing the Belmondo character by the three young protagonists and to investigate the functions that the episode covers in the novel. Focusing on the different narrative levels that characterize the film plot, we show how the “phenomenon Belmondo” embodies in the novel the idea of a triple border: a geographic one (Europe/Asia), an expressive one (writing/imagine) and, above all, an imaginary one (reality/fiction). We also show how this phenomenon refers, in the novel, to one of the central themes of Makine’s work: literary vocation

    Memorie di famiglia. Un genere ibrido del romanzo contemporaneo

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    The paper aims to define a hybrid genre of twentieth and twenty-first century novel that lie on the border between the family saga novel and the various forms of writing of the Self. This is the ‘family memoir’, or ‘autobiographical family novel’, i.e. a family story filtered by the point of view of one of its members. A novel that may be considered as a model in this sense is Natalia Ginzburg’s Lessico famigliare (1963), that is compared here with a small corpus of texts sharing whit it some thematic and formal characteristics: Marguerite Yourcenar’s Le Labyrinthe du monde (1974-88), PĂ©ter EsterhĂĄzy’s Harmonia Caelestis (2000), GĂŒnter Grass’ Die Box. Dunkelkammergeschichten (2008), Annie Ernaux’s Les AnnĂ©es (2008). Particular attention will be given to a specific scene: the family dinner. The ritual of everyday and festive family meals represents a meaningful common ground of interaction and contrasts between generations and as the specific moment of community life when ‘family sayings’ take shape. L’articolo si propone di definire un genere ibrido del romanzo novecentesco e contemporaneo che si pone al confine tra la saga familiare e le molteplici forme di scrittura del sĂ©. Si tratta delle ‘memorie di famiglia’, o romanzi familiari di stampo autobiografico, intese come narrazioni delle vicende di una famiglia filtrate attraverso il punto di vista di uno dei suoi membri. Un romanzo che si pone come una sorta di modello in tal senso Ăš Lessico famigliare (1963) di Natalia Ginzburg, qui posto a confronto con un corpus ristretto di testi che ne condividono alcune caratteristiche contenutistiche e formali: Le Labyrinthe du monde (1974-88) di Marguerite Yourcenar, Harmonia Caelestis (2000) di PĂ©ter EstrhĂĄzy, e Die Box. Dunkelkammergeschichten (2008) di GĂŒnter Grass, Les AnnĂ©es (2008) di Annie Ernaux. Un’attenzione particolare verrĂ  rivolta a una precisa porzione testuale: si tratta della scena della famiglia riunita a tavola. Il rituale del pasto domestico, quotidiano o festivo, si presenta come significativo terreno di incontro e di scontro tra le generazioni e come momento privilegiato della vita comunitaria nel quale ogni lessico familiare prende forma

    Dietro le quinte del quotidiano. Lo sguardo dei domestici da Proust a CuarĂłn

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    Posti fisicamente ai margini della vita di famiglia, i domestici sono testimoni attenti delle sue dinamiche, scenografi minuziosi dei suoi ambienti, fieri custodi dei suoi segreti, solenni ministri dei suoi riti. Essi offrono, pertanto, uno sguardo privilegiato, dall'interno e dal basso, attraverso il quale osservare e narrare i ritmi e gli spazi della vita di tutti i giorni. Fermarsi a riflettere sul loro ruolo nell’ambito di un’indagine piĂč ampia sulle rappresentazioni del quotidiano significa provare a calarsi entro gli interni domestici ed assumere il punto di vista, del tutto peculiare, di chi li abita, o meglio ancora di chi li predispone alla vita degli altri. A partire da queste premesse, l’articolo si propone di analizzare la figura dei domestici, in chiave intermediale, ripercorrendo alcune sue significative incarnazioni novecentesche e contemporanee: dalla Françoise di Proust alla Cleo di CuarĂłn, passando per la fedele Crosby di Virginia Woolf, le figure perturbanti di Anna Édes (KosztolĂĄnyi), Emerenc (SzabĂł) e Marta (Kupermann), fino allo sfaccettato e stratificato staff di Downton Abbey

    Fabio Vittorini, Il sogno all’opera. Racconti onirici e testi melodrammatici

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    Review of the book Il sogno all’opera.  Racconti onirici e testi melodrammatici by Elisabetta AbignenteUno dei tratti caratteristici del libretto d’opera Ăš quello di essere un componimento quasi del tutto privo di originalitĂ . Frutto di un piĂč o meno mediato processo di adattamento da una precedente opera letteraria – puĂČ trattarsi di tragedia, commedia, romanzo, racconto, cronaca, fiaba – il testo melodrammatico si pone inevitabilmente come un prodotto letterario di secondo grado, una riscrittura dunque, che sembra rinunciare perĂČ ad ogni forma di tensione agonistica col modello

    Transmedialità, autorialità, nuovi media. Alcune considerazioni su Oltre l’adattamento?

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    L’articolo offre una presentazione e una discussione critica del libro Oltre l’adattamento? Narrazioni espanse: intermedialità, transmedialità, virtualità, a cura di Massimo Fusillo, Mirko Lino, Lucia Faienza, Lorenzo Marchese (il Mulino, Bologna 2020). L’analisi pone l’attenzione sugli elementi innovativi dell’approccio interdisciplinare del volume e si sofferma, in particolare, su tre questioni che emergono in modo trasversale nei saggi: la transmedialità tra produzione ed esperienza; la nuova idea di autorialità generata dai processi di adattamento; l’espansione del campo di indagine a nuovi media e nuove forme

    Simona Carretta, Il romanzo a variazioni

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    Recensione al volume di Simona Carretta, Il romanzo a variazioni, Mimesis, Milano 201
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