35 research outputs found
Association of Arterial Stiffness and Atherosclerotic Burden With Brain Structural Changes Among Japanese Men
Background
Little is known regarding whether arterial stiffness and atherosclerotic burden are each independently associated with brain structural changes. Simultaneous assessments of both arterial stiffness and atherosclerotic burden in associations with brain could provide insights into the mechanisms of brain structural changes.
Methods and Results
Using data from the SESSA (Shiga Epidemiological Study of Subclinical Atherosclerosis), we analyzed data among 686 Japanese men (mean [SD] age, 67.9 [8.4] years; range, 46–83 years) free from history of stroke and myocardial infarction. Brachial‐ankle pulse wave velocity and coronary artery calcification on computed tomography scans were measured between March 2010 and August 2014. Brain volumes (total brain volume, gray matter, Alzheimer disease signature and prefrontal) and brain vascular damage (white matter hyperintensities) were quantified using brain magnetic resonance imaging from January 2012 through February 2015. In multivariable adjustment models including mean arterial pressure, when brachial‐ankle pulse wave velocity and coronary artery calcification were entered into the same models, the β (95% CI) for Alzheimer disease signature volume for each 1‐SD increase in brachial‐ankle pulse wave velocity was −0.33 (−0.64 to −0.02), and the unstandardized β (95% CI) for white matter hyperintensities for each 1‐unit increase in coronary artery calcification was 0.68 (0.05–1.32). Brachial‐ankle pulse wave velocity and coronary artery calcification were not statistically significantly associated with total brain and gray matter volumes.
Conclusions
Among Japanese men, higher arterial stiffness was associated with lower Alzheimer disease signature volumes, whereas higher atherosclerotic burden was associated with brain vascular damage. Arterial stiffness and atherosclerotic burden may be independently associated with brain structural changes via different pathways.journal articl
Per un'educazione della sessualità
Chiudere l’educazione sessuale nelle categorie della psicologia, o della sociologia, ma anche della filosofia stessa o addirittura della pedagogia produrrebbe un depotenziamento della carica sovversiva inclusa nella sessualità. Da un lato, i fautori della lettura pulsionale considerano l’educazione una prassi che non può avere presa sulla materia della sessualità. Così facendo, l’educatore espone sé stesso con le scelte fatte rispetto alle questioni poste dalla sessualità. Per tali ragioni, il presente volume pone alla partenza del proprio percorso proprio le caratteristiche di alcune delle costruzioni mitiche maggiormente rilevanti rispetto alla sessualità. Il modello panico della sessualità, ben rappresentato dal demone Pan della mitologia classica, sembra essere ancora valido per descrivere oggi, come nel passato, ma anche negli scenari della fantascienza, le vicissitudini della pulsionalità maschile. Il modello di sviluppo della sessualità da Pan ad Eros risulta però per larghi aspetti deficitario nel descrivere lo sviluppo della pulsionalità femminile. La lente straniante della fantascienza consente di accennare qualcosa circa i percorsi ipotizzabili dello sviluppo erotico della sessualità femminile. La nascita, il corpo sessuale della donna vengono sostituiti da macchine che sono il trasparente estendersi delle mire onnipotenti del maschile di procreare da sé per mezzo del sapere scientifico. Alla domanda jungiana “in quale mito viviamo?”, sembra possibile pertanto rispondere che stiamo vivendo nel mito della scienza. È per questo motivo che in un libro sull’educazione sessuale bisogna trovare un posto alla comprensione dei fenomeni mortiferi della sessualità.
Il potenziamento delle strategie belliche delle guerre del Novecento e, ancor di più, con l’escalation tecnologica delle guerre dell’inizio del nuovo millennio, hanno definitivamente cancellato il legame fra guerra e percezione della violenza. In questo gioco del potere, sono ovviamente le donne a pagare doppio: le violenze della guerra e l’abuso del loro corpo. Il sesso è la prima porta della vita. Il fatto è che la presunta carica sovversiva della sessualità presupposta da tali autori finisce per avviarsi in percorsi stereotipati della sessualità determinati dall’immaginario sociale. Sta di fatto che dell’organizzazione della sessualità se ne incaricano allora i moralisti del sesso. È però con i rappresentanti della psicologia junghiana che compare una dimensione per ora poco affrontata della sessualità: la dimensione sacrale della stessa. Proprio attraverso i percorsi dell’amore, la sessualità pone di fronte al tema della trascendenza, ossia dell’altro che è anche l’oltre da sé.
