84 research outputs found

    Wiener Weltausstellung 1873: A ‘Peripheral’ Perspective of the Triester Zeitung

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    A consideration of the phenomenon of international exhibitions in the political and cultural history of central-European powers as opposed to the models represented by the London and Paris great exhibitions offers relevant insights into this topic. The Exposition organized in Vienna in 1873 – the first in the German language area – should be studied in the light of the strategic urgency which impelled the Habsburg Empire to fashion or redefine a representation of its multinational formation, in the wake of the military defeats it suffered on the French-Piedmont and Prussian fronts. As will become apparent in the later Berlin exhibition of 1879, the Wiener Weltausstellung already makes clear its desire to exhibit the network of global relations in which the central-European Empires were also trying to gain prominence, despite the essential irrelevance of their extra- European colonial enterprise, as compared to British and French imperialist ventures.The essay comprises a critical reassessment of the existing historiographies specifically devoted to the Viennese Exposition (the most significant of which dates to 1989), to be revised in the light of updated interpretive paradigms, and a further analysis which aims at a first systematic taxonomy of the most significant literary and journalistic echoes of this first central-European Weltausstellung. More specifically, the investigation will focus on the hundreds of articles, correspondence and notes which appeared in the Triester Zeitung, the principal newspaper in German in Habsburg Trieste. These textual sources have not as yet received scholarly attention and they make it possible to investigate the reception of the Exhibition within the geographical and cultural context of the multilingual and multicultural port of Trieste which, despite its peripheral position, was, nonetheless, of primary strategic importance to the central Austrian government

    Diventare Claudio Magris: come un germanista scopre il suo meridiano letterario

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    Il contributo mette in luce alcuni aspetti \u2018letterari\u2019 e stilistici nel 'Mito absburgico' di Claudio Magris, (aggettivazione ossimorica, uso della citazione, genesi del testo), individua quindi l\u2019operazione poetologica per cui attraverso la figura di Scipio Slataper il germanista si costruisce il suo non luogo di saggista-scrittore, e si conclude con alcune osservazioni sul crescente disimpegno dell'autore da una scrittura accademica a favore dell\u2019invenzione dell\u2019io narrante narratore-filologo di 'Danubio' che ormai si auto-redime dalla dannazione bibliografica

    Trieste 1768: Winckelmann privato

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    Il 1\ub0 giugno 1768 Winckelmann giunge a Trieste in incognito; ha interrotto un viaggio nel Nord Europa per rientrare al pi\uf9 presto a Roma. La sosta nel porto absburgico gli sar\ue0 fatale. Nell\u2019albergo dove alloggia, l\u20198 giugno, viene brutalmente aggredito e ucciso da Francesco Arcangeli, un cuoco disoccupato dai trascorsi poco chiari, con cui era entrato in confidenza. Gli Atti del processo criminale, pubblicati nel 1964, restituiscono il singolare profilo di un Winckelmann privato attraverso le voci del suo assassino e dei tanti testimoni chiamati a deporre. Le circostanze di questa morte inaudita, mai del tutto chiarite, non hanno cessato di suscitare i pi\uf9 diversi interrogativi. A duecentocinquant\u2019anni da quell\u2019evento, il volume riapre il \u2018caso\u2019 . Studiosi si diritto, numismatica, storia della lauree e letteratura indagano il caso nei suoi effetti immediati sulla citt\ue0, ricostruiscono comportamenti e atteggiamenti dell\u2019uomo privato, illuminando retrospettivamente tutta la sua parabola biografica e intellettuale, e si concentrano infine sulla notevolissima ricezione letteraria del \u2018mito Winckelmann\u2019 fino alla contemporaneit\ue0

    Dal cosmopolitismo al nazionalismo. Il “carattere tedesco” e le sue radici filosofico-letterarie (1750-1850)

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    Il volume analizza la discussione sul “carattere tedesco” e le sue radici filosofico-letterarie (1750-1850). Dai tentativi di indicare forme di integrazione cosmopolitica tra i caratteri nazionali, si giunge fino alla tesi di una peculiare destinazione (Bestimmung) del popolo tedesco e addirittura di un primato del germanismo. Il volume si avvale del contributo di specialisti internazionalmente riconosciuti nelle aree della germanistica e della filosofia, offrendo così uno sguardo interdisciplinare quanto mai opportuno alla luce degli autori presi in esame: Kant, Schiller, gli Schlegel, Hölderlin, Herder, Steffens, Fichte, Hegel, Schopenhauer. Il lavoro raccoglie gli interventi a una giornata di studi tenutasi presso l’Università di Trieste nel 2021, ampliandoli in modo significativo con ulteriori contributi

    Miti antichi e diritti moderni. Reminescenze matriarcali nel \u201aWilhelm Tell\u2019

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    Nel Wihelm Tell di Schiller \ue8 riconoscibile una orchestrazione di diversi aspetti del discorso pubblico del tempo. Oltre la diritto dii resistenza, ai diritti storici contrapposti ai diritti umani, \ue8 riconoscibile anche un richiamo a un antico ius naturae legato al mito di Gaia che contribuisce a spiegare il conflitto tragico del protagonista

    In memoria di Fabrizio Cambi, Recensione critica a Heinrich Heine, Atta Troll. Sogno di una notte d’estate, a cura di Fabrizio Cambi, in: Studi Germanici 19 (2021), pp. 23-28.

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    Si ricostruisce il ruolo dello studioso Fabrizio Cambi nella storia della germanistica italiana e si analizza in particolare il suo impegno per la traduzione di Atta Troll di Heine, con una ampia rassegna critica della ricezione e interpretazione del classico ebreo-tedesco in Italia

    Spiel der Anmut. Bemerkungen zu \u2018Don Carlos\u2019

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    Come gi\ue0 accadeva nella riflessione del Kant precritico e di Burke, anche nel concetto di grazia elaborato nel celebre saggio teorico di Schiller del 1793 sono implicite connotazioni di genere. Questo contributo non si limita tuttavia a metterle in luce, ma intende dimostrare come esse siano gi\ue0 prefigurate e messe in gioco dalla drammaturgia schilleriana che precede il confronto serrato con Kant, ad esempio nel Don Carlos. Lo rivela un\u2019attenta analisi testuale delle stesure del dramma che viene riletto sullo sfondo della metafisica giovanile dell'autore e insiste in particolare sulle trasformazioni del personaggio della principessa Eboli
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