Marche Polytechnic University

ACUBO (Archivio Aperto di Ateneo)
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    1191 research outputs found

    Energy and resources management in Micro Grid environments

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    Nonostante le tecnologie Micro Grid siano ancora in fase sperimentale, il potenziale miglioramento di efficienza, robustezza e flessibilità è significativo. Lo spreco di energia e le fluttuazioni del carico possono essere notevolmente ridotte, ciononostante un sistema automatico che gestisca correttamente le risorse risulta necessario per sviluppare completamente il potenziale delle risorse disponibili. Al riguardo, un approccio alla gestione dell’energia, basato su tecniche Mixed Integer Linear Programming è stato esaminato, implementato e proposto. La dissertazione copre gli aspetti teorici del problema, quali le tecniche di gestione MILP, il modello di Micro Grid per due degli scenari più comuni, e gli algoritmi a supporto del sistema di gestione. Le sperimentazioni hanno evidenziato l’efficacia del metodo in termini di efficienza e robustezza. Per migliorare la gestione, si è ritenuto necessario modellare il comportamento di un impianto fotovoltaico reale. Prendendo in considerazione l’effetto dell’ombreggiamento parziale, le performance dell’impianto possono essere valutate, e l’accuratezza nella predizione della produzione di energia solare migliorata. Inoltre, per fornire al gestore lo stato del sistema, un algoritmo capace di monitorare l’attività di ciascun carico a partire dall’analisi del consumo aggregato di energia è stato esaminato. A supporto dell’attività di gestione, inoltre, è stato implementato un algoritmo di schedulazione per micro controllori a consumo ridotto, per lo sviluppo di sensori alimentati da fonti rinnovabili impiegabili nei sistemi di lettura automatica dei contatori, così da fornire al manager le informazioni relative al consumo di acqua e gas. A complemento, un algoritmo per l’identificazione delle perdite, per distinguere il consumo effettivo dallo spreco di risorse, è stato investigato

    IL RUOLO DEL PATTO DI FAMIGLIA LA CONTINUITA’ DELL’IMPRESA A BASE FAMILIARE NELLA COMPLESSITA’ SUCCESSORIA

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    ABSTRACT La transizione generazionale rappresenta un momento critico nella vita dell’impresa, legato al passaggio di testimone dell’imprenditore, accentratore, ad altri soggetti della famiglia in vista del proprio ritiro dal mondo del lavoro, ed ancor più della propria morte. Problema particolarmente sentito in Italia dove la maggior parte delle piccole e medie imprese si lega ad un nucleo familiare, in cui la proprietà del capitale di rischio e l’amministrazione fanno capo ad una famiglia. Questo lavoro focalizza la sua attenzione sulla complessa questione, antica e sempre attuale, della relazione tra i membri di una famiglia e la gestione successoria dei grandi e piccoli patrimoni produttivi condivisi, nell’obiettivo prioritario di garantire la continuità dell’impresa evitando conflitti familiari, lunghi, dannosi tanto per l’impresa che per la coesione familiare. I soggetti protagonisti di questa analisi sono l’impresa familiare quale fattispecie disciplinata nell’art. 230 bis c.c., di cui vengono approfonditi gli aspetti prevalenti, tutt’ora oggetto di controversa dottrina e giurisprudenza. Ed altresì l’impresa a base familiare, la c.d. family business, quale costrutto concettuale più ampio, che definisce l’ambito degli affari economici e l’attività di controllo di un’ampia famiglia imprenditoriale, quotata e non. Da ultimo il lavoro si concentra sull’esame dei patti di famiglia quale istituto che il nostro legislatore ha introdotto nel 2006 al fine di consentire la trasmissione inter vivos del bene produttivo, onde garantirne la continuità gestionale e produttiva nel tempo ed evitare complessi conflitti familiari. Se ne esaminano i profili principali, le complessità interpretative ed operative tentando di capire il perché dello scarso, quanto inaspettato, successo di tale istituto nonostante gli entusiasmi manifestati dal legislatore e dalla letteratura giuridica. Nella consapevolezza dei profili economici ed aziendalistici che l’analisi non può e non deve trascurare