La sessualità entra nel campo del sacro per merito della logica che la sottende: una logica simbolica, dell’unione degli elementi, della tensione verso le cause finali. In una parola, della logica di Eros. Austoni ci invita così a vedere l’altra faccia della medaglia della spavalderia adolescenziale, della loro tendenza all’esibizionismo e alla provocazione. È soprattutto il femminile che si trova maggiormente a fare i conti con la doppiezza delle forze della sessualità. Di fronte alle contraddizioni della sessualità, alle paure che paradossalmente più che respingere attraggono fatalmente i giovani, come tutti gli esseri umani, del resto, Laura Austoni propone di distinguere terminologicamente due aree di significato attraverso le parole desiderio e bisogno. Esso consente al lettore di trovare una mappa quantitativa circa i comportamenti dei giovani nella sessualità
La psicologia maschile spiegata alle donne
Il “maschile” è un assunto, una categoria, un simbolo. Esistono solo e soltanto uomini singoli e giammai nessuno è incarnazione del “maschile” tout court. Noi uomini ci riconosciamo solo molto in parte nella rappresentazione sociale predominante del maschile, soprattutto di quell’immagine monodimensionale che viene erogata da istituzioni come la burocrazia, l’esercito, l’economia, la politica, lo sport, ecc. Mai coincidiamo con la visione stereotipata del maschile. La maschilità, dunque, è solo un’ottica, un filtro, un diaframma che serve a dare “profondità di campo” alla conoscenza. Questo libro invita a partire dalla condizione disarmata del nudo corpo maschile, smettendo così nell’armadio della storia le coperture elaborate dalle istituzioni sociali. Non dal solo maschile dipende ormai l’iscrizione sociale delle prossime generazioni. Uomini e donne insieme costituiscono una partnership per la socializzazione dell’umanità futura. Dal recente “rimescolamento” del maschile, di cui si deve ringraziare il femminismo e le suggestioni provenienti dalle identità sessuali alternative, potrebbe svilupparsi un uomo “diverso”. La “verticalità” nuova del maschile dovrà e potrà includere una componente maggiormente ricettiva, come fosse un’antenna aperta all’esplorazione del mondo. Il braccio che s’alza impugnando un osso che poi viene scagliato in cielo, che in 2001 Odissea nello spazio si trasforma in astronave che viaggia nel sistema solare, potrebbe allargarsi ad altri organi del corpo: all’orecchio, aperto sul mondo dell’interiorità invisibile; all’epidermide, che capta segnali lungo tutta la propria estensione; al gusto, che più di ogni altro senso è capace di fare da guida alla cultura del piacere. Anche a questo compito politico-culturale mira questo libro
Il gruppo in psicomotricità
L’imprevedibilità creativa del gruppo costituisce il cuore a cui la psicomotricità educativa guarda con attenzione: essa articola vincoli e risorse, libertà e responsabilità, autopoiesi e regole contestuali. Il gruppo educativo favorisce infatti nei bambini l’esperienza di spunti d’azione più liberi dalle condizioni sperimentate nell’attaccamento familiare. Sostenuti dalla finzione del gioco e grazie alla suddivisione delle azioni fra i vari partecipanti, nei giochi di gruppo
i bambini ampliano la consapevolezza di sé, di come possano influenzare gli altri, di quanto a loro volta possano o debbano lasciarsi motivare. Quando l’educatore psicomotricista è adeguatamente formato ad «abitare la distanza» nell’interazione con i singoli bambini e con il gruppo nel suo insieme, il semplice giocare con altri in gruppo diventa
esperienza fondante la socialità. La capacità di dare fiducia agli altri si acquisisce proprio grazie ai giochi di scambio, condivisione, opposizione e aggiustamento in gruppo, in cui la spontaneità e la pienezza della propria corporeità in-situazione possono essere esplorate ed espresse. E questo è in definitiva il valore educativo, il punto di partenza ma
allo stesso tempo di arrivo della psicomotricità educativa: interagire muovendo dalla propria corporeità, sentita e comunicata in circolo con gli altri
Antropologia minima del piacere. Per una teoria unificata della motivazione umana
“Prima il dovere e poi il piacere!”. Chi non si è sentito dire questa frase nella vita? E chi, anche, non l’ha ripetuta a sua volta a qualche bambino o adulto che indulgeva in comportamenti che procrastinavano “le sacrosante cose da fare”? Che il piacere sia una nozione altamente “moralizzata”, che venga cioè declinato prevalentemente con il verbo “dovere” sembra possa dirsi come un “fatto” della nostra cultura. C’è sempre qualche ragione che impone che il piacere sia rimandato o addirittura messo da parte.
Questo lavoro vuol invece inaugurare l’avvio di un programma di ricerca che contempli il piacere quale segno fondamentale per un essere vivente che interagisce con un ambiente. È attraverso la “sensazione” di piacere che un individuo viene informato che la sua avventura nel mondo sta andando verso la realizzazione della felicità per se e per gli altri.
