19 research outputs found

    Stark effect in He 2 and H

    Get PDF
    Stark effect in helium isotopes and hydroge

    Charge of ions emitting spectral lines

    Get PDF
    Ion charge determination from emitting spectral lines using beam foil light source techniqu

    Charge identification for spectral lines in nitrogen

    Get PDF
    Ion charge identification for spectral lines in nitrogen by beam foil light source techniqu

    Preliminary Results of Microwave Non-Contact Detection and Depth Determination of Disbonds in Low Permitivity and Low Loss Thick Sandwich Composites

    Get PDF
    To ensure manufacturing quality and safe use of thick dielectric composite structures it is essential to utilize a nondestructive testing technique for inspecting their structural integrity. As the thickness of these composite structures increase, most of the nondestructive testing (NDT) techniques become less capable of detecting defects. Microwave signals can penetrate deep inside dielectric materials and interact with their inner structure. They are also sensitive to changes associated with boundary interfaces, which makes them very attractive for disbond detection in composite structures [1,2]. In a thick sandwich composite structure a disbond can occur between any two layers (i.e. in the place of an adhesive fine). The results of an electromagnetic model investigating the potential of a microwave NDT method for detecting disbonds and the potential of determining their depths in a multi-layered sandwich composite is presented. The model describes the interaction of microwave signals, radiating out of an open-ended rectangular waveguide, with a multi-layered composite structure. The composite structure under consideration includes thirteen layers of various materials (three layers of foam with two skin laminates and two similar substrates in between the foam layers) and two layers of air (standoff in front of the sample and free-space backing). Each layer is bound to another by a thin layer of adhesive. A layer representing a disbond is considered to be present in between any given two layers, replacing the adhesive line. The goal of the modeling is to arrive at optimum measurement parameters (frequency and standoff distance) for detecting a disbond and providing information about its depth

    A study of isotopical effects in atomic collisions

    No full text

    A study of relative level populations in foil excited He and Li

    No full text

    Some comparisons among majolica samples from Faenza and Pesaro

    No full text
    Lo studio di una certa campionatura di ceramiche, scarti di lavorazione di fornace di Faenza e di Pesaro, ha permesso di stabilire, tramite la valutazione della distribuzione composizionale degli elementi in tracce, che la materia prima utilizzata per gli impasti aveva diversa provenienza e presumibilmente i siti di estrazione erano posti nei rispettivi dintorni delle due città. Uno dei siti faentini è stato individuato e studiato in un precedente lavoro (Tongiorgi). Tuttavia la composizione degli impasti, alla luce degli elementi maggiori e della composizione mineralogica dei cotti appare sostanzialmente uguale nei due insediamenti. Evidentemente la capacità di conoscenza pratica degli artigiani del tempo era cosi spiccata da riuscire a differenziare sistemi argillosi a buon comportamento in cottura, che oggi si constata corrispondere a similitudine quanto meno nella composizione chimica degli elementi maggiori. A parte una diversa possibile sedimentazione non sembra che venissero effettuate aggiunte correttive (o, se fossero state per caso attuate, esse dovevano coincidere per modalità e materiali usati nei due insediamenti). Le modalità di lavorazione dovevano probabilmente essere simili in linea di massima, ma differenziarsi per quanto concerneva alcuni dettagli. Il comportamento all’EPR del ferro contenuto nelle ceramiche faentine e pesaresi è diverso sia come rapporto Fe2VFe1+, sia come sistemazione nell’inserzione dello ione FeJ+ nei siti ottaedrici. Ciò può far pensare, ad esempio, ad una diversa granulometria iniziale come ad una diversa velocità di incremento termico in cottura e/o ad un diverso tempo di permanenza in cottura. Indagini ottiche*‘hanno mostrato, in media, che i campioni pesaresi erano caratterizzati da una maggiore frequenza di bollosità diffusa entro il cotto e da una pezzatura di minerali accessori più grossolana rispetto alla media delle campionature faentine. Tutto questo fa presumere una minore accuratezza nella lavorazione dell’impasto ed una maggiore velocità di cottura dei pezzi pesaresi. Si é notato, inoltre, che nelle ceramiche post-medievali faentine, esisteva una certa differenziazione nella qualità del materiale prodotto, mentre a Pesaro ciò non è stato riscontrato nella campionatura a disposizione. Questo fatto può essere fatto risalire o all’uso contemporaneo di un diverso sito di estrazione dell’argilla in Faenza (ciò probabilmente dovuto, ad esempio, all’aumentata produzione della città) o ad una differenziazione nella produzione in base a nuove esigenze. Questo fa pensare che mentre nella Faenza post-medievale l’artigianato ceramico si avviava verso una evoluzione tecnologica della produzione, con differenziazioni metodologiche e di qualità dei materiali prodotti in funzione anche della destinazione d’uso, nel corrispondente periodo l’artigianato pesarese era ancora ancorato ai canoni produttivi medioevali
    corecore