331 research outputs found

    Digital tools to combat educational poverty: examples of best practices. Strumenti digitali per contrastare la povertĂ  educativa: esempi di best practices

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    La tecnologia, oramai da più di un decennio, è entrata in maniera preponderante nel mondo della didattica provocando incondizionati entusiasmi grazie alle miriadi di possibilità offerte anche dalle innumerevoli applicazioni e, allo stesso tempo, timori e aspre critiche soprattutto per le conseguenze legate all’eccessivo tempo dedicato alla navigazione sul web. Ma oltre l’iperconnessione, la preoccupazione maggiore è stata per anni il pensare che la tecnologia potesse rappresentare il fine dell’educazione e non il mezzo, lo strumento per aiutare i soggetti più “deboli”, per sopperire ad alcune mancanze in alunni con bisogni educativi speciali, per agevolare taluni stili di apprendimento, per contrastare la povertà educativa. Il periodo pandemico appena trascorso ha messo in evidenza la vera natura della tecnologia applicata alla didattica che integrandosi con il progetto educativo e formativo, ha rappresentato una vera risorsa, un valore aggiunto, un supporto indispensabile per il gruppo-classe per il docente e per il singolo alunno dando la possibilità di lavorare in modo interattivo e cooperativo. Sicuramente c’è ancora tanto su cui lavorare e sicuramente il Covid-19 ha fatto emergere alcune lacune che sono anche alla base della diseguaglianza sociale; lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione e l’U.E. attraverso i Fondi Sociali Europei, compresa l’importanza del digitale nella didattica, propongono “interventi di adeguamento e adattamento funzionale degli spazi e aule digitali (Smart class, aule 3.0, ecc) e realizzazione di progetti volti al contrasto del rischio di fallimento formativo precoce e di povertà educativa” in conseguenza all’emergenza sanitaria Covid-19. Con questo contributo intendiamo dimostrare, attraverso i lavori svolti dagli studenti di Scienze della Formazione Primaria, come le tecnologie ed in particolare i tools digitali possano aiutare e sostenere i docenti e gli alunni, facilitando soprattutto quelli con bisogni educativi speciali

    Formazione metodologica, tecnologie didattiche ed esperienze nella promozione delle competenze di insegnamento e apprendimento

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    La situazione di emergenza rinveniente dalla diffusione del Covid-19 ha deter- minato una condizione straordinaria per tutte le istituzioni formative. In questo contributo l’attenzione è focalizzata in modo particolare sull’università che ha visto migliaia di docenti improvvisamente alle prese con la necessità di adottare soluzioni di didattica a distanza per i propri studenti pur non avendo specifiche competenze ed esperienze maturate in questo ambito. Questa situazione ha messo in evidenza una serie di bisogni collegati ad una specifica domanda di formazione che interessa tanto gli aspetti formativi quanto quelli di ricerca di- dattica che sta cercando di fornire una lettura del fenomeno al fine di alimentare una riflessione matura sul rapporto tra media, ambienti (reali o virtuali) di ap- prendimento e strategie di insegnamento. Tuttavia, da questa situazione di emergenza possono derivare situazioni inedite di riprogettazione qualificata della formazione superiore innanzitutto attraverso un aggiornamento della di- dattica universitaria e, dunque, di specifiche competenze dei propri docenti in grado di utilizzare strategie, metodi e strumenti (sia in presenza che a distanza) per favorire l’apprendimento attivo, costruttivo e interattivo. Il contributo, par- tendo dal framework di innovazione nell’alta formazione proposto da Gilly Sal-mon, presenta un’analisi esplorativa sui MOOC offerti da alcune delle princi- pali piattaforme a livello internazionale come opportunità di formazione meto- dologica per i docenti durante il periodo più difficile dell’emergenza Covid-19

    The three years MOOC Experience of the University

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    Le numerose esperienze di alta formazione online, accanto allo sviluppo delle tecnologie e dei media digitali a supporto della didattica, hanno reso indispensabili una serie di azioni volte a sostenere le pratiche didattiche nelle università. A partire dalle raccomandazioni internazionali, dal 2016 l’Università di Foggia ha intrapreso una serie di azioni volte a promuovere un processo di rinnovamento delle pratiche e dei servizi, in risposta alle esigenze dei docenti universitari e degli studenti. All’interno del portale Eduopen, l’Ateneo foggiano ha erogato diversi corsi con l’obiettivo di innovare e riprogettare gli ambienti di apprendimento e sperimentare nuove tecnologie e metodologie, incoraggiando la partecipazione di tutti gli attori coinvolti. Tali aspetti sono strettamente collegati alla qualità della didattica, alla progettazione di percorsi di apprendimento in presenza e online, alla gestione di piattaforme e di risorse destinate non soltanto agli studenti iscritti ai singoli atenei, ma pensati per un pubblico globale. In questo primo triennio, l’Università di Foggia ha erogato circa 30 corsi MOOC rivolti ad una utenza piuttosto variegata e composta per lo più da studenti universitari, docenti, professionisti o semplici “curiosi”. Lo studio qui presentato, si configura come un primo tentativo di analisi descrittiva volta a fornire una accurata rappresentazione del fenomeno del dropout che si è verificato all’interno dei corsi MOOC offerti dall’ateneo foggiano. L’analisi parte da una lettura preliminare che aggrega i dati dell’offerta formativa MOOC considerando cinque variabili, limitatamente a 28 corsi dei 32 totali poiché sono stati esclusi i 4 Courseware. In questa fase, la lettura dei dati ha unicamente lo scopo di descrivere dropout al fine di prevedere la probabilità di abbandono e quindi attivare strategie di retention che saranno oggetto della fase successiva dello studio