Il libro ritiene sia possibile unificare le varie teorie motivazionali a partire da un principio organizzatore articolato su potere e piacere. Dire “teoria unificata” non significa riportare a un arché originario, come a un principio causale, un primo anello di una catena di effetti da esso promananti. Unificata è la teoria che riesce a mostrare la coerenza interna fra nozioni come piacere e dolore, potere e azione vita emozionale e sentire-della-mente.
Nel libro si propongono altresì le prospettive applicative dei principi di piacere e potere. In particolare nella formazione di uomini e donne di ogni età. Seguire il piacere come principio informatore della propria azione sul mondo e favorire il senso di auto efficacia, come vissuto di potere esercitato sull’ambiente, costituiscono due direzioni ispiratrici delle possibili azioni pedagogiche e andragogiche a cui la psicologia potrebbe attingere
Persona e valori: corpo, mente e società
Caratteristica del Preconscio è di essere come l'anticamera del sistema Conscio, al quale, si può dire, il valore spesso affiora, anche se non sembra risiedervi in maniera stabile. Spiegandoci meglio, è esperienza comune come la presa di coscienza dei valori (si vedano i valori della tradizione moderna come giustizia, libertà, solidarietà: egalité, liberté, fraternité della rivoluzione francese) sia spesso il frutto di una crisi da cui passa la coscienza di un individuo sottoposto, per eventi esterni o per esperienze psicologiche, a situazioni di minaccia o perdita del valore medesimo. Bisogno e desiderio sarebbero quindi due facce di una medesima medaglia (la tensione intenzionale propria dell'essere umano) nel suo appartenere alla storia biologica, da un lato (il bisogno), e nel suo essere frutto della propria storia individuale, dall'altro (il desiderio). Sempre da un punto di vista dinamico, il valore incontra sul proprio cammino anche l'ambito della mente umana. La constatazione appena fatta introduce senza quasi soluzione di continuità al terzo momento della dinamica valoriale, nella quale troviamo il complesso dell'intreccio delle relazioni e delle interazioni che accompagnano ogni essere umano. I valori, come Callegari e Massimini (1976) hanno ben indicato, possono pertanto essere considerati i collanti sociali di qualsiasi comunità umana: non può darsi comunanza fra esseri umani (dalla coppia alla nazione) senza che vi sia accomunamento valoriale. I valori sono invece il prodotto della dialettica sociale, regolata dalle leggi civili a livello di individui, gruppi, organizzazioni e istituzioni (Trentini, 1997).
Altri autori (Ayer, 1966)) richiamano l’importanza dell’interazione fra gli esseri umani affinché il nucleo della personalità possa esplicarsi, aggiungendo in tal modo il momento sociale al carattere essenzialistico della teoria, senza modificarne, però, l’impianto epistemologico. Come gli attori indossavano per convenzione un volto di creta su cui erano impresse le espressioni stilizzate della gioia, della tristezza, della collera, ecc., così gli esseri umani porterebbero nel proprio atteggiamento verso gli altri un modo di fare e di esprimersi che sia atteso e “gradito” alla società. La persona è per Jung, quindi, l’atteggiamento che gli esseri umani mostrano per adattarsi al mondo sociale.
Le varie discipline teoriche possono cioè contribuire, e molto, a mettere in moto quelle dinamiche del pensiero riflettente che favoriscono il potenziarsi delle costruzioni di senso degli esseri umani, promuovendo un lavoro di connessione alla totalità, alla quale l’individuo e il suo contesto storico-sociale sono re-legati (il richiamo al senso etimologico della nozione di “religioso” è del tutto intenzionale). Ciò potrebbe avvenire attraverso quell’impasto di operazioni del sapere che possiamo indicare nei momenti del conoscere, provare, sperimentare, agire. Il tutto fatto reagire nell’ambiente di sviluppo della persona umana costituito dalle relazioni. Le regole e le forme del rapporto dovrebbero quindi aiutare ad individuare i valori sottostanti delle persone che sono implicate in quelle relazioni. Sull’abbrivio della componente etica della relazione, compio un ulteriore passaggio per raccordare ancor meglio l’oggetto di ricerca (le relazioni-i valori-le persone) all’intonazione etica che si intende dare ai piani di indagine. E’ questo anche l’ambito, a mio modo di vedere, della psicologia della salute.
Secondo il piano della giustizia retributiva, l'ambito etico della mente viene fatto risalire, sempre seguendo il magistero di Franco Fornari, al codice affettivo paterno e al principio di riconoscimento del “deviante positivo”, che fa sì che chi più merita, più riceverà. Il quinto livello dell'etica dei rapporti chiama in causa il valore della differenza, che per la vita nel suo insieme costituisce la condizione stessa della sua proiettabilità nel tempo (si consideri il fondamentale valore della biodiversità)