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Wellness tourism
ABSTRACT
L’industria del benessere, settore complesso e articolato, nel corso di questi ultimi decenni è stato protagonista di grandi cambiamenti e trasformazioni a livello nazionale ed internazionale.
Ciò ha comportato un grande interesse interdisciplinare sul tema del benessere e del termalismo sviluppando così , differenti contributi di studi e analisi.
La complessità del settore e la forte crescita della domanda , soprattutto come “prodotto integrato”, richiede risposte puntuali e concrete, oltreché, differenziate in termini di riorganizzazione dell’offerta .
Una “domanda “che si traduce nella voglia di relax, nella possibilità di dedicarsi al benessere e alla cura del corpo, nel godere delle bellezze naturali del luogo, ecc. , che contribuiscono ad integrare le motivazioni del cliente-turista a scegliere una meta termale e del benessere.
Ma la crescita del settore , ovvero la trasformazione della domanda e della concorrenza, come viene evidenziato da analisi e studi che negli ultimi anni hanno caratterizzato il settore, non è stata supportata da una equivalente evoluzione delle competenze gestionali-manageriali.
L’obiettivo del presente studio è stato quello di porre l’attenzione alla evoluzione del comparto, alle problematiche gestionali delle imprese che erogano i servizi wellnes/termali, all’individuazione della necessità di strategie di sviluppo di nuovi modelli di business attraverso lo studio di tecniche del marketing turistico territoriale in grado di accrescere i livelli di attrattività e competitività del territorio.
Il caso di Acquasanta Terme, del territorio della provincia di Ascoli Piceno, oggetto dello studio, ha confermato la complessità del comparto wellness/termale, ma anche l’enorme potenzialità del sito acquasantano ricco di risorse paesaggistiche, culturali, rurali, architettoniche, naturalistiche ed enogastronomiche che se adeguatamente integrate con il centro termale attraverso studi di marketing territoriale, possono risultare il naturale volano per lo sviluppo dell’intera area picena
Generation and Assessment of Binary De Bruijn Sequences and their Applications in Communication Systems
STUDY OF ENHANCED FIBER REINFORCED CEMENTITIOUS MATRIX (FRCM) SYSTEMS FOR STRUCTURAL REHABILITATION
Il mondo dei materiali compositi è in continua evoluzione ed il loro utilizzo per il rinforzo, l’adeguamento sismico e la messa in sicurezza di strutture civili è diventata una pratica comune tra gli ingegneri ed architetti. Gli FRCM (Fabric Reinforced Cementitious Matrix) rappresentano una nuova metodologia per il rinforzo strutturale e si stanno proponendo come una valida alternativa ai più affermati FRP, ogni volta che le condizioni di progetto non permettano l'uso di compositi a base di polimeri organici.
Gli FRCM sono definiti dall’American Concrete Institute (ACI549) come dei sistemi costituiti dall’accoppiamento di uno o più strati di rete di fibra a elevate prestazioni e di una matrice inorganica stabilizzata impiegata con la funzione di adesivo. Gli FRCM sono generalmente costituiti da reti di fibre secche, tuttavia, si è dimostrato che il legame di interfaccia matrice-fibra non è ottimale, in quanto soltanto i filamenti esterni in contatto con la matrice sono in grado di trasferire gli sforzi, mentre i filamenti interni si sfilano a causa al basso attrito tra le fibre.
Questo lavoro ha lo scopo di contribuire a migliorare ed approfondire lo stato dell’arte dei sistemi FRCM in diverse direzioni ed è suddiviso in quattro studi. In particolare la ricerca si è dedicata alla caratterizzazione di diversi sistemi FRCM, in modo da chiarire la differenza in termini di comportamento e prestazioni tra reti di fibre secche o apprettate, di analizzare gli effetti delle elevate temperature sulle proprietà meccaniche degli FRCM, di valutare l'efficacia nell’utilizzo di diverse malte (cementizie e geopolimeriche) e la compatibilità di quest’ultime con supporti in muratura.