    Alternanza scuola lavoro e sviluppo delle competenze digitali tra percezione di pratiche d'uso degli studenti e saperi formali

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    Il Laboratorio ERID dell\u2019Universit\ue0 di Foggia ha realizzato nell\u2019a.a. 2017/18 un percorso di Alternanza Scuola-Lavoro de-nominato \u201cProgettazione dei contenuti e-learning\u201d. Tale percor-so, della durata di 50 ore, ha avuto l\u2019obiettivo di formare gli stu-denti all\u2019uso consapevole delle nuove tecnologie della comunica-zione a supporto dell\u2019apprendimento dei saperi. Esso \ue8 stato re-plicato per sette classi di scuola secondaria di secondo grado, coinvolgendo complessivamente 164 allievi di Foggia e provincia. In termini di ricerca, l\u2019obiettivo \ue8 stato quello di rilevare la perce-zione degli studenti rispetto al digitale e le loro pratiche di utilizzo delle ICT, oltre che l\u2019impatto percepito dell\u2019esperienza di alter-nanza sulle loro competenze digitali. Pertanto, al termine di cia-scun percorso di ASL, \ue8 stato somministrato agli studenti un que-stionario analizzato attraverso statistiche descrittive

    Analyzing the potential biological determinants of autism spectrum disorder: From neuroinflammation to the kynurenine pathway

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    Autism Spectrum Disorder (ASD) etiopathogenesis is still unclear and no effective preventive and treatment measures have been identified. Research has focused on the potential role of neuroinflammation and the Kynurenine pathway; here we review the nature of these interactions. Pre-natal or neonatal infections would induce microglial activation, with secondary consequences on behavior, cognition and neurotransmitter networks. Peripherally, higher levels of pro-inflammatory cytokines and anti-brain antibodies have been identified. Increased frequency of autoimmune diseases, allergies, and recurring infections have been demonstrated both in autistic patients and in their relatives. Genetic studies have also identified some important polymorphisms in chromosome loci related to the human leukocyte antigen (HLA) system. The persistence of immune-inflammatory deregulation would lead to mitochondrial dysfunction and oxidative stress, creating a self-sustaining cytotoxic loop. Chronic inflammation activates the Kynurenine pathway with an increase in neurotoxic metabolites and excitotoxicity, causing long-term changes in the glutamatergic system, trophic support and synaptic function. Furthermore, overactivation of the Kynurenine branch induces depletion of melatonin and serotonin, worsening ASD symptoms. Thus, in genetically predisposed subjects, aberrant neurodevelopment may derive from a complex interplay between inflammatory processes, mitochondrial dysfunction, oxidative stress and Kynurenine pathway overexpression. To validate this hypothesis a new translational research approach is necessary

    The role of very low calorie ketogenic diet in sympathetic activation through cortisol secretion in male obese population

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    Adipose tissue is considered an endocrine organ, and its excess compromises the immune response and metabolism of hormones and nutrients. Furthermore, the accumulation of visceral fat helps to increase the synthesis of cortisol. The hypothalamus-pituitary-adrenal (HPA) axis is a neuroendocrine system involved in maintaining homeostasis in humans under physiological conditions and stress, and cortisol is the main hormone of the HPA axis. It is known that a stress-induced diet and cortisol reactivity to acute stress factors may be related to dietary behavior. In obesity, to reduce visceral adipose tissue, caloric restriction is a valid strategy. In light of this fact, the aim of this study was to assess the effects of a commercial dietary ketosis program for weight loss on the sympathetic nervous system and HPA axis, through evaluation of salivary cortisol and GSR levels. Thirty obese subjects were recruited and assessed before and after 8 weeks of Very Low Calorie Ketogenic Diet (VLCKD) intervention to evaluate body composition and biochemical parameters. Salivary cortisol levels and GSR significantly decreased after dietary treatment; in addition, body composition and biochemical features were ameliorated. The VLCKD had a short-term positive effect on the SNS and HPA axes regulating salivary cortisol levels. Finally, the effects of the VLCKD on the SNS and HPA axis may lead to more individualized treatment strategies that integrate obesity and stress and support the usefulness of such therapeutic interventions in promoting the reduction of the individual disease burden

    The social brain and emotional contagion: Covid-19 effects

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    Background and objectives: Coronavirus disease 2019 (COVID-19) is a highly contagious infectious disease, responsible for a global pandemic that began in January 2020. Human/COVID-19 interactions cause different outcomes ranging from minor health consequences to death. Since social interaction is the default mode by which individuals communicate with their surroundings, different modes of contagion can play a role in determining the long-term consequences for mental health and emotional well-being. We examined some basic aspects of human social interaction, emphasizing some particular features of the emotional contagion. Moreover, we analyzed the main report that described brain damage related to the COVID-19 infection. Indeed, the goal of this review is to suggest a possible explanation for the relationships among emotionally impaired people, brain damage, and COVID-19 infection. Results: COVID-19 can cause several significant neurological disorders and the pandemic has been linked to a rise in people reporting mental health problems, such as depression and anxiety. Neurocognitive symptoms associated with COVID-19 include delirium, both acute and chronic attention and memory impairment related to hippocampal and cortical damage, as well as learning deficits in both adults and children. Conclusions: Although our knowledge on the biology and long-term clinical outcomes of the COVID-19 infection is largely limited, approaching the pandemic based on lessons learnt from previous outbreaks of infectious diseases and the biology of other coronaviruses will provide a suitable pathway for developing public mental health strategies, which could be positively translated into therapeutic approaches, attempting to improve stress coping responses, thus contributing to alleviate the burden driven by the pandemic
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