42 research outputs found

    Inventario Filo Speziale : disegni e progetti anni '50

    Get PDF
    Mostra a cura di Mattia Cocozza, ospitata dal 9-05-2023 al 15-06-2023 presso l'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale - Abbazia di S. Lorenzo ad Septimum, Aversa. Abstract: L’archivio dei progetti di Stefania Filo Speziale (1905-1988) è letteralmente da “inventare”, se si vuole contribuire a strappare l’opera della prima architetta napoletana dall’ombra nella quale è stata a lungo confinata. Con questo intento, la mostra mette insieme disegni e fotografie d’epoca dei più significativi “progetti dell’abitare” realizzati da Filo Speziale nella fervente e contraddittoria Napoli degli anni Cinquanta. Affiorati dagli archivi pubblici e privati della città, i preziosi materiali documentali aiutano a delineare il profilo complesso della progettista, impegnata, nel corso della sua lunga carriera di colta docente e prolifica professionista, nella ricerca di un’idea di architettura in bilico tra tensione moderna e afflato mediterraneo. I disegni esposti proiettano il visitatore in un mondo fatto di figure astratte e calibrate tessiture materiche, ove protagonisti assoluti sono la compenetrazione con l’orografia e la relazione intensa con il paesaggio della città

    Minimal information for studies of extracellular vesicles (MISEV2023): From basic to advanced approaches

    Get PDF
    Extracellular vesicles (EVs), through their complex cargo, can reflect the state of their cell of origin and change the functions and phenotypes of other cells. These features indicate strong biomarker and therapeutic potential and have generated broad interest, as evidenced by the steady year-on-year increase in the numbers of scientific publications about EVs. Important advances have been made in EV metrology and in understanding and applying EV biology. However, hurdles remain to realising the potential of EVs in domains ranging from basic biology to clinical applications due to challenges in EV nomenclature, separation from non-vesicular extracellular particles, characterisation and functional studies. To address the challenges and opportunities in this rapidly evolving field, the International Society for Extracellular Vesicles (ISEV) updates its 'Minimal Information for Studies of Extracellular Vesicles', which was first published in 2014 and then in 2018 as MISEV2014 and MISEV2018, respectively. The goal of the current document, MISEV2023, is to provide researchers with an updated snapshot of available approaches and their advantages and limitations for production, separation and characterisation of EVs from multiple sources, including cell culture, body fluids and solid tissues. In addition to presenting the latest state of the art in basic principles of EV research, this document also covers advanced techniques and approaches that are currently expanding the boundaries of the field. MISEV2023 also includes new sections on EV release and uptake and a brief discussion of in vivo approaches to study EVs. Compiling feedback from ISEV expert task forces and more than 1000 researchers, this document conveys the current state of EV research to facilitate robust scientific discoveries and move the field forward even more rapidly

    Recensione a M.G. Eccheli, C. Cavallo (a cura di) “Il progetto nei borghi abbandonati”

    No full text
    Tra arditi declivi rocciosi e nella misteriosa penombra di spazi arcani conduce la lettura di questo volume dedicato al ÂŤprogetto nei borghi abbandonatiÂť. Ma senza cedere a romantici manierismi, Maria Grazia Eccheli e Claudia Cavallo si avventurano lungo sentieri impervi, decise a interrogare le rovine di luoghi fermi nel tempo, laddove muri sbrecciati, recinti interrotti e scheletri di pietra appaiono come segni calcificati di geografie tormentate e storie lontane

    Euro-pólis : la città pubblica al centro dell’Europa

    No full text
    Incerti su quale possa oggi essere la centralità dell’Europa, assorbita com’è entro inarrestabili processi di scala globale, proviamo a cercarne anzitutto il centro. Ma l’Europa ha un centro? Se guardiamo all’Europa, non tanto come a una specifica regione geografica, né un’organizzazione comunitaria di stati, quanto piuttosto come a un cosmo culturale, sarà proprio l’ordine, il kòsmos, a guidarci nella nostra ricerca. Perché se è vero, come sosteneva Meleagro di Gadara, che “un unico caos ha prodotto tutti i mortali”, è anche vero che a questo caos gli uomini hanno nel tempo fatto fronte, opponendogli forme di ordine – di natura spaziale ed al contempo di organizzazione sociale – molto differenti tra loro. Questo kòsmos è in Europa, più che altrove, la pólis, la città. Il contributo rivolge pertanto il proprio sguardo alla città, individuata artificiosamente quale centro dell’Europa, adottando una logica della riduzione che consenta di cogliere le “invarianti strutturali” che animano nel profondo l’intera cultura europea. Il progetto dello spazio dialettico alla scala della città diviene, in quest’ottica, privilegiato campo di indagine del disegno comunitario, perché capace di condensarne concretamente i presupposti. È dunque forse necessario ripartire dal suo “centro” e ripensare la città pubblica per costruire una “nuova” Europa

