32 research outputs found

    Basal cell (myoepithelial) adenocarcinoma of the lung. First case with cytogenetic findings

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    We describe a case of lung carcinoma with myoepithelial differentiation, histologically analogous to the basal cell adenocarcinoma of salivary glands. The patient, a 76-year-old female, smoker, presented with a peripheral nodule of 1.5 cm in the lower lobe of her right lung. She was asymptomatic and the nodule was disclosed during the follow up program for a squamous cell carcinoma of the tongue surgically resected 2 years previously. The patient underwent surgery and a lobectomy with dissection of the ipsilateral hilar and mediastinal lymph nodes was performed. All the lymph nodes were tumor-free. 12 months after surgery the patient is well without evidence of disease. Microscopically, the tumour had a lobular architecture made up of lobules and solid aggregates of cells immersed in a fibrous stroma. The lobules were well circumscribed and sometimes the cells were arranged to form a peripheral palisade (Fig.1A). Variable amounts of eosinophilic basal lamina-like material were evident in the stroma and within the lobules, giving the tumour a cylindromatous appearance. Neoplastic cells were basaloid in appearance. They had a small to moderate amount of basophilic or amphophilic cytoplasm and oval nuclei with coarse chromatin and small nucleoli. Mitoses were numerous with atypical figures. In some aggregates, small glandular lumina were present lined by cells with the same characteristics as cells displaying solid growth on H&E stains (Fig. 1B). Lastly, sparse foci of squamous differentiation were also evident (Fig.1B inset). Immunohistochemically, most of the cells were diffusely positive with p63, calponin, smooth muscle actin, and cytokeratin 14, while cytokeratin 7 and EMA selectively stained the cells lining the glandular lumina (Fig. 2A). Anti-laminin antibody stained the basal lamina-like material. EGFR and CD10 were positive in 30% and 20% of the cells respectively. All the other antisera gave negative results. For cytogenetic analysis twenty metaphases were evaluated and two were found to have a composite karyotype: 46,X, -X del (1)(q21), +del (1) (p31) [cp2]./ 46,XX[18] (Fig.). To confirm these data, the cells were reseeded and metaphase spreading revaluated. One metaphase out of 16 evaluated showed the same alteration as found in the first examination. Myoepithelial carcinomas resembling basal cell adenocarcinoma of the salivary glands are rare in the lung. Yousem (1) firstly reported two pulmonary tumours identical to the present lesion. He named them \u201cadenosquamous carcinoma\u201d because of the presence of squamous foci. Subsequently, Cavazza et al (2) described the third case and suggested calling these pulmonary tumours with the same name of their counterpart in the salivary glands. Cytologically, these tumours may be worrisome. The cells have a basaloid, poorly differentiated appearance and vesicular nuclei with frequent mitoses. Neoplastic glands with a distinct biphasic pattern are not clearly evident on routine hematoxylin eosin (HE) stain. However, immunohistochemistry readily reveals the double, secretory and myoepithelial, components. Despite its cytologic appearance, BCA seems to behave as a low grade neoplasm: the patient reported by Cavazza et al (2) was free of disease 22 months after surgery and the present patient is well after 1 year. Therefore it is very important to recognize BCA and to distinguish this tumour from a metastasis or from other more aggressive neoplasms. Basaloid carcinoma (BC) of the lung (3) is an aggressive tumour with poor prognosis and a basaloid cytology very similar to BCA. However, BC does not show any feature of myoepithelial differentiation and , thus, immunohistochemistry can easily distinguish between the two. Epi-myoepithelial carcinoma (EMC) and adenoid cystic carcinoma (ACC) may show features similar to BCA. However, EMC and ACC lack squamous differentiation and, in addition, in these tumours the biphasic growth is easily recognized at H&E level. On the contrary, ..

