9 research outputs found

    Quality-based Spatial/Spectral Image Transformation

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    Remote sensing image plays a very important role for GIS services as one of its important data source. It’s very large volume requirement may lead to latency during data transmission. Several alternative solutions are identified as the solution for the issue. This paper is intended to discuss the effect of image compression technique to allow the reduction of the storage and bandwidth requirement at the same time maintaining the quality of the compressed image. An experiment has been performed towards several multispectral images to foresee the effectiveness of the proposed method. The ongoing study shows promising result especially in terms of storage and image quality

    USE OF CROSS-POL MULTI-TEMPORAL SAR DATA FOR IMAGE SEGMENTATION

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    The contribution to the image segmentation of multi-temporal SAR data acquired with VV - VH polarization is analyzed. The backscattering intensity, the short time interferometric coherence and the decorrelation time of scatterers have been used to separate different ground backscattering behavior both in VV and VH polarization. Then, these six parameters have been projected into a domain with reduced dimensionality by means of a Covariance Matrix Analysis. The resulting covariance values show that the main contribution to the image segmentation from the VH polarization comes when the short time interferometric coherence is different from that of the VV polarization. Preliminary results are presented on an agricultural area. Moreover, the VV-VH complex coherence has been exploited to identify urban areas and permanent scatterers. It has been verified that the coherence phase in urban environments can be only 0 or pi accordingly to the theory of dihedral and trihedral backscattering

    Estudi comparatiu de la publicació científica de la UPC i l’ETSETB vs. altres universitats d’àmbit europeu (2002-2012)

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    L'informe es centra en la publicació científica especialitzada en l'àmbit temàtic propi de l'ETSETB: l'enginyeria de telecomunicacions i l'electrònica. Es comparen indicadors bibliomètrics de la UPC i l'ETSETB amb els d'altres universitats europees amb activitat de recerca notable en l'àrea de les telecomunicacions i l'electrònica.Postprint (author’s final draft

    Communication Networks in CubeSat Constellations: Analysis, Design and Implementation

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    CubeSat constellations are redefining the way we approach to space missions, from the particular impact on scientific mission possibilities, constellations potential is growing with the increasing accessibility in terms of low development and launch costs and higher performances of the available technologies for CubeSats. In this thesis we focus on communication networks in CubeSat constellations: the project consist of developing a clustering algorithm able to group small satellites in order to create an optimized communication network by considering problems related to mutual access time and communication capabilities we reduce the typical negative effects of clustering algorithms such as ripple effect of re-clustering and optimizing the cluster-head formation number. The network creation is exploited by our proposed hardware system, composed by a phased array with up to 10dB gain, managed by a beamforming algorithm, to increase the total data volume transferable from a CubeSat constellation to the ground station. The total data volume earned vary from 40% to a peak of 99% more, depending on the constellation topology analyzed

    Tectonics and mud volcanism in the Northern Apennines foothills (Italy) and in the Greater Caucasus (Azerbaijan): a satellite interferometry (InSAR) analysis. Tettonica e vulcanismo di fango lungo il margine Pede-Appenninico emiliano e nel Gran Caucaso (Azerbaijan): un’analisi d’interferometria satellitare (InSAR).

