49 research outputs found
Pharmacy Diabetes Screening Trial: protocol for a pragmatic cluster-randomised controlled trial to compare three screening methods for undiagnosed type 2 diabetes in Australian community pharmacy
INTRODUCTION: With the rising prevalence of type 2 diabetes in Australia, screening and earlier diagnosis is needed to provide opportunities to intervene with evidence-based lifestyle and treatment options to reduce the individual, social and economic impact of the disease. The objectives of the Pharmacy Diabetes Screening Trial are to compare the clinical effectiveness and cost-effectiveness of three screening models for type 2 diabetes in a previously undiagnosed population. METHODS AND ANALYSIS: The Pharmacy Diabetes Screening Trial is a pragmatic cluster randomised controlled trial to be conducted in 363 community pharmacies across metropolitan, regional and remote areas of Australia, randomly allocated by geographical clusters to one of three groups, each with 121 pharmacies and 10 304 screening participants. The three groups are: group A: risk assessment using a validated tool (AUSDRISK); group B: AUSDRISK assessment followed by point-of-care glycated haemoglobin testing; and group C: AUSDRISK assessment followed by point-of-care blood glucose testing. The primary clinical outcome measure is the proportion of newly diagnosed cases of type 2 diabetes. Primary outcome comparisons will be conducted using the Cochran-Mantel-Haenszel test to account for clustering. The secondary clinical outcomes measures are the proportion of those who (1) are referred to the general practitioner (GP), (2) take up referral to the GP, (3) are diagnosed with pre-diabetes, that is, impaired glucose tolerance or impaired fasting glucose and (4) are newly diagnosed with either diabetes or pre-diabetes. The economic outcome measure is the average cost (direct and indirect) per confirmed new case of diagnosed type 2 diabetes based on the incremental net trial-based costs of service delivery and the associated incremental longer term health benefits from a health funder perspective. ETHICS AND DISSEMINATION: The protocol has been approved by the Human Research Ethics Committees at University of Sydney and Deakin University. Results will be available on the Sixth Community Pharmacy Agreement website and will be published in peer reviewed journals
Interpretare e costruire mondi: pratiche inclusive a varie latitudini
Il contributo delle discipline umanistiche si rivela oggi più che mai essenziale per poter leggere e interpretare la complessità del mondo contemporaneo. Le molteplici crisi che hanno segnato la storia moderna e contemporanea hanno fatto (ri)emergere pericolose narrative di esclusione che intellettuali ed artisti si sono sentiti chiamati a decostruire. A fronte di diverse forme di marginalizzazione, pratiche di censura e di disuguaglianza sociale, la produzione culturale e artistica ha tentato di (ri)costruire nuove forme di solidarietà e di offrire nuove prospettive di miglioramento comune. Il numero 2/2022 della rivista DIVE-IN – An International Journal on Diversity and Inclusion contiene otto contributi, uniti dal fil rouge dell’inclusione, che offrono una interessante panoramica dei tentativi di (ri)costruzione che si articolano in diversi campi espressivi a varie latitudini geografiche e tematico-disciplinari
L\u2019analisi \u121az\u101liana del concetto di itti\u1e25\u101d
The aim of this contribution is to highlight al-\u120az\u101l\u12b\u2019s account of itti\u1e25\u101d or \u201cunion\u201d with God; to this purpose, we have traced and examined, within his works, the various passages dedicated to the subject. This analysis shows that al-\u120az\u101l\u12b, although critical of the doctrine of itti\u1e25\u101d understood in the literal sense, accepts it in a metaphorical way, interpreting it as the state of obliteration of the self ( fan\u101\u2019) in the divine uniqueness (taw\u1e25\u12bd). Even though he defines taw\u1e25\u12bd, in its highest sense, as \u201cnot seeing in existence but One\u201d, the terminological and content analysis of the \u121azalian passages clearly shows, in our opinion, that he does not adhere to the monism inherent in the so-called wa\u1e25dat al-wuj\u16bd; on the contrary he strongly supports the monotheistic paradigm. The assertion that God is the only real existent \u2013 to be understood in Avicennan terms as the only necessarily existent \u2013, does not imply in fact that creatures are deprived of their own substantial reality and is therefore consistent with the statement that everything has God as its sole creator. In this sense, the \u121azalian need to point out that the \u201cabsorption\u201d of the Sufi into God is not itti\u1e25\u101d but taw\u1e25\u12bd is not a mere terminological issue or an instrumental attempt to make \u201corthodox\u201d an \u201cheterodox\u201d doctrine, but it is the proper expression of the true meaning of that \u201cabsorption\u201d, and it\u2019s no coincidence that it corresponds to the foundation of Islam: monotheism