    IPERPLASIA ADENOMATOSA ATIPICA POLMONARE

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    Storia clinica del caso: paziente di sesso maschile, fumatore , di 58 anni. Nodulo polmonare del lobo superiore dx, di 3 cm. Nel tessuto polmonare a distanza dalla neoplasia,macroscopicamente indenne da neoplasia, si rilevano all\u2019istologia, aree multiple di 3-4 mm,con setti rivestiti da pneumociti atipici. Diagnosi: focolai di iperplasia adenomatosa atipica associata ad adenocarcinoma Commento: L\u2019iperplasia adenomatosa atipica (IAA) , entit\ue0 definita recentemente anche dall\u2019Organizzazione Mondiale della Sanit\ue0, \ue8 considerata il precursore dell\u2019adenocarcinoma (AD) e del carcinoma bronchiolo-alveolare (BAC). La IAA \ue8, per definizione, una lesione di piccole dimensioni (non superiore ai 5 mm), costituita da setti alveolari conservati , o di poco ispessiti, bordati da pneumociti con atipie nucleari che vanno dalla presenza di pseudoinclusioni eosinofile alla cromatina addensata alle irregolarit\ue0 della membrana nucleare. Da un punto di vista morfologico, il problema principale nella definizione di lesioni interpretabili come IAA risiede nei confini alquanto sfumati tra questa e un piccolo focolaio di BAC e , il criterio delle dimensioni scelto dalla OMS appare essere ovviamente un artifizio, seppure utile. La reale incidenza della IAA non \ue8 chiara. Infatti, la frequenza di focolai singoli o multipli di IAA varia nelle casistiche dal 3-5% a oltre il 50% (1) dei pazienti portatori di carcinoma polmonare. In realt\ue0, date le piccole dimensioni che caratterizzano la IAA, la grande differenza di questi dati \ue8 almeno in parte riconducibile alla vastit\ue0 del campionamento del tessuto polmonare macroscopicamente \u201cnormale\u201d. Seppure esistono ormai varie evidenze, non solo morfologiche, ma anche molecolari, a supporto della natura neoplastica della IAA, il tipo di relazione che esiste tra questa lesione e il carcinoma polmonare non \ue8 ancora chiaro e in particolare non \ue8 chiaro il rapporto di clonalit\ue0 esistente tra il carcinoma e i focolai di IAA associati. E\u2019 noto che il carcinoma polmonare si presenta non di rado in forma bi o multifocale. Studi sul rapporto di clonalit\ue0 tra i noduli carcinomatosi multipli e tra i foci di IAA e il carcinoma associato hanno dato risultati discordanti. Niho e collaboratori (2) hanno trovato un pattern di Humara differente tra la IAA e il carcinoma in 3 su 5 casi studiati, supportando un\u2019origine multifocale. Simili risultati sono stati portati da Huang e collaboratori [3]che hanno trovato differenti alterazioni genetiche nei tumori multifocali. Al contrario, recentemente Ullmann e Collaboratori [4] studiando 13 pazienti con tecniche di ibridazione genomica comparata hanno riscontrato alterazioni sovrapponibili nel BAC e nei foci di IAA associati, suggerendo per questi casi la possibilit\ue0 che i foci di IAA rappresentino piuttosto foci di disseminazione neoplastica a partenza dal nodulo principale. Tuttavia il limite di questi e altri studi simili \ue8 posto principalmente dal basso numero di alterazioni cromosomiche studiate e , quindi, anche trovare un pattern simile non esclude in assoluto un\u2019origine policlonale delle lesioni. Recentemente abbiamo studiato l\u2019assetto clonale in 16 pazienti , per un totale di 18 BAC/AD e 23 foci di IAA. La clonalit\ue0 \ue8 stata studiata sia valutando la perdita di eterozigosi (LOH) per 7 microsatelliti, tra quelli maggiormente coinvolti nella carcinogenesi polmonare, sia mediante il sequenziamento diretto della regione D-Loop del DNA mitocondriale. Quest\u2019ultima tecnica appare particolarmente vantaggiosa negli studi di clonalit\ue0 poich\ue8 permette di esaminare con la microdissezione di un numero di cellule relativamente basso, una grande quantit\ue0 di alterazioni geniche, essendo il DNA mitocondriale molto esposto a mutazioni ed essendo queste particolarmente frequenti nella regione D-Loop (non codificante). Nella nostra serie, in tutti i casi che sono stati considerati informativi, i foci di IAA sono risultati geneticamente \u201clontani\u201d