Lo scopo del primo studio è quello di analizzare come l’utilizzo di diversi tipi di coating (pre-impregnazione a base di resine epossidiche) applicati a reti bi-direzionali in fibra di carbonio vada ad influenzare il comportamento di interfaccia fibre-malta e le proprietà meccaniche dei sistemi FRCM. L'efficacia del coating è stato studiato mediante test di trazione diretta, pull-off e di adesione al supporto. La sperimentazione è stata condotta combinando diversi tipi di rete in carbonio e matrici cementizie, variando il livello di pre-impregnazione del tessuto durante la sua fabbricazione (leggera, media e completa impregnazione). Inoltre, è stato sperimentato e studiato l'utilizzo di uno strato di sabbia quarzifera applicato sulle fibre dopo l’impregnazione. Le prove sperimentali hanno dimostrato un notevole miglioramento del legame di interfaccia tra le fibre e la matrice inorganica e, quindi, un generale miglioramento delle prestazioni del sistema FRCM, anche impregnando le fibre parzialmente, a seconda del tipo di malta usata.
Lo scopo del secondo studio è quello di valutare il comportamento meccanico dei sistemi FRCM sottoposti ad alte temperature. Diversi sistemi FRCM sono stati valutati, utilizzando reti bidirezionali in fibra di carbonio secche o pre-impregnate. La campagna sperimentale ha riguardato test di trazione monoassiale su provini di FRCM e test di adesione a supporti in muratura con temperature comprese tra 20 °C e 120 °C.
Il terzo studio riguarda il possibile utilizzo di malte geopolimeriche come matrici per sistemi FRCM, accoppiate a diverse reti in fibra di carbonio. Lo studio ha incluso la caratterizzazione meccanica della malta, prove di trazione e di adesione a supporti in muratura.
Infine il quarto studio analizza il legame di interfaccia FRCM-substrato in muratura, considerando l'utilizzo di diversi primers inorganici per migliorare l’adesione al supporto
ANALYSIS OF TIGHT JUNCTIONS IN PLACENTAS AFFECTED BY CHORIOAMNIONITIS: IN VIVO AND IN VITRO ANALYSIS
La corionamnionite è una patologica gestazionale dovuta alla presenza di batteri, provenienti dal tratto vaginale, nel liquido amniotico. Questa patologia è caratterizzata da infiammazione acuta della membrana amniocorionica, della placenta e da elevate concentrazioni di citochine infiammatorie come IL-1β, IL-6, IL-8 e TGF-β nel liquido amniotico. È noto che le molecole infiammatorie sono coinvolte nelle alterazioni delle giunzioni cellulari ma, ad oggi, non è mai stato studiato il ruolo di queste citochine nella corionamnionite.
Le giunzioni strette (Tight Junctions) e le giunzioni aderenti (Adherens Junctions) sono giunzioni intercellulari cruciali per l’adesione e la regolazione della permeabilità degli epiteli in una vasta gamma di tessuti e organi.
In questo studio abbiamo analizzato l’espressione delle proteine e dei rispettivi mRNA che compongono le giunzioni strette (zonula occludent-1 e Occludina) e le giunzioni aderenti (VE-caderina e β-catenina) nelle placente e membrane fetali in gravidanze complicate da corionamnionite rispetto a gravidanze idiopatiche.