    Studio della sensibilità gustativa: un nuovo approccio al sovrappeso e all'obesità

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    INTRODUZIONE L’obesità è un importante problema di salute specie nei paesi industrializzati. Vari studi stanno valutando come la sensibilità gustativa possa influenzare tale patologia; da dati di letteratura emerge che variazioni patologiche di BMI sono associate ad una ridotta capacità sensoriale gustativa. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare la relazione che intercorre tra sensibilità gustativa e indice di massa corporea, per capire se una alterata percezione gustativa possa portare ad un aumento dell’introito calorico con conseguente sviluppo di sovrappeso/obesità. MATERIALI E METODI Lo studio è stato condotto su: -24 soggetti di controllo normopeso (15 femmine e 9 maschi, BMI 21.8 ± 2.0) -12 pazienti sovrappeso (6 femmine e 6 maschi, BMI 27.9 ± 1.2) -11 pazienti obesi (8 femmine e 3 maschi, BMI 38.5 ± 5.7) Al momento del reclutamento, nessun paziente era affetto da altre patologie, fuorché l’obesità. Inoltre i soggetti selezionati non erano fumatori Ciascun partecipante è stato sottoposto al test della sensibilità gustativa basato sul test dei “Taste strips” ossia tamponi di cotone impregnati di una soluzione contenente una sostanza in differenti concentrazioni (4 concentrazioni per ognuno dei 4 gusti di base); sono stati impiegati anche olio di colza puro e acqua deionizzata I risultati sono stati analizzati mediante test t di Student, regressione lineare con il test di Pearson, ANOVA per valutare il numero dei riconoscimenti corretti in funzione dello stimolo. RISULTATI I soggetti di controllo normopeso hanno mostrato una maggior capacità di riconoscimento globale dei gusti rispetto ai pazienti sovrappeso ed obesi. Tale capacità è risultata essere inversamente proporzionale sia al BMI che all’età. CONCLUSIONI In conclusione, possiamo confermare che soggetti sovrappeso ed obesi del nostro campione mostrano una riduzione generalizzata della sensibilità gustativa. Possiamo ipotizzare che questa alterazione possa contribuire allo sviluppo dell’obesità

    Activity Monitoring and Behaviour Analysis Using RGB-Depth Sensors and Wearable Devices for Ambient Assisted Living Applications

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    Nei paesi sviluppati, la percentuale delle persone anziane è in costante crescita. Questa condizione è dovuta ai risultati raggiunti nel capo medico e nel miglioramento della qualità della vita. Con l'avanzare dell'età, le persone sono più soggette a malattie correlate con l'invecchiamento. Esse sono classificabili in tre gruppi: fisiche, sensoriali e mentali. Come diretta conseguenza dell'aumento della popolazione anziana ci sarà quindi una crescita dei costi nel sistema sanitario, che dovrà essere affrontata dalla UE nei prossimi anni. Una possibile soluzione a questa sfida è l'utilizzo della tecnologia. Questo concetto è chiamato Ambient Assisted living (AAL) e copre diverse aree quali ad esempio il supporto alla mobilità, la cura delle persone, la privacy, la sicurezza e le interazioni sociali. In questa tesi differenti sensori saranno utilizzati per mostrare, attraverso diverse applicazioni, le potenzialità della tecnologia nel contesto dell'AAL. In particolare verranno utilizzate le telecamere RGB-profondità e sensori indossabili. La prima applicazione sfrutta una telecamera di profondità per monitorare la distanza sensore-persona al fine di individuare possibili cadute. Un'implementazione alternativa usa l'informazione di profondità sincronizzata con l'accelerazione fornita da un dispositivo indossabile per classificare le attività realizzate dalla persona in due gruppi: Activity Daily Living e cadute. Al fine di valutare il fattore di rischio caduta negli anziani, la seconda applicazione usa la stessa configurazione descritta in precedenza per misurare i parametri cinematici del corpo durante un test clinico chiamato Timed Up and Go. Infine, la terza applicazione monitora i movimenti della persona durante il pasto per valutare se il soggetto sta seguendo una dieta corretta. L'informazione di profondità viene sfruttata per riconoscere particolari azioni mentre quella RGB per classificare oggetti di interesse come bicchieri o piatti presenti sul tavolo