dal carcinoma associato supportando la teoria d... Storia clinica del caso: paziente di sesso maschile, fumatore , di 58 anni. Nodulo polmonare del lobo superiore dx, di 3 cm. Nel tessuto polmonare a distanza dalla neoplasia,macroscopicamente indenne da neoplasia, si rilevano all\u2019istologia, aree multiple di 3-4 mm,con setti rivestiti da pneumociti atipici. Diagnosi: focolai di iperplasia adenomatosa atipica associata ad adenocarcinoma Commento: L\u2019iperplasia adenomatosa atipica (IAA) , entit\ue0 definita recentemente anche dall\u2019Organizzazione Mondiale della Sanit\ue0, \ue8 considerata il precursore dell\u2019adenocarcinoma (AD) e del carcinoma bronchiolo-alveolare (BAC). La IAA \ue8, per definizione, una lesione di piccole dimensioni (non superiore ai 5 mm), costituita da setti alveolari conservati , o di poco ispessiti, bordati da pneumociti con atipie nucleari che vanno dalla presenza di pseudoinclusioni eosinofile alla cromatina addensata alle irregolarit\ue0 della membrana nucleare. Da un punto di vista morfologico, il problema principale nella definizione di lesioni interpretabili come IAA risiede nei confini alquanto sfumati tra questa e un piccolo focolaio di BAC e , il criterio delle dimensioni scelto dalla OMS appare essere ovviamente un artifizio, seppure utile. La reale incidenza della IAA non \ue8 chiara. Infatti, la frequenza di focolai singoli o multipli di IAA varia nelle casistiche dal 3-5% a oltre il 50% (1) dei pazienti portatori di carcinoma polmonare. In realt\ue0, date le piccole dimensioni che caratterizzano la IAA, la grande differenza di questi dati \ue8 almeno in parte riconducibile alla vastit\ue0 del campionamento del tessuto polmonare macroscopicamente \u201cnormale\u201d. Seppure esistono ormai varie evidenze, non solo morfologiche, ma anche molecolari, a supporto della natura neoplastica della IAA, il tipo di relazione che esiste tra questa lesione e il carcinoma polmonare non \ue8 ancora chiaro e in particolare non \ue8 chiaro il rapporto di clonalit\ue0 esistente tra il carcinoma e i focolai di IAA associati. E\u2019 noto che il carcinoma polmonare si presenta non di rado in forma bi o multifocale. Studi sul rapporto di clonalit\ue0 tra i noduli carcinomatosi multipli e tra i foci di IAA e il carcinoma associato hanno dato risultati discordanti. Niho e collaboratori (2) hanno trovato un pattern di Humara differente tra la IAA e il carcinoma in 3 su 5 casi studiati, supportando un\u2019origine multifocale. Simili risultati sono stati portati da Huang e collaboratori [3]che hanno trovato differenti alterazioni genetiche nei tumori multifocali. Al contrario, recentemente Ullmann e Collaboratori [4] studiando 13 pazienti con tecniche di ibridazione genomica comparata hanno riscontrato alterazioni sovrapponibili nel BAC e nei foci di IAA associati, suggerendo per questi casi la possibilit\ue0 che i foci di IAA rappresentino piuttosto foci di disseminazione neoplastica a partenza dal nodulo principale. Tuttavia il limite di questi e altri studi simili \ue8 posto principalmente dal basso numero di alterazioni cromosomiche studiate e , quindi, anche trovare un pattern simile non esclude in assoluto un\u2019origine policlonale delle lesioni. Recentemente abbiamo studiato l\u2019assetto clonale in 16 pazienti , per un totale di 18 BAC/AD e 23 foci di IAA. La clonalit\ue0 \ue8 stata studiata sia valutando la perdita di eterozigosi (LOH) per 7 microsatelliti, tra quelli maggiormente coinvolti nella carcinogenesi polmonare, sia mediante il sequenziamento diretto della regione D-Loop del DNA mitocondriale. Quest\u2019ultima tecnica appare particolarmente vantaggiosa negli studi di clonalit\ue0 poich\ue8 permette di esaminare con la microdissezione di un numero di cellule relativamente basso, una grande quantit\ue0 di alterazioni geniche, essendo il DNA mitocondriale molto esposto a mutazioni ed essendo queste particolarmente frequenti nella regione D-Loop (non codificante). Nella nostra serie, in tutti i casi che sono stati considerati informativi, i foci di IAA sono risultati geneticamente \u201clontani\u201d dal carcinoma associato supportando la teoria d..