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    ITALIANO Questo progetto di ricerca ha avuto l’obbiettivo di indagare sull’attività dei vulcani di fango presenti in contesti compressivi (catene a pieghe e thrust) e sulla tettonica delle strutture attive ad essi collegate, tramite la tecnica dell’interferometria radar satellitare. Le aree di studio sono due fronti orogenici: il margine Pede-appenninico dell’Appennino Settentrionale ed il margine sud-orientale del Grande Caucaso, entrambi caratterizzati dalla presenza di thrust attivi e del fenomeno del vulcanismo di fango. I vulcani di fango che caratterizzano il margine Emiliano-Romagnolo dell’Appennino Settentrionale, consistono generalmente in gryphons che possono raggiungere 3 o 4 m di altezza. Di dimensioni notevolmente maggiori sono invece i vulcani di fango presenti nel Gran Caucaso orientale (Azerbaijan), alcuni dei quali possono essere alti fino a 400 m, con diametro fino a 5 km, pertanto con dimensioni e caratteristiche morfologiche simili a quelle dei vulcani magmatici. I dati utilizzati per entrambe le zone di studio consistono in immagini radar Envisat, che sono state fornite dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) nel contesto di un progetto CAT1, creato appositamente per questo progetto di dottorato (CAT1 13866, dal titolo: Assessing the relationships between tectonics and mud volcanism by integrating DInSAR analysis and seismic data in active tectonic areas). La tecnica utilizzata in questo dottorato di ricerca è stata l’interferometria radar satellitare, che è stata impiegata attraverso due distinte metodologie: (1) l’interferometria differenziale (DInSAR) e (2) la Persistent Scatterers Interferometry (PSI). La scelta del tipo di metodologia è stata dettata da diversi fattori, in particolare (i) l’obiettivo specifico da raggiungere (studiare le deformazioni del suolo legate ai vulcani di fango oppure alle anticlinali sepolte), (ii) il numero di immagini Envisat disponibili nell’archivio dell’ESA e (iii) le caratteristiche fisiche delle due diverse aree di studio, (grado di urbanizzazione, uso del suolo, aridità) che incidono fortemente sulla risposta del dato radar. La tecnica DInSAR si è rivelata un ottimo strumento di analisi della deformazione superficiale presso i vulcani di fango, per quanto riguarda l’area di studio dell’Azerbaijan. Il periodo coperto dalle immagini Envisat utilizzate va da Ottobre 2003 a Novembre 2007. L’analisi di un ristretto set di interferogrammi selezionati in base ai migliori valori di coerenza, ha permesso di identificare importanti deformazioni superficiali in corrispondenza di 5 vulcani di fango, sia durante fasi prossime all’eruzione, sia durante fasi di normale attività di background. È stato possibile quindi osservare l’attività di questi oggetti da un punto di vista dinamico e di monitorare le deformazioni superficiali indotte da episodi di inflazione e deflazione. Tali pattern deformativi mostrano chiare analogie con l’evoluzione spazio-temporale delle deformazioni del suolo di vulcani magmatici descritti in letteratura, in relazione alle varie fasi di attività. Questo risultato rafforza pertanto l’idea che i vulcani di fango e quelli magmatici siano governati da processi simili, quali le variazioni di pressione e volume dei fluidi. La tecnica PSI ha prodotto risultati di grande interesse per quanto riguarda lo studio delle strutture tettoniche attive del settore più esterno dell’Appennino Settentrionale. Il periodo coperto dalle immagini utilizzate va da settembre 2004 a settembre 2010. I risultati permettono di individuare estese deformazioni del suolo in Pianura Padana, in particolare un (i) segnale di subsidenza (allontanamento rispetto al satellite lungo la linea di vista del satellite, LOS) nella zona a nord-est di Reggio Emilia ed un (ii) segnale di sollevamento (avvicinamento rispetto al satellite lungo la LOS) in alcune zone dell’area di studio tra Reggio Emilia e Piacenza. Purtroppo la bassa risoluzione delle immagini Envisat non ha permesso l’analisi dei piccoli apparati dei vulcani di fango presenti sul margine Pede-appenninico. I dati GPS presenti nell’area di studio sono stati confrontati con i risultati della tecnica PSI. Per permetterne il confronto con le misurazioni da satellite, i dati GPS sono stati proietatti lungo la LOS (line of sight) del satellite. La subsidenza in Pianura Padana è un