49 research outputs found

    Whole brain radiotherapy with adjuvant or concomitant boost in brain metastasis: dosimetric comparison between helical and volumetric IMRT technique

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    To compare and evaluate the possible advantages related to the use of VMAT and helical IMRT and two different modalities of boost delivering, adjuvant stereotactic boost (SRS) or simultaneous integrated boost (SIB), in the treatment of brain metastasis (BM) in RPA classes I-II patients

    Liquid biopsy beyond cancer: a miRNA detection in serum with electrochemical chip for non-invasive coeliac disease diagnosis

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    Coeliac disease is a very common autoimmune disease estimated to affect 1 in 100 people worldwide. It occurs in genetically predisposed people where the ingestion of gluten leads to damage in the small intestine, and it is accurately diagnosticated through duodenal biopsy, an invasive diagnostic method. The liquid biopsy, generally used for monitoring cancer, is an appealing alternative even for autoimmune pathology such as coeliac disease, allowing for detecting disease progression or resistance to treatment. For this reason, an electrochemical peptide nucleic acid (PNA) device combined with a smartphone-assisted potentiostat for non-invasive coeliac disease diagnosis is proposed, by measuring the selected overexpressed miRNA-486-5p in serum, enlarging the application of liquid biopsy in nontumor pathologies. For highly sensitive detection, the polyester-based printed sensor is nanomodified with gold nanoparticles and a synthetic customized PNA probe. The designed sensor can detect the target analyte in the range of 10–100 nM with a limit of detection of 0.7 nM by measuring the variation of the response of the electrochemical mediator hexaammineruthenium in the presence of PNA–miRNA duplex on the nanostructured working electrode surface. The analyses testing serum samples are found in agreement with ones obtained by realxtime quantitative polymerase chain reaction (RT-qPCR), demonstrating the reliability of this innovative electrochemical chip developed

    Sirtinol Treatment Reduces Inflammation in Human Dermal Microvascular Endothelial Cells

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    Histone deacetylases (HDAC) are key enzymes in the epigenetic control of gene expression. Recently, inhibitors of class I and class II HDAC have been successfully employed for the treatment of different inflammatory diseases such as rheumatoid arthritis, colitis, airway inflammation and asthma. So far, little is known so far about a similar therapeutic effect of inhibitors specifically directed against sirtuins, the class III HDAC. In this study, we investigated the expression and localization of endogenous sirtuins in primary human dermal microvascular endothelial cells (HDMEC), a cell type playing a key role in the development and maintenance of skin inflammation. We then examined the biological activity of sirtinol, a specific sirtuin inhibitor, in HDMEC response to pro-inflammatory cytokines. We found that, even though sirtinol treatment alone affected only long-term cell proliferation, it diminishes HDMEC inflammatory responses to tumor necrosis factor (TNF)α and interleukin (IL)-1β. In fact, sirtinol significantly reduced membrane expression of adhesion molecules in TNFã- or IL-1β-stimulated cells, as well as the amount of CXCL10 and CCL2 released by HDMEC following TNFα treatment. Notably, sirtinol drastically decreased monocyte adhesion on activated HDMEC. Using selective inhibitors for Sirt1 and Sirt2, we showed a predominant involvement of Sirt1 inhibition in the modulation of adhesion molecule expression and monocyte adhesion on activated HDMEC. Finally, we demonstrated the in vivo expression of Sirt1 in the dermal vessels of normal and psoriatic skin. Altogether, these findings indicated that sirtuins may represent a promising therapeutic target for the treatment of inflammatory skin diseases characterized by a prominent microvessel involvement