    Cinetica e Metabolismo degli sterili vegetali nel neonato pretermine

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    RIASSUNTO I neonati prematuri (PI) con peso molto basso alla nascita (<1250g) necessitano di un’adeguata nutrizione composta da una minima nutrizione enterale e da una somministrazione per via parenterale di emulsioni lipidiche. La comprensione del metabolismo dei fitosteroli (FS) nei PI in nutrizione parenterale (NP) è importante per garantire una crescita sana durante le loro prime fasi di vita. Le informazioni sul metabolismo dei FS nei PI sono limitate, le fonti bibliografiche evidenziano una correlazione diretta tra un’elevata concentrazione di FS nel plasma e l’insorgenza della colestasi associata alla NP (PNAC). Lo scopo di questo lavoro è stato quello di studiare il metabolismo dei FS nei PI (età gestazionale <32 settimane) con basso peso alla nascita (<1250g) focalizzandoci sull’eliminazione di queste sostanze dall’organismo. I valori degli steroli nel plasma e nelle emulsioni lipidiche, sono stati ottenuti mediante analisi cromatografiche (TLC e GC/MS). Inizialmente abbiamo valutato l’esterificazione dei FS nei PI. I nostri risultati indicano che i PI esterificano meno gli steroli rispetto agli adulti, campesterolo (CA) e β-sitosterolo (SI) vengono esterificati maggiormente rispetto allo stigmasterolo (ST). In seguito abbiamo valutato l’emivita plasmatica (EP) dei FS dopo la sospensione della somministrazione di lipidi per via parenterale. I valori nei 28 PI analizzati sono: CA:11.0±3.7; ST: 13.1±5.7; SI: 9.4±3.0 giorni e nei FS totali (T-FS) 10.1±3.0 giorni. Lo ST ha un’emivita più lunga; risultato in linea con la sua minor esterificazione evidenziata nella prima parte. In 5 pazienti colestatici i valori della EP dei T-FS erano di 23.1±6.9 giorni. In conclusione, abbiamo dimostrato che i PI esterificano meno gli steroli rispetto agli adulti, e che i FS sono eliminati lentamente dai PI; ciò potrebbe renderli più vulnerabili alla PNAC e alle stesse problematiche patologiche che colpiscono i pazienti fitosterolemici

