11 research outputs found

    Grice e la razionalità della comunicazione

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    2007/2008La tesi è un approfondimento dei principi della teoria della comunicazione razionale formulati da Grice e degli sviluppi e delle applicazioni di tali principi nella teoria pragma-dialettica dell’argomentazione di van Eemeren e Grootendorst. Nel primo capitolo «Significato, intenzioni e inferenze» vengono presentate la teoria del significato come intenzione e la teoria delle implicature di Grice. Viene respinta l’interpretazione corrente secondo la quale Grice ha cercato sempre di spiegare il significato dalla parte del parlante e viene messo in evidenza che la definizione di significato è data da Grice dal punto di vista del destinatario: è ciò che il destinatario intende quando ritiene che un parlante intende dire non naturalmente qualcosa. Viene messo in evidenza lo stretto rapporto tra la teoria del significato e la teoria delle implicature, che sono quei significati comunicati al di là e mediante ciò che si dice. In particolare, viene considerata la teoria delle implicature conversazionali, quelle implicature legate a certe caratteristiche generali del discorso definite dal Principio di Cooperazione che è un principio di comunicazione razionale declinato in quattro massime conversazionali. Viene sottolineato che l’implicatura conversazionale non è resa tale da un’intenzione del parlante, ma è attribuita al parlante dall’uditorio e viene evidenziata la razionalità del processo realizzato dall’uditorio nell’attribuire al parlante l’intenzione di comunicare qualcosa che corrisponde al contenuto dell’implicatura. Infine, vengono discusse diverse interpretazioni che sono state date della struttura inferenziale del modello di elaborazione dell’implicatura conversazionale. L’ipotesi proposta è che tale struttura inferenziale sia analoga a quella dell’argomento conduttivo descritto da Govier. Nel secondo capitolo «Razionalità e ragioni» viene messo in evidenza che le teorie di Grice sulla comunicazione linguistica sono parte di una teoria dell’essere razionale, un essere che agisce dirigendosi a scopi ritenuti vantaggiosi sulla base d’inferenze che fanno riferimento a credenze relative alla realtà e che si preoccupa che i suoi atteggiamenti e le sue azioni siano ben fondati, vale a dire siano basati su ragioni. Vengono ricostruite le teorie di Grice sulla razionalità, sul ragionamento e sulle ragioni. Sullo sfondo di tali concezioni della razionalità e delle ragioni viene data un’interpretazione dei concetti fondamentali della teoria griciana della comunicazione come attività razionale: significato del parlante e implicatura conversazionale. Il problema centrale della riflessione di Grice è individuato nella relazione tra il carattere d’immediatezza del processo con il quale la gente comprende gli enunciati e i ragionamenti espliciti che potrebbe fare per giustificare la comprensione degli enunciati. Problema che si pone perché la gente quasi mai ragiona in modo esplicito per la comprensione di un enunciato, ma ascolta o legge l’enunciato e comprende immediatamente. I processi di calcolo del significato e dell’implicatura conversazionale da parte dell’uditorio sono interpretati come attività basate su ragioni «giustificative» che non riproducono il modo in cui il significato e l’implicatura sono pianificati dal parlante, ma che garantiscono la razionalità del significato e dell’implicatura, mostrando che la loro attribuzione al parlante che ha proferito un certo enunciato può essere sostenuta in conformità a ragioni. Nel terzo capitolo «Grice e Habermas: due modelli di razionalità comunicativa» viene realizzato un confronto fra la teoria della comunicazione di Grice e quella di Habermas. Viene messo in evidenza che entrambi i filosofi individuano nella razionalità una caratteristica propria del processo di comunicazione e che entrambi la caratterizzano come una razionalità di tipo argomentativo. In Grice l’aspetto argomentativo della razionalità comunicativa coesiste con l’aspetto strumentale. Sia Grice sia Habermas mettono a fuoco la razionalità argomentativa del processo di comprensione dei significati. Particolarmente potenti per l’analisi dei discorsi concreti si rivelano gli strumenti elaborati da Grice, il Principio di Cooperazione e le massime. Habermas, invece, non offre strumenti per l’analisi dei discorsi concreti. Nel quarto capitolo «L’eredità di Grice nella teoria pragma-dialettica dell’argomentazione» viene analizzata la riformulazione di elementi della teoria degli «scambi linguistici razionali» di Grice fatta dai teorici della pragma-dialettica e vengono messi in evidenza i risultati da loro raggiunti utilizzando tale riformulazione sia nell’analisi del discorso ordinario sia nell’analisi dell’argomentazione. Il Principio di Cooperazione di Grice è riformulato da Van Eemeren e Grootendorst come un Principio di Comunicazione comprendente quattro norme (chiarezza, onestà, efficienza e pertinenza) e ha uno statuto analogo al principio griciano: è un principio di comunicazione razionale. Nella comunicazione ordinaria il riferimento a tale principio permette all’ascoltatore di interpretare le parole del parlante in modo tale che le violazioni delle norme della comunicazione acquistino un significato plausibile. I parlanti, dal canto loro, traggono vantaggio da questa tendenza «razionalizzante» da parte degli ascoltatori per trasmettere, attraverso una violazione delle norme della comunicazione, più di ciò che essi dicono letteralmente, ossia di essere indiretti. Il risultato più rilevante conseguito da van Eemeren e Grootendorst attraverso l’utilizzazione del Principio di Comunicazione viene individuato nella soluzione da loro data a un problema cruciale dell’analisi del discorso argomentativo: la ricostruzione delle premesse implicite, quelle premesse che, come dicono van Eemeren e Grootendorst, non sono espresse ma sono indicate indirettamente. Viene messa in evidenza anche una chiara differenza fra i processi di ricostruzione dell’implicito nell’analisi di Grice e nell’analisi pragma-dialettica dell’argomentazione. A differenza dell’analisi di Grice, l’obiettivo dell’analisi pragma-dialettica dell’argomentazione non è quello di elaborare le intenzioni comunicative del parlante in conformità a ragioni, ma è quello di determinare a quale posizione in una situazione particolare il parlante o lo scrivente può essere ritenuto impegnato, posizione che non solo rende valido il ragionamento sottostante l’argomentazione ma aggiunge anche qualcosa all’argomentazione esplicita. Il metodo pragma-dialettico di ricostruzione dell’argomentazione ha come punto di partenza la determinazione di un «minimo logico» che rende logicamente valido il ragionamento nell’argomentazione e ha come obiettivo la determinazione di un «ottimo pragmatico», ossia l’individuazione della premessa non espressa. Mentre lo schema di derivazione delle implicature conversazionali utilizzato da Grice è di tipo conduttivo, gli schemi per l’individuazione delle premesse non espresse cui fanno riferimento van Eemeren e Grootendorst sono di tipo induttivo e abduttivo. Infine, viene considerata l’ulteriore utilizzazione fatta dai teorici pragma-dialettici dei principi griciani della comunicazione cooperativa: l’elaborazione di un repertorio di regole per la discussione critica alla luce delle quali valutare le argomentazioni reali. Tali regole costituiscono l’ossatura di un’«etica dell’argomentazione» e un utile modello normativo. Ogni violazione delle regole è considerata una fallacia. Il risultato più rilevante di tale prospettiva è indicato nell’elaborazione di una teoria delle fallacie che dà una definizione unitaria di fallacia come infrazione di una regola della discussione critica e dà una classificazione delle fallacie in base alla regola infranta.XX Cicl