I risultati ottenuti hanno mostrato una significativa diminuzione dell’occudina nelle placente e membrane affette da corioamnionite mentre non sono state evidenziate differenze significative per le proteine ZO-1, VE-caderina e β-catenina. Dal momento che le concentrazioni di IL-1β, IL-6, IL-8 e TGF-β sono elevate nel liquido amniotico delle gravidanze con corioamnionite, abbiamo valutato il ruolo di queste citochine sull’espressione dell’occludina utilizzando colture HUVEC. I nostri risultati hanno evidenziato un ruolo chiave dell’ IL-1β e TGF-β nel regolare la localizzazione dell’occludina. In conclusione, in questo studio abbiamo evidenziato un ruolo dell’ IL-1β e del TGF-β nel regolare le giunzioni strette, facilitando le infezioni intra-placentari e alterando le membrane amniotiche portando alla rottura della membrana amniotica e parto pretermine
Use of organic by-products as growing media in soilless cultivation
La torba è il materiale più utilizzato per i substrati impiegati nelle coltivazioni fuori suolo. Tuttavia, limitazioni relative ai costi e ad un possibile impatto ambientale dell’estrazione, nonchè alla disponibilità sul mercato da un anno all’altro, spingono la ricerca ad interessarsi a materiali alternativi. Sottoprodotti da produzioni/processi di trasformazione, possono rappresentare una fonte di materiali, con i vantaggi legati all’economia circolare. La ricerca ha riguardato fibra e midollo di cocco, compost, residui di canapa, vinacce e fibre di legno. Nella prima parte è stata eseguita una valutazione delle proprietà fisiche, chimiche e biologiche per cocco, compost, canapa e vinacce. I materiali sono poi stati testati in prove di coltivazione. Miscele di fibra e midollo di cocco hanno mostrato spiccate proprietà idrauliche (ritenzione idrica e assorbimento capillare) che aumentano all’aumentare delle percentuali di midollo (70% e oltre). Fibra e midollo di cocco, sono risultati idonei alla coltivazione di alcune specie, con crescite uguali o maggiori rispetto alla torba. Limitazioni sono state riscontrate nell’utilizzo di canapa (scarse proprietà idrauliche) e vinacce (alta conducibilità elettrica). L’idoneità delle vinacce come substrato, è però aumentata dopo il lavaggio, (riduzione concentrazione salina) e la miscelazione con materiali con migliori caratteristiche fisiche (torba e midollo di cocco). L’utilizzo di fibre di legno e compost in sostituzione totale o parziale alla torba ha modificato le proprietà fisiche dei substrati (ritenzione idrica e risalita capillare), sottolineando la necessità di un aumento della frequenza irrigua, quando tali substrati vengono impiegati per la coltivazioni ornamentali irrigate con sistemi di flusso e riflusso. I risultati suggeriscono, inoltre, che lo studio e l’uso di materiali alternativi non può prescindere da fattori quali irrigazione e nutrizione, fondamentali per il successo della coltivazione fuori suolo
From Event Logs to Subprocesses: Supporting the Analysis of Unstructured Processes
Oggigiorno molte organizzazioni gestiscono i propri processi attraverso sistemi informatici che registrano i dati delle esecuzioni dei processi sui cosiddetti event log. Le tecniche di Process Mining (PM) usano tali log per rappresentare, monitorare e migliorare i corrispondenti processi. Una problematica ancora aperta riguarda l’applicazione delle tecniche di PM a log di processi non strutturati, che tende a restituire modelli complessi, chiamati modelli spaghetti, che forniscono un limitato supporto all’analisi. In questa tesi si intende affrontare tale problematica proponendo un approccio per estrarre da event log di processi non strutturati i sottoprocessi più rilevanti, al posto di modelli completi. Dapprima si costruisce un Instance Graph (IG) per ogni traccia del log, rappresentante il flusso di esecuzione della relativa esecuzione di processo. Poi si applica una tecnica di Frequent Subgraph Mining per estrarre i sottografi (cioè i sottoprocessi) più rilevanti dall’insieme di IG. Poiché gli IG costruiti per processi non strutturati sono spesso modelli imprecisi, si introduce una procedura di riparazione per migliorarne la qualità. I risultati sperimentali ottenuti su event log sintetici e reali attestano che tale procedura migliora significativamente la qualità degli IG ottenuti e, quindi, dei sottoprocessi estratti. Gli esperimenti condotti su event log reali dimostrano anche la capacità dell’approccio di evidenziare aspetti significativi dei rispettivi processi. Nell’ultima parte della tesi si esplorano gli aspetti legati alla collaborazione, attraverso applicazioni e casi di studio. Si analizzano sistemi di supporto all’innovazione e l’applicazione dell’approccio all’analisi di schemi di innovazione di imprese a rete. In seguito, si affronta l’estrazione delle pratiche di collaborazione di un team, esplorando anche i problemi dovuti alla mancanza di un sistema informatico dedicato. Vantaggi e limiti vengono valutati su casi di studio sintetici e reali
Attività antimicrobica e anti-virulenza di oli essenziali e principi attivi vegetali nei confronti di patogeni antibiotico-resistenti
Circannual pattern and TEMPerature-related incidence of Electrical STorm: the TEMPEST study
Electrical storm (ES) è definito come la presenza di 3 o più episodi di tachicardia ventricolare sostenuta (VT) o fibrillazione ventricolare (VF) in 24 ore che richiede o pacing anti tachicardico (ATP) o cardioversione/defibrillazione. Le tachiaritmie ventricolari sembrano seguire una distribuzione circadiana, giornaliera e stagionale. Sfortunatamente il pattern temporale descritto fin ora varia ampiamente in pazienti con cardiopatia ischemica e non, cardiomiopatia ipertrofica e sindrome di Brugada.