    Le principali comunità di orlo eliofilo dell'Italia centrale

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    Le praterie secondarie appenniniche per la ricchezza di specie rare, endemiche e di interesse biogeografico rivestono un’importante ruolo per la conservazione della biodiversità che viene riconosciuta anche a livello europeo (Direttiva Habitat 92/CEE). Il sottoutilizzo e/o l’abbandono delle tradizionali pratiche antropiche che si è verificato negli ultimi decenni in seguito ai cambiamenti socio-economici hanno portato all’innesco dei naturali processi dinamici vegetazionali con conseguente drastica riduzione della biodiversità già nei primi stadi della successione attraverso la dominanza di poche specie erbacee particolarmente competitive che se non contrastate comportano il rischio o perdita degli habitat di prateria. Scopo della presente ricerca era lo studio floristico-vegetazionale, sinecologico, biogeografico, sindinamico e sintassonomico delle comunità vegetali dominate da tre delle specie più attive nei primi stadi della colonizzazione delle praterie sottoutilizzate o abbandonate in Italia centrale: Asphodelus macrocarpus subsp. macrocarpus, Brachypodium rupestre e Gentiana lutea subsp. lutea. Specificatamente gli obbiettivi erano: i) precisare la posizione ecologica e la contestualizzazione dinamica biogeografica e paesaggistica delle comunità vegetali individuate, ii) l’inquadramento sintassonomico attraverso il confronto con i dati di letteratura sia a livello appenninico che europeo, iii) individuare la gestione più efficace per il recupero e/o conservazione della biodiversità delle praterie coinvolte attraverso il monitoraggio floristico e agronomico nel breve periodo per le praterie secondarie colonizzate da Asphodelus macrocarpus e Brachypodium rupestre. Lo studio fitosociologico è stato condotto in Italia centrale dal gruppo montuoso del M. Catria a Nord sino al Molise in territori ubicati in diversi distretti geografici, biogeografici, geologici e bioclimatici: dalla dorsale appenninica al settore collinare infrappenninico e subcostiero principalmente centro-orientale a quote comprese tra circa 100 m s.l.m. e 2100 m s.l.m. per un totale di n. 104 rilievi fitosociologici. Per il monitoraggio sono state allestite due aree sperimentali permanenti in ambito appenninico per un totale di n. 60 rilievi floristici I risultati ottenuti con la presente ricerca hanno consentito di individuare che la posizione ecologica occupata dalle cenosi a dominanza di ciascuna delle tre specie considerate: Asphodelus macrocarpus, Brachypodium rupestre e Gentiana lutea è quella ecotonale di orlo eliofilo contraddistinto sia da un’autonomia floristica che ecologica. Per quello che riguarda l’inquadramento sintassonomico le comunità di orlo eliofilo riconosciute vengono inquadrate nella classe Trifolio-Geranietea e nell’ordine Asphodeletalia macrocarpi. In base al confronto con i dati di letteratura vengono proposti n. 12 nuovi sintaxa di cui 1 subordine, 2 alleanze e 8 nuove associazioni vegetali. Per ciascun sintaxon riconosciuto oltre alle caratteristiche floristiche ed ecologiche viene indicata la contestualizzazione biogeografica, dinamica e pasaggistica contribuendo in tal modo a completare le principali unità di paesaggio dell’Italia centro-meridionale. Infine il monitoraggio floristico integrato a quello agronomico indica lo sfalcio come gestione agronomica più efficace anche nel breve periodo (2012-2015) per il recupero e/o conservazione della biodiversità delle praterie secondarie sottoulizzate o abbandonate dalle tradizionali attività agro-pastorali valida sia per le praterie colonizzate da Asphodelus macrocarpus che per quelle da Brachypodium rupestre

    Experimental Analysis of Time-Temperature Dependency of Bituminous Interlayer Shear Strength

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    Questa ricerca concerne lo studio dell'influenza dei parametri di resistenza a taglio all’interfaccia degli strati che compongono i manti stradali flessibili tramite investigazioni sperimentali e l'analisi di molteplici parametri che possono alterarne le prestazioni. La resistenza a taglio dipende da molteplici parametri quali i materiali di cui è composto il conglomerato bituminoso, le caratteristiche dell'interfaccia (presenza di rinforzi o di mani d’attacco) e dei parametri di prova. La prima parte dello studio si focalizza sull’analisi dei fattori che influenzano la resistenza a taglio. I provini sono stati preparati con e senza mano d’attacco cosi da valutarne l'influenza in termini di resistenza a taglio. Molteplici parametri sperimentali sono stati investigati tramite due apparecchiature comunemente impiegate per misurare la resistenza a taglio (Leutner e ASTRA), considerando molteplici parametri sperimentali quali il diametro dei provini (100 e 150 mm), la temperatura a cui sono stati svolti i test (5°, 20°, 40° C) e la velocità di deformazione (mm/min), con valori diversi tra il Leutner test (1, 2.5, 5, 10, 25 e 50 mm/min) e la prova ASTRA (1, 2.5, 5 e 9.5 mm/min). Nella seconda parte si è investigato l’effetto dovuto alla presenza di rinforzi geocompositi tra gli strati di conglomerato valutando la resistenza a taglio all’interfaccia tramite prove ASTRA e la rigidezza (i.e. resistenza flessionale) del manto stradale tramite test di flessione su tre punti. L’elaborazione dei risultati acquisiti nella prima parte di indagine ha mostrato elevati valori di resistenza a taglio per i provini preparati con mano d’attacco a 5°C e 20°C. A 40°C i provini con mano d’attacco sono risultati caratterizzati da dati più variabili, mostrando sia piccoli miglioramenti che, in altri casi, un’influenza negativa sulla resistenza a taglio rispetto ai provini senza mano d’attacco. I valori di resistenza a taglio hanno mostrato un incremento all'aumentare della velocità di deformazione ed una diminuzione con la temperatura di prova. Inoltre, i provini con 100 mm di diametro hanno raggiunto valori maggiori se comparati ai provini di 150 mm di diametro. Infine, i risultati dei test Leutner sono risultati più dispersi se confrontati con i risultati dei test ASTRA a parità di condizioni di prova (e.g. velocità di deformazione, temperatura). Relativamente alla seconda parte di indagine, i test eseguiti per valutare la resistenza a taglio hanno mostrato come i rinforzi interposti all’interfaccia riducano la collaborazione tra gli strati di conglomerato, nonostante permanga una certa resistenza residua a coesione dopo la rottura completa a taglio. Analizzando le proprietà di flessione, il reale contributo dei rinforzi consiste in un ritardo nella propagazione della cricca più che in una inibizione dell’innesco della stessa