    La didattica della fotografia nell’Università italiana. Confini e sconfinamenti disciplinari

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    This article discusses the results of a survey on photography-related courses offered by Italian universities during the academic year 2017-2018. Comparison of new data to previous surveys highlights a complex situation – in terms of degrees, classes, and teaching staff – characterized by a persistently high level of heterogeneity and fragmentation

    Tullio De Mauro e il Lessico intellettuale europeo

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    Il testo approfondisce alcuni aspetti della collaborazione tra Tullio Gregory e Tullio De Mauro nei primi anni del progetto del “lessico intellettuale europeo”. Purtroppo finora non sono emersi, dagli archivi privati dei due studiosi, documenti che aiutino a ricostruirne le fasi. È tuttavia lecito risalire lungo le biografie di De Mauro e Gregory e cercare nella loro formazione scientifica, nei lavori di ricerca concretamente svolti, gli spunti che a un certo punto poterono maturare nella forma di un progetto di così grandi ambizioni e, per l’epoca, non solo metodologicamente, ma anche tecnologicamente innovativo. La preistoria del concetto di “vocabolario intellettuale” in alcuni pensatorichiave della tradizione europea fa da sfondo all’indagine di cui qui si presentano i risultati

    Freedom, autonomy and responsibility in the design of individual educational path within a university system without boundaries: proposal and discussion of a model.