Benché alcuni studi hanno mostrato alcuni predittori di storm aritmico, a tutt’oggi non esistono evidenze che associno questa condizione con fattori ambientali ed esterni come la temperatura, l’ora del giorno o il periodo dell’anno.
Lo scopo di questo studio è di descrivere l’incidenza di ES nel tempo e valutare la potenziale associazione tra l’incidenza di ES ed il periodo dell’anno, della settimana, del giorno e le variazioni della temperatura a breve termine.
Metodi
Selezione dello studio
Lo studio Circannual pattern and TEMPerature-related incidence of Electrical Storm (TEMPEST) è stato eseguito nel rispetto delle line guida correnti e registrato nel PROSPERO il registro prospettico internazionale delle revisioni sistematiche dell’Università di York United Kingdom (registrazione # CRD42013003744).
Due database medici (MEDLINE and Embase) sono stati valutati per includere tutti gli articoli disponibili. MEDLINE è stata valutata utilizzando le seguenti parole chiave: “electrical storm” [Mesh] OR “arrhythmic storm” [Mesh] OR “recurrent ventricular arrhythmias” [Mesh] OR “ventricular tachycardia clusters” [Mesh] OR “electrical instability” [Mesh]. ISI Web of Science è stata valutata utilizzando le seguenti parole chiave: “electrical storm” OR “arrhythmic storm” OR “recurrent ventricular arrhythmia” OR “ventricular tachycardia clusters” OR “electrical instability”. La ricerca è stata realizzata dal 01.11.2015 ed è stata limitata alla letteratura di lingua inglese. Due autori hanno controllato indipendentemente tutti gli articoli e valutato la loro appropriatezza ad essere selezionati secondo i seguenti criteri:
a) Diagnosi di ES come 3 o più episodi di VT/VF in 24 ore (ogni episodio almeno 5 minuti dal precedente) o VT per più di 12 ore;
b) L’assenza di sindrome coronarica acuta come trigger aritmico;
c) 10 o più pazienti inclusi;
d) la selezione delle pubblicazioni più recenti quando lo stesso gruppo ha riportato lo stesso paziente in pubblicazioni separate.
La concordanza inter osservatore era ottimale durante l’intero processo di selezione (k = 0.97). Alla fine del processo di selezione, 35 articoli sono stati inclusi nel processo di raccolta dati.
Raccolta dati
Gli autori dei lavori selezionati sono stati contattati per email ed è stato chiesto loro di partecipare. Di questi, 19 hanno aderito ed è stato condiviso il protocollo dello studio. Sono state chieste informazioni cliniche aggiuntive su ciascun paziente, gli esami di laboratorio e le caratteristiche dell’ES, le terapie erogate dall’ICD, la gestione farmacologica e non. 9 autori hanno fornito un dataset completo. Per assicurare una buona qualità dei dati, i dataset senza dati disponibili sulla data dell’ES e sulla localizzazione geografica di ciascun paziente sono stati esclusi.
Alla fine del processo di selezione e raccolta dati, 5 centri sono stati selezionati ed I dati sono stati inseriti nel presente registro.