    THE ROLE OF OBSTRUCTIVE SLEEP APNEA SYNDROME IN THE PATHOGENESIS AND EVOLUTION OF DEMENTIA

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    ABSTRACT Premessa e scopo. Il sonno è coinvolto nel mantenimento dell’ integrità anatomica e funzioni cerebrale attraverso meccanismi diversi, tra cui la promozione della plasticità sinaptica, il consolidamento della memoria e l'attività scavenger. Studi epidemiologici suggeriscono che la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) può aumentare il rischio di deterioramento cognitivo. Una conoscenza più approfondita del legame fisiopatologico tra OSAS e demenza e la dimostrazione che l’OSAS è in grado di influenzare direttamente lo sviluppo di alterazioni cognitive, potrebbe portare ad un miglioramento delle strategie di prevenzione e trattamento. L'obiettivo principale di questo studio è stato quello di valutare la correlazione tra deficit cognitivo e la presenza / gravità dell’OSAS, così come la possibile influenza di fattori vascolari. Soggetti e metodi. Sono stati arruolati 41 soggetti senza demenza affetti da OSAS, diagnosticata con una polisonnografia. Al basale, tutti i soggetti sono stati sottoposti ad uno screening vascolare completo e standardizzato, incluso uno studio della reattività cerebrovascolare mediante il calcolo dell’indice di apnea volontaria (BHI) sulla base della valutazione con Doppler transcranico. E’ stata inoltre eseguita una valutazione neuropsicologica per studiare i principali domini cognitivi. Come controlli, sono sati arruolati e sottoposti allo stesso protocollo di valutazione vascolare e cognitiva soggetti con caratteristiche anagrafiche simili, non affetti da OSAS. Tutti i pazienti con OSAS sono stati sottoposti al miglior protocollo di trattamento in base alle raccomandazioni delle linee guida internazionali e rivalutati dopo 6 mesi. In questo momento, ogni paziente ha ripetuto gli esami polisomnografici, neuropsicologici e ultrasonografici. Risultati. Al basale, le prestazioni cognitive erano più basse nei pazienti rispetto ai controlli nei seguenti compiti: Stroop test T1 e T2 e E1 ed E2 (p = 0,001), test delle parole di Rey per l’apprendimento verbale a breve termine / lungo termine (p = 0,0001 e 0,001, rispettivamente) e test di fluenza semantica e fonetica (p = 0,001). Considerando la reattività cerebrovascolare, una differenza significativa tra pazienti e controlli era presente per il BHI medio (p <0.05). Alla valutazione a 6 mesi, sulla base dei risultati del confronto tra le due valutazioni polisonnografiche, 21 pazienti presentavano un miglioramento della gravità dell’OSAS (gruppo 1) e 20 erano rimasti stabili (gruppo 2). Nel gruppo 1 è stato trovato un miglioramento significativo nel BHI sinistro (p = 0.001) e medio (p = 0.001) e nel test delle parole di Rey per l’apprendimento verbale a breve termine (p = 0.02) e a lungo termine (p = 0,001). Nessun cambiamento nella reattività cerebrovascolare e nel profilo cognitivo è stato rilevato nei pazienti del gruppo. Conclusioni. Il dato più significativo di questo studio riguarda la dimostrazione di una significativa associazione tra OSAS e riduzione dell’efficienza in alcuni compiti cognitivi in pazienti senza una storia di demenza. Il legame tra la riduzione delle prestazioni cognitive e le alterazioni emodinamiche cerebrali suggerisce un possibile ruolo patogenetico di una condizione circolatoria sfavorevole nel sostenere la disfunzione cerebrale nell’OSAS. La possibilità di migliorare le alterazioni vascolari e cognitive con trattamenti specifici merita una attenta considerazione per una strategia terapeutica completa e tempestiva nei pazienti con OSAS al fine di ridurre il rischio di sviluppo di un deterioramento cognitivo