    DERMATITE ATOPICA E ADOLESCENZA

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    Nonostante una buona percentuale di soggetti con dermatite atopica (DA) vada incontro a remissione nella prima et\ue0 scolare, un numero considerevole dei casi (10-20%) continua a presentarla in et\ue0 adolescenziale. La persistenza della DA sembra essere correlata alla presenza di alcuni fattori di rischio come: sesso femminile, presenza di sensibilizzazione allergica, associazione con asma e/o rinocongiuntivite allergica e pratica di alcune attivit\ue0 lavorative a rischio di contattocon sostanze allergizzanti. Durante l\u2019adolescenza il quadro clinico pu\uf2 essere differente rispetto alle altre fasce d\u2019et\ue0, conlocalizzazione delle lesioni prevalentemente al collo, associate a sovrinfezione da Malassezia, alle palpebre, ai palmi delle mani e alle piante dei piedi.Infine lo stress e le difficolt\ue0 psicologiche rappresentano un problema importante nella gestione dei pazienti adolescenti, causando un significativo peggioramento della qualit\ue0 di vita loro e delle loro famiglie

    Atopic dermatitis in adolescence

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    Atopic dermatitis (AD) is a chronic inflammatory skin disorder that typically occurs during childhood especially in the first year of life, with a variable frequency from 10% to 30%. Recent studies have shown that in Europe among 10-20% of children with AD suffer from this disorder also in adolescence. AD is a chronic inflammatory skin disease with a typical onset in the first years of life and with a 10- 30% prevalence among young children. AD prevalence in adolescence has been estimated around 5-15% in European countries. AD persists from childhood through adolescence in around 40% of cases and some risk factors have been identified: female sex, sensitization to inhalant and food allergens, allergic asthma and/or rhinoconjunctivitis, the practice of certain jobs. During adolescence, AD mainly appears on the face and neck, often associated with overinfection by Malassezia, and on the palms and soles. AD persistence during adolescence is correlated with psychological diseases such as anxiety; moreover, adolescents affected by AD might have problems in the relationship with their peers. Stress and the psychological problems represent a serious burden for adolescents with AD and cause a significant worsening of the patients\u2019 quality of life (QoL). The pharmacological treatment is similar to other age groups. Educational and psychological approaches should be considered in the most severe cases

    CITOGENETICA DEI CARCINOMI POLMONARI NON A PICCOLE CELLULE IN FUMATORI

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    Introduzione: Le alterazioni genetiche piu\u2019 frequenti nel carcinoma polmonare non a piccole cellule (CNPC) sono rappresentate da perdite del 3p, sede del gene FHIT, e varie alterazioni numeriche a carico dei cromosomi 9, 17, 21 e 22. tuttavia la maggior parte delle casistiche presenti in letteratura sono state studiate mediante FISH o ricerca della perdita di eterozigosi. Pochi sono i dati attuali sulla determinazione del cariotipo completo, con citogenetica classica in metafase su ampie casistiche. Metodi: Il cariotipo di 38 CNPC del polmone \ue8 stato studiato attraverso la tecnica delle colture a breve termine e l\u2019analisi su piastre metafasiche. Risultati: La casistica \ue8 rappresentata da 19 carcinomi squamocellulari (SC), 18 adenocarcinomi (AC) e 1 carcinoma a grandi cellule (CGC). Nei CS le alterazioni piu\u2019 frequenti osservate erano alterazioni numeriche, in particolare, a carico del cromosoma 21 ( in 6 casi) e l\u2019acquisizione di un cromosoma 3 (in 9 casi: clonale in 2 e come singola metafase in 7). L\u2019acquisizione del cromosoma 3 (trisomia 3) \ue8 stata riscontrata, sia associata alla perdita del 21, sia come unica alterazione. Conclusioni: Mentre la monosomia 21 \ue8 un fenomeno ben conosciuto nelle cellule tumorali squamose, piu\u2019 sorprendente appare nella nostra casistica il riscontro di trisomia 3. Infatti, nel braccio corto del cromosoma 3 risiede il gene FHIT la cui perdita \ue8 descritta come evento precoce nella carcinogenesi polmonare. Al fine di confermare i risultati ottenuti, i casi sono stati testati mediante immunoistochimica con anticorpo anti-FHIT e casi selezionati sono stati sottoposti anche a FISH con sonda centromerica per il cromosoma 3