fenomeno molto ben conosciuto, in quanto si tratta in primo luogo di subsidenza indotta da attività antropiche, quali l’estrazione di acqua. Le aree in sollevamento, che sono l’oggetto di primario interesse di questo lavoro, mostrano deformazioni che vanno da 1 fino a picchi di 2,8 mm/anno. È interessante notare che quasi tutte le aree in sollevamento si trovano in corrispondenza di thrust attivi delle pieghe Emiliane e Ferraresi e sono caratterizzate dalla presenza di sismicità soprattutto storica. Data questa corrispondenza spaziale, avanziamo l’ipotesi (documentata dall’analisi delle serie temporali e dal confronto con le sezioni sismiche con i profili di velocità di deformazione) che esista una correlazione fra l’attività delle anticlinali sepolte sotto la Pianura Padana ed il sollevamento delle zone soprastanti queste strutture e che quest’ultime si sollevino con un movimento di creep asismico. Le faglie inverse attivate in occasione della sequenza sismica del Maggio 2012 (Finale Emilia e Mirandola) potrebbero aver avuto una simile evoluzione pre-sismica, e cioè sollevamento del suolo e scarsa sismicità. Tuttavia il fatto che alcune delle anticlinali di crescita studiate siano in sollevamento non implica che si arrivi necessariamente ad un sisma, anche se i risultati di questo lavoro dovrebbero essere presi in considerazione nella valutazione del rischio sismico dell’area di studio. Per concludere, le tecniche di interferometria satellite hanno dimostrato di essere efficaci per studiare diversi tipi di processi geologici attivi e costituiscono un mezzo molto vantaggioso per misurare i tassi di deformazione del suolo e quindi per valutare i rischi geologici. INGLESE Satellite radar interferometry provides some unique capabilities for assessing geological rates of deformation and therefore for studying active geological processes. This Ph.D. thesis employs the interferometric techniques for studying the activity of mud volcanoes and the ongoing tectonics of the related compressive structures. Mud volcanoes indeed usually develop at convergent plate margins, and occur in fold-and-thrust belts. The study areas are two orogenic fronts, namely: the Northern Apennines margin (Emilia-Romagna region; Northern Italy) and the southeastern Great Caucasus margin (Azerbaijan), both characterized by the presence of active thrust folds and mud volcanism. The latter is typically linked to hydrocarbon traps and leads to the extrusion of subsurface mud breccias that build up a variety of conical edifices. Interferometry has been applied, using Envisat images, through both (1) the Differential Satellite based Synthetic Aperture Radar Interferometry (DInSAR) approach for studying the ground deformations related to mud volcano activity, and (2) the Persistent Scatterers Interferometry (PSI) in order to investigate the ongoing tectonics along fold-and-thrust belt margins. The first goal has been developed for the Azerbaijan mud volcanoes. The results are encouraging, since it was possible to observe the mud volcanoes activity from a dynamic point of view, and to infer the processes that drive the deformation. The detected ground deformation events at mud volcanoes edifices are in general due to the fluid pressure and volume variations, and they have been observed both (i) in connection with main eruptive events, in the form of pre-eruptive uplift (~20 cm in about two years of cumulative uplift at the Ayaz-Akhtarma mud volcano), and (ii) in the form of short-lived deformation pulses that interrupt a period of quiescence. Important similarities with the deformation pattern of magmatic volcanoes have been proposed. The second goal has been carried out for the outermost sector of the Northern Apennines including the Po Plain between Piacenza and Reggio Emilia. This study attempts to correlate the superficial deformation signals measured by radar satellite-based sensor with the known geological features. The PSs velocity pattern shows some ground uplift above active thrust-related anticlines (with mean velocities ranging from 1 to 2.8 mm/yr) of the Emilia and Ferrara folds, and part of the Pede-Apennine margin. On this basis, a correlation between the observed ground uplift and the ongoing activity of the tectonic structures is proposed. The results of the current analysis would thus be taken into account when evaluating the seismic hazard of the study region

