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    Le istituzioni ecclesiastiche (secc. XI-XV)

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    Il saggio si inserisce inun più ampio progetto di rivisitazione della storia di Barletta tra Medioevo ed Età Moderna. In particolare pone in evidenza le questioni aperte sulla storia delle principali istituzioni ecclesiastiche della città, partendo dalla questione relativa alla mancanza di una diocesi nella città, che pur era il centro più popoloso ed economicamente attivo tra Bari e il Gargano. A questa assenza suppliva parzialmente la presenza di altre autorità vescovili ospitate nella città, quali i presuli di Nazareth e di Canne, mentre diveniva sempre più rilevante il ruolo dei corpi canonicali cittadini e dei monasteri, tanto maschili, quanto femminili. Una indagine su questi istituti non può prescindere da una considerzione attenta anche della ragioni che hanno guidato la costruzione della memoria storica cittadina in età moderna e che rischiano di deformare la prospettiva di analisi

    Bibliografia degli scritti (1987-2009)

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    Ottone III e il monachesimo nell'Italia Meridionale

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    Secondo la concisa ed icastica formulazione di Pier Damiani "erat enim predictus imperator (Ottone III) monastico ordine valde benivolus et nimia circa Dei famulos affectione devotus", in un contesto dove si alludeva esplicitamente al desiderio dell'imperatore di vestire l'abito monastico. Se il senso della affermazione damianea è inequivocabile, non è però certo sopito il dibattito storiografico sul significato e sul valore da attribuire alla propensione di Ottone verso il monachesimo, o meglio verso la forma eremitica del monachesimo, o meglio ancora - come lo stesso Pier Damiani lascia intendere - verso alcuni "dei famulos". È quello stesso eremitismo nella cui rinascita, alla fine del X secolo, un ruolo - anch'esso discusso - ebbero i "rinnovati" contatti con la spiritualità greca. Non ambiremo qui ad affrontare "de visu" questi più che dibattuti temi (la spiritualità di Ottone, la rinascita dell'eremitismo, il rapporto con il monachesimo greco), ma ci limiteremo a tentarne una verifica sul banco di prova degli effettivi rapporti intessuti da Ottone III con le diverse forme di vita monastica del Mezzogiorno italiano, senza dimenticare la più ampia parabola dei rapporti intessuti dall'Impero con il Sud della penisola

    Il fondo Annunziata (1237-1493). Codice diplomatico di Matera vol. I.

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    Il volume è il primo di una serie progettata per pubblicare i documenti che Giustino Fortunato fece trascrivere agli inizi del '900, in vista della pubblicazione di un "Codice Diplomatico Materano" che non vide mai la fine, mentre gli originali dei documenti trascritti andarono perduti nell'incendio dell'Archivio di Stato di Napoli. In questo volume sono pubblicati per la prima volta i documenti provenienti dal Fondo Annunziata e realtivi al monastero di S. Maria la Nova di Matera. Si tratta di 26 documenti compresi tra il 1237 e il 1492, provenienti dal Fondo fatto trascrivere da Giustino Fortunato, e di altri 7 documenti tra il 1204 e il 1238 di altra provenienza. I documenti e l'ampia prefazione illustrano per la prima volta in maniera compiuta e documentata la vicenda della comunità monastica femminile di Matera, mettendone in risalto sia i legami con la società urbana materana, sia i rapporti con la più ampia Congregazione che ebbe nel XIII il suo centro ad Accon, poi a Cipro ed infine, dal XV secolo, in Sicilia
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