    Prospettive ibride negli spazi urbani contemporanei

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    La ricerca vuole raccogliere la necessità di una riflessione critica sugli strumenti del progetto, sulle strategie di trasformazione urbana, e sulla concezione di nuove logiche trasversali, di relazione e d’interazione tra diversi livelli della realtà, utili a stabilire nuove modalità d’interpretazione e di formalizzazione dello spazio. Il tentativo è di superare una visione che tende a schematizzare le complesse ambiguità sollevate dalla realtà contemporanea entro una rigida catalogazione, per provare a fare un ragionamento concreto che sia capace di riscoprire l’indeterminatezza dei processi, l’eterogeneità, la differenza. In questo senso il concetto di ibrido coglie un’attitudine alla trasformazione, ed è introdotto come possibile campo d’indagine, una suggestione da cui partire per rileggere con attenzione le condizioni variabili della struttura urbana e indagare i meccanismi di connessione dell’architettura nella relazione di accostamento con il tessuto esistente, agendo alla scala intermedia del progetto urbano. Il tema dell’ibrido, sebbene esplicitamente utilizzato in una molteplicità di contesti, è spesso associato in ambito progettuale e teorico per identificare in senso negativo ricerche sulla generazione digitale della forma, finalizzate alla creazione di ambienti spesso puramente virtuali e risolti in sofisticate manipolazioni degli involucri esterni. La ricerca vuole di contro verificare l’applicabilità del termine all’ambito della morfologia urbana e dimostrare che entro questa dimensione, può divenire una condizione fertile, un filtro attraverso cui guardare e intervenire nel corpo della città contemporanea e da cui poter ripartire per la riformulazione di un nuovo rapporto tra architettura e luogo. Vi è quindi una duplice questione da affrontare: comprendere da un lato in che modo l’ibrido può rappresentare una risposta a determinati meccanismi complessi e dall’altro in quale dimensione e attraverso quali strumenti esso può agire per offrire un’attitudine interpretativa e progettuale capace di costruire nuovi racconti della città contemporanea. La ricerca ha visto il tentativo di rispondere a queste domande affrontando il rapporto tra la dimensione spaziale e l’edificio, sia ad una scala architettonica, esplorando la dimensione dell’edificio come fonte di indagine e strumento per una più ampia consapevolezza del contesto, sia nelle dinamiche interne alla struttura urbana, dove si può lavorare alla costruzione di una rete di azioni capace di dare un contributo strategico al progetto urbano, garantendone la centralità e l’attualità nel dibattito disciplinare. Si tratta di un lavoro in fieri e sperimentale nel quale convergono tempi, azioni e molteplici materiali

    Pompei accessibile: Linee guida per una fruizione ampliata del sito archeologico. Porta Vesuvio.