    Spin-scanning Cameras for Planetary Exploration: Imager Analysis and Simulation

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    In this thesis, a novel approach to spaceborne imaging is investigated, building upon the scan imaging technique in which camera motion is used to construct an image. This thesis investigates its use with wide-angle (≥90° field of view) optics mounted on spin stabilised probes for large-coverage imaging of planetary environments, and focusses on two instruments. Firstly, a descent camera concept for a planetary penetrator. The imaging geometry of the instrument is analysed. Image resolution is highest at the penetrator’s nadir and lowest at the horizon, whilst any point on the surface is imaged with highest possible resolution when the camera’s altitude is equal to that point’s radius from nadir. Image simulation is used to demonstrate the camera’s images and investigate analysis techniques. A study of stereophotogrammetric measurement of surface topography using pairs of descent images is conducted. Measurement accuracies and optimum stereo geometries are presented. Secondly, the thesis investigates the EnVisS (Entire Visible Sky) instrument, under development for the Comet Interceptor mission. The camera’s imaging geometry, coverage and exposure times are calculated, and used to model the expected signal and noise in EnVisS observations. It is found that the camera’s images will suffer from low signal, and four methods for mitigating this – binning, coaddition, time-delay integration and repeat sampling – are investigated and described. Use of these methods will be essential if images of sufficient signal are to be acquired, particularly for conducting polarimetry, the performance of which is modelled using Monte Carlo simulation. Methods of simulating planetary cameras’ images are developed to facilitate the study of both cameras. These methods enable the accurate simulation of planetary surfaces and cometary atmospheres, are based on Python libraries commonly used in planetary science, and are intended to be readily modified and expanded for facilitating the study of a variety of planetary cameras