    Orientare lo sguardo “a Sud”. Stefania Filo Speziale, regista di un paesaggio moderno

    No full text
    La straordinaria complessità orografica che contraddistingue la realtà urbana di Napoli ha da sempre rappresentato un’occasione irripetibile per confrontarsi, attraverso il progetto di architettura, con la costruzione di audaci sequenze percettive. I banchi tufacei che con vigore affiorano dal mare, rivendicando un ruolo di assoluto predominio nell’articolazione delle ardite geometrie del golfo, divengono, negli anni Cinquanta, l’inedito campo di sperimentazione per la nascita di uno specifico linguaggio “moderno”. È la dimensione materica e morfologica di un suolo poroso e dalla conformazione sempre mutevole a sollecitare «gli architetti napoletani» ad essere, nelle parole di Ponti, «tendenzialmente spaziali, solari». Le bianche superfici degli essenziali volumi prismatici dialogano, così, con le asperità e la fragilità del materiale vulcanico, intessendo una trama di relazioni, fisiche e visuali, che informa l’intero progetto di architettura. È il caso, tra gli altri, dello straordinario edificio noto come “Palazzo Della Morte”, progettato da Stefania Filo Speziale con Giorgio di Simone e Carlo Chiurazzi

    Due vele come riparo. Villa von Saurma a Termini di Sorrento di Bruno Morassutti (1962-64).

    No full text
    Due bianche vele dall’intradosso convesso si librano, come sospese, su recinti di pietra locale e vetro nel progetto di Bruno Morassutti con Aldo Favini (1962-64) per villa von Saurma a Termini di Massa Lubrense. I due leggiadri diaframmi orizzontali a pianta quadrata, vessillo dell’innovazione tecnica del cemento armato e della lezione appresa dal maestro Frank Lloyd Wright, offrono in tal modo uno straordinario riparo all’uomo moderno, inquadrando la prospiciente distesa di mare dominata dall’isola di Capri. Ciascuna sorretta da quattro pilastri a pianta circolare, le piastre di copertura rettificano, pur senza alterarlo, il profilo accidentato del costone calcareo, abitato dalle tradizionali sostruzioni lapidee, sapientemente tramutate in podio e basamento della villa. Il limite tra interno ed esterno si confonde all’ombra delle aggettanti vele, naturalmente protese verso il mare, e villa von Saurma reinventa così il luogo su cui sorge, coniugando autenticità materica, chiarezza figurativa e sincerità tettonica

    Archeologia urbana e citt\ue0 contemporanea : Un\u2019occasione di progetto nel nucleo antico di Napoli

    No full text
    Archaeological fragments cannot be any longer isolated or forgotten pieces of the urban landscape. Ancient shreds have to discover a new life in the contemporary city, in a dialogue between past and present which shouldn\u2019t fear any comparison. It\u2019s the case of the extraordinary neapolitan site of \u201cCarminiello ai Mannesi\u201d, nowadays abandoned and trapped by a blind wall. The aim of the project is to give the ruins back to the city and its inhabitants, designing a new high- quality public space

    Architecture (f)or Art

    No full text
    Art and Architecture have always been terms of a very unique duo. Which one is the line that marks the invisible border between this two forms of expression? The intangible boundary becomes even more feeble as soon as the architecture is supposed to be the container of diverse forms of art. Container and content suddenly start melting together in an extraordinary relationship made of mutual interferences. The shell that hosts paintings, sculptures and art installations must establish a dialogue with art pieces and, when possible, it has to change its nature in order to adapt itself to new exhibitions to come. It doesn\u2019t mean that architecture necessarily has to be malleable in a material way. Architecture could - and should - be continuously susceptible of different interpretations in terms of perceptions and feelings. After all one of the elements which contributes to link art and architecture is their status of expression of human spirit and mind beyond time limits. As suggested by Giulio Carlo Argan \u201cwhatever it may be the age of an art piece, it always represents something that happens in the present\u201d. This sentence also points out the theme of art as a flowing component in our life, \u201csomething that happens\u201d, which shouldn\u2019t be relegated to the idea of \u201cobjects\u201d to be stored in a sterile place. That\u2019s why the dialogue between art and architecture could be the key to reread an ancient relationship in a new way, exploring the multiform interconnections that can enhance and enrich both elements. If we refer to architecture as a text this connection might be read as the conjunction between the two words, leading to the question which has introduced the whole topic: architecture (f)or art
    corecore