Raccolta dei dati sulla temperatura
I dati sulla temperatura sono stati raccolti dalla sezione “historical weather” del Weather Underground (www.wunderground.com), il più ampio database sulle previsioni del tempo disponibile online. Per ciascun paziente, è stata registrata la temperatura media, massima e minima durante il giorno dell’evento, della settimana e del mese in cui è avvenuto l’ES e del mese precedente. Se la temperatura non era disponibile per l’esatta localizzazione geografica in quel momento, si utilizzavano i dati della stazione meteo più vicina. I range di temperatura settimanali e mensili sono stati definiti come la media delle temperature massime meno la media delle temperature minime rispettivamente durante una settimana o un mese. Lo stesso database è stato utilizzato per valutare le ore diurne e notturne. Se l’ES iniziava dopo l’alba e prima del tramonto si considerava un evento accaduto di giorno; se iniziava dopo il tramonto e prima dell’alba si considerava accaduto di notte.
Risultati
Caratteristiche della popolazione
La popolazione dello studio ha incluso 246 pazienti con ES (221 maschi, età 66±9 anni).
I livelli medi di potassio sierico erano nella norma (4.3±0.6 mEq/l), ma 23 pazienti (9.3%) avevano ipokaliemia e 6 (2.4%) iperkaliemia all’arrivo in pronto soccorso. I livelli medi di creatinina erano 1.3±0.5 mg/dl e 22 pazienti (8.9%) sono stati ricoverati con una creatinina ≥2 mg/dl.
Ogni episodio di ES era composto da una mediana di 7 episodi di VT/VF (1st-3rd IQR 4-16). In media ogni paziente veniva sottoposto ad una mediana di 8 ATP (1st-3rd IQR 3-10) e 5 shock (1st-3rd IQR 3-6) prima di risolvere l’episodio di ES.
Incidenza di ES nel tempo
L’incidenza di ES nel tempo seguiva una distribuzione non omogenea in tutti i centri partecipanti, con periodi con bassa incidenza alternati con cluster di diversi ES ricoverati a pochi giorni l’uno dall’altro.
Riguardo alla distribuzione dell’ES nella giornata, un più alto numero di ES sono avvenuti nelle ore diurne rispetto alle notturne (58.7% vs. 41.3%; p<0.001). Il plotting dell’incidenza di ES nel tempo mostra che il 29% di tutti gli ES iniziava tra le 8 e le 10 a.m., con una incidenza nettamente inferiore nelle ore successive (p<0.05).
L’incidenza settimanale di ES era simile dal lunedì al venerdì, mentre i giorni festivi mostravano una minore incidenza di ES rispetto agli altri giorni (tutte p<0.05).
La distribuzione di ES durante l’anno era omogenea, nessun mese era significativamente associato con una maggiore prevalenza di ES. Incidenze simili di ES sono state riscontrate nelle diverse stagioni dell’anno.
Temperatura e electrical storm
Non si è trovata un’associazione lineare tra l’incidenza di ES e la temperatura media, minima e massima giornaliera, settimanale o mensile. Comunque l’incidenza di ES era associata in modo significativo con un incremento nel range della temperatura mensile, paragonata al mese precedente, con il 68.9% degli ES che si verificava dopo un aumento del range di temperatura mensile (p=0.003).