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    openObiettivo della presente Tesi è quello di proporre un’idea di sistema di educazione terziaria fondato sui principi di libertà, responsabilità e autonomia. Tali concetti, nel modello qui avanzato, vengono concretizzati nella possibilità fornita agli studenti di personalizzare e auto-direzionare il percorso formativo individuale all’Università, al fine di consentire a tutti e a ciascuno di vivere la vita che desiderano. Nel primo capitolo viene presentato il framework teorico di riferimento costituito, appunto, dall’apprendimento personalizzato e dall’apprendimento auto-diretto che, dato il loro focus sull’auto-determinazione e sulla libertà individuale, vengono messi in relazione con il Capabilities Approach. Nel secondo capitolo sono riassunte alcune esperienze, rintracciabili nella letteratura internazionale, progettate per implementare i costrutti dell’apprendimento personalizzato e dell’apprendimento auto-diretto nei contesti universitari. Nel capitolo terzo vengono sintetizzati la normativa e l’iter attraverso cui, attualmente, vengono definite le attività formative che entrano a far parte del Piano di Studio dei discenti. Gli approfondimenti bibliografici e normativo-procedurali di questi primi tre capitoli, hanno ispirato e permesso di delineare l’idea di sistema universitario avanzata nel quarto capitolo, di cui, nel quinto, viene presentato un esempio concreto. Nel sesto capitolo, infine, è stata svolta un’analisi SWOT del modello grazie al contributo di voci esperte di area pedagogica. L’ipotesi che si intende sostenere con questa Tesi è che sia possibile ampliare i confini di libertà, responsabilità e autonomia all’interno dei contesti di educazione terziaria, attraverso la personalizzazione e l’auto-direzione dell’apprendimento, perseguendo, al contempo, l’obiettivo dell’Università di massa e quello della valorizzazione dei diversi talenti (Giarda, 2006)

    Lo storicismo di Croce e la morte della metafisica

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    Marcello Mustè, in this interview, asserts that Croce has contributed in decisive way to extend the Italian culture to the most important European schools of thought. Determined opponent of the metaphysics, he has developed an original theory of the political liberalism that could offer even today some valuable and stimulating responses. According to the researcher, the actionists and the disciple Carlo Antoni can’t exceed his strong historicist message

    Effetto palla di neve: la riforma universitaria e la nascita dei corsi di laurea in Antropologia a Roma

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    The introduction of the new educational system, with its Learning Agreements (which require Undergraduate Courses to provide instruction and require teachers provide students with mentoring), its Program Descriptions (which set out the professional qualifications and employment outcomes which each program aims to provide), and its ministerial charts and their credits (which, through the new composition of the former and the modification of the latter, attempt to make good on the promises of the program descriptions), has resulted in various transformations: - The change to the new system (3+2): this Copernican revolution has radically modified structures, ways of living university spaces and criteria for the acquisition of knowledge. It has transformed what was a specialized major (for graduates with degrees in Philosophy, Humanities, or Sociology), into a basic discipline (currently there are 700 students enrolled in the first-level degree program, and 200 enrolled in the second level degree program); - Teaching and research have been tightly bound to the ministerial grids, and to the logic of credits. The scientific pursuit of knowledge has been squeezed between academic/bureaucratic and economic levels. - The introduction of specialized courses has brought to prominence the figure of the anthropologist, who previously remained obscured in the recesses of a generic degree. - Teachers have been forced to confront new and urgent challenges: organization of degree programs, drafting of plans of study, and duties of management and monitoring. - The new courses have permitted the students to feel much earlier on that they belong to a scholarly community, to see themselves as participants in a common endeavor, to critically engage with theoretical and research-related developments in their field , and also (encouraged by their apprenticeship experience) to ask questions about future employment. The introduction of the university reform has had a “snowball effect” on the Department of Anthropology of the University of Rome. The department has moved from a predominantly academic and self-referential context to that which Nowotny has called agorà (2001: 23), that is, an open, negotiable, conflicted space. The reform has broken the old academic organizational scheme and has opened this space to new subjects and new interests: teachers, students, companies, NGOs, social cooperatives, and government agencies. In this new context, how has the reform been implemented in the Anthropology Department at the University of Rome? What are the transformations that the reform has caused in the way in which teaching is conceived, in the organization of the undergraduate degree program, in the perspectives of the discipline? What changes have occured in the understanding of the roles of teachers and students? What changes have occured in the way in which teachers and students interrogate the space of the university? By closely observing the practices of teachers and students, by listening to and analyzing the narratives they produce, which make sense of the university experience and render it objective, I attempt to grasp how the university reform has been negotiated with local traditions, how the idea of anthrolopogy (its boundaries, its theoretical prospectives, its methodological baggage) has changed in accordance with its configurations, both academic and non-academic. In analyzing these perspectives and trajectories, I make use of the “community of practice” concept of Lave and Wenger

    Weak reasoning argumentative theory. A dialogical approach for the discovery of philosophy in high schools