    GEOBIA 2016 : Solutions and Synergies., 14-16 September 2016, University of Twente Faculty of Geo-Information and Earth Observation (ITC): open access e-book

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    Ocean surface provinces off Southwest Iberia based on satellite remote sensing

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    This thesis aimed to partition the complex surface marine domain off Southwest Iberia Peninsula (SWIP), using satellite remote sensing, and use it to assess phytoplankton variability patterns and underlying environmental drivers (1997 – 2015). Three unsupervised partition strategies, based on distinct input databases and temporal representations, detected a variable number of partition units (regions, provinces) of singular environmental and phytoplankton patterns within SWIP. An abiotic-based partition delineated 12 dynamic Environmental Provinces (EPs) that alternated coverage dominance along the annual cycle. EP patterns were in general related to phytoplankton biomass, indicated by satellite chlorophyll-a concentration (Chl-a), and productivity, thus supporting the biological relevance of this abiotic-based partition. A static partition, based on the main variability modes of Chl-a, derived 9 Chl-a regions. Moreover, a static partition strategy synthesised phytoplankton phenological patterns over SWIP into 5 phenoregions, with coherent patterns of timing, magnitude and duration of blooms. The spatial distribution of EPs, Chl-a regions and phenoregions shared similarities, which can be considered the main spatial patterns of SWIP ocean surface. In general, the spatial arrangement of the partition units showed a separation between coastal and open ocean, a latitudinal division (ca. 36.5oN) over the open ocean and, over the coast and slope, the influence of coastal upwelling along the west Portuguese coast and Cape São Vicente, and of river discharge along the northeastern Gulf of Cadiz. The environmental drivers of phytoplankton varied across partition units. Water column stratification, riverine discharge and upwelling intensity were the most influential modulators, and large scale climate indices usually showed minor effects. Environmental variables, Chl-a and phenology showed significant seasonal variability patterns, varying across regions. Interannual patterns were more complex, and significant trends were mostly detected within the Gulf of Cadiz. Linkages between environmental variability and phytoplankton support their use as an indicator of ecosystem status and change.O oceano superficial é um domínio extremamente complexo e dinâmico, onde as interações com a atmosfera e o continente modulam a distribuição e atividade dos organismos marinhos e o clima da Terra. O fitoplâncton, principal produtor primário marinho, é fortemente influenciado pelos processos atuantes no oceano superficial, constituindo um importante indicador do estado e variabilidade dos ecossistemas marinhos. Assim, a organização espacial horizontal do oceano superficial, função da variabilidade das propriedades abióticas e comunidades biológicas (incluindo o fitoplâncton), apresenta uma série de unidades funcionais distintas (regiões ou províncias), com atributos e padrões de variabilidade específicos. A partição ou regionalização do oceano, com identificação e delimitação destas unidades funcionais, simplifica a complexidade do oceano superficial e representa uma ferramenta para avaliar e compreender o funcionamento do oceano superficial, apresentando diversas aplicações ao nível do estudo, gestão e conservação dos ecossistemas marinhos. A deteção remota por satélite constitui uma fonte valiosa de dados para a partição do oceano superficial, pois disponibiliza campos sinóticos de várias variáveis oceanográficas e atmosféricas, em escalas espacial e temporal pertinentes, abrangendo períodos de várias décadas. A presente tese pretende particionar o complexo domínio marinho superficial do sudoeste da Península Ibérica (Southwest Iberia Peninsula, SWIP), com base em deteção remota por satélite, e avaliar a variabilidade do fitoplâncton e forçadores ambientais associados em regiões específicas (unidades funcionais) da área de estudo. Para atingir os objectivos principais foi inicialmente efetuada uma revisão do conhecimento científico sobre as estratégias de partição do oceano superficial baseadas em deteção remota por satélite (Capítulo 2) e, posteriormente, foram aplicadas diversas estratégias de partição nãosupervisionadas à área de estudo (Capítulos 3 - 5). Tais estratégias permitiram particionar a área de estudo com base em diferentes caraterísticas do oceano superficial (propriedades abióticas, variação da concentração de clorofila-a e índices fenológicos do fitoplâncton) e diferentes abordagens metodológicas (métodos de partição e resolução temporal). As diferentes partições do SWIP foram utilizadas para avaliar os padrões de variabilidade da biomassa e fenologia do fitoplâncton e suas relações com diferentes forçantes ambientais. No contexto deste estudo, as variáveis ambientais avaliadas incluíram variáveis locais indicadoras do ambiente físico, químico e ótico, variáveis hidrológicas indicadoras de processos costeiros (descarga dos rios e intensidade do afloramento costeiro) e indicadores climáticos de larga escala.This thesis was supported by Science without Borders Programme from the Brazilian National Council for Scientific and Technological Development (237998/2012‐2