Discussione
Variazioni correlate alla temperatura
Dai nostri dati si deduce che la presentazione dell’ES non è omogenea nel tempo, ma sembra riconoscere un andamento a cluster o “hot-spot”, con un’alternanza tra periodi a bassa incidenza e periodi ad alta intensità, con molti pazienti ricoverati in pochi giorni. Questo pattern, benché non sovrapponibile per ogni centro dato il fusorario e le diverse coordinate geografiche, era però evidente per tutti i centri partecipanti. Il pattern descritto non era correlato ad un pattern circannuale né alla temperatura assoluta, dato che i centri erano molto diversi in termini di latitudine, longitudine e temperatura media mensile (10°C a Varsavia, 20° C a Valencia e 21°C a Los Angeles). Inoltre, è stata riscontrata un’associazione significativa tra l’incidenza di ES e le variazioni del range di temperatura, con quasi il 70% degli ES che si verificava dopo un aumento del range di temperatura della specifica zona geografica. I meccanismi che mettono in relazione gli ES e i trigger ambientali non sono conosciuti a tutt’oggi, ma possono essere fatte delle ipotesi. Ci potrebbe essere una relazione causale diretta, per cui abbiamo molti dati disponibili che sottolineano il rischio maggiore di aritmie ventricolari nei pazienti che sono sottoposti ad un rapido raffreddamento e riscaldamento corporeo, come accade comunemente nell’ipotermia terapeutica. Modelli animali hanno mostrato che l’ipotermia indotta amplifica la dispersione della ripolarizzazione ed aumenta la vulnerabilità del miocardio ventricolare alla VF, quindi potenzialmente potrebbe favorire eventi aritmici multipli in pazienti predisposti. Certamente i pazienti presi in esame hanno subito variazioni della temperatura esterna, non corporea, che è di minore entità e meno concentrata nel tempo. Perciò altre ipotesi possono essere fatte. Di recente si è suggerito che l’aumento della mortalità e morbidità causato da temperature calde e fredde potrebbe non essere strettamente correlato all’ipo o ipertermia ma ad altri meccanismi triggerati dai tentativi di adattamento del corpo umano alla temperatura esterna. Infatti, un’aumentata mortalità e un incremento delle ospedalizzazioni per cause cardiovascolari sono stati documentati dopo un’ondata di freddo o di caldo in diverse localizzazioni geografiche. Il tasso di ospedalizzazioni valutato da un ampio studio di popolazione ha mostrato un’associazione inversa a J tra ospedalizzazioni per ipertensione, diabete e, in misura minore aritmie, in un lasso di tempo di 21 giorni, con un rischio più alto ad entrambi gli estremi di temperatura. La vasoreattività mediata dalla termoregolazione, l’attivazione del sistema nervoso simpatico e la ritenzione di sodio e acqua, attraverso il sistema renina-angiotensina-aldosterone potrebbero essere coinvolti come meccanismi fisiopatologici sottostanti. Inoltre i cambiamenti nella pressione atmosferica correlati alle variazioni del meteo e della temperatura sono associate con la concentrazione di inquinanti particolati o gassosi, che sono stati messi in relazione con un aumentato rischio di ospedalizzazioni per aritmie e con un incremento della mortalità.
Variazioni settimanali e giornaliere
L’incidenza maggiore di ES durante i giorni lavorativi sottolinea un ruolo predominante del sistema nervoso autonomo, come trigger dell’ES, analogamente al ben noto pattern circadiano nell’infarto miocardico acuto. Questa ipotesi è supportata da una sottoanalisi recente del trial SCD-HeFT, che ha dimostrato una variazione significativa settimanale con un aumento dell’incidenza di VT/VF di lunedì solo nei pazienti non trattati con β-bloccanti.
Le analisi disponibili del pattern giornaliero di VT/VF riportano una maggior incidenza di terapie dell’ICD nelle prime ore del mattino sia nei pazienti ischemici che non ischemici, mentre i pazienti con cardiomiopatia ipertrofica o sindrome di Brugada ricevevano più spesso le terapie dell’ICD rispettivamente nel pomeriggio o di notte. Nella nostra popolazione, principalmente composta da cardiomiopatia ischemica (63.0%) e dilatativa idiopatica (20.7%), la distribuzione dell’inizio dello ES è simile alla distribuzione circadiana di VT/VF descritto da Anand et al., benché l’aumento descritto nel pomeriggio è molto meno evidente nella nostra popolazione. Così, mentre si può ipotizzare che la prima VT/VF che triggera l’ES segue lo stesso pattern circadiano già descritto, alcuni altri fattori devono essere ritenuti responsabili dell’aggregazione di molte VT/VF in uno ES. Data l’alta prevalenza di cardiopatie strutturali e severa disfunzione ventricolare sinistra nella nostra popolazione, si può identificare lo scompenso cardiaco (HF) come uno dei protagonisti principali. Dati disponibili con un follow-up a 5 anni mostrano che i pazienti con ES condividono alcuni elementi clinici con i pazienti ricoverati per riacutizzazione di HF, e lo ES potrebbe essere interpretato come un segno di scompenso cardiaco imminente piuttosto che un evento indipendente. Le alterazioni bioumorali tipiche dello HF potrebbero contribuire a creare un substrato per la ricorrenza di aritmie, con l’ES come un epifenomeno. Un fattore di rischio aritmico potenzialmente sovrapponibile nei pazienti con HF sono i disturbi respiratori del sonno (SDB). Recenti dati osservazionali hanno mostrato che il SDB è un predittore indipendente di terapie appropriate nei pazienti portatori di ICD e potrebbe almeno in parte spiegare l’aumentata incidenza di ES dociumentata al mattino.