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    In the literature on philosophical practices, despite the crucial role that argumentation plays in these activities, no specific argumentative theories have ever been proposed to assist the figure of the facilitator in conducting philosophical dialogue and to enhance student’s critical thinking skills. The dissertation starts from a cognitive perspective that challenges the classic Cartesian notion of rationality by focusing on limits and biases of human reasoning. An argumentative model (WRAT – Weak Reasoning Argumentative Theory) is then outlined in order to respond to the needs of philosophical dialogue. After justifying the claim that this learning activity, among other inductive methodologies, is the most suitable for critical thinking education, I inquired into the specific goal of ‘arguing’ within this context by means of the tools provided by Speech Act Theory: the speaker’s intention is to construct new knowledge by questioning her own and other’s beliefs. The model proposed has been theorized on this assumption, starting from which the goals, and, in turn, the related norms, have been pinpointed. In order to include all the epistemic attitudes required to accomplish the complex task of arguing in philosophical dialogue, I needed to integrate two opposed cognitive accounts, Dual Process Theory and Evolutionary Approach, that, although they provide incompatible descriptions of reasoning, can be integrated to provide a normative account of argumentation. The model, apart from offering a theoretical contribution to argumentation studies, is designed to be applied to the Italian educational system, in particular to classes in technical and professional high schools belonging to the newly created network Inventio. This initiative is one of the outcomes of the research project by the same name, which also includes an original Syllabus, research seminars, a monitoring action and publications focused on introducing philosophy, in the form of workshop activities, into technical and professional schools

    Performatic ecosystems: from frontality to immersivity (and back)

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    Questa ricerca si concentra sui modi di produzione e ricezione della teatralità nelle pratiche performative contemporanee con finalità estetiche. In particolare, sono indagate quelle pratiche che – all’interno di ecosistemi performátici – impiegano modalità di progettazione dell’azione ricorrendo a strategie e dispositivi di teatralizzazione dell’evento attraverso modelli immersivi co-partecipativi, intervenendo sui meccanismi semiocognitivi di interpretazione dello spettatore. Il concetto di ecosistemi performátici consente di pertinentizzare le differenti formazioni semiotiche che emergono dal continuum performativo della semiosfera, cogliendo i rapporti ecologici ed evolutivi che si instaurano diacronicamente tra le forme teatrali. Sono soprattutto le trasformazioni a essere comprese, restituendo all’analisi semiotica un’immagine delle arti performátiche dinamica e radicata nella cultura e nella società, e delle modalità in cui i meccanismi di base della teatralità prendono forma. Con approccio etnografico ecologico cognitivo, si affronta il tema della corporeità e dei regimi di presenza, introducendo nell’analisi relazionale il concetto di emplacement a integrazione della nozione di embodiment. È elaborato, inoltre, un modello autopoietico dell’enunciazione come atto di mostrazione, sulla metafora della “conversazione”. Nell’ecologia dell’ambiente performático tra attore e spettatore si crea un “campo interattivo”, nel quale si consuma l’enunciazione teatrale. Attraverso casi studio, si illustra come le esperienze immersive co-partecipative scardinano e riconfigurano l’insieme di norme e usi naturalizzati nella tradizione teatrale occidentale del dramma. Si giunge, infine, a concepire la relazione tra frontalità e immersività non in termini di opposizione tra contrari, bensì in rapporto di continuità quale costante del discorso performático soggetta a multiformi gradazioni. Quella tra attore e spettatore è una interazione, un dialogo, che non si gioca sulla relazione frontalità/immersività bensì su quella interattività/non-interattività dalla cui articolazione emergono le differenti e cangianti forme teatrali che popolano e popoleranno gli ecosistemi performátici.This research focuses on the modes of production and reception of theatricality in contemporary performative practices with aesthetic purposes. Specifically, the research examines practices which – within performatic ecosystems – plan the action through strategies and devices for the theatricalisation of the event based on co-participatory immersive models, affecting the spectator’s semiocognitive mechanisms of interpretation. The concept of performatic ecosystems enables the pertinentization of the different semiotic formations that emerge from the performative continuum of the semiosphere, grasping the ecological and evolutionary relationships that are established diachronically among theatrical forms. Thereby, transformations are mostly grasped, yielding to semiotic analysis a dynamic image of the performing arts rooted in culture and society, and of the ways in which the basic mechanisms of theatricality shape. With an ethnographic ecological cognitive approach, corporeality and regimes of presence are approached, introducing the concept of emplacement into relational analysis as a supplement to the notion of embodiment. An autopoietic model of enunciation as an act of monstration is formulated through the metaphor of “conversation”. For in the ecology of the performatic environment, an “interactive field” is established between actor and spectator, within which theatrical enunciation is accomplished. Hence, selected case studies illustrate how immersive co-participatory experiences reconfigure the set of norms and habits naturalized in the Western theatrical tradition of drama. Finally, the relationship between frontality and immersivity is conceived not in terms of opposition between contraries, but rather in a relationship of continuity as a constant in performatic discourse undergoing multifarious gradations. The one between actor and spectator is an interaction, a dialogue, not based on the relationship frontality/immersivity but on the articulation of interactivity/non-interactivity whereby the different and mutating theatrical forms that populate and will populate performatic ecosystems emerge
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