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    On the factor structure of the Dissociative Experiences Scale:ontribution with an Italian version of the DES-II

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    Aim of the study: Notwithstanding its clinical and empirical relevance, there is no consensus on how to conceptualize dissociation. This may be partly due to the conflicting results yielded on the factor structure of the gold-standard selfreport measure of dissociation (the Dissociative Experiences Scale-Revised; DES-II, Carlson and Putnam, 1993). In an attempt to advance research on this topic, we sought to explore the factorial structure of an Italian version of the DES-II. Material and methods: A sample of 320 subjects (122 inmates and 198 community participants) was administered the Italian version of the DES-II. Results: The Italian version of the DES-II showed good psychometric properties and replicated a two-factor structure. Items content seemed to support the distinction into two qualitatively different forms of dissociative experiences, described as detachment and compartmentalization phenomena. In line with the expectations, participants in the inmate sample reported higher rates of dissociative experiences than community participants, on both dimensions. Conclusions: This study provides further support for the validity of the Italian version of the DES-II for use with community and inmate samples. Furthermore, we corroborated previous evidence on a two-factor structure of the DES-II, which is consistent with theoretical assumptions describing two distinct, albeit overlapping, dissociative dimensions (i.e., detachment and compartmentalization)

    La revisione dei pattern di attaccamento dei bambini late-adopted e il ruolo del modello di attaccamento delle madri adottive

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    Introduzione. Nell\u2019ambito della teoria dell\u2019attaccamento, diversi autori hanno individuato l\u2019adozione di bambini in et\ue0 prescolare e scolare come un \uabesperimento naturale\ubb pi\uf9 significativo rispetto ad altri interventi di recupero sociale (Van IJzendoorn e Juffer, 2006). I bambini late-adopted hanno sperimentato di frequente alle esperienze relazionali altamente problematiche con le figure di attaccamento originarie che li hanno portati a sviluppare modelli operativi interni (MOI) prevalentemente insicuri o disorganizzati. L\u2019adozione, comportando l\u2019inserimento continuativo in un contesto di \u201cnuove\u201d relazioni, sembra consentire una potenziale revisione dei modelli negativi dei bambini tardivamente adottati, in grado di rompere la trasmissione intergenerazionale del \u201cciclo dell\u2019abuso\u201d (Steele et al., 2007; Steele et al., 2008). Alcune ricerche (Steele et al., 2003; Verissimo e Salvaterra, 2006), inoltre, hanno evidenziato che lo stato della mente del nuovo caregiver adottivo, in particolare delle madri, svolga un ruolo centrale rispetto alla costruzione del nuovo legame di attaccamento con i bambini adottati. Su queste premesse, la prima ipotesi del presente contributo \ue8 verificare se nei bambini late-adopted si possa osservare una revisione dei pattern comportamentali dell\u2019attaccamento durante i primi 7/8 mesi di adozione; la seconda \ue8 verificare se tale viraggio si rilevi prevalentemente nei bambini collocati presso madri adottive sicure rispetto all\u2019attaccamento; infine, a fini esplorativi, si intende valutare se sia possibile cogliere segni precoci dell\u2019influenza esercitata dallo stato della mente delle madri adottive anche sui MOI narrativi dei bambini. Metodo. Al fine di perseguire gli scopi sopradescritti, \ue8 stato predisposto un disegno di ricerca longitudinale-breve che ha comportato due rilevazioni con madre-bambino in tempi successivi: la prima (T1) entro due mesi dal collocamento del minore, la seconda (T2) dopo sei mesi dalla prima, quindi, a circa 7-8 mesi dall\u2019inizio dell\u2019adozione. Il campione \ue8 composto da 48 individui, 28 bambini di et\ue0 compresa tra 4-7 anni recentemente adottati e le loro 20 madri adottive. Ai bambini sono stati somministrati i seguenti strumenti: la Procedura di Separazione-Riunione (PSR, Main e Cassidy, 1988) volta a valutare il comportamento di attaccamento dei bambini in T1 e T2; il Manchester Child Attachment Story Task (MCAST, Green, Stanley, Smith, Goldwyn, 2000), un completamento di storie finalizzato a catturare la rappresentazione verbale dell\u2019attaccamento dei bambini; la Scala Leiter-R, un test di misurazione del QI non verbale (Roid e Miller, 1997, 2002); il Peabody Picture Vocabulary Test-Revised per la valutazione della comprensione della lingua italiana (Dunn e Dunn, 1981; Stella, Pizzoli, Tressoldi, 2000). Alle madri adottive, invece, sono stati proposti l\u2019Adult Attachment Interview per la valutazione dello stato attuale della mente rispetto all\u2019attaccamento (AAI, Main, Goldwyn, Hesse, 2003) nonch\ue9 una Scheda di raccolta di informazioni sulla storia pregressa del bambino. Risultati. Rispetto alla prima ipotesi, emerge che dei 24 bambini classificati insicuri nella PSR-T1, 10 (42 %) hanno cambiato la loro categoria in sicura nella PSR-T2, mentre tutti i bambini sicuri nel primo step (n = 4), lo sono stati anche nel secondo. Tra i due step si \ue8 evidenziata, quindi, una discontinuit\ue0 del 36% statisticamente significativa (Test di McNemar, p = .002) nella direzione di una revisione delle categorie d\u2019attaccamento da insicure a sicure. Rispetto alla seconda ipotesi, dai risultati si rileva che le madri adottive sicure-autonome nell\u2019AAI avevano con maggiore probabilit\ue0 bambini che sono in grado di trasformare le proprie strategie comportamentali di attaccamento da insicure a sicure da T1 a T2 (\u201csicuri acquisiti\u201d), rispetto alle madri classificate come insicure nell\u2019AAI, i cui figli adottati sono tutti \u201crimasti insicuri\u201d (Test Esatto di Fisher, p = .047). Rispetto alla terza ipotesi, infine, la corrispondenza tra le classificazioni delle AAI delle madri e le rappresentazioni di attaccamento dei bambini dei bambini - espresse a livello narrativo e valutate con il MCAST - \ue8 risultata del 55.6% relativamente alla distinzione sicuro/insicuro, senza raggiungere la significativit\ue0. Conclusioni. Questi risultati sembrano mettere in evidenza che sarebbe non solo l\u2019adozione in s\ue9, ma l\u2019opportunit\ue0 di essere adottati da madri con MOI sicuri a garantire ai bambini late-adopted la possibilit\ue0 di potere revisionare i MOI insicuri. I genitori sicuri nell\u2019AAI, che mettono in atto comportamenti di accudimento attenti, sensibili e responsivi, potrebbero riuscire a rispondere probabilmente in modo \u201ccontro-complementare\u201d (Liebermann, 2003) ai comportamenti di rifiuto o di aggressivit\ue0 che i figli adottati possono agire, soprattutto nella fase iniziale dell\u2019adozione, sfidando cos\uec le rappresentazioni insicure e conflittuali dei bambini
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