    Inspection and characterization of birefringent materials: development of methods and systems for scintillating anisotropic crystals

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    Un cristallo scintillatore ha la peculiare capacità di convertire, in luce visibile, l'energia di una particella radiante che interagisce con il suo volume. L'eccitazione può derivare da diversi tipi di radioattività o interazione energetica che è in grado di eccitare gli elettroni in modo da farli saltare ad una banda di energia più alta e tornare indietro al loro stato di equilibrio. Questo meccanismo porta ad un rilascio di fotoni nel visibile (e vicino visibile). La luce prodotta dal cristallo è solitamente monocromatica e rappresenta il prodotto della conversione dell'energia incidente in energia di un gruppo di fotoni di energia molto inferiore quelli assorbiti, come avviene per tutti i tipi di conversione di energia. La qualità della luce emessa da questi materiali, in termini di stabilità di lunghezza d'onda, coerenza e polarizzazione, è estremamente elevata. Essi sono coinvolti in campi come la fisica nucleare e la fisica delle alte energie (ad esempio, CERN-Ginevra), in campo medico nell’ambito del bio-immaging (tomografia ad emissione di positroni PET-per la diagnosi del cancro), la ricerca geologica, la sicurezza e la tecnologia laser. Le prestazioni degli scintillatori incide sul comportamento degli strumenti e dei sistemi sfruttati in tali settori; Inoltre, la qualità del materiale stesso e l'efficienza di produzione, determinano il costo e la fattibilità delle suddette attività. Una conoscenza approfondita e una buona caratterizzazione del materiale è fondamentale per prevedere il comportamento dei cristalli dal punto di vista sia meccanico che ottico. Poiché il processo di produzione è piuttosto complesso, delicato e lungo, l'industria ha bisogno di strumenti per migliorare l'efficienza e l'efficacia della produzione di questi scintillatori cristallini Il lavoro presentato in questa tesi mira allo sviluppo di metodi e sistemi non invasivi per valutare la qualità dei cristalli attraverso la determinazione dello stato di stress residuo, che può essere una firma del grado di qualità. I metodi sviluppati sono basati sulla fotoelasticità e la cristallografia ottica; permettono un'analisi molto dettagliata con elevata sensibilità e risoluzione spaziale. La possibilità di avere una caratterizzazione completa dei materiali è stata migliorata riuscendo a misurare in direzione diversa rispetto agli assi ottici del cristallo. L'insieme di metodi sviluppati è completata da una nuova tecnica denominata Sfenoscopia, che fornisce controlli affidabili del cristallo in un modo più veloce e semplificato ed in qualunque orientamento rispetto agli assi ottici. Dal momento che i metodi si basano sulla acquisizione di immagini di frange, i sistemi sono stati forniti di algoritmi dedicati per elaborare e analizzare accuratamente le immagini acquisite. Le informazioni ottenute con questi metodi sono utili sia per gli enti di ricerca che per le industrie, produttori e utenti finali. Esse sono fondamentali per avere la possibilità di comprendere meglio il comportamento del materiale, sviluppando modelli matematici predittivi, per impostare correttamente i parametri di produzion

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