Il concetto di miscredenza (kufr) tra rigore e tolleranza nell'analisi di Abū Ḥāmid al-Ġazālī
Il "Criterio decisivo di distinzione tra l'Islam e la miscredenza" è un testo giuridico in cui Abū Ḥāmid al-Ġazālī si preoccupa di chiarire in quali casi scatti l’accusa di miscredenza (takfīr). L’opera viene anzitutto collocata nel quadro storico, politico e culturale di riferimento, al fine di definire quale ruolo rivestisse la tematica della miscredenza nel mondo islamico dell’epoca; in secondo luogo, viene messo in luce – attraverso l’analisi degli aspetti principali della teoria illustrata dall’autore – come il suo scopo fosse quello di stabilire un criterio di distinzione tra Islām e miscredenza ad un tempo rigoroso e tollerante. L'autore, infatti, si propone da un lato di combattere lo spirito d’intransigenza e di esclusivismo caratterizzante le dispute tra le diverse scuole teologiche e giuridiche dell’Islām e dall'altro di definire con chiarezza quali teorie ed interpretazioni siano da qualificarsi come "ortodosse"
Il Mediterraneo: spazio possibile di un nuovo umanesimo
Si può parlare di una vera conoscenza scientifica dell’Islam in Occidente o piuttosto si dovrebbe parlare del modo occidentale di immaginare l’Islam? Con questa domanda si apre il libro "Rethinking Islam" di Mohammed Arkoun (1928-2010) ed è questa domanda che sta sullo sfondo del nostro contributo, che tenta di andare oltre il consueto immaginario e favorire una comprensione migliore, nel senso di non stereotipata e più problematizzata, di quella che comunemente è chiamata la «questione Islam», ove «Islam» è un termine utilizzato in Occidente per racchiudere tutto quanto avviene in un territorio vasto e differenziato che, come evidenziava appropriatamente Arkoun, «si estende dalle Filippine al Marocco e dalla Scandinavia, se si tiene conto delle minoranze musulmane in Europa, al Sudafrica». La scelta di farci guidare da Arkoun in questo percorso è stata dovuta essenzialmente a due motivi. Il primo è legato alla sua biografia, più precisamente al fatto che egli stesso incarna l’“altro” per eccellenza: il cabilo per gli arabi e l’algerino per gli
europei. Il secondo motivo è legato al suo profilo di libero pensatore che ha profuso tutti i suoi sforzi per smascherare e denunciare ogni manipolazione ideologica dei testi religiosi e riportare in auge l’attitudine intellettuale di quello che definiva l’«umanesimo arabo» del X secolo. Non abbiamo analizzato qui la ricca cornice intellettuale entro la quale si muoveva l’autore, spinto dall’esigenza di fondare una nuova islamologia che, nel suo approccio all’Islam, si avvalesse di tutte le moderne scienze umane, quali l’antropologia, la semiotica, la sociologia, la psicologia, né abbiamo sviscerato la ricchezza e la complessità del suo pensiero; più modestamente, abbiamo tratto spunto da alcuni concetti da lui sviluppati al fine di tentare di delucidare, almeno in parte, quella realtà complessa che chiamiamo «Islam», analizzandola in relazione alla percezione occidentale o, più specificamente, europea
La teoria \u121az\u101liana dell\u2019imamato: un progetto politico-culturale
In this paper I have analyzed the political doctrine of al-\u120az\u101l\u12b with the intent of framing it within the overall context of his thought. To this purpose, I have examined those texts in which al-\u120az\u101l\u12b deals with the relationship between imamate and sultanate, and therefore between religious and secular power, and I have linked them not only to the historical-political events of the time and his personal experiences, but also to his theological and philosophical thought, and therefore to his wider project of re-foundation of knowledge and revival of religion. The binomial d\u12bn/duny\u101 (religious sphere / worldly sphere) is indeed at the center of al-\u120az\u101l\u12b\u2019s project of renewal of faith in the light of Sufism, which promotes the close collaboration between these two domains in order to guarantee eternal salvation to human being
L\u2019islamizzazione del secolare nel linguaggio politico di Rachid Ghannouchi