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    Il progetto di ricerca intende affrontare in modo sperimentale il tema del miglioramento dell’accessibilità del sito archeologico di Pompei. Tale miglioramento verrà inteso nel senso ampio di adeguamento, non solo all’istanza del superamento delle barriere architettoniche e percettive, ma anche a quella più generale della valorizzazione del sito, con il miglioramento dei servizi per la sicurezza, il comfort, e per una percezione consapevole e informata dell’area archeologica pompeiana, tra le più visitate al mondo. Obiettivo della ricerca sarà – dopo un’attenta fase di analisi critica della letteratura e della normativa sul tema in Italia e all’estero e una ricognizione sul campo che restituirà lo stato dei luoghi e ne evidenzierà le criticità – arrivare a formulare delle linee metodologiche di intervento per il miglioramento dell’accessibilità e della valorizzazione del sito, che possano costituire delle Buone pratiche di riferimento anche per casi analoghi in Italia e all’estero. La composizione del gruppo di ricerca e la selezione delle competenze individuate – tra docenti e ricercatori afferenti al polo delle Scienze e tecnologie – sono strettamente connesse al tema di ricerca proposto, che richiede, peraltro, un’ampia interdisciplinarietà. Esse partono da una componente di Restauro architettonico (ICAR 19), dal momento che il tema dell’accessibilità del patrimonio storico è da ritenersi uno degli aspetti del più ampio progetto di restauro e valorizzazione, ma includono in modo significativo gli apporti della Storia dell’Architettura (ICAR 18), che aiuterà a leggere la struttura urbana e architettonica della città antica e a motivare le scelte e i criteri per l’intervento; della Progettazione architettonica e urbana (ICAR 14) e del Design (ICAR 16), per quanto attiene lo studio degli inserimenti contemporanei per l’adeguamento, che rispondano alle istanze di compatibilità e reversibilità necessarie per la conservazione della fragile materia antica della Pompei archeologica, ma che tengano alta la qualità progettuale degli esiti. All’interno del quadro delle competenze coinvolte un ruolo importante avrà anche l’Ingegneria dei materiali (ING-IND 22 e 23) e quella strutturale (ICAR 09), in modo da affrontare in via sperimentale lo studio del comportamento dei materiali e delle strutture antiche e garantire la sicurezza statica e la compatibilità materica delle nuove soluzioni proposte. La storia dei restauri condotti a Pompei nell’ultimo secolo ha, infatti, dimostrato che l’accostamento di materiali 21 incompatibili o non sufficientemente sperimentati alla “prova del tempo” ha costituito una delle principali fonti di degrado dei resti archeologici, o, addirittura, dei crolli, verificatisi recentemente, di intere parti di antiche Domus. Gli aspetti legati alla valutazione economica degli adeguamenti e alla valutazione del miglioramento dovuto alla più generale valorizzazione del sito verranno presi in considerazione nella ricerca, dagli esperti di economia dei beni culturali coinvolti nel gruppo di ricerca. Fondamentale per lo svolgimento della ricerca sarà, inoltre, la collaborazione con gli Istituti di Tutela che si occupano istituzionalmente della conservazione del sito archeologico (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee, la Direzione Regionale per i beni culturali della Campania, la Soprintendenza archeologica di Pompei, etc.), i cui funzionari potranno essere coinvolti, con le loro specifiche competenze ed esperienze sul sito, in qualità di esperti esterni

    Casoria: al centro del progetto La rigenerazione di un centro minore, nell’incrocio tra nuovo piano e progetto urbano

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    Nella Città Metropolitana di Napoli, l’urban fringe di centri abitati di medie dimensioni, come quella del Comune di Casoria, richiede una connessione funzionale con il nucleo della regione urbana, attraverso alleanze ibride tra le aree settoriali e disperse e i tessuti più compatti, promuovendo integrazioni inedite e valorizzando, nel progetto, il capitale sociale e quello spaziale. In particolare, il lavoro sul caso studio di Casoria ha incrociato strategie di lungo termine con azioni tattiche e di prefigurazione, combinando risorse provenienti da programmi comunitari, nel tentativo di ristrutturare dall’interno sia le istituzioni che la macchina della pubblica amministrazione. L’esito finale ha ricostruito fiducia e responsabilizzazione della collettività alla cura del bene comune riprogettato

    Compenetrazioni urbane

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    Esperienze di costruzione di nuovi spazi pubblici – Il caso del Centro Antico di Napoli

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    The design experience of the Master Course in Architectural Project for the Historic City is an example of "construction" of a new system of urban spaces in the insula of Largo d'Avellino, an area of great interest in the Historic Centre of Naples. The redesign of this specific insula defines a strategy which involves further "pieces" of the Historic Centre, outlining a wider system of urban textures and architectural connections. The suitable scale for the intervention can be considered the dimension of the whole block with its inner public spaces. The spaces that are thus created, escaping traditional classification - halfway between interior and exterior, roofed and dangerously open, “sudden” and unusual - can be designed as architectural elements, involved in the reconnection of contemporary architectures in the Historic City. These hybrid typologies of open space - covered square, rooftop terrace - combining traditional aspects and new terms, can be maybe considered as first outposts of “contemporaneity” in the Historic City which needs to be accepted and verified

    Chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli

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    Tavola di rilievo della Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli
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