Limitazioni
Questo studio presenta tutte le limitazioni intrinseche ad uno studio retrospettivo. Inoltre, le temperature medie sono state estrapolate da un sito web, quindi limitano la reale valutaizone della temperatura esterna di un’ampia area geografica.
Riguardo ai dati raccolti, la terapia farmacologica domiciliare non è stata raccolta routinariamente, dato che lo studio era focalizzato sul trattamento acuto dello ES. quindi, non si possono estendere questi risultati a sottopopolazioni specifiche (es. pazienti precedentemente trattati con antiaritmici o β-bloccanti). Inoltre, non possiamo fornire dati riguardo la programmazione dell’ICD, che è un fattore importante per l’ES ed anche un potenziale fattore di confondimento.
Conclusioni
L’ incidenza di ES non è omogenea nel tempo, ma sembra essere organizzata in cluster o in “hot-spot”. Anche se l’ES non sembra essere associato con i valori di temperatura assoluta, la maggior parte degli ES si verifica in associazione ad un aumento del range di temperatura mensile. Una maggiore incidenza di ES può essere dimostrata anche durante i giorni lavorativi e le ore diurne. Questi dati sono osservazionali e nuove ipotesi potrebbero essere dimostrate per spiegare questo particolare comportamento dell’incidenza dell’ES
Non-invasive extraction of the fetal electrocardiogram from abdominal recordings by positioning electrodes on the pregnant woman abdomen
Il cuore è il primo organo che si sviluppa nel feto, particolarmente nelle primissime settimane di gestazione. Rispetto al cuore adulto, quello fetale ha una fisiologia ed un’anatomia significativamente differenti, a causa della differente circolazione cardiovascolare. Il benessere fetale si valuta monitorando l’attività cardiaca mediante elettrocardiografia fetale (ECGf). L’ECGf invasivo (acquisito posizionando elettrodi allo scalpo fetale) è considerato il gold standard, ma l’invasività che lo caratterizza ne limita la sua applicabilità. Al contrario, l’uso clinico dell’ECGf non invasivo (acquisito posizionando elettrodi sull’addome della gestante) è limitato dalla scarsa qualità del segnale risultante. L’ECGf non invasivo si estrae da registrazioni addominali, che sono corrotte da differenti tipi di rumore, fra i quali l’interferenza primaria è rappresentata dall’ECG materno. Il Segmented-Beat Modulation Method (SBMM) è stato da me recentemente proposto come una nuova procedura di filtraggio basata sul calcolo del template del battito cardiaco. SBMM fornisce una stima ripulita dell’ECG estratto da registrazioni rumorose, preservando la fisiologica variabilità ECG del segnale originale. Questa caratteristica è ottenuta grazie alla segmentazione di ogni battito cardiaco per indentificare i segmenti QRS e TUP, seguito dal processo di modulazione/demodulazione (che include strecciamento e compressione) del segmento TUP, per aggiustarlo in modo adattativo alla morfologia e alla durata di ogni battito originario. Dapprima applicato all’ECG adulto al fine di dimostrare la sua robustezza al rumore, l’SBMM è stato poi applicato al caso fetale. Particolarmente significativi sono i risultati relativi alle applicazioni su ECGf non invasivo, dove l’SBMM fornisce segnali caratterizzati da un rapporto segnale-rumore comparabile a quello caratterizzante l’ECGf invasivo. Tuttavia, l’SBMM può contribuire alla diffusione dell’ECGf non invasiva nella pratica clinica