    Interferometría sísmica en volcanes andinos: Caracterización y monitoreo del subsuelo

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    A lo largo de la historia, los sistemas magmáticos activos han demostrado tener la capacidad de generar impactos negativos en las poblaciones vulnerables situadas en sus cercanías. Cada año, aproximadamente 7% de la población mundial se ve afectada en mayor o menor medida por los diversos sucesos de origen volcánico. La comunidad científica y los gobiernos locales dirigen esfuerzos (políticos, económicos, recursos humanos) con la finalidad de paliar las posibles consecuencias adversas originadas por la actividad volcánica. El desarrollo de conocimiento sobre los mecanismos que conducen a la actividad observada, las estructuras subsuperficiales que intervienen, y la construcción de los escenarios futuros más probables, resulta fundamental para la eficiente aplicación de medidas de reducción de riesgo por amenazas volcánicas. La presente tesis doctoral representa una contribución al conocimiento de las condiciones físicas subsuperficiales de dos sistemas volcánicos andinos, el Complejo Volcánico Planchón-Peteroa (CVPP) y el Complejo Volcánico Cotacachi-Cuicocha (CVCC). Estos complejos volcánicos, si bien sufrieron grandes erupciones en el pasado, con destrucción de sus edificios volcánicos, flujos piroclásticos, y avalanchas, motivos de su elevada peligrosidad, actualmente poseen niveles de actividad moderados a bajos. El limitado nivel de riesgo de estos complejos ha motivado una escasa densificación de su instrumentación. El CVPP y el CVCC sugieren una oportunidad para la implementación de nuevas técnicas que exploten al máximo la información contenida en las señales sísmicas registradas en sus cercanías. Esta tesis propone entonces, la aplicación de distintas metodologías basadas en la técnica interferometría sísmica (IS) a registros adquiridos en el área del CVPP y del CVCC. Desde el año 2010, el CVPP ha sido monitoreado por el Observatorio Volcanológico de los Andes del Sur (OVDAS), a través de las estaciones de la Red Nacional de Vigilancia Volcánica (RNVV-SERNAGEOMIN, Chile) desplegadas sobre el territorio chileno (red OVDAS); y recientemente por el Observatorio Argentino de Vigilancia Volcánica (OAVV-SEGEMAR, Argentina), a partir de la información adquirida por estaciones en suelo argentino. Esta información es utilizada para la identificación de los diferentes tipos de señales y la estimación de la distribución espacial de las fuentes sísmicas. Adicionalmente, durante el año 2012, seis estaciones sísmicas (red PV) fueron temporalmente (un año) instaladas por el proyecto MalARRgue sobre el flanco oriental del CVPP. En una etapa previa al presente trabajo de tesis, este mismo grupo de investigación ha utilizado los registros sísmicos de la red PV para caracterizar la actividad sismovolcánica del CVPP, realizar un análisis de atenuación sísmica en el área, y localizar los eventos sísmicos identificados; asimismo, ha utilizado la información otorgada por las redes PV y OVDAS para el refinamiento de la ubicación de los eventos de fractura registrados. El conocimiento de la disposición en el subsuelo de las fuentes de los sismos locales es el punto de partida para la aplicación de IS basada en autocorrelaciones de eventos locales seleccionados. Sus resultados proveen una estimación precisa de la profundidad de las discontinuidades con mayor contraste de impedancia sísmica debajo de cada una de las estaciones de las redes PV y OVDAS, hasta una profundidad de 4 km, demostrando una elevada correlación con la información geológica disponible para el área. Además, estos resultados sugieren la presencia de zonas caracterizadas por una elevada heterogeneidad, así como de una zona de acumulación de material magmático en la región más occidental de análisis. Las interpretaciones inferidas refuerzan el modelo de subsuelo desarrollado por BenaventeZolezzi (2010) para el área del CVPP construido mediante análisis de fluidos termales y sensores remotos. Los resultados obtenidos son datos fundamentales para las técnicas de modelado de la dinámica interna del sistema magmático. Con el objeto de extender la caracterización del subsuelo a mayores profundidades, se utilizan los registros sísmicos adquiridos por las redes PV y OVDAS para la aplicación de IS mediante autocorrelaciones a sismos regionales y telesismos, aquellos seleccionados de acuerdo a su magnitud, localización, y ángulo de incidencia de la energía de onda P. La aplicación de esta metodología para tres rangos de frecuencias particulares permite precisar la profundidad de rasgos relevantes a la tectónica regional (discontinuidades intracorticales, discontinuidad corteza-manto, techo y base del bloque subductante, zona de baja velocidad litosférica, discontinuidad litósfera-astenósfera, zona de baja velocidad astenosférica) en el subsuelo debajo de las estaciones de las redes PV y OVDAS, así como la inferencia de las zonas de mayor probabilidad de acumulación de material fundido en la corteza. La información sísmica registrada por las estaciones de la red PV es utilizada para la extracción y análisis de la información de ondas superficiales contenidas en el ruido sísmico ambiental, logrando mejorar la resolución de los modelos de velocidad en sus primeras capas. Para ello, se utilizan ventanas temporales seleccionadas de acuerdo a su correspondencia con señales de fuentes ubicadas en las áreas de fase estacionaria para cada par de estaciones, en el rango de frecuencias [0.8 , 4] Hz. Construidas las curvas de dispersión, se prosiguió a la obtención de los perfiles de velocidad de onda S, las cuales sugieren la presencia de dos capas bien diferenciadas en los primeros 350 m del subsuelo. La distribución espacial de velocidades de onda S permite una interpretación de los posibles factores (litología, porosidad, contenido de agua) que condicionan este comportamiento. Los resultados obtenidos de la aplicación de IS mediante autocorrelaciones a eventos seleccionados, en integración con los obtenidos de la IS por correlaciones de ruido sísmico ambiental, permiten elaborar un modelo de subsuelo volcánico a niveles corticales, el cual posibilita la identificación de las zonas de mayor probabilidad de acumulación de fundido magmático. El CVCC ha sido monitoreado por el Instituto Geofísico de la Escuela Politécnica Nacional (IGEPN, Ecuador) desde el año 1988, momento en el que instaló la primera estación sismológica dada la clasificación este complejo volcánico como potencialmente activo. Hacia el año 2010 mostró un incremento de su actividad, lo que condujo a la instalación de tres estaciones sismológicas adicionales. Las señales sísmicas registradas por la red de monitoreo del CVCC son utilizadas, en el marco de esta tesis, para la aplicación de una novedosa variación de la técnica IS, basada en la correlación de ruido sísmico ambiental registrado en distintas componentes de una misma estación. Esta metodología permite caracterizar la magnitud y ubicación de los cambios subsuperficiales ocurridos en el CVCC. Los resultados para el periodo de registro (Mayo de 2011 a enero de 2016) indican variaciones leves de velocidad (< 3%), manifestando un aumento del parámetro hacia la zona norte del complejo, en la zona del volcán inactivo Cotacachi, y una disminución del mismo en la zona sur, en el área del volcán Cuicocha. El menor error relativo de los resultados para las componentes cruzadas refuerza su utilización en lugar de las autocorrelaciones, para las cuales se observa una probable mayor sensibilidad a las variaciones espacio-temporales de las fuentes de ruido. La presente tesis doctoral logra suministrar información fundamental sobre las condiciones subsuperficiales del CVPP y el CVCC, evidencia científica que no solo demuestra la versatilidad de las técnicas de IS en sistemas geodinámicos complejos (como lo son las zonas volcánicas) y para bases de datos de distinta naturaleza (eventos sísmicos, ruido sísmico ambiental -ondas de cuerpo y ondas superficiales), sino que proporciona resultados que serán de utilidad a las metodologías del monitoreo orientadas a la estimación y reducción del riesgo de origen volcánico en las áreas del CVPP y el CVCC.Facultad de Ciencias Astronómicas y Geofísicas (FCAG
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