    Treatment of myelodysplastic syndromes in childhood

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    HIGH PROLIFERATIVE ACTIVITY AND CHROMOSOMAL INSTABILITY IN ORAL LICHEN PLANUS

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    The study aimed to assess the proliferative activity and karyotype in Oral Lichen Planus (OLP) lesions. G-banding chromosomal analysis of short-term primary cultures, and immunohistochemical expression of Ki67 and p53 were applied in 30 consecutive OLP patients divided into two groups according to clinical presentation of the lesions, and in nine subjects as negative controls. Mean values of Ki67 and p53 expression differed significantly (P < .01) between controls and patients groups with reticular or atrophic-erosive forms of OLP, whereas there was no significant difference between the two groups of patients with reticular or atrophic-erosive lesions. Six OLP patients showed clonal chromosome alterations, four of them associated with p53 overexpression. In conclusion, OLP is characterized by a high cellular turnover in most patients irrespective of clinical disease presentation. The genetic instability found in some patients should be interpreted as a consequence of the enhanced epithelial turnover, although we cannot rule out the possibility that some of the cytogenetic non-random anomalies observed represent early steps in cancer development

    Late effects in children after bone marrow transplantation: a review

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    Since the number of children receiving a bone marrow transplantation (BMT) and becoming long-term survivors continues to increase, more attention has to be paid to detect long-term side effects in these unique patients. Follow-up studies to timely identify these untoward sequelae are a matter of particular concern for pediatricians due to the longer life expectancy of children cured by BMT. The more frequently recognized sequelae affecting lung, eyes, brain and the endocrine system have been analyzed in this review. The majority of long-term side effects could be related to the conditioning regimens employed to prepare children before marrow transplantation and radiotherapy has been indicated as the most important agent determining deleterious toxicities. Most children receiving BMT present a decreased growth velocity and this growth impairment is especially observed in patients receiving total body irradiation (TBI) and prophylactic cranial irradiation prior to marrow transplant. Growth hormone deficiency could be demonstrated in the majority of patients with a reduced growth rate, even though an impairment of liver somatomedin production or a direct radiation-induced skeletal dysplasia could not be excluded. Overt and compensated hypothyroidism have been reported after TBI and patients given single dose radiotherapy are at greater risk with an overall incidence of thyroid function abnormalities approaching 30-40%. Delayed puberty development was reported in boys and girls after a TBI-containing conditioning regimen, whereas patients given BMT for severe aplastic anaemia presented a normal puberty. The absence of pubertal growth spurt contributes to the growth impairment of prepubertal children. In post-pubertal patients amenorrhea, azoospermia and gonadal failure can be observed after radiotherapy and several patients can require hormonal substitutive therapy. Skin and mucosal abnormalities referred to teguments involvement by chronic graft-versus-host disease (GVHD). Moreover, alopecia or abnormal pigmentation of the skin are observed in patients given busulfan as part of their myeloablative therapy. Cataracts are a well recognized complication of children receiving ionizing radiations and chronic steroid therapy. Again, posterior subcapsular cataracts occur more frequently in patients given TB1 as single exposure. Decreased lacrimal gland function, with impairment of tear production is another late effect of irradiation to the eye. Lung function abnormalities are not rare after transplant and may cause late mortality and morbidity
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