Il presente contributo analizza il linguaggio politico di Rashid Ghannoushi al fine di chiarire la sua concezione di "stato islamico" e la peculiare forma di secolarizzazione che egli rintraccia nell'Islam, mostrando come egli utilizzi, da un lato, un lessico tecnico, che \ue8 chiaramente il prodotto della politica secolare moderna di importazione occidentale (dawla, dust\ufbr, d\ueemuqr\ue2tiyya, hiy\ue2d), dall'altro un lessico religioso tradizionale (ijtih\ue2d, \u2018ib\ue2d\ue2t, mu\u2018\ue2mal\ue2t, sh\ufbr\ue2): nell'affiancare l'uno all'altro, egli attua un'operazione che si potrebbe definire di "sacralizzazione della politica" o di "islamizzazione del secolare", tentando di rinvenire nell'Islam delle origini gli antecedenti concettuali delle dottrine politiche contemporanee
Aḥmad Amīn’s Rationalist Approach to the Qur’ān and Sunnah
The emergence of Islamic reformist thinking in the period of the so-called Nahḍah (Renaissance), in particular in the latter part of the XIX century, entailed a revival of interest in Muʿtazilite rationalism. Among the Sunni intellectuals who reevaluated the ancient theological school, a prominent place belongs to Aḥmad Amīn (1886–1954). Muʿtazilism takes up much space in his famous trilogy Fajr al-Islām (The Dawn of Islam), Ḍuḥā al-Islām (The Morning of Islam) and Ẓuhr al-Islām (The Noon of Islam). Although the trilogy has been defined as the first critical research work carried out by a Muslim writer on Islamic civilisation, it has not been the subject of any specific or in-depth studies. The present article aims to partially fill this gap through a detailed linguistic and content analysis of selected passages from the trilogy. This analysis shows how Aḥmad Amīn’s interpretation of the Muʿtazilism fits into the wider project that he pursued to reform Islam: on the one hand, he fought against the traditional dependence on transmitted data (naql), which he considered to be the main cause of the intellectual stasis of the Muslims; on the other hand, he promoted a critical reading of the sacred texts, the Qur’ān and Sunnah, based on reason and on modern Western scientific methodology
Il dibattito tra al-Ġazālī e Ibn Rušd: Filosofia e Legge Rivelata a confronto
La storia dei controversi rapporti tra filosofia e ortodossia religiosa nel mondo islamico medievale ebbe una delle sue rappresentazioni pi\uf9 significative nella critica contro il grande teologo, giurista e mistico orientale, Abu Hamid al-Ghazali (m. 1111), sferrata dal noto filosofo andaluso Ibn Rushd (m. 1198). Nel presente contributo, si analizzano le diverse opinioni dei due autori sul ruolo della filosofia, mostrando come queste dipendano dalla loro diversa concezione di questioni essenzialmente giuridiche, quali il tipo di conoscenza che la Rivelazione ordina all'uomo di perseguire, i casi di applicazione dell'interpretazione allegorica ai dati scritturali, chi abbia il diritto di praticarla e la validit\ue0 del "consenso" (ijm\u101\u2bf) dei dotti della comunit\ue0 musulmana
Il lessico sufi nel romanzo Mawt \u1e63a\u121\u12br di Mu\u1e25ammad \u1e24asan \u2bfAlw\u101n
Il romanzo "Mawt \u1e63a\u121\u12br" (Una piccola morte) dello scrittore saudita Mu\u1e25ammad \u1e24asan \u2bfAlw\u101n illustra la doppia dimensione, esteriore (\u1e93\u101hir) e interiore (b\u101\u1e6din), dei viaggi del sufi andaluso Ibn \u2bfArab\u12b attraverso lo spazio geografico e quello intimo. L\u2019interesse di \u2bfAlw\u101n per il viaggio \ue8 in linea con il patrimonio culturale arabo: sin dall\u2019epoca preislamica esso rivestiva un\u2019importanza centrale, poich\ue9 gli Arabi erano beduini che conducevano una vita nomade. Ma \u2bfAlw\u101n riesce a cogliere nel romanzo una dimensione specifica del viaggio, quella propria del sufismo, e in particolare del sufismo di Ibn \u2bfArab\u12b, per il quale il viaggio (safar) pu\uf2 definirsi realmente tale solo se comporta uno svelamento (isf\u101r). Utilizzando allo stesso tempo un lessico sufi specialistico e un linguaggio comprensibile al grande pubblico, \u2bfAlw\u101n riesce cos\uec a trasmettere i punti cardine del sufismo che, in ultima analisi, restituiscono al lettore il senso stesso del ta\u1e63awwuf. Allo stesso modo, pur non addentrandosi nel complesso universo del pensiero di Ibn \u2bfArab\u12b, le allusioni alle sue dottrine in vari passaggi ci restituiscono un'immagine interessante e, per alcuni aspetti molto fedele, di quest'ultimo. Nel presente contributo ci concentriamo su questi aspetti, analizzando la terminologia sufi presente in Mawt \u1e63a\u121\u12br ed evidenziando per ogni parola ricorrenza, contesto d'uso e scopo nell'economia del romanzo, al fine di mostrare quale immagine del Sufismo, in particolare del sufismo di Ibn 'Arabi, ne viene fuori